recensioni
Laura Cecchetto, "Il canto del cucculo"
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Laura Cecchetto
Il canto del cuculo
Guido Miano Editore, Milano 2025
Laura Cecchetto, autrice della raccolta di poesie che prendiamo in considerazione in questa sede, è nata nel 1954 a Torino dove attualmente vive e svolge la professione medica da 45 anni.
La silloge presenta una prefazione di Michele Miano che afferma acutamente che la poesia di Laura canta la magica quotidianità delle cose semplici in quei mezzi toni che hanno segnato il sussurrare malinconico della nostra tradizione crepuscolare, con i delicati colori di una vita che scorre in ognuno di noi, segnata da momenti sereni e da dolori veri.
Si può dire che la poetica della Cecchetto è neo-lirica ed elegiaca tout-court e che questa raccolta non essendo scandita è molto compatta e può quasi definirsi come connotata da una struttura avvicinabile a quella di un poemetto.
Non a caso con avveduta coscienza letteraria la poetessa ha intitolato la silloge il canto del cuculo, volatile che diviene un simbolo perché l’avrebbe potuta chiamare, nominare, anche con il garrire della rondine o il pigolare del pulcino o il canto del gallo, se in poesia è tutto presunto e nello stesso tempo nulla in essa avviene a caso.
Ed è proprio attraverso l’approfondimento del simbolo – cuculo e del suo canto che si giunge alla chiave interpretativa della silloge per indagarne le sue ragioni che divengono affascinanti e avvincenti per il lettore.
Questo uccello è ritenuto messaggero della primavera, viene immortalato nei proverbi, compare nelle canzoni popolari ed è il marchio di fabbrica di un intero ramo dell’industria orologiera e inoltre nella Valnerina, villaggio montano, il canto novello del cuculo era ritenuto saturo d’un misterioso e benefico potere di rinnovamento e guarigione e inoltre il latino cuculus indicava metaforicamente un uomo molto furbo e questo volatile che vive nascosto ha ispirato molte leggende.
Ma che influenza può avere il cuculo sulla poesia di questa silloge di Laura Cecchetto?
Credo che l’atteggiamento della poetessa consista nell’attendere segnali dalla natura come lo spirare del vento e la pioggia che sono sottesi proprio al canto del cuculo beneaugurante per la vittoria della felicità sul dolore e del bene contro il male nel miracolo di una primavera anche interiore.
Emblematica rispetto a quanto suddetto la poesia Spirito del fiume: «Spirito del fiume/ nella notte silente/ sussurri tra le pietre/ mentre passi veloce/ nel tuo letto tra i monti/ e la luna crescente/ sfiora lievemente/ i gorgoglianti spruzzi/ che giocano tra i sassi./ E un misterioso canto/ riempie la buia notte/ e porta con sé una voce/ che giunge da altri tempi./ E chissà mai quale ricordo/ vuole portare tra il vento».
Qui il canto detto con urgenza è presunto ed è quello del cuculo con la sua fortissima carica incantatoria un canto che giunge da altri tempi e porta remoti ricordi tra lo spirare del vento.
È la natura detta secondo la linearità dell’incanto la protagonista di questo volume. In La festa leggiamo: «Nei giorni della festa/ l’aria del mattino/ ha quel che di frizzantino/ e il sole splende con amore/ in quel cielo così azzurro/ e una nuvola passando/ disegna un dolce volto./ Forse un angelo passando/ ci manda il suo saluto/ e tutto in assoluto/ è così dolce e beato./ E fuori dalla porta/ il profumo della torta/ che mamma ha fatto per te».
L’afflato naturalistico che ha qualcosa di cosmico nella suddetta composizione trova come sua antitesi qualcosa di minimalistico come il profumo della torta, una piccola cosa che si connette agli autentici sentimenti familiari perché la poetessa specifica che la torta è stata fatta da una madre per il figlio.
Per una porta invisibile che è un varco salvifico entra in scena la poesia stessa, poesia che è sottesa alla vita stessa, e che rende la vita degna di essere vissuta come dono da apprezzare.
Raffaele Piazza
Laura Cecchetto, Il canto del cuculo, prefazione di Michele Miano, Guido Miano Editore, Milano 2025, pp. 64, isbn 979-12-81351-59-2, mianoposta@gmail.com.
Iano Campisi, "Di fronte alla vita"
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Iano Campisi
Di fronte alla vita. Racconti e riflessioni
Guido Miano Editore, 2025
A cura di Floriano Romboli, che ha svolto un prezioso lavoro di selezione dei testi, scrivendone anche la prefazione, all’inizio di questa primavera è uscito a Milano – per i tipi della Casa Editrice Guido Miano – il volume di narrativa Di fronte alla vita: l’autore è il siracusano nativo di Avola Iano Campisi, biologo, direttore di un importante laboratorio di analisi cliniche e genetiche in Sicilia. L’apparente discrasia tra la sua specializzazione professionale e il campo letterario nel quale è attivo dal 2015, può essere forse spiegata dall’attaccamento profondo alle radici isolane, alla terra delle origini, ambienti in cui avviene la quasi totalità delle vicende raccontate nel libro e che quindi costituiscono la primaria e più importante fonte d’ispirazione letteraria.
Come sottolineato anche nella prefazione dal critico toscano Floriano Romboli, in Iano vive infatti un forte sentimento di appartenenza alla natura e al passato, il quale fa sì che si sviluppi in lui una sorta di disagio della civiltà – per dirla con Freud – ovvero un’istintiva avversione al progresso tecnologico, non in quanto tale, ma quando non si pone al servizio dell’uomo e diviene piuttosto un fattore alienante, inquinante dell’ambiente e delle menti, massicciamente invasivo della libertà interiore e condizionante la comunicazione autentica. Perciò egli auspica il recupero di una ricca umanità; una presa di coscienza sul limite ed il mistero dell’esperienza terrena; un’attenzione solidale verso le questioni sociali in particolare degli esclusi, degli emarginati, dei deboli; accetta con fatalismo tipico della cultura mediterranea il destino comune a tutti i mortali, maturando un sostanziale pessimismo filosofico e storico di stampo pirandelliano, il quale si stempera soltanto con il motivo dell’amore, irrazionale se non talvolta anche folle.
Il lavoro di Campisi è suddiviso in quattro parti datate: la prima sezione riporta il titolo generale, Di fronte alla vita, tuttavia con l’aggiunta del sottotitolo Racconti e riflessioni inediti, 2022-2024 (le meditazioni dell’autore sono numerose e quasi tutte fanno corpo unico con il discorso narrativo e sono sviluppate sia in prima persona che attribuite ai personaggi; s’incontrano inoltre brevi lacerti sotto forma di aforismi ragionati); Di ricordi e fantasia (2018) con spazio prevalente alle suggestioni della memoria; Così come sono (2023), con storie di donne, non senso della vita, altri ricordi; e infine Piccole storie (2022), definite “vere, verosimili, stravaganti”, nelle quali i temi della solitudine, della ricerca identitaria, dell’esclusione e dell’aspirazione a felicità non fugaci si rincorrono, come in tante altre storie sparse ovunque.
Prevalgono nei testi forme di autobiografismo con monologhi autoreferenziali, come in Appunti sparsi di un ricovero in ospedale, che l’autore considera un “carcere duro” vissuto “in avanzato stato di depressione” e con la “più straziante e desolante malinconia”; come in Due mondi, preoccupato di non riuscire a definirsi, con il sospetto di essere un “soggetto insicuro, un po’ bipolare, infedele, inaffidabile”; come in Il mio cervello, dove egli si sdoppia ed imbastisce un filosofico dialogo col proprio cervello, la cui conclusione, riguardo i soliti misteri della vita e della morte, suona così: “credimi, né tu né io sappiamo nulla...”. Anche i racconti della memoria vivono nelle dimensioni soggettive dei vissuti dell’infanzia, della giovinezza, dei raffronti generazionali, ma anche dei cambiamenti climatici (La stazione, Il piccolo delfino, La vespa 50 gialla, Dei tempi andati, Via Malta…).
Seguono pagine sul montaliano “male di vivere” contemporaneo, generato dall’estraneità del prossimo, dal dominio del consumismo, dalla solitudine in mezzo alla massa; esemplare è la descrizione di un odierno ‘santuario’ della mercificazione, ovvero Al centro commerciale, dove osserva “... imbambolati esseri umani, automi, alla ricerca di chissà cosa. Entrano coppie disfatte o in via di disfacimento”, gente dai cervelli in putrefazione, che sa coltivare solo sentimenti di “diffidenza” ed “apparenza”, quasi morti che camminano. Qui troviamo anche storie di esistenze difficili, come quelle di Zaira - della vita e della morte, di Iris, di Cristina; storie di Solitudine (L’uomo e il cane) il cui personaggio sentenzia: “Soli si nasce e soli si muore: è la paura della solitudine che rende indispensabile la compagnia”; storie di emarginazione, come quella di Bartolo, dal simbolico titolo Il brutto anatroccolo. Ma all’uomo resta l’amore, con poesia: “Poco fa guardavo i tuoi occhi, distintamente scortati da una vivida luce. Ci vedevo l’immensità del cielo e la profondità del mare” (Due mondi).
Enzo Concardi
Iano Campisi, Di fronte alla vita. Racconti e riflessioni, prefazione di Floriano Romboli, Guido Miano Editore, Milano 2025, pp. 252, isbn 979-12-81351-54-7, mianoposta@gmail.com.
Come il soffio dolce del vento. La poesia di Laura Cecchetto
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Laura Cecchetto
Il canto del cuculo. Poesie
Guido Miano Editore, Milano 2025
A voler caratterizzare la ricerca lirica di Laura Cecchetto con un’annotazione generalizzante, criticamente compendiaria, ma non frettolosamente sovrapposta ai testi, proporrei quella della sentimentalità tenue e raccolta, dell’attenzione stupefatta, intensa eppur delicata, ai tanti aspetti intimamente coinvolgenti e moralmente gratificanti della vita. L’autrice, di professione medico, nutre un amore profondo per la vita, per tutta la vita, della quale apprezza con convinzione il valore inestimabile e il sovrano equilibrio: “E quando tornerò/ finito questo viaggio/ ti porterò in regalo/ i cesti di ferite/ le borse di dolore/ ma anche la saggezza/ il coraggio l’amore” (Il ritorno, corsivo mio, come sempre dopo).
L’esperienza del viaggio esistenziale riempie l’animo di sentimenti contrastanti, di stati interiori assai differenti (“E alla morte che falcia/ il soffio della vita/ porti il canto gioioso/ della vita che esplode./ E con la primavera/ aleggia nella strada/ ancora bagnata di pioggia”, Vento di primavera), il cui acuto avvertimento determina nei versi la formalizzazione antitetica dei contenuti etico-psicologici: “Dolce soffio di vento/ che porti il fresco effluvio (…) entri fresco e furtivo/ dalla finestra aperta/ del tetro e buio ospedale”(ivi).
Il bilancio dei tanti accadimenti che occorrono a ognuno è agli occhi della poetessa senz’altro positivo, pur non ignorando essa lucidamente i momenti di privazione, di delusione, di sofferenza: “Inchinati senza dire/ che amara è questa valle/ perché ogni esperienza/ di questo sacro viaggio/ è un punto di partenza/ per dare al tuo destino/ sempre una marcia in più/ e mettere più luce/ su questo tuo cammino” (Inchinati alla Vita).
L’inequivoco amor vitae proprio della scrittrice diviene nel libro nucleo generativo di spunti tematici aggiuntivi, fonte di altri motivi, quali, ad esempio, l’interesse partecipe alla dimensione naturale, còlta e rappresentata in un felice descrittivismo non alieno da precisi rilievi cromatici: “Pioggia di foglie gialle/ che danzano nel vento/ e dolcemente volano/ sull’umido asfalto/ sulle auto che passano/ e il sole sorride/ dal cielo di novembre”(Festa d’autunno); “E un cormorano osserva/ col suo collo flessuoso/ dall’altra riva il tramonto/ e gli alberi dalle rosse foglie/ danzano allegramente/ al suono della campana/ sulla riva del fiume” (Giorgia). Inoltre dalla contemplazione dell’armonia della natura originano atteggiamenti altruistici, moti di commossa solidarietà (“E la gente sotto l’ombrello…passa senza vedere/ che davanti al supermercato/ un vecchio col suo cane/ steso su un misero letto/ fatto di vecchi stracci/ chiede un pezzo di pane/ o forse solo un sorriso”, Indifferenza), tenerezze affettive (“Tutte le notti a maggio/ sotto al misterioso raggio/ della luna piena/ e tra il dolce profumo/ del glicine fiorito/ vorrei amarti nel prato/ tra la canzone dei grilli”, Maggio), corroboranti situazioni spirituali, alle quali la fugacità non toglie dolcezza e valore, importanza e “memorabilità”: “Alla nostra età/ trovi tutto lo spazio/ che conservi nel cuore/ per godere un tramonto/ e sentire il rumore/ dell’onda sugli scogli/ e raccogliere le bacche/ che crescono nel bosco/ di godere l’amicizia/ e i momenti speciali./ E la vita è più bella/ perché ora la cogli/ e la sai apprezzare.. .(“Alla nostra età); “Quanto tempo è passato/ ma se penso al senso/ di amicizia e di casa/ che dentro a quelle mura/ riceveva il mio cuore,/ vorrei tornare indietro…” (Il cortile).
Inoltre la bellezza del creato reca traccia palese di un ordine superiore: “E guarderò dal cielo/ il tuo profondo mare/ dalle onde increspate/ e le cime innevate/ dove soffia perenne/ lo Spirito divino” (Alla Terra).
Nell’autrice risulta poi pienamente coerente un linguaggio essenziale, contraddistinto dalla sintassi molto lineare e da un lessico nel complesso “medio” e colloquiale, privo di ricercatezza intellettualistica, nondimeno lontano dal semplicismo immediato e trascurato, dall’assenza di elaborazione stilistica e ritmica. Mi permetto al proposito di segnalare il ricorso alla figura dell’anafora (“Inchinati alla Vita…Inchinati anche quando…Inchinati senza dire”, Inchinati alla Vita, cit.) oppure alla rima (“Finché non sarai libero/ dovrai sempre tornare/ a contemplare l’alba/ ad ascoltare il mare”, Tornare) e all’ enjambement: “Dolce e inaspettata/ corrente di vita… Chissà da che mondo giungi,/ chissà quanti ricordi/ sopiti nel passato” (Corrente di vita).
L’omaggio ideale-culturale che Laura Cecchetto con il suo lavoro d’arte rende alla vita si basa sulla convinzione che in fondo essere venuti al mondo è stato per tutti un grande dono: “Questo è il tuo vero volto/ scolpito dal tempo/ scolpito dal dolore/ temprato nella fatica/ del quotidiano affanno./ Questo è il tuo vero volto/quello per cui è valso/ lanciarti in questo viaggio” (Il tuo vero volto).
Floriano Romboli
L. Cecchetto, Il canto del cuculo. Poesie, Guido Miano Editore, Milano 2025, pp.62.
Albino Baresi, "Ricordi lievi ed oltre"
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Albino Barresi
Ricordi lievi ed oltre. Poesie (1985 – 2024)
Guido Miano Editore, Milano 2025.
La silloge di poesie Ricordi lievi ed oltre (Guido Miano Editore, 2025) di Albino Barresi, che prendiamo in considerazione in questa sede, presenta una prefazione di Michele Miano acuta e ricca di acribia.
La memoria involontaria di proustiana ascendenza, con tutte le sue implicazioni, è un costante argomento per ogni poeta nel suo poiein perché la riattualizzazione, il senso di una provenienza temporale e anche spaziale è incontrovertibile e lo scopo nel momento in cui si scrive diviene il desiderio di fermare il tempo stesso nell’attimo, istante di passaggio tra passato e futuro se la poesia è sempre metafisica.
In un certo senso nella sua sorgiva ricerca d’infinità il poeta si fa veggente e il discorso si collega al tentativo di abitare poeticamente la terra che si traduce per i poeti lirici nell’esprimersi attraverso versi che bene s’intonano alla ricerca che porta al risultato della linearità dell’incanto.
La raccolta di poesie di Albino Barresi, nato a Villa San Giovanni (R.C.), manifesta a partire dal suo esplicito titolo la tematica del ricordo e l’intento di trattare il tema del tempo è sugellato dalla specificazione dell’autore stesso che ci fa sapere che le poesie della silloge sono state scritte in un periodo che va dal 1985 al 2024.
Se i ricordi del poeta sono lievi bene s’intonano alla manifesta leggerezza dei dettati sempre ben controllati in una poetica che ha per cifra distintiva la matrice neo lirica ed elegiaca.
Il volume è scandito in due sezioni e i componimenti sgorgano in ognuna delle due parti in ordine cronologico.
Le parti in cui si compone sono due: Ricordi lievi ed oltre (1985-2010) e La mia vita… qui (2020-2034).
Particolarmente bella la poesia che apre la raccolta intitolata Sogno nella quale il poeta si rivolge ad un tu che è presumibilmente la persona amata che in questo caso si fa Musa.
La suddetta poesia è suddivisa in quattro strofe ed è presente, nell’accorato rivolgersi del poeta alla figura femminile, qualcosa di unico nel suo genere perché Albino non canta la sua donna attraverso la fisicità, la materialità del corpo, come avviene quasi sempre nel genere della poesia amorosa ma attraverso la tensione verso la sua anima, la sua coscienza, la sua interiorità così che il risultato del poeta diviene un interanimarsi con la persona nel dichiarare di volerle carezzare appunto l’anima e di voler percorrere le sue sfumature interiori.
Sogno: «Sogno/ di accarezzarti l’anima/ lievemente condiscendere/ i suoi contorni/ le sfumature interiori percorrere/ mentre mi fingo/ attraversare altri mondi/ di sensazioni alternative.// Sogno/ di seguire i tuoi occhi/ fintantoché sfioro/ le tue gote fascinose/ e le labbra si schiudono/ in un pallido sorriso/ visione di vissuti interiori/ indicibilmente reali.// … sensazioni scarnificate/ smarrimenti dell’anima/ altre vite immaginate/ dentro il quotidiano/ calpestare la nera terra…».
C’è nella suddetta composizione un’estasi controllata dell’io-poetante, una fortissima carica affettiva e di desiderio verso la persona amata detta con urgenza e una straordinaria originalità che diviene il pregio più prezioso di questa scrittura.
In Come passano gli anni il poeta scrive: «È dell’altro giorno/ vivere in altri luoghi/ in realtà diverse/ convinti dell’umanità di tutti.// È di ieri la delusione/ del ritrovare a tutte le latitudini/ miserie e nobiltà/ accomunate da biechi interessi.// È di oggi/ la certezza che un uomo/ non cambia il suo essere/ con l’incipiente progresso».
Un fare poesia quello di Barresi sotteso ad un andamento dei versi, a un ritmo inconfondibili e ottima è la fusione tra forma e contenuti che provoca nei lettori salutari emozioni.
Raffaele Piazza
Albino Barresi, Ricordi lievi ed oltre, prefazione di Michele Miano, Guido Miano Editore, Milano 2025, pp. 64, isbn 979-12-81351-58-5, mianoposta@gmail.com.
Maurizio Zanon, "Il soffio salvifico della poesia"
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Maurizio Zanon
Il soffio salvifico della poesia
Guido Miano Editore, Milano 2025
Maurizio Zanon è nato nel 1954 a Venezia dove attualmente risiede.
Il presente volume è inserito nella collana Analisi Poetica Sovranazionale del terzo millennio di Guido Miano Editore.
Il titolo di questo libro coglie nel segno riportando esplicitamente quella che dovrebbe essere la funzione costruttiva della poesia e cioè quella di dovere aprire esteticamente ed eticamente attraverso la parola rarefatta e detta con urgenza un varco salvifico di montaliana memoria.
Si tratta di un confine, una soglia, oltre il quale l’essere umano può ritrovare sé stesso nella leggerezza così necessaria in un mondo sempre più tecnologico e cibernetico.
Del suddetto passare attraverso possono usufruire il poeta stesso e anche il pubblico dei suoi lettori per superare il male di vivere e abitare poeticamente la terra riscoprendo la capacità d’amare e anche quella d’incantarsi.
Con la pratica della poesia, attraverso il suo soffio salvifico, come dice Zanon, per il poeta e il lettore si realizza una sintesi benefica e sinergica della sfera fisica e di quella psichica.
Anche una salutare fusione di conscio, preconscio e inconscio utile pure per sentirsi vicini maggiormente alla natura nel nostro universo quotidiano occidentale postmoderno liquido e alienato, si realizza attraverso l’esercizio di conoscenza che è la poesia stessa.
Nell’entrare nell’analisi specifica dell’opera che prendiamo in considerazione in questa sede il primo dato che viene alla luce, dopo un primo approccio, è quello di una fortissima complessità architettonica del volume che, per la sua struttura intrinseca, costituisce un unicum nel nostro panorama letterario.
Il libro si apre con una premessa dell’Editore che scrive che questa collana di libri ambisce ad indicare di taluni autori un solco di scrittura nella quale sia da individuare una sorta di fratellanza d’arte, nel nostro caso della poesia.
Il volume è scandito in tre sezioni che sono tre capitoli indipendenti tra loro ognuno dei quali presenta una prefazione di un noto critico relativo alle poesie del Nostro presenti, componimenti relativi ad un certo argomento e in ogni scritto critico, secondo quella fratellanza suddetta Zanon viene paragonato ad un poeta o ad una poetessa straniera, affini a lui per sensibilità e tematiche trattate.
Le scansioni sono le seguenti: Cap. 1: “La fatica di vivere” in Maurizio Zanon e Alfred Tennyson (prefazione di Enzo Concardi), Cap. 2: “La felice passione d’amore in Maurizio Zanon e la pena d’amare in Emily Dickinson” (prefazione di Floriano Romboli), Cap.3: “Madre Terra”: un compendio di armonie in Maurizio Zanon e in Emily Dickinson” (prefazione di Gabriella Veschi).
Sarà il fortunato lettore di questa eclettica e affascinante opera a scegliere attraverso l’indice del libro quanto più l’appassiona nell’approfondire il discorso sul poeta Zanon e sulla sua opera, poeta che fatto notevole ha avuto l’onore di essere accostato in sede critica a poeti e poetesse ormai storici nella Storia della poesia come Tennyson e Dickinson.
Scrive Zanon nel componimento Polesine: «La nebbia ti avvolge nella solitudine autunnale/ piano piano al sorgere dell’alba/ il delta del Po recita meravigliosi magici versi.// Ieri le alluvioni oggi la siccità:/ quanta sofferenza, quanto patimento/ terra dolce d’incantevole acquea poesia!».
Raffaele Piazza
Maurizio Zanon, Il soffio salvifico della poesia, prefazioni di Enzo Concardi, Floriano Romboli, Gabriella Veschi; Guido Miano Editore, Milano 2025, pp. 80, isbn 979-12-81351-50-9, mianoposta@gmail.com.
Iano Campisi, "Di fronte alla vita. Racconti e riflessioni"
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Iano Campisi
Di fronte alla vita. Racconti e riflessioni
Guido Miano Editore, Milano 2025
Il corposo e denso volume che prendiamo in considerazione in questa sede è sotteso all’intelligenza eclettica e versatile dell’Autore che, provvisto di una forte, lungimirante e fertile coscienza letteraria, si affaccia dal balcone dell’anima sullo scenario del mistero della vita, producendo un testo totalizzante e unico nel nostro panorama letterario.
Vita e non mero esistere è quella che vuole indagare per comprenderla Campisi e non c’è pagina dell’opera che il fortunato lettore non senta empaticamente nella sua coscienza leggendola come qualcosa di già sperimentato nel suo cammino, nella sua vita stessa, ma che non avrebbe mai saputo dire, nominare e quindi le pagine nel loro essere lette svolgono una funzione maieutica connessa ad un processo d’identificazione con lo scrittore stesso e con il suo pensiero.
Illuminante la prefazione di Floriano Romboli che si è occupato anche della curatela del libro.
L’interessantissima opera è composita a livello architettonico e strutturale ed è scandita nelle seguenti sezioni: quella eponima, Di ricordi e fantasia, Così come sono, Piccole storie e ognuna delle suddette parti è costituita da brevi brani che sono appunto i racconti e le riflessioni, che comunque per la materia trattata hanno un fattore x in comune che li lega, che è la ricerca, l’indagine proprio dell’essenza della vita stessa attraverso la scrittura, sia che ciò avvenga a livello letterario narrativo, sia che si determini tramite la riflessione vagamente filosofica esistenzialistica.
Nell’incipit della sua prefazione, intitolata programmaticamente Uno sguardo partecipe sul mistero dell’esistenza: la sensibilità interrogativa di Iano Campisi Romboli scrive che gli pare che Campisi assegni, in un sapiente disegno costruttivo, ai racconti compresi nella prima sezione, non a caso intitolata Di fronte alla vita, una funzione non semplicemente introduttiva, bensì specificamente e incisivamente tematizzante. compendiosamente propositiva dei motivi principali della propria ricerca intellettuale-narrativa indicativa dei nuclei sostanziali di un discorso culturale e artistico.
Per entrare nel merito della prosa del Nostro si riporta un frammento narrativo intitolato Spiaggia inserito nella prima scansione del libro: «In prossimità del bagnasciuga, luogo in cui il mare non si stanca di parlare, sogno la quiete e il riposo che neanch’io possiedo. Calpesto la sabbia, infinite porzioni di briciole di terra che non smettono mai di muoversi, trascinate ora qui ora là dalle onde. Zona di confine, il bagnasciuga, che partecipa a due mondi contemporaneamente, la terra e il mare. Luogo ambiguo, che si contrappone alla banalità della vita quotidiana…».
Si avverte nel brano suddetto l’eleganza di una scrittura controllata nella quale forte è la connotazione intellettualistica e nella quale prevalgono l’icasticità, la leggerezza e la precisione.
Come mette bene in risalto il curatore, fondamentale nelle intenzioni di Iano la presenza di una natura a volte incantevole nel rasserenare l’uomo e sollevarlo dal mare magnum dell’alienazione e dalla caduta dei valori, altre volte inquietante e che pare essere impazzita.
Un esercizio di conoscenza tout-court quello di Campisi che per essere analizzato in profondità e in ogni sua sfaccettatura richiederebbe un vero e proprio saggio vista la complessità e l’estensione del testo.
Raffaele Piazza
Iano Campisi, Di fronte alla vita. Racconti e riflessioni, prefazione di Floriano Romboli, Guido Miano Editore, Milano 2025, pp. 252, isbn 979-12-81351-54-7, mianoposta@gmail.com.
Gianni Marcantoni, "Sedime"
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Sedime di Gianni Marcantoni (Fara Editore, 2024 pp. 104 € 12.00) occupa la superficie dell'espressione emotiva su cui posa la fondazione poetica. L'autore deposita la traiettoria del tempo lungo i richiami della memoria, proietta le pieghe del sentire, impasta l'esistenza intorno all'archetipo dell'esperienza umana, affidata sul fondo della sospesa e irrequieta sensibilità. Lascia sedimentare, attraverso l'ineluttabile resilienza dei versi, l'elaborazione esistenziale, decanta lo scampolo delle occasioni, osserva la custodia delle esitazioni e delle incertezze, trattiene la consapevolezza di tutto ciò che non è afferrabile e accessibile lasciando registrare la profondità della trasformazione interiore nella direzione della conoscenza. La poesia di Gianni Marcantoni abbraccia l'autenticità della relazione con il mondo, rivela la percezione soggettiva e ne diffonde l'essenza universale, sperimenta i cambiamenti e le dinamiche di responsabilità morale, interagisce con la complessa corrispondenza dei sentimenti, spiega l'approccio lucido e realista verso l'atteggiamento sfuggente ed effimero, inclinato nell'obliqua interpretazione di ogni approssimazione della coscienza. Sprigiona il cammino evolutivo verso la difesa introspettiva dell'inconscio, esplora il vissuto e l'aspetto analitico del sé attraverso le sfide del quotidiano, la natura degli eventi, sottolineando l'unicità della forza trainante delle parole, utilizzate per derivare l'influenza dei ricordi e della struggente familiarità. Gianni Marcantoni affonda le proprie radici elegiache nella nobile capacità di far convivere la poesia con il profilo delle proprie vicissitudini, dipinge il ritratto delle assenze donando l'intensità descrittiva e interpretativa alle immagini evocative, attraversa l'inquietudine e gli interrogativi della disperazione modulando l'ampio respiro di un'anima in conflitto con l'inconsistenza e la vacuità e in affinità con la spontanea validità dei pensieri e della trasmissione di un messaggio eloquente e dialogante con l'altro. Sedime condensa l'impronta della fatalità del destino, consuma l'ispirazione del desiderio vago e inespresso, addensa il grumo del vertiginoso vincolo dell'imprevisto alla necessità di oltrepassare la paura e lo sconforto, assicurare la volontà di indagare l'imponderabile, intrecciare il nostro destino al modo di percepire l'intuizione delle possibilità. Il libro arricchisce il significato sincero e incisivo delle metafore che percorrono la simbologia intensa e incontaminata dell'incontro spirituale con la forza suggestiva della natura, con la celebrazione dei luoghi, con la lusinga malinconica del passato e la dura incognita del presente, coinvolge la sintonia delicata tra il poeta e il lettore, offre numerosi spunti di riflessione intorno alla commovente e preziosa ricerca di noi stessi, alla fragilità delle stagioni, all'accorata frammentazione del silenzio, all'imperturbabile condanna della mancanza. Gianni Marcantoni riesce a comunicare la compassione e l'ostilità del divenire, aggiunge alla cognizione della propria identità la sensazione di una prospettiva infranta tra l'accettazione della perdizione e della salvezza, in cui le illusioni scardinano l'equilibrio, attirano l'estraneità, rivelano le incrinature e le ferite, deformando l'inevitabilità del dolore, alterando la provvisorietà. Accetta il cambiamento con la maturità coraggiosa della scrittura e della sua confessione.
Rita Bompadre - Centro di Lettura “Arturo Piatti” https://www.facebook.com/centroletturaarturopiatti/
PONTEGGI
All'ultimo tanta amarezza rimane,
disillusione per cui tutto
sembra disgregarsi fra le numerose
evocazioni del passato,
sempre più vivide e pesanti.
Nello scolare del tempo
ognuno diventa residuo di sé stesso
sopra uno strato prosciugato.
Mi mancate, avrei dovuto
fare molto di più per voi,
ho provato con tutto me stesso,
ma crescono i tagli:
sono terreni acidi e lapidi,
sempre più fraterni ponteggi.
MATTINO
C'era il mattino chiaro,
il mattino in noi,
simile a una lama rinforzata
legata a uno straccio
fluiva scombinato un sudore dai fianchi.
Animata è la goccia
e libero il tuo braccio, il campo-contatto
che infrangi
tu subito sommergi.
SEI
Nel sesto cuore,
della sesta grinza,
sei note sono state trovate,
affinché in un'altra soglia,
e per noi,
rilucesse
l'altrui corpo.
SOSTA
Dunque avresti trovato un'altra vita,
la possibilità ulteriore che non ho avuto io.
L'uomo viene sempre trascinato
fin dove dovrà sostare – in definitiva.
Le sabbie e le acque sono mutate in oro
custodito in una teca;
ultimo lascito di saliva,
ultima conformazione sancita.
Sei solo un cuore di vaga interezza
che si
fa strada e ronza
paziente, sottacendo la pozza,
nell'insistente afrore.
INTERVENTO
Da un intervento
a mani e bocca
partirono
due occhiate di rossore
in un pacato mese luminoso
senza fioriere.
In avviata successione
di saluti
cominciammo l'incisione
da quel
che ogni cosa riduce,
un tacere, uno
spartire in dispersione.
Gabriella Carrano, "Èros e Thànatos nel mondo greco-romano"
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Èros e Thànatos nel mondo greco-romano
Gabriella Carrano
Guido Miano Editore, Milano 2025
Sono sei i saggi critici di questa antologia, visitatrice del mondo culturale e ideologico ellenico e latino, ad opera della studiosa Gabriella Carrano, sulla tematica complessiva riguardante alcuni aspetti di Èros e Thànatos nel mondo greco e romano. Maggiori specificazioni sulla materia trattata emergono dalla suddivisione in capitoli dell’opera, ripartizione che delinea autori, periodi, linee di pensiero, tendenze, contenuti, stili: al centro vi è essenzialmente il teatro, non solo come genere letterario, ma soprattutto come specchio delle società, sulle cui concezioni e realizzazioni si è poi sviluppata la civiltà occidentale. Occorre leggere innanzitutto l’indice, poiché ci guida a penetrare più da vicino i messaggi che la Carrano vuol trasmettere circa la pòlis greca, l’Urbe romana, la condizione femminile in quei contesti, la carrellata degli autori - non solo teatrali - che hanno scritto testi significativi al riguardo, i rapporti con la dimensione mitologica, le sue considerazioni e i suoi giudizi di merito e di valore, con acute comparazioni tra loro ed anche con raffronti motivati con i secoli successivi fino alla contemporaneità.
Ecco dunque la sequela: 1. Le origini della tragedia e del tragico: le riflessioni di Mario Untersteiner; 2. Èros e Thànatos nell’èpos: il desiderio e il dramma della conoscenza nella trasfigurazione di Ulisse. Il viaggio dell’ulisside tra aretè ed entropia planetaria: l’inattingibile limen di un centro ‘periferico’; 3. Patogenesi dell’Eros al femminile nell’universalità del dramma classico. Fedra, Medea, Didone: tragedie di passione, passioni della storia; 4. Il fiore di Nosside in terra locrese: balsami alessandrini per una mistica della femminilità; 5. Ovidio e le pratiche abortive: èthos elegiaco e scientia ellenistica in Lucrezio e negli elegiaci; 6. La meditatio mortis senecana tra finis e transitus: i traslati del lessico dell’interiorità.
Come si evince già da tali input culturali il linguaggio dei vari saggi è spesso rigorosamente tecnico, specialistico, per addetti ai lavori, se non addirittura - talvolta - criptico ed esoterico: ciò, tuttavia, a mio parere, conferisce maggiore fascino alla narrazione, che ci conduce nell’avvincente viaggio nei mondi in questione, per molti purtroppo dimenticati: il lettore che naviga nelle dimensioni essoteriche, potrà approfondire con ricerche personali. Ecco un lacerto in cui prevale um linguaggio iniziatico: «Gli epigrammi di Nosside di Locri Epizefiri rappresentano un unicum nel panorama delle “avventure” femminili del tardoantico, non solo per la ripresa tutta “decadente” di stilemi saffici in una lingua intrisa di dorismi e di ricercatezze modellate sugli epicismi, ma anche per le robuste ibridazioni del genere epigrammatico con l’ilarotragedia del fliacografo Rintone di Taranto (Antologia Palatina, VII, 718)» (dalla Premessa al saggio Il fiore di Nosside in terra locrese). Inoltre occorre aggiungere la ricca dote di note culturali esplicative che il libro vanta, gli inserimenti di terminologie in latino e greco direttamente nei testi senza traduzioni, ed invece brani autoriali di varie dimensioni con traduzione a fianco.
Va sottolineata ancora l’importanza e l’influenza che il concetto dualistico di Èros e Thànatos, ovvero la pulsione di vita e la pulsione di morte, ha esercitato ed esercita sulla cultura europea, in primis nel pensiero freudiano e, in particolare, nel suo saggio Al di là del principio di piacere (1920). Qui il fondatore della psicanalisi fa riferimento ad Empedocle di Agrigento, la cui dottrina «[...] si avvicina talmente alla dottrina psicanalitica delle pulsioni, da indurci nella tentazione di affermare che le due dottrine sarebbero identiche». E Freud afferma che «[...] i due principi fondamentali di Empedocle - philìa (amore, amicizia) e nèikos (discordia, odio) - [...] sono la stessa cosa delle nostre due pulsioni Èros e Distruzione». Basterebbe solo ciò, sempre a mio parere, per invogliare a leggere il libro della Carrano e per prendere coscienza di quanto sia grande il nostro debito nei confronti delle radici greco-latine.
Ora, in forma forzatamente sintetica, chiudiamo tale premessa indicando al lettore i punti forti dei sei saggi critici: autori, tematiche e altro all’occorrenza. La Carrano sottolinea l’importanza del teatro greco per l’Atene classica, come una cerimonia di tipo religioso con valenze sociali e politiche. In Sofocle la tirannide è argomento primario. Per Aristotele la tragedia è evento catartico e panellenico che ha origine dal ditirambo (forma di lirica corale). La tragedia fa propria la materia mitologica. Gli apporti di Eschilo, Sofocle, Euripide sul ruolo femminile: Clitennestra, la donna virago dominante e regina assassina; il logocentrismo maschile da lei avversato; la ribellione al ruolo tradizionale; in Antigone, Elettra, Aiace la sottomissione della donna nella società greca, mercificata, dedita alla procreazione, in clausura, vittima della misoginia, il cui corpo è proprietà maschile. Domina «l’impero del maschio sulla donna nel mondo greco» (Introduzione, p.50).
Si passa al viaggio di Ulisse in Omero e in Dante, rimarcando il protagonismo della figura e dell’èpos dell’Ulìsside nel corso dei secoli, con molteplici riferimenti ad autori moderni, tra cui Leopardi, D’Annunzio, Pirandello, Joyce, Pascoli, Ungaretti, Saba, Mann, Eliot, Quasimodo, Primo Levi. Si ritorna alle grandi passioni del teatro classico con le vicende drammatiche di tre donne e con la conclusione riassuntiva della Carrano: «La disamina delle “passioni” di Fedra, Medea e Didone lascia spazio ad un’unica verità, adamantina ma tragica: l’amore di queste donne è delirio e vergogna, grido e silenzio, rovina e abbandono, consapevolezza e stratagemma, amore e odio, dignità e negazione della dignità».
Si varca l’Egeo per sbarcare nella Magna Grecia, dove l’autrice ci fa conoscere la lirica graziosa ed elegante di Nosside di Locri (III secolo a.C.), seguace di Saffo, il cui canto si pone in contrapposizione agli inni guerreschi. Infatti, come sottolinea la Carrano, «[...] la poesia di Nosside è il canto d’amore delle aristocratiche di Locri in una lingua espressiva, robusta ed “imagista” (linguaggio conciso, chiaro, essenziale, scarno… inciso mio) quale il dialetto dorico». Nella società della Locride di quel tempo la donna aveva un ruolo importante: vigeva una sorta di matriarcato. Oggi vi è ancora memoria dell’antica colonia, in quanto è stato istituito il “Premio Internazionale Nosside di Poesia” con il patrocinio Unesco.
Poi entriamo nel mondo romano antico con il saggio che vede Ovidio contro le pratiche abortive, tema di assoluta modernità. Egli si oppone nel nome di un nuovo èthos, contrapposto alle dottrine ellenizzanti di stampo “libertino e cortigiano”; come specifica ancora la Carrano: «[...] fides e pudicitia brillano, nella rivendicazione dell’eros coniugale, contro luxuria e cultus, così come la Roma evandrea diventa il paradigma di un mondo fantastico e felice contro gli eccessi della Roma opulenta e lasciva».
Ed infine ecco la filosofia di Lucio Anneo Seneca che affronta Thànatos, non sul versante escatologico, ma su quello esistenziale: con la metafora della clessidra, nella quale la sabbia scende lentamente, e con l’immagine eraclitea del fiume che scorre, illustra il divenire della nostra vita, nella quale “moriamo ogni giorno”, poiché procediamo inesorabilmente verso la fine e ogni momento vissuto è vita sottratta. Quindi se tutto intorno a noi si muove, fugge, è dentro di noi, nella nostra interiorità che dobbiamo ricercare la prima realtà ferma e solida a cui ancorarci. Siamo all’alba del Cristianesimo, che farà della vita interiore uno dei cardini della dottrina di un nuovo mondo e di un uomo nuovo.
Vale dunque la pena mettersi in viaggio con Gabriella Carrano insieme ai grandi dell’antichità per scoprire dimensioni umane oggi forse perdute nelle grandi illusioni tecnocratiche, virtuali, egotistiche, socialmente liquide.
Enzo Concardi
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L’AUTRICE
Gabriella Carrano, nata a Salerno ed ivi residente, è titolare di Lettere greche e latine presso il Liceo Classico Torquato Tasso della sua città. Laureata in Lingue e in Lettere classiche, ha ricoperto per diversi anni la docenza a contratto presso l’Università degli Studi di Salerno. Ha pubblicato monografie afferenti all’Anglistica, ma i suoi interessi sono principalmente focalizzati sul mondo antico.
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Gabriella Carrano, Èros e Thànatos nel mondo greco-romano, premessa di Enzo Concardi, Guido Miano Editore, Milano 2025, pp. 124, isbn 979-12-81351-43-1, mianoposta@gmail.com.
Laura Cecchetto, "Il canto del cuculo"
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Il canto del cuculo
Laura Cecchetto
Guido Miano Editore, Milano 2025
La poesia di Laura Cecchetto, di professione medico, canta la magica quotidianità delle cose semplici in quei mezzi toni che hanno segnato il sussurrare malinconico della nostra tradizione crepuscolare, con i delicati colori di una vita che scorre in ognuno di noi, segnato da momenti sereni e da dolori veri.
I temi trattati nella sua poesia cantano le meraviglie del Creato, la Natura con le sue delicate descrizioni ambientali, al riguardo si legga Fiori di campo: «Dolci fiori di campo/ nella vostra innocenza/ guardate verso il cielo/ semplici piccole corolle/ che emanano tenerezza…»; ma anche le ricorrenze religiose e familiari, la nostalgica evocazione del «…profumo/ della scoppiettante polenta,/ e la nonna in poltrona/ lavorava la lana/ frutto del suo amore…» (Il davanzale).
I suoi versi si ispirano spesso alla memoria, a malinconiche suggestioni del passato, nonché a rievocazioni di una civiltà più umana ancorata a quei valori puri e idealità che sembrano siano stati dissacrati dalla frettolosa civiltà tecnologica. Esemplificativa la poesia I nostri anni verdi: «…E questa era la vita/ dei nostri verdi anni/ e forse proprio per questo/ siamo cresciuti forti/ e ricchi di ideali/ senza tante pretese/ e con dei valori…», ma anche la gratitudine nei confronti dei propri genitori per avere ricevuto un’educazione tradizionale di valori e tradizioni.
L’innocenza perduta, il mito del falso progresso, il tema memoriale della sua giovinezza, la disumanizzazione e l’alienazione della società contemporanea sono i connotati che caratterizzano altresì i suoi componimenti. Ma è la gioia di vivere con tutte le sue contraddizioni e difficoltà che risulta essere l’elemento catalizzante della sua ispirazione: «Inchinati alla Vita/ che ti ha donato/ tante cose belle.// Inchinati anche quando/ ti dona lacrime e pianto…» (Inchinati alla vita).
La sua poesia è un inno alla Vita e al senso vero dell’esistenza: «La vita/ è Meravigliosa,/ anche quando piangi è meravigliosa,/ anche senza soldi/ è Meravigliosa…» (La vita). E in un panorama come quello attuale afflitto da un cupo pessimismo di ogni genere, da un continuo piangere e chiudersi in se stessi, l’ispirazione della sua lirica risulta una boccata di ossigeno.
Laura Cecchetto cerca di giungere a conoscere il mistero della vita, tentando di coglierne quell’essenza che spesso sfugge al controllo razionale. L’intensità del sentimento in alcune liriche lascia il posto ad immagini cariche di pathos dove i contenuti assumono una certa trascendenza dal dato reale per assurgere ad immagini pregne di significato emotivo. Per cui anche il canto del cuculo «riempie di magia/ la pacifica notte»
Poesia intimista che trae linfa da esperienze di vita vissuta. La poetessa infonde nel verso i segni di una profonda spiritualità con un profondo amore nei confronti della vita. Poesia sincera, immediata, cristallina che risente solo di una vibrante sensibilità, che non richiama mode letterarie ma che attinge ad una profonda dimensione spirituale. Soprattutto è il messaggio del calore familiare che certamente la Cecchetto ha voluto sottolineare; l’ultima àncora di salvezza per un’umanità che sembra abbia perduto, con la caduta della gerarchia dei valori, anche la capacità di cogliere nei momenti di serenità, la gioia di vivere. La parola diventa così strumento di colloquio con il prossimo, monito per le future generazioni nel ricordare che la vita è un dono di Dio e che per dirla alla Frank Capra nel suo fantastico film La vita è meravigliosa o alla Roberto Benigni La vita è bella.
Laura Cecchetto è titolare di alcune raccolte di poesia ed è anche un’acquerellista.
Michele Miano
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L’AUTRICE
Laura Cecchetto è nata nel 1954 a Torino dove attualmente vive e svolge la professione medica da 45 anni. Ha studiato Medicina e Chirurgia presso l’Università degli Studi della sua città, specializzandosi in Gerontologia e Geriatria; ama il suo lavoro e lo pratica con amore e dedizione. Studia pianoforte e chitarra con insegnanti qualificati e scrive testi di canzoni per chitarra. Ha pubblicato i libri di poesie: Petali di Rose (2021), El burg d’el fum, in dialetto piemontese (2023), Nei campi di lavanda (2025).
Laura Cecchetto, Il canto del cuculo, prefazione di Michele Miano, Guido Miano Editore, Milano 2025, pp. 64, isbn 979-12-81351-59-2, mianoposta@gmail.com.
Pietro Nigro, "Opera Omnia"
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Pietro Nigro
Opera Omnia, volume 2
Guido Miano Editore, 2024
Pietro Nigro è nato ad Avola (SR) nel 1939: ha insegnato inglese, è poeta ed è stato caro amico di Guido Miano, fondatore dell’omonima Casa Editrice.
Il volume presenta un’acuta prefazione di Enzo Concardi che fa luce con notevole acribia su tutte le tematiche presenti nel libro che sono articolate e complesse nella loro varietà.
Il corposo libro di Nigro, che prendiamo in considerazione in questa sede, è suddiviso in cinque capitoli caratterizzati da contenuti molto eterogenei tra loro.
Il lavoro in toto risulta molto originale e interessante per i suoi fortunati lettori sia che siano degli studiosi di letteratura, sia che siano solo spinti dalla passione intellettualistica e dall’ansia di erudizione e comprensione nella necessità e nella passione per la cultura in controtendenza all’alienazione della società odierna e alla caduta dei valori.
Il primo capitolo ha per oggetto “Pagine memoriali, d’arte e di letteratura”, il secondo “Narrativa e pensieri”, il terzo “Opere teatrali”, il quarto “Critica letteraria” e il quinto “Numismatica dell’Impero romano”.
Il volume racchiude il meglio della produzione in prosa di Nigro e il lettore non può non notare come dato incontrovertibile e fondante l’ecletticità dei temi nelle materie trattati nei singoli capitoli, che vanno dai ricordi dell’Autore stesso di arte e letteratura, alla narrativa al teatro fino alla numismatica dell’Impero romano, argomento che è veramente raro incontrare.
Tre dei cinque capitoli sono suddivisi a loro volta in sotto-capitoli in modo tale che il lettore leggendo l’indice si può rendere conto di cosa realmente può soddisfare la sua curiosità culturale avendo la possibilità di scegliere tra diverse opzioni per compiere uno stimolante e personale percorso di lettura.
In ambito narrativo il Nostro riesce a creare atmosfere oniriche di sogno ad occhi aperti che posseggono comunque un timbro simbolico e metaforico.
Notevole nella scrittura di Nigro la capacità di svelare la suspence attraverso un punto di partenza che si potrebbe definire parvenza di sogno per arrivare poi alla concretezza di quello che si delinea come un certo realismo.
Come critico letterario riesce scavando con la penna, per usare un’espressione del premio Nobel Heaney, nei versi e nelle prose degli autori analizzati a comprenderne pienamente l’interiorità, la personalità e la sensibilità dimostrata attraverso l’approccio analitico nell’accostarsi alla scrittura che è sempre esercizio di conoscenza.
Per restituire al lettore una comprensione completa ed esauriente di questo importante volume si dovrebbe scrivere un qualcosa che vada ben oltre le dimensioni di una recensione.
In ogni caso per approfondire il discorso su questo testo pare opportuno citare frasi dell’autore prese dai vari capitoli, per rendere anche empaticamente e senza mediazioni per il lettore l’essenza della materia trattata.
Interessante nel primo capitolo la sezione “Pagine autobiografiche” nella quale con un forte scatto e scarto memoriale Nigro scrive: Mio padre nato nel maggio 1912 era stato insegnante di matematica privato del giudice Italo Troja che era nato nel gennaio 1926 e che poi è stato mio insegnante privato di materie letterarie da quando avevo dieci anni fino al conseguimento, a diciotto anni, del diploma magistrale. Circa tredici anni di differenza tra l’età di mio padre e quella del giudice Troja e altrettanti tra la mia età e quella del giudice. Ma io trascorsi quasi nove anni accanto a colui che posso ben definire “il mio maestro” negli anni fondamentali di formazione. Era l’unico che m’incoraggiava negli studi diversamente da tutti i miei insegnanti della scuola pubblica che anzi deprimevano le mie ispirazioni letterarie, che già allora si facevano strada.
Dal capitolo 2 “Narrativa e pensieri” si ci sofferma sull’incipit del racconto Oltre la siepe: Su quelle alture coperte da una fitta foresta nell’aria intiepidita dai primi raggi del sole gli alberi, i rivoli d’acqua, le rocce coperte di muschio sembravano fondere i loro suoni con l’eco misterioso proveniente dalla profondità dell’universo che non colpivano l'udito ma il cuore.
Dal capitolo 3 “Opere teatrali” si riporta il seguente brano: didascalia dalla sceneggiatura dell’Atto unico Il padre sagace: Trama e argomento: Una breve commedia brillante e leggera, scarna e semplice, scritta con dialoghi rapidi in cui i personaggi dimostrano di saper bene ciò che vogliono. Il canovaccio è quello tradizionale della trama amorosa che vede intrecciarsi sentimenti e volontà, in un’epoca e in un contesto culturale in cui i matrimoni erano combinati ancora dalle famiglie dei giovani e delle giovinette.
Il capitolo quarto “Critica letteraria” include Introduzioni, prefazioni, recensioni di varie opere letterarie.
Nel capitolo quinto Numismatica dell’impero romano oltre ai testi sono riportate anche le immagini fotografiche delle monete usate durante l’impero romano nel loro mutare fisionomia con il succedersi dei vari imperatori.
Qui il Nostro si sofferma su una nutrita galleria di imperatori romani attraverso le loro biografie e per ogni imperatore accanto ai cenni storici sono presenti le immagini delle monete usate durante i loro regni.
Un lavoro poderoso quello di Pietro Nigro che può anche essere visto come uno strumento di consultazione per la molteplicità degli argomenti trattati per la qual cosa risulta difficile classificare in un preciso genere questo volume eclettico che non è un saggio su un solo argomento ma un caleidoscopio letterario di grande complessità, non un singolo saggio ma una raccolta di saggi.
Raffaele Piazza
Pietro Nigro, Opera Omnia. Volume 2 - Prose, prefazione di Enzo Concardi, Guido Miano Editore, Milano 2024, pp. 232, isbn 979-12-81351-39-4, mianoposta@gmail.com.
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