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Il Cristo di Giotto

12 Settembre 2017 , Scritto da Patrizia Poli Con tag #poli patrizia, #storia, #pittura, #personaggi da conoscere

A sinistra il crocifisso di Cimabue, in Santa Croce, a destra quello di Giotto, in Santa Maria NovellaA sinistra il crocifisso di Cimabue, in Santa Croce, a destra quello di Giotto, in Santa Maria Novella

A sinistra il crocifisso di Cimabue, in Santa Croce, a destra quello di Giotto, in Santa Maria Novella

The city people, in the end, were tired of struggles. It happened then that a merchant - or a banker or a nobleman - richer and more powerful than the others, allied himself with the small people, after promising better conditions of life, and became master of the city. In this way the Municipalities were transformed into Lordships. Citizens no longer chose their leaders.

It is not easy to be free, the citizens of the Municipalities tried to do it from 1200 to 1400 AD, but their attempts resulted in a failure. However, during these turbulent centuries, some great Italians stood out for their spirit and their works.

One of these was Giotto di Bondone (1267-1337). Even today the walls of some churches in Florence, Assisi and Padua are covered with paintings that tell the life of St. Francis and Jesus. They are all paintings by Giotto or, at least, it is thought that they are or that he contributed considerably. The restoration of the crucifix of the Opificio delle Pietre dure in 2001 seems to have dispelled all doubts.

If the cycle of San Francesco is uncertain, it is certainly the splendid Scrovegni chapel in Padua.

Who does not remember the Giotto brand drawing albums sold in the 60s? Giotto is portrayed on the cover, while drawing a sheep on a stone, observed by Cimabue who, according to legend, thus became his master. It also seems that the Tuscan painter knew how to draw an O without compass, and that he painted a fly so realistic that Cimabue tried to chase it away.

Legends aside, Giotto modernizes painting, abandons the still images and golds of Byzantine art, recovering contact with reality and nature. The figures are no longer flat but become concrete, surpassing those of Cimabue. This leaves behind the "Greek" conventions, followed until a few years earlier by Cimabue and all the other painters. Dante Alighieri writes:

 

Credette Cimabue ne la pittura

tener lo campo, e ora ha Giotto il grido,

sì che la fama di colui è scura. (Purgatorio Canto XI)

 

 

Giotto's Christ is no longer a Byzantine icon but a crucified man, with blood flowing from his side. Giotto, in fact, abandoned the iconography of the Jesus arched to the left, with the halo still similar to that of the Pantocrator, to paint it with the figure sinking downwards and the head forward, with the arms no longer parallel to the ground but flexed by weight and suffering. We move from a merely spiritual and mystical image to a more concrete one, from centuries drenched in faith and a search for transcendence - from the upward push given by Gothic architecture - to a period in which man, his figure and its carnality, will be central. There is even a hint of light that, over time, will take us to Caravaggio.

This is how we move slowly but surely from the Middle Ages to the Renaissance.

 

 

 

 

Il popolo delle città, alla fine, fu stanco di lotte. Accadde allora che un mercante - o un banchiere o un nobile - più ricco e potente degli altri, si alleasse col popolo minuto, dopo aver promesso migliori condizioni di vita, e diventasse padrone della città. In questo modo i Comuni si trasformarono in Signorie. Non erano più i cittadini a scegliere i loro capi.

Non è facile essere liberi, i cittadini dei Comuni cercarono di farlo dal 1200 al 1400 d.c., ma i loro tentativi si risolsero in un fallimento. Tuttavia, durante questi secoli pieni di fermento, alcuni grandi italiani si distinsero per il loro spirito e le loro opere.

Uno di questi fu Giotto di Bondone (1267-1337). Ancora oggi le mura di alcune chiese di Firenze, Assisi e Padova sono coperte di pitture che raccontano la vita di San Francesco e Gesù. Sono tutte pitture di Giotto o, almeno, si pensa che lo siano o che egli vi abbia contribuito notevolmente. Il restauro del crocifisso dell’Opificio delle Pietre dure nel 2001 pare aver fugato tutti i dubbi.

Se il ciclo di San Francesco è d’incerta attribuzione, sicuramente sua è la splendida cappella degli Scrovegni a Padova.

Chi non ricorda gli album da disegno di marca Giotto venduti negli anni 60? Vi è ritratto in copertina, appunto, Giotto che disegna una pecora su un sasso, osservato alle spalle da Cimabue che, dice la leggenda, in questo modo ne divenne maestro. Pare anche che il pittore toscano sapesse disegnare un O senza compasso, e che abbia dipinto una mosca talmente realistica che Cimabue cercò di scacciarla.

Leggende a parte, Giotto modernizza la pittura, abbandona le immagini fisse e gli ori dell’arte bizantina, recuperando il contatto con la realtà e la natura. Le figure non sono più piatte ma diventano concrete, superando quelle di Cimabue. Si abbandonano così le convenzioni "alla greca", seguite fino a pochi anni prima da Cimabue e tutti gli altri pittori. Scrive Dante Alighieri:

 

Credette Cimabue ne la pittura

tener lo campo, e ora ha Giotto il grido,

sì che la fama di colui è scura. (Purgatorio Canto XI)

 

Il Cristo di Giotto non è più un’icona bizantina ma un uomo crocifisso, col sangue che sgorga dal costato. Giotto, infatti, abbandonò l'iconografia del Gesù inarcato a sinistra, con l’aureola ancora simile a quella del pantocratore, per dipingerlo con la figura che sprofonda verso il basso e piega il dorso e la testa in avanti, con le braccia non più parallele al terreno ma flesse dal peso e dalla sofferenza. Si passa da un’immagine solo spirituale e mistica a una più concreta, da secoli intrisi di fede e di ricerca di trascendenza - dalla spinta verso l’alto data dall’architettura gotica - a un periodo in cui l’uomo, la sua figura e la sua carnalità saranno centrali. C’è persino un accenno di luce pastosa che, attraverso il tempo, ci porterà fino a Caravaggio.

È così che si passa, lentamente ma inesorabilmente, dal Medioevo al Rinascimento.

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