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Otello Chelli, "Rizio"

4 Luglio 2015 , Scritto da Patrizia Poli Con tag #poli patrizia, #recensioni

Otello Chelli, "Rizio"

Rizio

Otello Chelli

MdS Editore, 2015

pp 164

12,00

Rizio appartiene alla “stirpe dei Morgiano”, è giovane, avvenente, povero. Rizio è un comunista duro e puro, dall’animo nobile, solidale, quasi evangelico. Vive nella baraccopoli, sorta sui prati della fortezza Nuova a seguito dei bombardamenti che hanno devastato Livorno. Benvoluto dai vertici del partito, sta facendo carriera come politico, mantenendo indipendenza di giudizio e coscienza personale. S’imbatte in Valeria Righi, esponente di spicco della Democrazia Cristiana. Valeria è più grande di Rizio, è fervente cattolica, anticomunista, sposata con prole. Ma è bella, dolce, innocente, pura quanto il giovane labronico. S’innamorano e la vita li travolge.

Rizio, di Otello Chelli, è un vero e proprio romanzo storico, ambientato nel dopoguerra, con vicende reali e personaggi famosi, come Enrico Berlinguer e Ilio Barontini, mescolati ad altri di fantasia.

La parte migliore del testo non è la trama, non è l’afflato politico, non è nemmeno il grande amore descritto con enfasi e linguaggio d’altri tempi. Il momento in cui Chelli raggiunge il suo apice è, come sempre, nella descrizione accorata del suo quartiere, La Venezia, di cui già avemmo a parlare leggendo il suo Gente della Venezia.

La Venezia rappresenta, per Chelli, quello che, per un uomo anziano ma ancora innamorato, è la sposa invecchiata. Solo lui, nel chiuso della memoria, sa vederla com’era, giovanetta in fiore, senza rughe né crepe. Quella che racconta con toni accorati, è la Venezia di prima dei bombardamenti, il luogo magico dove è cresciuto.

Ho vissuto i miei primi dieci anni in una fiaba, il quartiere della Venezia, circondato, come sai, da una rete di canali dove navigano e vengono ormeggiati i navicelli, quei barconi che, trascinati da un uomo armato di una lunga pertica, scivolavano silenziosi, carichi di merci da e per il porto.” (pag 49)

È da notare a margine come l’ateo Chelli riesca a descrivere sentimenti religiosi con quasi più emozione di chi religioso lo è davvero ma forse in modo scontato. Si tratta di quell’anelito verso il soprasensibile che accomuna i non credenti dotati di animo poetico e non puramente materialista.

Quel “ragazzo era un uomo diverso da tutti gli altri, egli sembrava un antico, individuava e inseriva nel suo universo i segni forniti dalla Creazione e aveva rapporti trascendenti, non sapeva con chi.” (pag 68)

Anche l’amore è un mezzo per raggiungere la trascendenza. Puro, sublime, di una carnalità scevra di ogni bassezza. È l’unione mistica di due corpi, ma soprattutto di due anime, capace di superare ogni ostacolo, di sopravvivere oltre la morte.

Anche la politica è intesa in questo stesso modo: come lotta eterna e titanica fra Bene e Male, come combattimento corpo a corpo fino alla morte, ma anche come pietà, giustizia, compassione. Contempla persino la stima del nemico, quando sia mosso dagli stessi, seppur opposti, ideali.

In “questo tempo ho conosciuto uomini di tale levatura, anche tra quelli della maggioranza, che in un futuro non troppo lontano non avranno successori degni di tanto valore e ciò mi fa temere per il destino del nostro paese.”

Al di là delle convinzioni di ciascuno, come dargli torto?

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