Tiffany McDaniel, "L'estate che sciolse ogni cosa"
13 Aprile 2023 , Scritto da Altea Con tag #altea, #recensioni
L'estate che sciolse ogni cosa
Tiffany McDaniel
Blu Atlantide, 2020
Nell'immaginaria cittadina di Breathed (che si legge come "respirato") in Ohio giunge il diavolo nel 1984 sotto forma di un ragazzino nero con gli occhi verdi. Ha due cicatrici sulle scapole e sostiene siano causate dal taglio delle ali, essendo lui niente meno che Lucifero. Da cui il suo nome Sal, come Satana e Lucifero. Poco prima del suo arrivo l'avvocato Autopsy Bliss, padre di Fielding, il narratore ormai anziano che rievoca la torrida estate, aveva messo un annuncio sul giornale invitando il Signore del Male a visitare la piccola città. Nonostante il ragazzo asserisca la sua identità ultraterrena e maligna, nessuno gli crede. Ma a Breathed comincia a succedere una tragedia dopo l'altra ogni volta che Sal è presente, e si crea addirittura un gruppo di facinorosi che lo addita come un pericolo per la comunità. Mentre un attempato Fielding racconta il disastro che è diventata la sua vita dopo i fatti dell'84, gli eventi si susseguono in una escalation imprevedibile e fuori controllo. Ricco di colpi di scena, rivelazioni e momenti di grande impatto emotivo, L'estate che sciolse ogni cosa è un romanzo di formazione, in cui il protagonista conosce il Male ma soprattutto la sua imperscrutabilità e le vie lastricate di ottime intenzioni che esso spesso percorre. Non è un caso che sia ambientato nel 1984 (Orwell viene citato nel finale) e che l'evocatore del diavolo si chiami Autopsy (come spiegato nel libro significa "guardarsi dentro") Bliss che suona più o meno come "la beatitudine dell'introspezione". Solo chi ha il coraggio di guardarsi dentro può osservare il male in sé che è l'unico male davvero esistente che si riflette nella realtà. Nella sonnacchiosa Breathed dove tutti apparentemente sono buoni vicini di casa felici e contenti, Sal darà inizio ad una piccola Apocalisse, rivelando omofobia, razzismo, fanatismo religioso, senso di colpa e abusi familiari. Tutto perde di logica, alla fine di questa storia sarà impossibile decretare chi è stato buono e chi no, chi ha sbagliato e chi è stato nel giusto: la realtà si è deformata in mille piccole immagini come nel riflesso di un vetro rotto, altra metafora utilizzata nel racconto, vetro che può salvarci se lo osserviamo bene e non ci fermiamo alle crepe. A volte per ritrovare la figura d'insieme occorre prima frantumare tutto e ricostruirlo secondo un ordine personale che restituisca un senso tutto nostro, a una vita che spesso non ne ha.
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