Sull’educazione dei bambini: il meccanismo dell’imitazione
30 Marzo 2017 , Scritto da Federica Cabras Con tag #federica cabras, #educazione, #psicologia
Avete dei bambini? Quale tattica usate per farvi ascoltare?
Io non ho figli, ma ho una sorella più piccola alla quale ho sempre urlato molto, moltissimo. Nemmeno so contare le volte che mi sono ritirata in stanza con un gran mal di gola, senza nemmeno aver raggiunto quello che era il mio scopo originario.
Ora lei è una bellissima piccola donna che si prepara – fra pochi mesi, ahimè, prenderà il volo – alla prima superiore, ma quando era piccola si comportava, appunto, da piccola. E come biasimarla? Io però, nel frattempo, entravo in quel periodo della vita dove le energie sono a mille ma la pazienza scarseggia. Più lei ballava e cantava mentre io studiavo, più cercavo – con quelle che erano urla spacca timpani – di convincerla ad andare in un’altra stanza, eventualmente, per provare quelle coreografie degne di Amici e quegli acuti che sembravano quelli di Adele. Non ho mai capito – ora miriadi di studi chiariscono la questione – che urlare non serviva. Nemmeno un po’.
È bene che mi segni questa regola fondamentale, nel caso di eventuali figli: i bambini sono spugne, fanno tutto ciò che ci vedono fare. Ecco perché quelle urla erano sbagliate, dannose. Le hanno insegnato, probabilmente, ad urlare a sua volta.
La frase da usare?
“Fai come me.”
Possiamo usare questa frase ogni volta che vogliamo che il bambino in questione imiti il nostro comportamento.
Prendi come me la forchetta; leggi come sto facendo io; disegna come me.
È proprio tramite l’imitazione degli adulti che stanno loro accanto – dicono gli psicologi – che il bambino inizia quello che è il suo personale processo di crescita.
Per prima cosa, impariamo a modulare il tono. Deve essere deciso, sì, ma non troppo severo. Non si deve essere duri, occorre solo cercare di esortare il bambino a seguire con attenzione ciò che abbiamo da dirgli.
Poi, seconda cosa, i gesti: no a nervosismo o chiusura; sì a gioco, amorevolezza, dolcezza.
Serve tatto, affetto. Dobbiamo apparire disponibili.
Per i bambini, il processo di imitazione inizia presto: già intorno ai due mesi di vita – tramite il meccanismo pianto/riso – sembrano interessarsi alle nostre reazioni, poi affinano la tecnica. Si sentono grandi, quando cercano di emulare i comportamenti degli adulti.
Per far raccontare la loro giornata, quale modo migliore del raccontare noi la nostra?
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