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signoradeifiltri.blog (not only book reviews)

Francesco Terrone, "Tra i miei sogni"

8 Dicembre 2023 , Scritto da Raffaele Piazza Con tag #raffaele piazza, #recensioni, #poesia

 

 

 

 

Francesco Terrone

TRA I MIEI SOGNI

 

Francesco Terrone è nato a Mercato San Severino (SA) il 05 giugno 1961. Ha conseguito la Laurea in Ingegneria Meccanica presso l’Università Federico II di Napoli e vi ha conseguito l’abilitazione all’esercizio della professione. Ha fondato con orgoglio la Società di Ingegneria Sidelmed S.p.A.

È autore di numerose raccolte di versi. La sua produzione poetica è trattata in varie opere pubblicate da Guido Miano Editore tra cui Storia della Letteratura Italiana. Il Secondo Novecento, vol. IV (2015), Itinerario Organico delle Critiche Letterarie alle Poesie di Francesco Terrone (2016). Dizionario Autori Italiani Contemporanei (2017), Analisi ragionata dei saggi critici riguardo Francesco Terrone.

Tra i miei sogni (Guido Miano Editore, 2018), la raccolta di poesie di Francesco Terrone che prendiamo in considerazione in questa sede, presenta una prefazione di Gualtiero De Santi esauriente e ricca di acribia intitolata L’impromptu del leone.

Il volume non è scandito, e per la sua unitarietà contenutistica, stilistica e semantica può essere considerato un poemetto o un canzoniere amoroso.

L’io poetante è sempre in bilico tra gioia e dolore nel suo vivere l’amore nel lanciare messaggi alla sua lei nella perenne ansia e pena della paura dell’abbandono o di non essere ricambiato nei suoi sentimenti sublimati tramite la parola poetica.

Tra eros e pathos si gioca la partita e si avverte continuamente la tensione del poeta verso il suo oggetto meta dei desideri, la sua amata, che lo fa soffrire e a tratti lo riempie di gioia quando spera di essere corrisposto soavemente e sensualmente nello stesso tempo.

In una maniera che ricorda quella degli stilnovisti, del Dante de La vita nova e a tratti anche di Petrarca, il poeta effonde nei versi il suo animo delicato e sensibile nelle tribolazioni e le gioie del suo vissuto sentimentale.

Da notare che l’opera è illustrata con dipinti a olio, disegni e opere di legno policromo di vari autori che bene si amalgamano con le poesie.

Come scrive Gualtiero De Santi «pensieri, riflessioni e emozioni sentimentali e congiuntamente scorci e profili di figure (interiori ed esterne) e insieme ambienti: queste le molteplici e variamente ripartibili tematiche. In più, una qual certa distanza da qualsivoglia compiacimento oltremodo formale e tecnicista come da esigenze non altro che dettate dalle convenzioni del momento animano i componimenti».

Nettamente neolirica ed elegiaca l’ispirazione di Terrone in questo libro che come dal titolo consapevole Tra i miei sogni ha un tono onirico e a tratti rasenta la magia con una parola detta sempre con urgenza icastica e leggera nello steso tempo.

Ma il dolore serpeggia sempre come ad esempio nella lirica Corteccia d’amore quando il poeta scrive: «Vivo con rassegnazione / questa profonda ferita / che insiste / senza pietà / in fondo al mio cuore. / Capirai un giorno / il male che / mi hai fatto. / Ormai per me / sei solo una corteccia / che galleggia / sulle onde di un oceano / senza pace!».

E il poeta talvolta torna all’infanzia come in Cuore bambino: «Ho dipinto / i fiori / con il cuore / di un bambino, / la mia vita / con la luce / della tua anima».

Sembra quasi atemporale l’ordine del discorso di Francesco in questa sua raccolta e qualsiasi lettore che abbia vissuto la dimensione amorosa può empaticamente e facilmente identificarsi nell’io - poetante.

Raffaele Piazza

 

 

Francesco Terrone, Tra i miei sogni, pref. di Gualtiero De Santi, Guido Miano Editore, Milano 2018, pp. 100, mianoposta@gmail.com.

 

         

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Sonia Petroni, "Di*vento"

7 Dicembre 2023 , Scritto da Rita Bompadre Con tag #rita bompadre, #recensioni, #poesia

 

 

 

 

Di*vento di Sonia Petroni (Eretica Edizioni, 2023 pp. 74 € 15.00) eleva la saggia persuasione del tempo umano in relazione all'infinito, consuma il primitivo desiderio del silenzio in un patrimonio d'armonia e di pienezza emotiva, nella riflessione di una sorgente formata nel linguaggio simbolico della natura incontaminata e rivelatrice d'ispirazione. Sonia Petroni concede, all'immanente qualità dei suoi immacolati versi, il prezioso e raffinato intuito meditativo per trascrivere la direzione della transitorietà esistenziale e indicare la successione delle presenze e la tessitura delle assenze lungo le stagioni itineranti del sentire. Accoglie la dimensione contemplativa del pensiero nella compassione, nella capacità di alleggerire il dolore attraverso la comunanza cognitiva della coscienza. L'autrice modula il suo respiro poetico con l'intonazione essenziale di una esperienza interiore, concentrando l'appassionato perimetro espressivo nell'inesauribile, sapiente equilibrio tra il nutrimento lirico del naturalismo e il vincolo della materia, declinando il solco dei versi nella percezione del percorso vitale e nella sensazione dello smarrimento e del rinvenimento. Seduce l'autentico miracolo della poesia con la disposizione a cogliere in ogni disposizione d'animo la dimensione interpretativa del molteplice, a ritrovare, nella diffusione del battito in relazione ricorrente con la natura, il richiamo della realtà come applicazione della proiezione all'ascolto. L'analisi costante e spontanea del mistero umano compone il mosaico della conversazione intorno alla frammentaria erosione dell'esistenza, permette di cogliere il flusso di connessione e di attenzione ai doni della vita, aggrappati alla devozione della luce. La poesia di Sonia Petroni intensifica la corrispondenza dell'incanto, l'improvvisa e imprevedibile risonanza dell'orizzonte emotivo, commuove l'inclinazione all'applicazione letteraria della spiritualità in ogni sentimento, abitato dalla fiduciosa generosità di una permanenza nella vibrazione della meraviglia, dialoga intorno alla benedizione di una preghiera invisibile che attende di ricevere l'immensità delle promesse avvolte nelle radici della terra. “Di*vento” racconta il territorio dell'identità, nel confine tra la timorosa solitudine delle domande e la condivisione silenziosa delle risposte, illustra l'inviolabile requisito stilistico di inaugurare il rifugio intimista tra noi e il significato dei valori nella sfera sensibile, riempie le pagine con una declinazione scultorea delle parole, nell'intesa confidente dell'energia divinatoria della consapevolezza, nella compiutezza della prospettiva profetica che gravita intorno a noi. Sonia Petroni lascia intatta la località tumultuosa del buio per aggirare il tragitto iniziatico della sofferenza, immerge nella ferita del dolore l'incisione del riflesso luminoso, dissolve il raccoglimento di ogni vincolo verso la benevola meditazione, rinnova la cadenza di una conversione panteistica che assimila l'apertura, intensamente viva, di ogni luogo a essere definito un luogo dell'anima. Sonia Petroni alberga con la sua poesia l'entità indivisibile suggerita dalla congiunzione tra il corpo e la mente, sussurrata dalla delicatezza di un alito di vento che accarezza l'insegnamento della voce nuda, trattiene il torpore della sacralità, conforta la religiosità dell'abbraccio universale nel paesaggio rapito dallo sguardo primordiale.

 

Rita Bompadre - Centro di Lettura “Arturo Piatti” https://www.facebook.com/centroletturaarturopiatti/

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Dannata Terra!

6 Dicembre 2023 , Scritto da Giuseppe Scilipoti Con tag #giuseppe scilipoti, #racconto

 

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Era un sabato sera. Dio, con un sorriso compiaciuto e soddisfatto, osservò la Terra, considerandola la migliore creazione dell'Universo. La gestazione si era rivelata assai complessa e difficoltosa, difatti il completamento dell'Opera aveva richiesto quasi una settimana no stop, pertanto Nostro Signore ritenne opportuno un meritato riposo. 

La domenica seguente, Dio si sdraiò sul trono letto e si addormentò saporitamente. E fu così che Satana, sogghignando con cattiveria e approfittando del sonno profondo del Padre Celeste, iniziò a girare e a rigirare la Terra come se fosse una palla di vetro con neve. In un battibaleno, il pianeta divenne il suo personale teatro di marionette, ove si divertiva a rappresentare trame diaboliche, "inscenando" i suicidi e "allestendo" gli omicidi. 

Prima o poi Dio si sarebbe svegliato. Tuttavia Satana si prospettava di scatenargli un panDemonio dal momento che il mondo, mai al mondo, glielo avrebbe restituito.

Quindi, se in futuro si dovesse concretizzare la temuta Apocalisse, come si direbbe in questi casi? Distrutta la Terra se ne fa un'altra!

 

 

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Il cannocchiale

5 Dicembre 2023 , Scritto da Giuseppe Scilipoti Con tag #giuseppe scilipoti, #racconto

 

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«Comandante, stanno guadagnando terreno!» 

«Terreno? Mare, semmai!»

L'ammiraglio Jonathan Denver si affrettò a estrarre il cannocchiale dalla custodia per osservare il vascello nemico a ore nove.

«Preparano i cannoni! Guardate, sull'albero di maestra sventola una bandiera pirata!» gridò uno dei marinai.

L'ammiraglio, tramite la rotella di regolazione, provò e riprovò più volte a mettere a fuoco lo strumento ottico, ma tutto ciò che riusciva a vedere erano curiose simmetrie dalle sfumature giallognole, verdognole, bluastre e rossastre. 

«Accidenti!» esclamò costernato l'ufficiale, girando al contrario l'oggetto in questione.

Fu in quel preciso istante che si rese conto. In sostanza, al porto, nella fretta di salire a bordo della nave, aveva preso il caleidoscopio di suo figlio Rudolph.

 

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Jack

4 Dicembre 2023 , Scritto da Giuseppe Scilipoti Con tag #giuseppe scilipoti, #racconto

 

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Jack Daniel's - «Secondo me ti sei bevuto... il cervello.» 

Giacomo Danieli - «È meglio metterci... un tappo sopra.» 

Jack Daniel's - «Non sparare cazzate!» 

Giacomo Danieli - «Mai, e dico mai, una volta che tu abbia risolto i miei problemi.»

Jack Daniel's - «Sì, è vero, però ti sei sempre aggrappato... a me.»

Giacomo Danieli - «Non stavolta!»

Jack Daniel's - «Ti sbagli di grosso, dato che posso aiutarti a dimenticarla.»

Giacomo Danieli - «Non voglio dimenticarla.» 

Jack Daniel's - «Ma come? Non desideri obliare colei che ti sta arrecando delusione e sofferenza?» 

Giacomo Danieli - «Non mi sembri adatto alla situazione che sto affrontando.» 

Jack Daniel's - «Beh, considerando che quella stronza ti ha tradito con tuo cugino, con me sarà più facile, te lo assicuro.» 

Giacomo Danieli - «Non ho bisogno di te!» 

Jack Daniel's - «A chi vuoi... darla a bere?»

Giacomo Danieli - «Probabilmente c'è un fondo... di verità in quello che dici. Vabbè, comunque, sei stato un buon amico.» 

Jack Daniel's - «Cosa significa quel "sei stato?"»

Giacomo Danieli - «Ebbene sì, perdonami, ma ti devo svuotare nel lavandino della cucina.»

Jack Daniel's - «No, ti scongiuro!»

Giacomo Danieli - «Umh...»

Jack Daniel's - «Che c'è? Ci hai ripensato?»

Giacomo Danieli - «In un certo senso sì!»

Jack Daniel's - «Ecco bravo, beviamoci sopra, anzi bevimi sopra.»

Giacomo Danieli - «Vieni bello mio!»

Jack Daniel's - «Dove mi stai portando?»

Giacomo Danieli - «Aspetta e vedrai»

Jack Daniel's - «Perché siamo finiti in bagno? Vuoi sbronzarti nella vasca?»

Giacomo Danieli - «Ho deciso di lasciarti andare nel cesso, visto che la mia vita va a rotoli.»

Jack Daniel's - «Ti prego di ripormi nella mensola degli alcolici, magari ne riparleremo tra qualche giorno.»

Giacomo Danieli - «Quali alcolici? È da una settimana che non faccio entrare più nessuno a casa mia. Com'è che non ci avevi fatto caso?»

Jack Daniel's - «Credevo di essere l'unico.»

Giacomo Danieli - «Addio Jack! E salutami il Tennessee!»

Jack Daniel's - «Nooooooooooooooooo!»

 

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Il mercataro intelligente

3 Dicembre 2023 , Scritto da Giuseppe Scilipoti Con tag #giuseppe scilipoti, #racconto

 

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Avevo da poco terminato il servizio militare e, nell'attesa di trovare un altro impiego, due volte a settimana, per trenta euro giornaliere andavo a lavorare al mercato, in ambito abbigliamento, con mio cugino Mariano e con i miei zii.

Non si trattava di un lavoro particolarmente faticoso, sennonché dovevo alzarmi alle cinque del mattino, non vergognarmi ad abbanniare, cioè a urlare per attirare l'attenzione dei passanti al fine di reclamizzare la merce esposta, e mostrare una faccia tosta nel mercanteggiare con determinate tipologie di persone, tra cui gli indecisi e gli schizzinosi.

In proposito, visto che non ero un modello di baldanza, ma soprattutto non ero competente di brand o marche, capitò un episodio memorabile.

Una mattina, un'attraente ragazza bruna, nel tastare alcuni pantaloni, mi chiese un'informazione.

«Scusami, ho notato che siete sprovvisti di jeans Inblu, quando vi arrivano?»

«Ti sbagli, guarda quanti jeans in blu ci sono lì!» le risposi strizzando l'occhiolino e indicando con la mano una delle bancarelle.

La giovane sorrise, per poi dirigersi verso mio cugino, che in quel momento stava piegando un ammasso di vestiti, e mettersi piacevolmente a parlare con lui.

Essendo una cliente fissa, non mi stupii della loro confidenza, tuttavia mi accorsi con un certo fastidio che mi deridevano a bassa voce.

Una decina di minuti dopo, Mariano mi raggiunse e, con un'aria canzonatoria, mi diede una pacca sulla spalla.

«Ehi, minchione, Inblu è un marchio.»

«Che figura!» esclamai.

«Sai cosa mi ha detto quella gnocca di te?»

«No, cosa?» gli domandai strabuzzando gli occhi.

«Quel ragazzo è bellino, peccato che è un po’ cretino.»

 

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Antonio Messina, "Le cupole di Illyu"

2 Dicembre 2023 , Scritto da Gordiano Lupi Con tag #gordiano lupi, #recensioni, #fantasy

 

 

 

 

Antonio Messina
Le cupole di Illyu

Pag. 140 – Euro 13 - Onirica Edizioni

 

 

 

Un libro che vi sorprenderà e che amerete anche se non siete (come me) appassionati di fantasy, perché l’autore si serve di strumenti tipici della narrativa fantastica, costruendo un mondo surreale che forse è il panorama di un possibile futuro, ma questo non posso anticiparlo, perché i fili della trama vanno a compimento solo nel finale. Antonio Messina lo conosco bene come ottimo scrittore di narrativa pura e di poesia, ma in questo romanzo si supera nelle descrizioni fantastiche, inventa un mondo martoriato e cadente, presenta i diversi personaggi con buoni dialoghi, inserisce convincenti idee avventurose ed elabora una trama che si dipana misteriosa. A prima vista si tratta di un racconto on the road dove un uomo chiamato Javier deve superare prove indicibili, in lotta contro il malvagio computer Caronte e contro i Sabotatori, in partenza dalla mitica stazione di Senofonte, alla ricerca disperata di una famiglia perduta. Affascinante l’idea di una pillola che cancella ricordi e controlla l’umore, che va assunta come preciso obbligo dai cittadini per ordine di chi comanda; vediamo una popolazione affamata, alla perenne ricerca di cibo, governata dalla dittatura dei Seminatori che fanno il bello e il cattivo tempo, mentre i Sabotatori si limitano a eseguire ordini. Javier perde la cognizione del tempo, vive in una condizione sospesa, un vero e proprio inferno, percorre una città in rovina, tra cadaveri pietrificati e i ricordi della città di Nazca, compreso le cupole di Illyu, costruzione della sua memoria. A un certo punto mi è venuto a mente I viaggiatori della sera di Umberto Simonetta, sceneggiato per il cinema da Ugo Tognazzi (regista e attore), per certe suggestioni legate alla soppressione degli anziani e dei nati deformi o malati, ma la storia che racconta Messina (lo scoprirete leggendo) è ben diversa. Il protagonista si aggira per le strade di un universo ingannevole, dove sembra che sia lui a decidere il paesaggio, a inventare i ricordi, mentre l’autore descrive la follia di non essere liberi, di non avere cibo, narrando una dittatura che realizza campi di sterminio come Il campo delle gabbie sospese. Ma è realtà o finzione? Siamo in una dimensione onirica o nella vita vera? Il protagonista è un Sonnambulo che parte dalla stazione di Senofonte per non fare più ritorno alla sua vita?  Javier è un criminale politico, un individuo pericoloso per la società - uno scarto di semina, come viene definito - che la dittatura deve eliminare? Il protagonista viene rinchiuso in una cella putrida in mezzo ai topi e alla sporcizia perché è un sovversivo o è soltanto un buon cittadino che vorrebbe essere libero? Sono tutti interrogativi che trovano risposta nel capitolo finale, che sconvolge ogni certezza e che non posso rivelare perché fa parte della bellezza di questa affascinante lettura. Vi dico solo che Antonio Messina maneggia molto bene gli strumenti della suspense e della descrizione fantastica. Buona la cura editoriale di Onirica, prezzo adeguato al libro, un ottimo prodotto intrattiene in maniera colta e fa pensare.

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Riverdale

1 Dicembre 2023 , Scritto da Patrizia Poli Con tag #poli patrizia, #recensioni, #serie tv

 

 

 

 

Benché Riverdale sia molto ben confezionata e per certi versi pure iconica, non pensavo di scriverci due righe sopra. Soprattutto non lo pensavo dopo le ultime stagioni, la sesta e la settima, così anomale e confuse. Ma l'episodio finale mi ha fatto ricredere. Ho sentito tutto il fascino di questa serie tv tratta dai fumetti della Archie Comics. E fumettistica Riverdale lo è, in modo patinato e glamour. Personaggi belli, elegantissimi e colorati. Chiaroscuri, macchie di rosso sul nero, poche location azzeccate, numeri musicali di alto livello, attori superlativi, rendono questa storia – anzi queste storie intrecciate, arzigogolate, (appunto “full Riverdale” si dice negli States) ripescate e riscritte da capo più volte – una gioia per gli occhi e per le orecchie. La trama oscilla fra il mistero, il giallo, il fantasy, l’horror quasi splatter, la gangster e la teen story.

Riverdale High ricorda un poco la Rider di Grease e nella serie ci sono vari accenni a molti musical famosi. Da una parte le feste della scuola, le solite immagini americane di Halloween, dei balli di fine anno, del giorno dei diplomi, così cari ai telespettatori da dover, credo, riportare indietro i personaggi ai tempi del liceo nell’ultima stagione dopo averli fatti crescere e diventare adulti nella penultima. Dall’altra oscure foreste, magioni spaventose, cimiteri, serial killer, autopsie e cadaveri.

Personaggi molto ben caratterizzati: Archie il buono, Betty la brava ragazza con un’anima noir, Veronica la femme fatale. Il mio preferito è Jughead, lo scrittore e fumettista, la voce narrante.

Non c’è una vera storia d’amore perché gli amori si accavallano, si scambiano e s’intrecciano. E non c’è nemmeno una vera definizione di genere perché anche gli eterosessuali sono un po’ queer e non disdegnano incursioni nell’altra sponda.

A Riverdale, tranquilla – si fa per dire – cittadina americana, il male cova e cresce fino a esplodere: L’omicidio di Jason Blossom, il re Gargoyle, il serial killer Blackhood, l’arrivo del diavolo in persona, la cometa catastrofica. Alla fine, però, ci sarà un rovesciamento e un riscatto, o, meglio, una seconda possibilità. Ci si potrà mondare del male dimenticandolo, rivivendo un’altra vita, tornando al passato e mettendo a posto le cose, facendo del bene, lavorando per superare i pregiudizi.   

L’ultimo episodio, tutto di commiato (come era già stata la puntata commemorativa per la scomparsa di Luke Perry che impersonava il padre di Archie), con l’addio ai personaggi ormai morti, con quel “lasciamoli lì, dove avranno sempre 17 anni”, mi ha fatto spuntare un malinconico nodo alla gola.

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