Mia
16 Aprile 2023 , Scritto da Altea Con tag #altea, #recensioni, #cinema
Mia è un film che andrebbe mostrato e spiegato nelle scuole superiori. Parla di una quindicenne graziosa, studiosa, seria, che si trova alle prese col primo amore che però ha 20 anni, figlio di papà, ed è palesemente manipolatorio. La ragazza continuerà la relazione nonostante gli amici e il padre cerchino di dissuaderla e questo gesto le costerà quasi la vita, distruggendo anche quella dei genitori. I temi trattati sono tanti: l'adolescenza con la sua fragilità, l'abuso sessuale, il revenge porn, quel sottile equilibrio tra educare un figlio, amarlo e fare il suo bene, tre cose che non sempre coincidono. Anzi. Soprattutto nel tratteggio psicologico dei genitori emergono questioni importanti. Mentre il padre si rende subito conto dei pericoli a cui sta andando incontro Mia (come dice alla moglie "Lo so io che mi passava per la testa a 20 anni") in quanto maschio, che sa come vengono educati mediamente gli appartenenti al suo sesso, sa che spesso agiscono per dimostrare qualcosa più che per sentimento, sa che in certe situazioni gli uomini tendono a controllare, oggettificare, la madre, intrisa di una visione stereotipata e romantica sul "primo amore", infila un paio di lenti rosa con cui osservare questa relazione tossica che le cresce in casa, normalizzando la figlia che ha smesso di truccarsi o vestirsi, che sta sempre isolata, che ha smesso di giocare a pallavolo. Così Mia andrà fino in fondo per scoprire le parti più miserabili di una relazione amorosa: la violenza fisica e psicologica, la gogna mediatica sul web, devastanti per una donna adulta, insostenibile per una ragazzina. E anche nel dopo i genitori si divideranno: la madre che assiste la figlia in ospedale, ricucendo un filo con la vita di noi coscienti, raccontando, condividendo. E il padre invece, annientato da quelle immagini che gli rivelano una figlia ormai suo malgrado diventata donna e che lui non accetta, che si rifugia nei video in cui era ancora la bimbetta amorevole di papà. Il finale inaspettato, amaro, tragico induce alla riflessione sulla prevenzione di certo fatti, sulla giustizia, su un ruolo dei maschi nella nostra società che, siano essi predatori siano giustizieri, non escono dallo schema della violenza.
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