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Aldo Dalla Vecchia, "In nome di Maria"

1 Novembre 2021 , Scritto da Patrizia Poli Con tag #poli patrizia, #recensioni, #televisione, #personaggi da conoscere

 

 

 

 

In nome di Maria

Aldo Dalla Vecchia

 

Graphe.it, 2021

pp 75

9,00

 

L’ultimissima fatica di Aldo Dalla Vecchia, di cui seguo la carriera letteraria fin dagli esordi, è dedicata alla mia coetanea Maria De Filippi. Antidiva per eccellenza, voce ruvida, aspetto dimesso, piglio di razza anche quando defilata e seduta su una scala, la De Filippi è l’icona della televisione commerciale, quella conosciuta e amata da Dalla Vecchia.

Il saggio tratta la materia come se fosse una teologia mariana, in una modalità ironicamente e laicamente blasfema, tanta è la potenza di Maria De Filippi in televisione. Da trent’anni Maria scrive, conduce e produce programmi suoi e non solo. Ha curato format che, nel bene e nel male, hanno avuto un successo enorme e hanno fatto la storia della televisione: Amici, Uomini e Donne, C’è posta per te ma anche, indirettamente, Temptation Island. Capaci di catturare un pubblico trasversale per età, dai ragazzi che si appassionano ai talent, fino agli anziani che cercano di rimorchiare a Uomini e Donne.

Aldo Dalla Vecchia ne sottolinea la propensione all’ascolto, il tirar fuori ciò che l’interlocutore ha da dire, che lui definisce “maieutica”, proprio come quella di Socrate, fatta di brachilogia, ovvero di frasi brevi che ritmano la narrazione e i dialoghi. Si tende alla sottrazione, all’understatement, a dare risalto per contrasto, in particolare all’immedesimazione col pubblico al fine di coinvolgerlo. Più di tutto, spicca la grande preparazione, la conoscenza di ogni aspetto del meccanismo televisivo, dal casting alle scenografie.

Il posto d’onore è dedicato al programma cult Uomini e Donne, specchio criticato ma fedele della società, democraticamente in evoluzione con la trasformazione del tronista in over, gay e persino trans. E “tronista” è solo uno dei tanti neologismi coniati da questi programmi che tutti noi, pur storcendo la bocca, almeno qualche volta abbiamo seguito.

Altra trasmissione portante della “fenomenologia mariana” è C’è posta per te. Anche qui la realtà entra dalla porta principale. Ogni storia rispecchia la nostra società, con la crisi economica, il reddito di cittadinanza, la pandemia, i social.

Nel frattempo la tv sta cambiando, sempre più on demand e connessa, sempre meno in diretta, spesso in mobilità e con possibilità d’interazione da parte degli spettatori. Mai come nel post-pandemia si è avuto un cambiamento della fruizione dei palinsesti e una rivoluzione. Siamo ormai tutti - persino la sottoscritta tradizionalista e legata alla tv di un tempo – arcistufi dei programmi che cominciano volutamente tardi, finiscono tardissimo, e sono infarciti di pubblicità, rivolgendo inevitabilmente perciò la nostra attenzione ai canali a pagamento. E di questa televisione che cambia Maria De Filippi ha saputo intercettare le istanze, sempre accogliendo ciò che arriva “da fuori” piuttosto che imponendo un suo punto di vista. Una delle peculiarità della De Filippi è prendere in prestito un genere collaudato della televisione – talk show, talent etc - anche del passato, e renderlo proprio, attualizzandolo.

Di là dal tema trattato, quando apriamo un testo di Dalla Vecchia scatta la nostalgia - quella che comincia ormai ahimè a essere straziante - per certi decenni che non torneranno mai più. Ecco dunque tangentopoli e le stragi di mafia, ecco Fiorello trionfare nelle piazze col Karaoke e una saputella Ambra Angiolini stravincere la guerra dell’audience con Non è la RaiInsomma, di qualsiasi argomento egli scriva - si tratti di interviste alle personalità televisive, di gialli o di biografie di personaggi illustri - Dalla Vecchia non annoia mai e si fa leggere tutto d’un fiato come un romanzo d’appendice.

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