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signoradeifiltri.blog (not only book reviews)

serena pisaneschi

Radio Blog: Serena Pisaneschi e i suoi libri sotto l'albero

5 Dicembre 2018 , Scritto da Chiara Pugliese Con tag #chiara pugliese, #radioblog, #serena pisaneschi, #unasettimanamagica

 

 

 

 

E continuano, senza sosta, i nostri suggerimenti di lettura.
Stavolta a consigliarvi tre libri sarà Serena Pisaneschi, già ospite di Radio Blog per parlarci dell'iniziativa Letture da metropolitana alla quale anche lei collabora scrivendo racconti brevi.

 

I suggerimenti di Serena sono:
 

- Il deserto dei tartari di DINO BUZZATI - Libri Mondadori
- Cuccette per signora di Anita Nair Official - Edizioni Neri Pozza
- Il bistrò dei libri e dei sogni di Rossella Calabrò - Edizioni Sperling & Kupfer

 

Per conoscere meglio Serena andate a visitare il suo blog : https://fatelargoaisognatori.wordpress.com/

 

Buon ascolto!

 

A cura di Chiara Pugliese
Musica: www.bensound.com
Per contattarci: radioblog2017@gmail.com

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Anosh Irani, "Il bambino con i petali in tasca"

1 Aprile 2018 , Scritto da Serena Pisaneschi Con tag #serena pisaneschi, #recensioni

 

 

 

 

 

 

Il bambino con i petali in tasca

Anosh Irani

 

Piemme, 2008

 

 

Di solito mi ricordo più o meno chiaramente la ragione che mi ha portato ad acquistare un libro, e anche il luogo in cui l'ho acquistato. Che sia stato per una recensione che ho letto, per un suggerimento o per curiosità, che sia stato in libreria, ad un mercatino dell'usato o su Amazon, ogni volume della mia libreria, comprato o regalato, possiede una sua storia. Per Il bambino coi petali in tasca di Anosh Irani, invece, non saprei raccontare niente.

L'estate scorsa, speranzosa di riuscire a leggere nonostante un bambino che chiede spesso la mia attenzione, ho messo in valigia due piccole raccolte di racconti di Grazia Deledda e questo romanzo, quasi preso a caso dalla libreria. La sua fortuna – anzi soprattutto la mia – è stata capitare nella fila davanti ed essere a portata di mano. Così prendo questo volume che ha in copertina un paio d'occhi neri e profondissimi ed un sorriso travolgente, entrambi incollati sul volto di un bambino poco più grande di mio figlio, e, interrogandomi sul motivo della sua presenza nei miei scaffali, mi faccio catturare dalla trama e lo porto con me.

Inspiegabilmente in vacanza ho il tempo di leggere. Grazia Deledda è la prima ad essere scelta finendo in pochi giorni, poi tocca al romanzo sconosciuto. Lo apro e vengo travolta quasi subito dall'India, ma non da quella bella, fatta di templi, colori e profumi. Arriva forte l'India dei poveri, degli orfanotrofi, dei bambini di strada, della fame, delle difficoltà. Arrivano forte alcuni ragazzini con i loro sogni e le loro battaglie. Emerge a gran voce l'indiscutibile voglia di rivalsa, di conquista di un futuro migliore, così come si fa sentire subito anche l'immediata certezza che la vita, per loro, non ha in riserbo che infelicità. Ma lottano i ragazzini, al pari di leoni. Lottano per un ideale, per un po' d'affetto, per un pezzo di pane, per la legge del più forte che impone la sopravvivenza.

Tutto questo ci viene raccontato da Chamdi, un orfano di dieci anni molto sensibile e beneducato, innamorato dei colori della bougaville del cortile dell'orfanotrofio in cui vive. Un giorno Chamdi decide di scappare per andare a cercare suo padre, così si ritrova nella enorme Bombay, in una zona flagellata da scontri tra musulmani e induisti e in un contesto dove la povertà e la violenza regnano sopra a tutto. Incontrerà presto Sumdi e sua sorella Guddi, che vivono per strada da sempre e lo aiuteranno ad affrontare un mondo che loro conoscono fin troppo bene. Così, con in tasca una manciata dei petali della pianta che tanto ama, Chamdi si ritrova sia a fronteggiare la tirannia di una città impietosa che a scoprire il valore dell'amicizia.

Se avete voglia di un libro che vi commuova alle lacrime, che vi coinvolga emotivamente e anche che vi faccia rabbia (perché in molto punti avrete voglia di entrare tra le pagine e farvi sentire) è il libro che fa per voi. Io l'ho letto in quattro o cinque giorni, divorandolo in ogni momento a disposizione. Probabilmente il fatto di essere madre influisce molto sulla mia opinione, però posso garantirvi che questa storia ha cuore e passione, che vi rimarrà addosso per un po' e vi farà riflettere su quello che, troppo spesso, viene ignorato. Il bambino coi petali in tasca, il cui titolo originale è diverso e vi invito ad andarlo a cercare, è una lettura che mi ha sorpreso e ammaliato fino in fondo. Non ho idea di come sia finito nella mia biblioteca, ma non posso fare a meno di ringraziare la fortunata circostanza che me lo fatto capitare tra le mani, qualunque essa sia.

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"Lo Zahir" di Paulo Coelho

24 Gennaio 2018 , Scritto da Serena Pisaneschi Con tag #serena pisaneschi, #recensioni

 

 

 

 

 

Lo Zahir

Paulo Coelho

Bompiani, 2015 

 

 

Chi ha letto anche solo un libro di Paulo Coelho conosce lo stile dell'autore: molto spirituale, molto filosofico, molto contemplativo. Io ne ho letti solo alcuni, però l'ultimo che ho avuto tra le mani, ovvero Lo Zahir, è capitato proprio nel momento perfetto. Lo stesso mi è successo con Veronika decide di morire ed ancora di più con L'Alchimista, e giuro che quando accade, quando il libro giusto arriva al momento giusto, è come una magia.

Alcuni sostengono che siano i libri a sceglierci, ed io un po' ci credo. Lo Zahir lo avevo comprato usato ad un mercatino poche settimane prima di decidermi a sfogliarlo, mi ricordo che detti la precedenza di lettura ad un altro libro acquistato quello stesso giorno. Adesso non posso fare a meno di chiedermi se, invertendo l'ordine delle letture, avrei colto il messaggio con la stessa intensità. Perché, secondo me, quello che fa Coelho non è lasciar spazio al lettore, non è buttare là una manciata di idee e lasciare l'interpretazione a piacimento di chi legge. No, lui ti dice esattamente cosa devi imparare da ciò che sta leggendo, mette bene in chiaro il messaggio che vuole trasmettere. La cosa bella dei suoi libri, però, è che questa grande verità ce la regala a piccole dosi solo strada facendo, attraverso la continua presa di coscienza del protagonista. Man mano che la storia prosegue, il lettore si trova a percorrere la stessa strada emotiva e, suo malgrado, si troverà a pensare gli stessi pensieri. Certo, questo capita praticamente con ogni libro, specialmente se scritto in prima persona, ma in più, nelle sue opere, c'è veramente una forte immedesimazione. Non solo per le vicende o la trama, quanto per il fatto che, alla fine, quello che sente il protagonista lo sentiremo anche noi. E lo sentiremo perché abbiamo cominciato dall'inizio, magari scettici e mentalmente predisposti in modo diverso. Poi però pagina dopo pagina, esperienza dopo esperienza, eccoci arrivati alla fine ormai persi dentro a nuovi concetti, punti di vista differenti e, se predisposti, anche con qualche consapevolezza in più.

Io ho finito di leggere Lo Zahir i primi giorni di gennaio, l'avevo cominciato a dicembre, un mese che già di per sé mi stava regalando alcune realtà importanti. Erano solo accennate, braci appena accese, poi ho finto il libro ed è divampato l'incendio. Non voglio svelarvi il messaggio, sia perché vorrei avervi incuriosito abbastanza per leggerlo, sia perché, comunque, il viaggio va fatto partendo dall'inizio per arrivare alla meta giusta. E non vi fate scoraggiare da un protagonista un po' antipatico (perché lo è) o da una certa lentezza (perché un po' ce n'è), alla fine varrà la pena aver sopportato tutti e due. Quello che mi sento di dire di Coelho è che il genere e lo stile possono non piacere, fortunatamente ognuno ha i propri gusti, però magari provate a dargli una possibilità, se non a questo titolo nello specifico, all'autore. Ripeto che io ho letto solo tre dei suoi circa trenta titoli, praticamente appena un misero dieci percento, però tutte e tre sono state letture decisamente rivelatrici, e qui la percentuale decuplica.

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