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signoradeifiltri.blog (not only book reviews)

le riflessioni di luca

Io e Facebook

25 Luglio 2018 , Scritto da Luca Lapi Con tag #luca lapi, #le riflessioni di luca

 

 

 
 
 
Facebook (FB), troppo o poco, mi fa male?
     Me lo farebbe se mi diventasse sostitutivo ai rapporti interpersonali/intersessuali fisici, se questi fossero presenti nella mia vita, ma se non lo fossero?
     Mi farebbe bene se mi diventasse alternativo ai rapporti interpersonali ed intersessuali fisici: ci sarebbe tempo sia per FB che per questi altri rapporti.
     Mi fa bene quando ritrovo chi sia contento di essere stato cercato e di avermi ritrovato, quando mi si trova dopo avermi cercato e sono contento di chi mi abbia cercato e trovato.
     Mi fa meno bene, ma non è colpa di FB, quando cerco e trovo chi non voglia che li cerchi; quando cerco, trovo e chiedo l'amicizia ad alcuni di cui mi ricordo, ma questi me la negano, non ricordandosi di me.
     Mi fa bene perché parole volano e scritto rimane: amo conservare ciò che scrivo e che mi è stato scritto.
     FB (e la chat) mi fa meno bene perché mi aiuta meno o poco ad uscire da mutismo e monosillabismo.
     E-mail e lettere cartacee mi fanno bene: ho tempo per riflettere e decidere di rispondere, benché possano essere, negativamente, espedienti per mantenere, fisicamente, sentimentalmente, distanze dal sottoscritto.
 
          Luca Lapi 
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Webete

25 Giugno 2018 , Scritto da Luca Lapi Con tag #luca lapi, #le riflessioni di luca

 

 

 
 
 
 
Trovo su unaparolaalgiorno.it il seguente significato del neologismo "webete": "Persona che scrive online cose stupide, povere e aggressive, persona ignara delle potenzialità di internet".
     Scrivo online cose stupide?
     Sì, le scrivo, talvolta, ma non lo faccio che per sfatare il mito del sottoscritto come persona troppo seria.
     Scrivo online cose povere?
     Forse, secondo il parere di qualche lettrice o lettore, ma cerco di dare una ricchezza di significato ad alcune delle cose che scrivo, comunque, non sempre riuscendovi, evidentemente.
     Scrivo online cose aggressive?
     Forse, quando cerco di fare valere le mie ragioni con qualcuno/qualcuna, nei miei messaggi privati, chattando con qualcuno/qualcuna.
     Sono una persona ignara delle potenzialità di internet?
     Sì, penso di sì, sinceramente!!!
 
          Luca Lapi luca.lapi@alice.it
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La resilienza

2 Giugno 2018 , Scritto da Luca Lapi Con tag #luca lapi, #le riflessioni di luca

 

 

 
 
 
 
"La resilienza è la capacità...di far fronte in maniera positiva ad eventi traumatici, di riorganizzare la propria vita dinanzi alle difficoltà".
     "Resilienza" mi fa venire in mente, subito: "resistenza" e mi torna, pensando al significato che, qui sopra, ho trovato in Internet.
     "Capacità": mi fa venire in mente il "litro" come unità di misura di "capacità".
     Un litro di acqua è capace di dissetare chiunque abbia sete.
     "Far fronte": si versa dell'acqua in un fazzoletto che si applica alla fronte per "far fronte" alla febbre alta.
     "Far fronte" dev'essere un punto di partenza per arrivare "all'essere fonte" e, qui, si torna al tema dell'acqua.
     "Essere, consapevolmente, fonte" di risorse da porre a servizio di tutti, di ricchezze da condividere con tutti.
     "In maniera positiva": la maniera, per essere positiva, dovrebbe diventare "miniera" (interiore) in cui addentrarsi per estrarvi il positivo da porre a servizio di tutti, da condividere con tutti.
     "Eventi traumatici": ne ho vissuto uno, il 18 Ottobre 2016, ma so, oggi, che da e di codesto "evento traumatico" devo estrarre e trarre il "vento" per soffiarmi nella giusta direzione; "trauma" dovrebbe diventare "trama" di una bella storia, ancora, tutta da tessere.
     "Riorganizzare la propria vita": si riorganizza la propria vita quando questa è stata devastata da un disordine esterno o interno.
     "Dinanzi alle difficoltà": non nascondersi dinanzi alle difficoltà, ma acquisire consapevolezza delle nostre facoltà per impiegarle contro le difficoltà.
     Spero di riuscire a continuare ad essere "resiliente"!!!
 
          Luca Lapi 
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Umiltà, disinteresse e beatitudine

30 Aprile 2018 , Scritto da Luca Lapi Con tag #luca lapi, #le riflessioni di luca


 

 

    

 

UMILTA' mi piace anche se mi è difficile metterla in pratica, forse. 
     Mi piace l'accento sulla vocale finale di questo vocabolo. 
     Mi piace perché penso che, se sulla vocale finale di questo vocabolo è stato posto l'accento, significa che l'inventore della lingua italiana debba avere considerato l'UMILTA' molto importante. 
     DISINTERESSE mi pare una conseguenza naturale dell'UMILTA'. 
     Un gesto compiuto con UMILTA' lo è anche con DISINTERESSE. 
     Ci sarebbe INTERESSE a lasciarlo incompiuto, altrimenti. 
     BEATITUDINE: c'è BEATITUDINE in ogni gesto compiuto con UMILTA' e con DISINTERESSE. 
     Il vocabolo italiano BEATITUDINE mi fa pensare a quello straniero BEAT, curiosamente. 
     BEAT significa STANCO, ABBATTUTO, ma anche OTTIMISTA, BEATO. 
     Si prova STANCHEZZA dopo avere compiuto il proprio dovere, con UMILTA' e con DISINTERESSE. 
     Si prova ABBATTIMENTO, dopo, nel constatare che si sarebbe potuto fare di più. 
     Ma si provano anche OTTIMISMO nel pensare, prima, che ciò che si sente il dovere di fare possa servire a qualcuno, a qualcosa e BEATITUDINE nel constatare, poi, che ciò che si è sentito il dovere di fare e che si è fatto sia servito a qualcuno, a qualcosa. 

          Luca Lapi 
     

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LA QUOTIDIANITA' DEGLI ALTRI DAL MIO PUNTO DI VISTA 

28 Marzo 2018 , Scritto da Luca Lapi Con tag #luca lapi, #le riflessioni di luca

 


 

 

Chi sono "gli altri", intanto, secondo me? 
Chi dovrebbero, almeno, esserlo? 
Gli altri dovrebbero esserlo i normodotati rispetto a me che sono disabile, ma che mi considero diversamente abile poiché posso fare qualcosa, ma non posso fare qualcos'altro. 
Gli altri dovrebbero esserlo gli accoppiati, i fidanzati, gli sposati, i conviventi, ma anche i separati, i divorziati e i vedovi rispetto a me che sono "single". 
Gli altri dovrebbero esserlo i genitori (non il mio babbo) rispetto a me che non sono che figlio (del mio babbo). 
Gli altri dovrebbero esserlo gli orfani ed io sono, parzialmente, altro, in quanto orfano della mia Mamma. 
Gli altri dovrebbero esserlo i giovani rispetto a me che ho oltrepassato i secondi "anta". 
Ma l'altro sono anch'io rispetto agli altri che ho descritto. 
Conosco la quotidianità degli altri? 
Ne ho un mio punto di vista? 
La quotidianità degli altri che io conosca e di cui io riesca, in qualche modo, a farmi un mio punto di vista è quella di qualche normodotato che si chiude nel suo esserlo (come bruco chiuso, con deliberato consenso, nel suo bozzolo, rifiutandosi di diventare crisalide, per paura di entrare in crisi, bruciando, perciò, l'opportunità di diventare, un giorno, farfalla) e non lo condivide con chi è disabile, non permette al disabile di fargli capire (al normodotato) che oltre alle disabilità del disabile c'è di più, ci sono le diverse abilità (apparentemente, nascoste nelle disabilità) del disabile (diventato, consapevolmente, diversamente abile) che sente un gran bisogno di condividere coi normodotati, se glielo permettessero. 
Altri normodotati (grazie a Dio Padre) si aprono e condividono con me, permettendomi, a mia volta, di aprirmi e di condividere con loro. 


          Luca Lapi 
 

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La conversazione

21 Febbraio 2018 , Scritto da Luca Lapi Con tag #luca lapi, #le riflessioni di luca

 

 

 

 

La conversazione verbale ha perso d'importanza a vantaggio della parola scritta.
     Una vola e l'altra resta, invece, ma una si fa "faccia a faccia", mentre l'altra si crea a distanza ed essa stessa, col suo autore, crea distanza dal suo lettore.
     Vorrei che la nostra fosse civiltà dell'immaginazione, ma non è che viltà di ogni bella immagine che cela, dietro ad ogni bella maschera, ogni vero e brutto volto!!!

          Luca Lapi

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L'orologio

27 Gennaio 2018 , Scritto da Luca Lapi Con tag #luca lapi, #le riflessioni di luca

 
 

 

 
 
 
L'orologio: la mia ossessione, quando ero piccolo.
     Aveva le lancette, a quel tempo: non riuscivo ad imparare a leggerlo.
     Non mi sforzavo.
     Era come una nuova materia, da studiare, insieme alle altre scolastiche e, per questo motivo, non volevo applicarmici.
     Si trattava di numeri e l'aritmetica (fino alla geometria analitica, al Liceo) è stata la mia "bestia nera", sempre.
     Imparai, poi,  e la puntualità divenne l'ossessione conseguente.
     Ero puntuale o in anticipo con amiche e con amici ed esigevo puntualità da ciascuno di loro.
     Li aspettavo, guardando l'orologio.
     Mi preoccupavo dei loro ritardi e m'inquietavo (dentro di me) quando, telefonandomi, mi dicevano di non potere venire.
     Non potevo sapere se mi dicessero una bugia o la verità.
 
          Luca Lapi luca.lapi@alice.it

 

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In poche parole

27 Dicembre 2017 , Scritto da Luca Lapi Con tag #luca lapi, #le riflessioni di luca

 

 



    

 

In poche parole...
     Cosa potrebbe stare "in poche parole..."?
     "Poche" è un aggettivo indefinito, plurale, femminile.
     E' anche un sostantivo, singolare, femminile, in francese.
     Significa: "tasca".
     Poche parole potrebbero stare in tasca, in un foglietto ripiegato dove sono state scritte.
     Il foglietto potrebbe essere tirato fuori dalla tasca, aperto e le poche parole, costì, impresse, potrebbero essere lette, privatamente, mentalmente o pubblicamente, a voce alta.
     Poche parole sono succinte e pronunciarle potrebbe essere scandaloso.
     Poche parole potrebbero essere l'inizio di una prole feconda di opinioni, di convinzioni e vale la pena concepirle e partorirle, senza abortirle: tutto ciò potrebbe stare "in poche parole..."
     Poche parole, restando tali, non corrono il rischio di degenerare in un discorso prolisso, troppo lungo.

          Luca Lapi luca.lapi@alice.it

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Il ristorante

26 Novembre 2017 , Scritto da Luca Lapi Con tag #luca lapi, #le riflessioni di luca

 



    

 

Il ristorante o "restaurant" dovrebbe ristorare, restaurare i rapporti interpersonali ed intersessuali, eventualmente, deteriorati, interrotti, ma la mia esperienza è diversa.
Il cibo alimentare mi ristora, ma sento il bisogno del cibo spirituale che mi verrebbe dai rapporti interpersonali ed intersessuali, al ristorante, ma si è educati e non si parla con la bocca piena o si è furbi e si approfitta della bocca piena per non parlare.
     Il cibo alimentare, al "restaurant", dovrebbe essere pretesto per restaurare rapporti interpersonali ed intersessuali deteriorati, ma, al contrario, si completa la demolizione e il cibo alimentare e/o spirituale resta indigesto.
     Il cibo alimentare preso al ristorante o "restaurant" rischia di diventare l'unico amico che ci faccia compagnia quando chi ci sta accanto e con cui stiamo insieme non sta, a sua volta, insieme a noi, ma, solo, accanto e, addirittura, col proposito di accantonarci.
     Si dovrebbe stare insieme, con passione, al ristorante o "restaurant", ma, spesso, si sta accanto, con rassegnazione, sentendoci come se si dovesse "pagare una tassa", accettando un invito, per non doverci pensare più o ci si volesse "togliere un dente":"Oddio, con chi mi tocca stare accanto! Non vedo l'ora di togliermi questo dente cariato!"
     L'invitato, costretto, se ne sta con un gluteo seduto e l'altro alzato, pronto per partire e chi l'ha invitato non deve faticare per accorgersene.

          Luca Lapi luca.lapi@alice.it

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Il regalo

29 Ottobre 2017 , Scritto da Luca Lapi Con tag #luca lapi, #le riflessioni di luca

 

 

   

 

  Il regalo non è un regalo.
     Il regalo è specifico, mentre un regalo è generico.
     Il regalo è una richiesta particolare, mentre un regalo è una sorpresa.
     Potrebbe non piacere.
     Si potrebbe fingere di gradirlo, per educazione, per gentilezza, ma anche dire, sinceramente, che non lo si gradisce, rischiando di rovinare un'amicizia.
     Il regalo è, per me, l'amica, l'amico che, regalandomi qualcosa di materiale, mi regala anche qualcosa di spirituale, se stessa, se stesso, la sua amicizia.
    Il regalo di un'amica, di un amico è, per me, un dono, ma se viene fatto senza il sentimento positivo che dovrebbe accompagnarlo, se diventa una tradizione arida, sterile e vuota, se da "regalo" degenera in "regola", il "dono" degenera in un "nodo" scorsoio che finisce per impiccare quella che avrebbe potuto essere, invece, una bella amicizia.

          Luca Lapi luca.lapi@alice.it

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