Overblog
Segui questo blog Administration + Create my blog
signoradeifiltri.blog (not only book reviews)

giuseppe scilipoti

Stella

14 Aprile 2021 , Scritto da Giuseppe Scilipoti Con tag #giuseppe scilipoti, #racconto

 

 

 

 

 

 

 

Stella, mai nome più appropriato.

È già passato un mese dall'incidente. Da allora, tutto solo, ogni sera per intere mezz'ore, malinconicamente mi affaccio sul balconcino, quello che era il nostro rifugio. Anzi, lo è ancora, mia amata Stella. 

Nel contemplare l'infinita estensione, rimango assorto da miriadi di asterischi luminosi, i quali son sparpagliati sulla tela corvina posta in alto. Ah, se fossi un pittore, dipingerei un quadro per poi titolarlo Firmamento d'Amore.

Stella, Stellina, la notte ci è vicina...

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Mostra altro

Connessione schifosa

13 Aprile 2021 , Scritto da Giuseppe Scilipoti Con tag #giuseppe scilipoti, #racconto

 

 

 

 

Mamma mia, che schifo di connessione!

La linea è veramente lenta. Ho provato inutilmente ad accendere e spegnere il router più volte nonché a smanettare con le configurazioni.

Uffa! Necessito di una spedita navigazione in Internet, visto che tra circa un'ora inizierà la videoconferenza con i miei collaboratori e con i dirigenti dell'azienda per cui lavoro.

Diamine, ogni due mesi pago puntualmente la non proprio economica bolletta, la Solar System deve garantirmi il collegamento veloce 24 ore su 24.

Non mi rimane altro che contattare il supporto tecnico. Fortuna che i tempi di attesa del Numero Marrone sono brevissimi.
«Salve, cosa posso fare per lei?» mi chiede un operatore dalla voce metallica.
Nervosamente gli spiego la mia problematica.
«Capisco, le passo Andromeda, un consulente apposito inerente al problema segnalato.»

La chiamata viene quindi trasferita, ripetendo quanto già reclamato.

«Moltissimi utenti stanno riscontrando la stessa anomalia» mi espone Andromeda. «Ecco, la sua connessione proviene da Saturno, appena può vada su Impostazioni e clicchi su Marte, il server più vicino.»

Termino la chiamata, prodigandomi ad attuare l’indicazione appena ricevuta.

Oh, finalmente! Ora sì che internet è velocissimo, speriamo piuttosto che non ci siano costi aggiuntivi.

Pazzesco, il bello è che la Solar System progetta di creare su Plutone dei server. Se topperanno, la compagnia dovrà “spaziare” altrove.

Mostra altro

Snake

10 Gennaio 2021 , Scritto da Giuseppe Scilipoti Con tag #giuseppe scilipoti, #racconto

 

 

 

 

Chi non conosce il famoso Snake? Per i non avvezzi è doveroso illustrare in breve in cosa consista questo rompicapo elettronico che, a partire dagli anni ottanta, ha praticamente spopolato negli Home Computer, successivamente convertito su Game Boy e persino su cellulare.

In sostanza si personifica un serpente, guidandolo in vari schemi, all'inizio facili per poi passare a quelli più difficili, per non dire subdolamente progettati. Difatti l'abilità del giocatore fa la differenza, ragion per cui la progressione di gioco risulta al limite dello snervante.

Il rettile è in continuo movimento, non è possibile fermarlo. Inoltre, durante il percorso è necessario divorare una moltitudine di topini, col risultato di allungare il suddetto fino al raggiungimento della lunghezza massima. Allo stesso tempo bisogna evitare, non solo di sbattere nella cornice del livello oppure in eventuali ostacoli, ma anche il mordersi la stessa coda o il corpo.

L'obiettivo è semplicemente quello di sopravvivere il più a lungo possibile per innalzare lo score, (punteggio). Si ha a disposizione una serie di vite che, una volta esaurite, Game Over.

Con Snake II, sul Nokia ci smanettavo un sacco, specie nel quarto anno delle superiori, tanto da rammentare un aneddoto umoristico.

Una mattina, mentre Aquilino, il professore di elettronica, spiegava uno dei suoi machiavellici teoremi, dopo il centesimo sbadiglio, presi il cellulare, disattivai i suoni e mi misi a giocare a Snake. Essendo seduto da solo in fondo all’aula, ero convintissimo che non sarei stato sgamato dall'insegnante, peraltro assai severo e rompicoglioni.

Imboscai il cellulare tra le gambe ed abbassai la testa per trastullarmi… col serpente.

Giocai in maniera frenetica, per di più tirai fuori la lingua come se mi stessi prodigando a chissà quale atto impuro. Ad un certo punto mi accorsi che qualcuno dalla lavagna mi fissava costernato.

«Che cavolo sta facendo quello lì?» osservò Aquilino a bassa voce.

Lo ignorai, in quanto ero estremamente concentrato col giochino in questione.

«Ehi, amico, cosa stai combinando?» mi chiese il docente con tono inviperito.

«Qua... mi si è allungato il coso!» gli risposi sobbalzando, con un nervoso sorrisetto. 
«Il coso?»

«Sì, il serpente, va’!»

«Come il serpente? » gridò il docente. «Zozzone, non ce la fai a tenere a bada gli ormoni?»

Abbandonai immediatamente la partita, ci mancò poco che l’insegnante mi lanciasse addosso il cancellino.

«Stavo spiegando Teorema di Thevenin mica il Teorema della Sgnacchera!» aggiunge Aquilino.

«Prof, intendevo dire il serpente di qui che cerca le tope!» farfugliai imbarazzato ed alzai il cellulare per farglielo vedere.

La classe scoppiò in una fragorosa risata, del resto l’intera situazione era diventata un doppio senso. E fu così che il cellulare mi venne sequestrato fino alla fine della lezione, per non parlare della cattiva nota sul registro. 

Ci restai male, molto male. Porca paletta, per poco non battevo il mio record!

 

Mostra altro

La pozzanghera

29 Dicembre 2020 , Scritto da Giuseppe Scilipoti Con tag #giuseppe scilipoti, #racconto

 

 

 

Da bambino cascai in una pozzanghera. Finii in un mondo uguale ma diverso, difatti, tutto mi appariva decisamente strano. Camminai per le strade della mia città notando che le insegne dei negozi erano scritte al contrario. Ad esempio, il tabellone del negozio di frutta e verdura dell'anziano signor Alosi divenne isolA.

Persone, automobili e animali si muovevano come in un nastro riavvolto. Incredibilmente riuscivano a procedere con destrezza, senza difficoltà e senza incidenti. Ascoltando le conversazioni della gente constai che addirittura formulavano le parole in modalità mirror speakers. Mi angosciai, tant'è vero che stavo quasi per piangere.

"olocciP, èhcrep ignaip?" mi domandò un passante, un attempato signore ben vestito.

“Pciccc prech… oh, ma che cavolo dice?” pensai. Mi venne naturale sorridere, pur singhiozzando.

“azroF e oiggaroc ehe opod elirpa eneiv oiggam!” disse l'uomo accarezzandomi il mento e si allontanò.

Realizzai che dovevo assecondare quella strana situazione e, al contempo, trovare una soluzione.

Mi inoltrai verso un campetto di calcio. C'erano dei bambini che giocavano a palla. Era buffo vedere l'atipica traiettoria del Super Santos.

Chiesi di unirmi al gruppo. Uno di loro rispose con un cenno affermativo del capo. Giocai malissimo, non riuscivo a fare nemmeno un passaggio corretto, dal momento che la partitella avveniva in modo anormale. I bambini mi urlarono contro e mi trascinarono fuori dal rettangolo di gioco, in quanto ritenuto indesiderato. Il più grande fra tutti, credo si chiamasse orteiP, mi diede una vigorosa spinta facendomi piombare su una pozzanghera.

"Disgraziato, ti sei sporcato tutto!" esclamò mia nonna arrabbiata, afferrandomi un braccio, per tirarmi su.

Mi guardai intorno, prendendo atto che tutto era ritornato a posto.

Ringraziai, abbracciando la mia nonnina, soffermandomi con enfasi su quella pozza d’acqua dimensionale.

“Bah, non sei mica finito in mare!” ironizzò mia nonna, mentre mi ripuliva i pantaloni con dei fazzolettini.

“Se sapessi…”

“Giuseppe, ti avevo avvertito di non camminare all'indietro. Ma guarda come ti sei combinato, sei tutto sporco!”

Ah, quando una giornata gira storta, anzi al contrario!

 

Mostra altro

Albert & Andy

17 Dicembre 2020 , Scritto da Giuseppe Scilipoti Con tag #giuseppe scilipoti, #racconto, #unasettimanamagica, #adventscalender

Albert & Andy

 

C'era una volta uno scienziato di nome Albert, che passava intere nottate in laboratorio, in compagnia di Andy, il suo fidato e intelligente robot che non aveva il dono della parola, tuttavia si faceva capire. Talvolta, all'automa venivano innestati altri componenti con amorevole cura, al fine di ricevere dei potenziamenti.

I due avevano stabilito un forte legame, tant'è vero che il robot ricambiava con affetto, offrendo prestazioni efficienti, ad esempio mostrando o risolvendo complessi calcoli matematici, contribuendo quindi alle ricerche di nuovi pianeti e di civiltà extraterrestri.  
Un giorno Andy prese un bruttissimo virus che gli procurò svariati malfunzionamenti, con un conseguente stand by, dal quale si riattivava solamente per alcuni minuti per emettere dei ronzii con l'altoparlante di emergenza. Per quanto provasse, l'inventore non riusciva a "guarire" il prezioso compagno e, ben presto, fu preda di una cupa mestizia. 

Lo scienziato provò di tutto: estrasse ogni singolo componente, provando a rimontarlo con modalità diverse, sostituì i cavi, eliminò la polvere che si annidava nelle ventoline, rimaneggiò la scheda hardware… ma fu tutto inutile. Albert si disperava dolorosamente al capezzale del robotico amico, adagiato sopra un'apparecchiatura, per di più imprecando contro astronomi famosi e aggirandosi per l'intero laboratorio con i pugni in aria.

In vista delle imminenti festività natalizie, mentre un po' tutti gioivano, riscaldati dall'atmosfera briosa e  festosa, lo scienziato era caduto nella depressione. Si affidò allora alle poche preghiere acquisite da bambino durante un obbligato catechismo e le due ore di religione a scuola. E pregò, pregò incessantemente. Sì, lui che fino a poco prima non credeva in niente tranne che negli alieni e… nelle stelle. E proprio una di esse gli apparve, sfrecciando la notte del 25 dicembre, nel momento in cui si trovava sul terrazzo dell'osservatorio.

– La cometa di Halley! No, la Stella Cometa! – esclamò, correggendosi subito.

Improvvisamente l'uomo udì un’emozionante “bzzzzz!” e, non fece in tempo a girarsi, che una mano metallica gli si posò sulla nuca per accarezzargliela. Era Andy completamente ristabilito.

– La grandezza dell’Universo è pari a un granello di sabbia in confronto alla grandezza di Dio – disse Albert piangendo e abbracciando teneramente l'automa. 

 

Morale della favola: bisogna avere fede nelle proprie capacità e soprattutto Fede in Dio nostro. Affidiamoci per primo al Cielo e poi allo spazio.

 

 

Mostra altro

Frutta martorana e Ossa di Morto

30 Ottobre 2020 , Scritto da Giuseppe Scilipoti Con tag #giuseppe scilipoti, #racconto, #ricette

 

 

 

 

 

 

Dalle mie parti, durante il periodo che ruota attorno alla Festa di Ognissanti e la Festa dei Morti, nelle pasticcerie, nei panifici e nei bar risulta onnipresente la frutta martorana, dolci tradizionali realizzati con la pasta reale o pasta di mandorle, che ricreano i frutti tipici siciliani tra cui mandarini, limoni, arance e pesche. 

Ci sono poi, degne di nota, le ossa dei morti, caratteristici biscotti Made in Sicily di dura consistenza che vengono preparati con zucchero, farina, albume e chiodi di garofano. 

Ricordo che io e mia sorella Cettina, rispettivamente di otto e sei anni, non avevamo ancora assaggiato né gli uni né gli altri, tant'è vero che in diverse occasioni incollavamo le facce alle vetrine di una rinomata dolceria, sbavando e immaginando quanto potessero essere buoni. Finché un pomeriggio di fine ottobre i nostri genitori ci promisero di acquistare un cabaret misto, a patto di pazientare fino al 2 novembre, e di mangiarli con parsimonia in quanto altamente calorici e per evitare danni ai denti. 

Dal momento che fummo invitati a pranzo dai nonni paterni per la Festa dei Morti, ci presentammo a casa loro con 'nguantera da un chilo, che con estrema cura venne da me adagiato sopra un mobiletto del soggiorno manco fossi stato un vescovo officiante.

Dopo che desinammo in salone a base di pasta al forno e carne, si passò alla frutta... di stagione. Mi scoglionai e presi così l'iniziativa di prendere quatto quatto la confezione e di strappare pian pianino la carta che l'avvolgeva, nel mentre la mia famiglia alle mie spalle era intenta a parlare o a sbucciare delle pere ammassate in una fruttiera. Mi sgamarono a operazione conclusa e, nonostante il rimbrottino di mia madre che mi definì uno zulu, con strafottenza posizionai il vassoio sopra la tavola da pranzo e arraffai quattro o cinque dolcetti per mano, non prima di spostarne parecchi per scegliere quelli che mi garbavano di più. 

«Prendine ancora» ironizzò seccato mio padre. «Stai sicuro che ti potrai fare la dentiera come a tuo nonno»

Assaggiai sia un pezzetto di un osso di morto, sia un pezzetto di uno dei frutti di martorana che ricreava un mandarino e ne restai deluso. Il primo troppo friabile e speziato, il secondo eccessivamente zuccheroso e senza quel retrogusto di frutta come avevo erroneamente pensato. Con nonchalance, i dolcetti impugnati li riposai sul cabaret, per di più mostrando una faccia di bronzo. 

«Ah, non li voglio più! 'Sto scimunito li ha toccati con quelle sue manacce zozze! Poco fa si è messo le dita nel naso!» cominciò a lagnarsi fastidiosamente mia sorella. 

Sentii l'impulso di darle una lezione e, non potendola percuotere facilmente poiché era seduta dal lato opposto della tavola, le lanciai sulla fronte un osso di morto, un biscotto duro come pochi. 

Mia sorella, per scendere dalla sedia con il proposito di raggiungermi e di reagire allo sgarro, urtò inavvertitamente con il braccio una bottiglia di coca cola che finì per cascare sul vassoio. Per fortuna lo strato trasparente, che di norma viene inserito dai pasticceri o dai baristi nella parte superiore della confezione aveva salvaguardato più della metà del contenuto. 

Il risultato fu il seguente: mio nonno, strafottendosene della ricorrenza si lasciò andare a una sonora bestemmia, mia nonna, sospirando, provvide ad asciugare dove necessario e a gettare nella pattumiera la sottile striscia protettiva e i dolci inzuppati, mia madre, invece, mi cazziò di brutto, mentre mio padre mi fece assaggiare un paio... di sganassoni. Nel frattempo, la rompi di Cettina, con espressione compiaciuta, si godeva lo spettacolo, gustandosi un dolcetto a forma di fico d'india.

 

Mostra altro

Sequenze da sogno e fantastici scenari

10 Ottobre 2020 , Scritto da Giuseppe Scilipoti Con tag #giuseppe scilipoti, #racconto

 

 

 

 

 

 

Sto volando appeso a un palloncino arancione. Il cielo, d'un meraviglioso azzurro turchino, mi appare particolarmente invitante ed è divertente osservare da quassù la gente che sta laggiù. Volo, volo sempre più in alto, le nuvole mutano costantemente di forma e si spostano al mio passaggio. Improvvisamente vengo inghiottito da un enorme nuvolone grigio, il rimbombo che sento aumenta di ritmo e potenza, facendomi scuotere.

Bum! Il palloncino esplode rilasciando una miriade di coriandoli verdi, bianchi e rossi. Sto cadendo, per di più a una velocità pazzesca, tra breve mi sfracellerò al suolo. 

Contro ogni previsione, atterro su un morbido prato. Mi alzo di scatto e nel guardarmi intorno rimango a bocca aperta dallo stupore. Mi ritrovo in un mondo in cui si respira una magica atmosfera dove vivono fiabesche creature, tra fatine argentate, gnomi dai buffi cappelli e draghetti che svolazzano felicemente. 

Senza pensarci due volte cavalco un unicorno viola chiaro, fino ai piedi di una scogliera. Scendo dal bellissimo cavallo in quanto desideroso di salire su un'alta quercia. Mi arrampico agilmente e dalla cima dell'albero osservo quattro giganti che giocano spensierati tra gli scogli. Il panorama è singolarmente suggestivo, i colori corrono e si mescolano insieme, sembrano acquarelli lasciati cadere da un bambino.

Da quest’altezza, proprio sotto di me, impossibile descrivere il mare cristallino da abbagliare gli occhi. Mi lancio, un tuffo che mi procura un'emozione irreale. Sott'acqua scovo una moltitudine di noci di cocco grandi come palloni da calcio, ne prendo una e riemergo. Rimetto piede sulla terraferma e m'incammino lungo la spiaggia dalla sabbia dorata in direzione di un gazebo avente due panche e un tavolo. Ai lati di un palo portante in legno della graziosissima struttura, noto una mini canna di bambù appuntita. La raccolgo, e la sfrutto mo’ di punteruolo per effettuare un forellino al frutto che tengo in mano ed infine ne traggo una cannuccia improvvisata dalla quale posso succhiare. Mmm, l'acqua di cocco della noce è STRAbuona, tra l'altro curiosamente frizzante.

Puff! Suona la sveglia sul mio Android, sveglia impostata sulle dolci note de Andantino di Wolfgang Amadeus Mozart che chiudono in bellezza il fantastico sogno appena fatto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Mostra altro

Hot Shot part Deux

8 Ottobre 2020 , Scritto da Giuseppe Scilipoti Con tag #giuseppe scilipoti, #recensioni, #cinema

 

 

 

 

Gli Stati Uniti sono sull'orlo di una crisi politica e militare da quando un baldanzoso e coatto dittatore (esteriormente e palesemente ispirato a Saddam Hussein), di una nazione del Medio Oriente, con l'ausilio dei suoi militi, prende in ostaggio un gruppo di coraggiosi marines che aveva l'ordine di ucciderlo. Il presidente americano ordina di mandare una seconda squadra di addestrati ed esperti soldati, ma anche loro cadono nelle mani del nemico e finiscono per essere imprigionati assieme agli altri. Dopo tre missioni fallite, i funzionari della Casa Bianca ideano l'unica soluzione: Topper Harley (Charlie Sheen), considerato Il Migliore di quelli rimasti. 

Denton Walters, (un eccellente Richard Crenna), il suo ex colonello, e Michelle Rodham Huddleston, (una Brenda Bakke in parte, forse troppo!) un avvenente agente della Cia, gli fanno visita al fine di convincerlo a ritornare a servire il paese. Tuttavia, il giovane tenente, in seguito agli eventi di Hot Shots, in cui gli viene inferta una dolorosa delusione amorosa causata da Ramada, (interpretata da una insolita Valeria Golino), lascia il mondo dell'azione e dismette la divisa, decidendo di isolarsi in un monastero buddista. Lì aiuta i monaci con numerose (e bizzarre!) attività quotidiane, praticamente vivendo "giorno per giorno" (cit. de Rambo II - La vendetta), e per di più in una autoforzata castità, limitandosi a sfogare la sua aggressività e la sua mascolinità attraverso combattimenti illegali. Non senza una certa riluttanza, Topper, per una serie di circostanze, decide di accettare la missione ad alto rischio. Competenza, follia e un sano essere burlesco, in cooperazione con un manipolo di uomini + una donna, saranno le risorse essenziali per completare con esito positivo l'incarico che gli è stato affidato.

Se nel primo episodio veniva parodiato principalmente Top Gun, questa volta tocca ai film Rambo. Charlie Sheen fa di tutto per assomigliare almeno fisicamente all'originale veterano di guerra del Vietnam. Niente sud-est asiatico, visto che l'azione si sposta altrove, pur mantenendo atipicamente, tra le ambientazioni, le giungle di “rambiana” memoria. Ma non è tutto, dal momento che il parodiare prosegue a oltranza, difatti appaiono scene riconducibili a una moltitudine di film di successo, da Star Wars, Casablanca, Robocop, a Terminator II – Il giorno del giudizio.  Per il resto l'humour si perpetua costantemente, un humour pazzesco che risulta il segno distintivo della commedia hollywoodiana contemporanea.

Hot Shots! - part Deux ha una densità di battute leggermente maggiore rispetto Hot Shots!. Alcune di esse con nonchalance si prendono gioco del Governo e dell'esercito americano, del regime dittatoriale iracheno e relative forze armate. A tutto questo "carnevalare" non sfuggono nemmeno le personalità politiche dei paesi alleati con gli States, per non parlare dei luoghi comuni, peraltro inseriti intelligentemente. Data la natura del prodotto filmico, sarebbe consigliabile visionare il lungometraggio con il doppiaggio in italiano, tutta un'altra cosa rispetto alla versione originale in inglese. Di fatto il riadattamento si avvale, tra la varie cose, di alcune voci dall’inflessione dialettale. Ad esempio i soldati iracheni, compreso il baffuto villain di turno, non di rado si esprimono con cadenza meridionale. 

La violenza... sì, il film è violento e di base guerrafondaio, muore un sacco di gente, però c'è un però, si parla di una violenza da cartoni animati alla Looney Tunes o comics per ragazzi, in cui le persone vengono colpite e i loro corpi assumono movenze strane e senza una goccia di sangue, anzi, in verità c'è una sola goccia di sangue. Da menzionare la gagliarda sequenza hot tra Topper e Huddlestone che, dapprima fanno l'amore in una limousine, per poi concludere nell'abitazione della donna con uno scimmiottare il famoso Basic Instict, senza cascare nell'erotismo vero e proprio e soprattutto nella perversione. La scena mantiene sempre e comunque un sex appeal, fa eccitare e... ridere o sorridere quanto basta.

Conclusione: Hot Shots 2, ne consiglio la visione, magari potrebbe far storcere il naso a chi non nutre simpatia per gli Stelle e Strisce. Tra l’altro, "scherzando e ridendo" c'è del patriottismo e una sottesa propaganda. Per ovvi motivi non è una pellicola che va presa sul serio. Sarebbe strano il contrario. 

Ottimo intrattenimento per un pomeriggio o una serata da passare allegramente tra amici, il film garantisce allo spettatore tanto di cui ridere. E di ridere in questi tempi tediosi e difficili c’è proprio bisogno. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Mostra altro

Il guardiano del faro

8 Giugno 2020 , Scritto da Giuseppe Scilipoti Con tag #giuseppe scilipoti, #racconto

 

 

 

Elia, il guardiano, adorava i profumi e i suoni del mare, in particolar modo i cavalloni che si schiantavano sugli scogli attorno alla struttura. Ogni qualvolta c'era una tempesta, dalla postazione più alta del faro contemplava la distesa in burrasca sotto di lui. Chi l'avrebbe mai detto che da quell'uomo avrei ereditato tali estatiche sensazioni?

Ricordo come fosse ieri. Il risveglio, l'alba di quella mattina coi raggi del sole che entravano dalla suggestiva finestra che dava sul Golfo di Genova.

Il letto che mi aveva ospitato era duro come la banchina di un porto. Non mi meravigliai che il vecchio camminasse con la schiena ricurva. Mi inoltrai, scalzo, in direzione della cucina, noncurante del pavimento mal ridotto e di alcune schegge di legno che andarono a conficcarsi nella pianta dei piedi. Elia stava lì, appoggiato a un sgangherato e rumoroso frigorifero a fumarsi la pipa con espressione malinconica.

«Sei sicuro?» mi domandò. Annuii, senza particolari remore, d'altro canto non sapevo dove andare.

Dopo una frugale colazione andammo in spiaggia per ammirare le magnifiche onde che si infrangevano delicatamente sulle rocce che circondavano la torre. Mi soffermai pure su Elia, a cominciare dalle mani nodose per l'età, il viso visibilmente stanco e la brezza che gli soffiava sui pochi capelli bianchi. Le sue guance erano rugose e provate da chissà quanti venti affrontati.

«Sarai tu e quella luce. Entrerete in simbiosi e fungerete da guida ai naviganti» mi disse quell’uomo canuto indicando con l'indice verso l'alto senza degnarmi di uno sguardo. Sospettai che quella specie di eremitaggio gli avesse fatto dimenticare come guardare una persona negli occhi.

Successivamente mi spiegò le mansioni da svolgere per poi effettuare una serie di esempi pratici. Imparai in fretta, grazie ad una dote innata per la manualità risalente ai tempi dell'orfanotrofio e, qualora ci fossero stati problemi di natura tecnica, mi sarei avvalso di un manuale o, nei casi peggiori, avrei potuto utilizzare il telefono per chiedere assistenza a chi dovere. Riguardo la paga e gli approvvigionamenti, in quel periodo, venivano garantiti mensilmente dalla marina mercantile.

L'ormai ex guardiano mi consegnò le chiavi e ci salutammo senza che gli chiedessi dove fosse diretto. Dalla porta d'ingresso lo vidi percorrere lentamente una stradina sterrata portando con sé una logora valigia. Rimasi da solo, i gabbiani che garrivano mentre volavano liberi sembravano darmi il loro benvenuto. Rientrai.

In cucina accesi il fornellino a gas, desideroso di una cioccolata calda, fin dal primo momento pronosticai che non mi sarei mai liberato di quel freddo perenne. Indipendentemente dagli abiti che indossavo o dalle varie stufe accese, il gelo si sarebbe insinuato nelle mie ossa, oltremodo. Non mi sbagliai. In quel primo giorno di lavoro feci il secondo "trekking" sulla torre, le scale di ferro arrugginito risalivano a spirale lungo pareti. Chissà quanta fatica per Elia arrampicarsi tutte le volte necessarie!

Una volta raggiunta la cima, mi cimentai scrupolosamente nel pulire i pannelli in vetro, lucidare l'obiettivo, sistemare gli stoppini e riempire d'olio una moltitudine di lampade assieme ad altre incombenze che diventarono consueta routine.

Anni dopo, in un tetro pomeriggio di novembre prossimo alla tempesta, notai una figura femminile proveniente dalla stessa callaia con la quale il mio predecessore aveva lasciato il faro. La donna si fece strada attraverso la sabbia proprio sotto di me, visto che mi trovavo nella parte bassa della struttura. Oltrepassò una piccola barca e, quando raggiunse il bordo della scogliera, si fermò a osservare il golfo. Il suo lungo vestito azzurro fluttuava come quello di un angelo. Puntai i riflettori su di lei, accademicamente parlando.

Dapprima trovai strano che, con l’imminente scatenarsi della tormenta, quella donna avesse deciso di dirigersi proprio lì, finché realizzai quali fossero le sue reali intenzioni. Corsi e la raggiunsi, la invitai a ritornare indietro. Inizialmente rimase muta poi parlammo un po', la sua voce sofferta mi colpii profondamente, tant’è che non rammento cosa ci dicemmo.

A un certo punto sciolse il nastro che le legava la coda. I suoi lunghi, ondulati capelli castani caddero a cascata e furono rapidamente sferzati dal minaccioso vento piovigginoso. Era bella, decisamente bella, i lineamenti delicati enfatizzavano il chiarore della sua carnagione.

Si mise a piangere, con gli occhi chiusi.

«Mi manca mio marito!» esclamò portandosi la mano alla bocca per soffocare un singulto. Infine si girò di spalle chiaramente intenzionata ad attuare l’insano gesto. Il suo amato doveva essere un marinaio o un pescatore. E lei lo stava per raggiungere, il mare le avrebbe fatto da ponte per il cielo.

La vidi gettarsi. Non potei fare nulla.

Io, Tancredi Diotallevi, ho il costante ricordo di quella apollinea donna che mi pesa sul cuore. Sono passati circa trent'anni anni, costellati da episodi belli e meno belli. Stamattina scopro che presto sarò sollevato dal mio incarico ma non per raggiunti limiti d'età. In buona sostanza la tecnologia cartografica e altri strumenti di navigazione installati nei mezzi marittimi non giustificano più l'operato del sottoscritto e, naturalmente, l’utilizzo dell’emettitore di segnali luminosi della struttura.

Dovrei essere malinconico, deluso… invece no, da quanto ho appreso dalla raccomandata che mi è stata fatta pervenire dal postino, il faro avrà un nuovo contratto di locazione. A tal proposito il Comune di Genova prevede di trasformarlo in un museo e di consentire al pubblico visite panoramiche. Mi è stato chiesto di rimanere in qualità di guida.

Accolgo con entusiasmo la proposta e per di più sarò lieto di condividere le mie storie ai visitatori.

Tutte tranne una.

 

 

 

 

 

 

 

  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Mostra altro

Nove domande e mezza cineparlando con Giuseppe Scilipoti

4 Giugno 2020 , Scritto da Walter Fest Con tag #walter fest, #giuseppe scilipoti, #interviste, #cinema

 

 

 
 
 
Amici lettori del blog più cultural entusiasmante del web, eccomi ritornato a voi, abbiamo tutti passato un periodo difficile. Non vediamo l’ora che finisca e, allora, oggi, per darvi qualche minuto di piacevole distrazione, vorrei intrattenervi parlando di cinema. Il cinema, questo affascinante mondo della fantasia notoriamente definito come la settima arte, perché in esso possiamo trovare letteratura, recitazione, fotografia, arte figurativa, musica, arredamento, costumi. Inoltre, alla realizzazione di un film contribuiscono tantissime figure professionali artisticamente eccezionali, di conseguenza a volte i titoli di coda sono interminabili. 
A proposito di talenti, per questa occasione abbiamo nostro ospite Giuseppe Scilipoti, un giovane scrittore appassionato e informatissimo cultore di questa arte, al quale abbiamo proposto le nostre fatidiche 9 domande e mezza. E ora silenzio, please: ciak si gira.
 
1)Il tuo regista preferito.
 
 Steven Allan Spielberg! Da notare come abbia citato il suo nome completo con tanto di esclamazione. Questo perché il celebre, versatile, competente e inimitabile regista americano ha creato film indimenticabili che sono entrati nella storia del cinema e nell’immaginario popolare. Uno che gira capolavori come Lo SqualoSchindler'sListJurassik Parkla quadrilogia di Indiana Jones etc., film che tra l'altro non ti stanchi mai di guardare, dimostra e rende perfettamente l'idea di cosa vuol dire fare cinema e, naturalmente, di come competenza faccia  rima con potenza. Cinematografica, ovviamente.
 
2)Dai un Oscar come migliore film a quello che non è stato premiato ma che lo avrebbe meritato.
 
L’attimo fuggente. E francamente non capisco perché a suo tempo non vinse il prestigioso premio. Il film in questione ha contribuito a rivalutare positivamente la mia esistenza, e chissà a quanti spettatori di tutte le età e di tutto il mondo. Da sottolineare come io consideri il lungometraggio un'autentica poesia sullo schermo. Ah, quando dice che la poesia è morta! Fondamentalmente nel 1989 i membri votanti incaricati di scegliere a chi conferire l'Oscar non hanno saputo cogliere il cosiddetto “Carpe diem”. Un vero peccato.
 
3)Il ritorno del drive in sarebbe solo un revival oppure una grande idea?
 
Mah, guarda... Sono sempre stato a favore di idee o iniziative che hanno sapore retrò o vintage ma non di quelle che sanno di anacronistico. I drive in francamente non mi attirano, preferisco i canonici cinema, in primis le multisale. Se avrò modo di rivalutare positivamente il cinema all'aperto, ti farò un entusiastico fischio che manco il più bravo rumorista ci riuscirebbe.
 
4)L’attore e l’attrice che faresti uscire dal sarcofago.
 
Dal sarcofago? A 'sto punto ci sarebbero due attori di teatro risalenti all’Antico Egitto che desidero riesumati. Scherzo, risusciterei Totò e Anna Magnani. Ti immagini un Totò con un odierno Totò, Peppino e la...malafemmina che scrive assieme a Peppino De Filippo la famosa lettera con lo smartphone utilizzando WhatsApp? Sai che gag e siparietti improvvisati si creerebbero? Ad ogni modo scelgo Totò perché, essendo il Principe della risata, in tempi caotici e difficili come quelli che stiamo tediosamente affrontando, sarebbe a dir poco indicato, col vantaggio poi di mettere in risalto con profonda ironia, o comunque con spassosissimo humour, vizie le virtù degli italiani d'oggi, politica compresa. Riguardo Anna Magnani, a parte l'indiscutibile bravura recitativa, e quel suo rappresentare l'emblema della libera donna mediterranea, avendo avuto un carattere impetuoso, penso proprio che un suo eventuale ritorno in vita, tra le varie cose, concerebbe per le feste tutte quelle attricette che risultano un insulto per la recitazione. Ah, prova adesso a immaginare la Magnani invitata a Pomeriggio Cinque di Barbara D'Urso, poco ma sicuro che in una sola puntata la farebbe a pezzi, magari ponendo fine a quella che definisco un'inutile trasmissione stracolma di ipocrisia.
 
5)Perché secondo te i sequel non sono quasi mai all’altezza della prima versione?
 
Allora, questa è una domanda alla quale provo a rispondere tirando le somme. In verità sono capitati certi sequel degni di nota che hanno surclassato e sbancato al botteghino il primo film. Ad esempio nella quadrilogia Indiana Jones sento di poter affermare che il terzo capitolo, ovverosia Indiana Jones e l’ultima crociata, risulta il migliore. Questo vale per il sottoscritto, globalmente per il pubblico e, a quanto pare, pure per la critica. Un esempio di sequel andato male direi L’allenatore del pallone, uno dei film cult anni 80. A tal proposito non capisco come Banfi si sia prestato a questa stronzata cinematografica che peraltro è una parodia deprimente. A ‘sto punto preferivo che l’immaginaria Longobarda finisse in serie B, piuttosto che riaffermarla in Seria A in un film di serie C. (e sonobuono!). Madonna benedetta di Manfredonia! Lino Zaga (il suo primo nome d’arte) non poteva continuare a interpretare Nonno Libero nel telefilm Un medico in famigliaSecondo me, il noto attore pugliese, dopo aver finito di girare il lungometraggio, si è pentito, assieme a Sergio Martino, il regista. I sequel non riusciti tra l’altro creano un doppio danno perché, in un certo senso, intaccano il primo film, visto che poi lo spettatore tende a idealizzare il finale. Se sai che un film finisce in un modo, ti immagini il prosieguo. Penso di rendere l’idea, no? Oltre i sequel, a rovinare la prima versione ci sarebbero le serie TV ispirate ai film. Conosci il telefilm su Robocop datato anni novanta?Assolutamente incolore, insipido e per di più realizzato per un target adolescenziale. In conclusione, realizzare i sequel o i reboot è una grossa responsabilità. Io, se fossi regista e mi chiedessero di girare un seguito di un film di successo, rifiuterei senza problemi. Preferirei rischiare con un prodotto nuovo.
 
6)Come vedi il futuro del cinema?
 
Aspè che prendo la sfera di cristallo, pardon, l'uccello dalle palle di cristallo... (e qui ho storpiato o parodizzato un film di Dario Argento). Allora, se intendi il cinema come luogo pubblico finalizzato alla visione di opere cinematografiche, prevedo che sarà più "indoor", infatti basta prendere in esame Netfix, che sta tallonando sempre di più le sale cinematografiche, risultando poi persino più economico oltre che pratico. Stai comodamente a casa, risparmi anche sul cibo visto che al supermercato 2,50 euro circa risultano sufficienti per comprare un sacchetto bello grande di popcorn e una qualsiasi bevanda. Inoltre, penso che in futuro la dovuta evoluzione tecnologica comporterà schermi sempre più grandi a sfavore dei Grandi Schermi, sebbene, quest’ultimi non verranno “spenti” in toto. Le sale cinematografiche riusciranno in qualche modo ad andare avanti inventando visori 5D, 6D e chissà cos'altro. Se intendevi cinema come Settima Arte o industria cinematografica ti dico solo che le idee legate alla società e alla sempre più marcata globalizzazione irreversibilmente la trasformeranno. Da segnalare che essendo stato raccontato di tutto e di più, penso che la creatività potrebbe far rima con novità, se ad esempio verranno creati generi o ibridi nuovi. Eviterei di puntare troppo sui remake, reboot e soprattutto sui seguiti. A tal proposito ho già risposto nella quinta domanda.
 
7)Come è nata in te la passione per il cinema?
 
La passione è nata grazie a mio padre. Quando ero bambino, quasi ogni sera, in soggiorno io il mio papà guardavamo insieme film di ogni genere. Ho bellissimi ricordi, sai? Quante risate con le commedie e quanta emozionante tensione nei thriller o nei polizieschi. In estate, non andando a scuola, gli horror, a tarda notte non mancavano, sebbene mia madre si incazzasse per quel genere di visioni. Comunque gli action restavano i nostri lungometraggi prediletti, ad esempio i vari TerminatorRobocopIndiana Jonee qualsivoglia. Gli attori che ci facevano gasare erano Jean-Claude Van Damme e Steven Seagal, spesso per scherzare mimavamo tra di noi le loro mosse. Ricordo poi che mio padre non cambiava mai canale durante le sequenze di sesso, sebbene non di rado mi mettessero a disagio. Forse mi riteneva già grandicello, oppure voleva semplicemente erudirmi.  Figurati che mi fece visionare Basic Insticnt integralmente e... senza censure. Eh sì, la sera ci rifugiavamo in quel magico mondo, il soggiorno rappresentava il nostro Cinema, mio padre per qualche ora dimenticava i suoi problemi quotidiani, come ben sai essere genitore e capofamiglia non è mai facile. Capii come il cinema non fosse solo intrattenimento, anzi rappresentsse una forma d’arte che va contemplata e vissuta, oltre a fornire quell’immedesimazione che contribuisce enormemente alle nostra esistenza. Se in aggiunta si ha estrema passione come il sottoscritto, diventa addirittura un elemento F-O-N-D-A-M-E-N-T-A-L-E.
 
8)Una cinematografia internazionale sottovalutata.
 
Umh, vediamo... direi quella della Groenlandia, ha da sempre avuto una freddissima accoglienza. Figurati che due notti fa ho visionato un horror decisamente singolare prodotto in questa enorme isola/iceberg che mi ha fatto gelare il sangue! Ah, ah, ah, ah, ah, aspè, rispondo seriamente alla domanda. Dunque, essendo un cultore della cinematografia internazionale, posso chiaramente affermare che il cinema Made in Taiwan, pur non essendo snobbato, purtroppo, è oscurato da quella cinese o da altre cinematografie asiatiche. Taiwan, a differenza della Cina continentale, non soffre di eccessive censure. Il loro modo di fare cinema è un po’ più libero e dispongono di una creatività pazzesca. Tuttavia, allo stato attuale, non sono riusciti a collocarsi al vertice della piramide. Taiwan, piccola isola dalle grandi caratteristiche. Quando riuscirà finalmente ad essere valorizzata pure come grande cinema?
 
9)Qual è l’aspetto più importante in un film? (Soggetto, interpretazione colonna sonora, ecc.ecc.)
 
L’aspetto? GLI aspetti, visto che per un film è buona cosa e giusta che sia completo e curato in tutti i comparti. Prendiamo in esame Ritorno al futuroGrande Giove, in quel film non manca nulla, può avere incongruenze o i cosiddetti blooper, però tecnicamente e visivamente è realizzato con i controcoglioni. E stiamo parlando di un prodotto filmico degli anni 80. Ad ogni modo, tornando al cuore della domanda, a differenza di altre arti, il cinema funziona solo grazie al lavoro di squadra. Dal cast tecnico a quello artistico, in entrambi i casi DEVONO essere frutto di reali e concrete specializzazioni, affinché si completino a vicenda e si pongano a servizio l’una dell’altra. Non bisogna per forza essere dotati di budget faraonici, l’importante è gestire un prodotto filmico seguendo con  professionalità quello che con umiltà ho appena detto.
 
½ ) Sei un regista per un giorno, che film vorresti dirigere?
 
Il film che desidero dirigere si intitola "La scomparsa di Giuseppe Scilipoti", tratto da uno dei miei tanti racconti pubblicati su Letture da MetropolitanaIl testo, se vogliamo, dispone già di una sua sceneggiatura che filmicamente andrebbe ampliata. In buona sostanza il lungometraggio che ne verrebbe fuori sarebbe un giallo parodistico pieno di battute a raffica, e per di più coglierei l’ottima occasione per mettere in scena il Gruppo degli Investigautori. In passato sia io che altri/altre autori/autrici (te compreso!) ci siamo divertiti a realizzare individualmente componimenti orientati sul ritrovarci narrativamente insieme a risolvere casi fuori di testa, componimenti che magari si potrebbero assemblare al fine di trarne un lungometraggio “corale”. Secondo me è un’idea geniale.
 
Molto bene, carissimi amici del blog con vista sempre in cinemascope, ringraziamo Giuseppe Scilipoti per la sua disponibilità e per averci illuminato la scena con la sua competenza. Amici lettori, torneremo ancora su questi schermi prossimamente con altre belle novità culturali, per non lasciarvi soli in balia dello scoramento, anche grazie all’arte tutto andrà bene.
 
Bio Scilipoti
 
Mi chiamo Giuseppe Scilipoti, trentaseienne della provincia di Messina, appassionato cultore della cinematografia fin dai miei verdissimi anni. Al cinema devo le mie conoscenze, la mia personalità, la mia vita, tutto. In qualità di spettatore, così come lettore di opere narrativa, i miei generi preferiti sono il poliziesco e il thriller, inoltre, avendo un animo sensibile non disdegno i film sentimentali e le commedie romantiche.  Sono un purista dei prodotti filmici stranieri che visiono immancabilmente in lingua originale con sottotitoli annessi. A tal proposito ho una spiccata predilezione per il cinema asiatico, da quello coreano a quello taiwanese. Adoro poi il cinema scandinavo, mi galvanizza quello americano e ammiro quello italiano, precisamente quello di genere anni sessanta, settanta e ottanta. Naturalmente il poliziottesco e il poliziesco fra tutti.
Ho all’attivo diverse recensioni pubblicate in vari siti. Ecco in quali:
 
(col nick di Josh84)
(col nick di Gunny84)
Ed infine uno svariato numero di recensioni pubblicate su YouTube riguardo cortometraggi, mediometraggi e lungometraggi indipendenti girati da filmmakers italiani.
 
 
 
 
 
Mostra altro
<< < 10 11 12 13 > >>