Gabriella Veschi, "Imprevisti battiti"
8 Febbraio 2023 , Scritto da Raffaele Piazza Con tag #recensioni, #raffaele piazza, #poesia
Gabriella Veschi
Gabriella Veschi è nata ad Ancona nel 1959. Scrive Michele Miano nella prefazione centrata e ricca di acribia che la sua poesia evita di limitarsi ad un’immediata descrizione e ricezione del reale e che intento della poetessa è quello di librarsi al di sopra delle contingenze del mondo, delle sue fragili miserie, per assurgere ad una dimensione che schiuda le porte ad una primigenia purezza.
Potrebbe sembrare utopico l’ideale della Veschi nella nostra liquida e alienata contemporaneità segnata dalla guerra in Ucraina e dall’incubo della pandemia.
Tuttavia il suddetto ideale, che potrebbe sembrare un sogno ad occhi aperti, può essere raggiunto solo con la pratica della poesia che, come asseriva Maria Luisa Spaziani, è la forma più alta delle espressioni letterarie, e si apre al varco della speranza e della salvezza portando ad una salutare fusione di conscio e inconscio, di fisico e psichico nel poeta quando scrive e nel lettore dei versi, quando essi sono realizzati nei canoni della bellezza come in questo caso.
La raccolta è scandita nelle sezioni Vorrei, In agguato, La mia città e Follie di guerre.
Nella lirica Vorrei c’è il tema della metamorfosi quando l’io – poetante molto rarefatto e autocentrato nell’incipit, con un’immagine eterea e surreale, s’identifica in un cervo o nel mare d’agosto: «Vorrei essere / come quel cervo, / leggero / agile, / spensierato, / mentre spicca / il suo volo / librandosi nell’aria / incontaminata, / volando nel cielo / tra i profili dei monti…».
Cifra essenziale della poetica di questa autrice è una vena neolirica e a tratti elegiaca e pare che la poetessa consciamente, proprio attraverso il suo poiein, divenga persona se prima era creatura.
Come pure un forte amore per la natura anima i versi ed è affrontato il tema ecologico quando è detto l’orso polare senza più ghiacciai: «…Nulla rimamore per la natura anima arrà / tutto in fumo / per la cupidigia di / pochi / invasati / da false speranze» (Cosa rimarrà).
In Belle le parole c’è il tema della scrittura nella scrittura: «Belle le parole / trovate per caso, / tra libri sgualciti, / abbandonati / qua e là. // Non le uso, / le rimiro, / ammiro chi le / sparge ai quattro / venti», versi in cui la parola detta con urgenza sembra divenire magica e oracolare come il responso di una Sibilla.
In …In agguato… protagonista misterioso è un ululato del quale la provenienza e ogni altro riferimento vengono taciuti e che s’insinua nelle pieghe della mente dell’io-poetante come una forza arcana che tutto pare pervadere sussurrando e strepitando nel serpeggiare e strepitare.
Molte poesie del volume sono improntate alla verticalità e in ogni espressione forma e stile sono ben controllati e calibrati e tutto è efficacemente ed elegantemente risolto nei componimenti senza nessun ingorgo semantico o strutturale.
E anche la tematica della trascendenza è affronta da Gabriella in Nell’Aldilà dove forse suoni misteriosi e dolci melodie accoglieranno la stessa poetessa dopo la morte in un’estasi che pare non possa avere fine.
Si ritrova una forte tendenza alla linearità dell’incanto in molte parti della raccolta originale e riuscita anche per la chiarezza e la luminosità dei dettati che emozionano il fortunato lettore nel tendere al cosmo e non al caos.
Raffaele Piazza
Gabriella Veschi, Imprevisti battiti, prefazione di Michele Miano, Guido Miano Editore, Milano 2023, pp. 90, isbn 978-88-31497-95-4, mianoposta@gmail.com.
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