unasettimanamagica
A Natale (non) puoi.
Mi è sempre piaciuto analizzare le pubblicità, che sono lo specchio fedele della società e del momento attuale. Fra poco è Natale, questo Natale fuori dall’ordinario, il primo così strano almeno dalla fine della seconda guerra mondiale, e mi chiedo come lo stiano affrontando i pubblicitari. Come noi, esattamente come noi: in attesa, in sospeso. Ho visto una pubblicità che chiede ai telespettatori di parlare di come vivranno le prossime festività. Perché mai come adesso il Natale sarà un fatto privato, diverso da quello degli altri.
Il Natale si basa sulla tradizione, sul conformismo, sul consumismo. Ma quest’’anno ognuno dovrà interpretarlo a modo suo. Chi dovrà fare i conti con la malattia, chi con l’isolamento forzato, chi con la mancanza di soldi. Qualcuno, speriamo pochi, se ne fregherà e festeggerà come sempre, con una sarabanda debosciata e decadente, con uno spirito barocco da teschio che traspare sotto il sorriso.
Qualcuno resterà da solo, qualcuno dovrà riorganizzarsi attorno a un nucleo primigenio di sentimenti e tradizioni. Spero di far parte dell’ultima categoria, spero di riuscire a ritagliarmi un nocciolo di ricordi, di folclore, di gesti familiari e tramandati. oppure inventarne di nuovi, chissà.
Natale in lockdown
I giorni in lockdown da pandemia scorrono, sembrano vuoti ma si arriva velocemente a sera con quella sensazione d’invecchiare senza aver vissuto e con le articolazioni doloranti per l’inattività forzata. Ormai ci siamo abituati. L’inverno scorso ci siamo fatti quattro mesi così. Ora siamo più forti, più preparati. Le notizie quotidiane sui morti, però, ci assalgono come secchiate di acqua gelata, ma convivere col virus è diventato anche questo, la triste abitudine alla morte, anche a quella di chi si conosce. Ha un senso pensare al Natale in queste condizioni?
Certamente lo ha per chi è religioso. La nascita di Gesù, più che dare speranza, ci mette di fronte al ciclo inesorabile di vita e morte. Ma lo ha anche per chi non crede. In primis i bambini e non solo loro. Abbiamo tanto bisogno di leggerezza, di speranza, di sentire che la vita continua sempre e comunque. Un anno di pandemia ci ha segnato tutti, fisicamente, economicamente ma anche psicologicamente.
Io non credo in Dio, non più dall’età della ragione. Non credo in Dio come non credo in Babbo Natale. Eppure mi piace il rumore delle campane, l’odore dell’incenso, il muschio e le pecorelle del presepe. E mi piace che Babbo Natale arrivi su una slitta nella notte più magica.
Quando ero piccola l’albero si faceva sempre con le stesse decorazioni da un anno all’altro. Erano palle di vetro soffiato, delicate e preziose, se una si rompeva, ti disperavi. Ma da qualche tempo mi piace cambiare i colori degli addobbi e intonarli alle decorazioni della stanza, alla tovaglia di Natale, persino ai miei vestiti. È una stupidaggine consumistica, forse, ma anche creativa.
Il leitmotiv quest’anno sarà rosso, verde e color legno rustico. Un po’ difficile da trovare, quest’ultima tonalità. Perciò ho ordinato on line. Sì, a causa della pandemia non ho potuto fare il consueto giro per negozi che mi rilassava e divertiva, né, probabilmente, spulcerò i mercatini per gli acquisti frivoli dell’ultimo minuto. Che piaccia o no, quest’anno Babbo Natale arriverà travestito da corriere di Amazon.
Advent's Calendar
Ricordate l’hashtag #unasettimanamagica? Bene, quest’anno il nostro periodo dedicato al Natale si trasforma in un vero e proprio calendario dell’avvento. A partire da oggi apriremo una finestrella al giorno e scopriremo qualcosa che riguarda il Natale.
Iniziamo col dire che sarà indubbiamente un Natale diverso, questo del 2020, un Natale difficile e inaspettato. La pandemia che ha colpito il pianeta ci costringe a confrontarci con la nostra pochezza, con la fragilità, con la paura di morire ogni giorno e con le cose sostanziali della vita.
Intanto abbiamo capito che per vivere è necessario … respirare, avere ossigeno a sufficienza. Mai come adesso temiamo di non riuscire più a farlo. E mai come adesso capiamo la necessità di avere buoni polmoni planetari, cioè foreste e plancton marino.
E, come diceva qualcuno in televisione l'altro giorno, abbiamo compreso anche che fare programmi è inutile, perché poi arriva sempre chi te li scompagina. E allora, a differenza di sempre, io che sono una programmatrice folle, dovrò per forza vivere le feste alla giornata, anzi, alla mezza giornata. Che già chiamarle feste con centinaia di morti il giorno fa un poco impressione.
Quindi prepariamoci a questo Natale lasciando andare tutto ciò che è di troppo, il lusso, la corsa sfrenata agli acquisti, il consumismo - con buona pace dell'economia - i regali forzati a chi ci sta antipatico, i parenti serpenti.
Sarà un Natale dove dovremo togliere e non aggiungere, come in un buono scritto, sarà un Natale ridotto all’osso, all’essenziale. Non per forza peggiore. Anzi, forse...
Complimenti di buon anno

Humour nero ed umor nero
son due cose differenti;
lo sa bene il criminale:
l’assassino ancora attivo,
l’assassino dunque in corso
che mi dice quanto segue:
«Complimenti di buon anno
a tutti i miei peccati:
è molto più poetico
uccidere a Natale!».
Pietro Pancamo
Il pupazzo di neve

Quest'anno il mio pupazzo di neve ha un suo perché.
Amo l'inverno e di conseguenza la neve. Beh, sarebbe stato strano il contrario.
Vivo da solo, non ho una moglie e nemmeno dei figli, però non di rado aiuto i bambini del vicinato a creare gli snowman, tra l'altro, dicono che li so fare troppo toghi. Non sono mai "cresciuto", lo ammetto.
Ad ogni modo, lo snowman che ho davanti è piuttosto singolare: gli occhi rossi per via dei due pomodori di Pachino, il sorriso ricavato da alcune olive greche, mentre tramite una carota ne ho tratto il naso che sembra quello incurvato di una brutta stregaccia. Per il vestiario ho utilizzato una sciarpa logora trovata sul marciapiede, i bottoni mediante dei sassi neri di pietra lavica e in testa gli ho messo un cilindro vecchio stile, appartenuto a uno zio che di mestiere faceva "l'imbonitore" tra sedute spiritiche e medianità.
Gomiukko (così l'ho chiamato con un immaginario nome simil finlandese) è venuto proprio bene, oltretutto le mani le ho modellate molto realisticamente tant'è che quella destra sorregge adeguatamente una scopa.
Solo che, per invidia o chissà per quale strano motivo mi è stato detto che la mia creazione da un senso di angoscia e che ha uno sguardo cattivo e maligno. Che è per gli occhi rossi?
Jonathan, il mio vicino di casa addirittura asserisce che Gomiukko sarebbe stato più indicato per Halloween. Che stronzata!
E poi, a novembre, non c'è stata nessuna nevicata.
Il suo pupazzo di neve, invece, mi dispiace ammetterlo, gli è venuto proprio una ciofeca e quindi vale il mio detto:
--- La neve del vicino è sempre più bianca. ---
Intanto, Jonathan mi evita, anche gli altri vicini e soprattutto i bambini che stanno alla larga dal sottoscritto. Tutti dicono che Gomiukko fa paura. Forse hanno ragione.
A tal proposito, oggi ho realizzato che effettivamente il pupazzo di neve ha qualcosa di strano, per di più la sua espressione è a dir poco mefistofelica. Da diversi giorni si avvicina sempre di più alla porta d'ingresso.
Proprio adesso appare a pochi metri dall'uscio di casa mia, e, in una delle due mani, al posto della scopa, impugna un grosso coltello da cucina. Tremo e non mica per il freddo.
La paura si è trasformata in terrore e ciò che ha contribuito a farla aumentare sarebbe che oggi è Ferragosto. E Gomiukko è ancora lì, anzi, qui!
Natale in Italia: Roma

Domenica 25 dicembre 1966.
La voce di Mina mi sveglia, è Natale, ieri sera ho solamente aperto i regali a casa dei miei nonni a Trastevere, poi siamo tornati a casa nostra, a via Ostiense.
I regali sono rimasti lì, tanto oggi torneremo per pranzo.
Mentre “Sono come tu mi vuoi”, la sigla di “Gran varietà”, prosegue, anticipando il presentatore Johnny Dorelli, mi alzo! Non vedo l’ora di tornare lì. Mia madre è occupata a far fare colazione al “biondo”, mio fratello Danilo che ha un anno e mezzo.
Il babbo è il primo ad essere pronto, mentre Paolo Panelli sta angosciando la sua spalla con “Menelao Strarompi”, mi diverte ascoltarlo, “aaaaanvedi chi c’è….”
11.30: sta passando mio zio Renato a prenderci con la sua “600”, scendiamo nell’aria frizzantina del mattino, si parte!
Lungotevere con vista a sinistra della basilica di San Paolo, mentre attraversiamo ponte Marconi mi giro per vedere la facciata d’oro che splende al sole, il traffico è scarso, arriviamo subito alla stazione Trastevere e saliamo tutta viale Trastevere… aria di casa… tutti i miei ricordi sono qui.
La confusione si sente dalla strada appena entriamo su via della Luce, il cuginetto piccolo nato da quattro mesi ulula la sua felicità, mentre sono tutti impegnati per il pranzo. Nonna ha iniziato stanotte a cucinare il ragù, anche se la “stracciatella” di pollo arriverà per prima a tavola, la tovaglia a pallini rossi che ha seguito la mia infanzia già è stata messa, il “servizio buono” la sta seguendo, fervono i preparativi, ne approfitto per andare a giocare, anche se non ho molti giocattoli nuovi, per la mia famiglia la vera festa, con i regali veri, sarà il 6 gennaio, quando arriverà la befana.
Mi chiamano, s’inizia col brodino, gli ovetti della gallina, rimasti dentro, mi aspettano e mi spettano, ancora gli altri cuccioli di casa sono piccoli, per 7 anni sono rimasto l’unico nipote, con i suoi diritti, per altri due o tre anni resisterò… forse.
Tante persone, tanti parenti ed amici di famiglia… tante persone scomparse negli anni… tanti ricordi struggenti di un Natale lontano… troppo lontano.
Nessun dogma

Nessun dogma, ma solo verità “emporicamente” dimostrabili in questo Natale di regali e mercatini.
Tu pure, o Gesù Bambino, nella tua fredda stalla sei ora lì a testimoniare che il mondo degli uomini, come risaputo, è sempre (e quindi tutto) una benedetta mangiatoia.
Pietro Pancamo
Natale in giro per l'Italia: Venezia.

PREGHIERA DI NATALE

Il piccolo aereo rosso

Mancano pochi giorni a Natale e, una volta giunti al parcheggio del centro commerciale, dopo l’acquisto dei regali, io, mia moglie Francesca e il nostro piccolo Calogero di sette anni, siamo pronti per ritornare a casa.
Accendo la radio e, proprio adesso, trasmettono Happy Christmas dei Pooh, le cui note per il sottoscritto, a distanza di molti anni, non perdono neanche minimamente la loro magia.
L'allegria e l'atmosfera natalizia ci hanno letteralmente contagiato, tra l'altro ieri pomeriggio all'agenzia dei viaggi abbiamo prenotato per una settimana bianca in Austria, e non vediamo l'ora di partire.
Dio benedica i last minute!
Ad ogni modo, essendo vicinissimi all'aeroporto di Fiumicino, il ritorno a Roma si sta rivelando piuttosto difficoltoso, infatti stiamo procedendo a passo di lumaca ma pazienza, d'altro canto è comprensibile, essendo in pieno periodo pre -natalizio.
«Mamma, papà, che cos'è quello?» osserva Calogero additando con enfasi.
«Dove?» gli chiediamo all'unisono.
«Nel cielo, precisamente lì, guardate! È Babbo Nataleeeeeeeeeeee!»
Mi cimento ad alzare lo sguardo e, al contempo, restare concentrato alla guida. L'ho visto.
Francesca si mette a sorridere.
«Tu dici che è lui?» le domando sorridendo anch'io complice e con espressione da finto tonto.
«Frittellina, guarda che per la Vigilia mancano tre giorni!» espone divertita mia moglie a Calogero.
«Vi dico che è lui, è lui, è lui...» urla eccitato, «ne sono sicuro, si vede che si è modernizzato e sta semplicemente facendo un volo di prova!»
«Beh, sicuramente c'ha ragione, dai!» dico rivolgendomi a Francesca e strizzandole un occhio.
Io e mia moglie, per non tradire l'infantile fantasia del nostro piccolino, non possiamo mica dirgli la verità. Non sarebbe giusto.
In realtà si tratta di un piccolo aereo della Bartolini.