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signoradeifiltri.blog (not only book reviews)

L'asino e il cavallo

4 Aprile 2023 , Scritto da Giuseppe Scilipoti Con tag #giuseppe scilipoti, #racconto

 

Immagine di JackieLou DC da Pixabay

 

Un cavallo e un asino, amici per la pelle, entrambi avvocati, si incontrano all'esterno del tribunale.

***

 Asino - Iho Iho! Perché quel muso lungo?

Cavallo - Iiih, tra breve ci sarà la sentenza di un cliente recidivo. Non posso certo dire di essere a cavallo. 

Asino - Cosa ha fatto 'sto pecorone?

Cavallo - È stato accusato nuovamente di spaccio d'erba. Gliene hanno trovata tre kg, tutta in un fascio. Sostiene che non gli appartiene e che è oggetto di ritorsione da parte di qualcuno che vuole fargliela pagare.  

Asino - Non per sminuire l'inchiesta sulla quale stai lavorando, ma il mio caso è ancora più complicato del tuo visto che si parla di omicidi. Non è la solita storia di corna. I cani poliziotto hanno scovato... un macello.

Cavallo - Ah già, mi avevi accennato di Lo Bue.

Asino - È chiaramente un capro espiatorio. Dovrò mettercela tutta per dimostrare che Lo Bue non farebbe male nemmeno a una di quelle mosche che gli ronzano intorno. 

Cavallo - A volte mi viene naturale credere di aver sbagliato a studiare Gregge.

Asino - Ma che gatto dici? Proprio tu che all'Orson Welles University hai pigliato 110 e bove.

Cavallo - Sì, però temo che uscire fuori dal recinto non sia stata una buona idea.

Asino - Il problema è che non sempre si vincono le cause. Sai, stanotte ho lavorato come un mulo albanese...

Cavallo - Bah, meglio se mi do all'ippica!

Asino - Capra! Non dire cosi!

Cavallo - Non posso mica mettermi a pecora. Stavolta a quel maiale di Pig lo condannano e lo portano all'Asinara. Il giudice Agnello si incornerà, ne sono sicuro.

Asino - Non hai nessuna provola per caciottarlo?

Cavallo - Forse non hai capito: Pig è nello sterco!

Asino - Esponi a briglia sciolta e a quel montone di Agnello stagli alle costolette. 

Cavallo - Merda di vacca baldracca, s'è fatta ora, devo entrare in tribunale.

Asino - In bocca al lupo!

Cavallo - Crepi!  

 

 

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I tre spadaccini

3 Aprile 2023 , Scritto da Giuseppe Scilipoti Con tag #giuseppe scilipoti, #racconto

 

Fot di MichaelWuensch da Pixabay

 

 

 

A Tokyo, in onore di Tedo Naspadata, il più grande maestro di Kendō di tutti i tempi, dopo la sua morte, la Word Sword istituí un torneo per stabilire il miglior spadaccino del mondo. I duecento partecipanti provenivano da ogni dove e praticavano le maggiori discipline concernenti l'utilizzo dell'arma bianca. 

Al Melosucho Tanavota Arena i finalisti furono i seguenti tre: una schermitrice italiana, un discendente della dinastia mongola Yuan e un ninja proveniente da un villaggio ai piedi del monte Fuji. 

L'ultima prova prevedeva di uccidere al volo e in un sol colpo una zanzara tigre della Malesia all'interno di una struttura di forma cubica dalle medie dimensioni e in plexiglass trasparente.

In quell'ambiente singolare di due metri e mezzo in altezza, vi erano collocate varie telecamere sofisticate che sarebbero servite per proiettare le immagini sul maxischermo o in TV, cosicché il pubblico, sia del palasport sia da casa, potesse seguire la finale. 

La competizione ebbe inizio. Dall'esterno il giudice di gara aprì un mini vasetto in vetro e lo appoggiò dentro una fessura di quella piattaforma in rivestimento metacrilato, per liberare una ronzosa malesiana destinata alla prima partecipante. 

Il fendente dell'atleta tricolore, una volta estratta la spada, andò a segno. Lo zoom di una telecamera non lasciava dubbi: l'insetto dalle bianche striature era morto stecchito sul pavimento traslucido, e da ciò seguì un sonoro applauso da parte di venticinquemila persone. 

Arrivò il turno del yuanita e relativa tigrettina volante, il primo, con la propria sciabola e con altrettanta abilità, riuscì ad annientare quest'ultima, addirittura tagliandola in due, guadagnandosi quindi un battimano scrosciante dagli spalti. 

Sì giunse all'ultima gara: ninja vs zanzara tigre della Malesia.

Il misterioso individuo, vestito completamente in nero, sfoderò in modo fulmineo la lunga katana dalla punta affilata e l'affondò velocemente. Mezzo secondo dopo, l'insetto continuò a svolazzare tranquillamente per poi posarsi sulla faccia quadrata in alto della piattaforma. Una pioggia di fischi travolse il ninjutsu che nel frattempo rimase freddo e impassibile. 

«L'ho evirata!» esclamò, sicuro di sé, davanti alle telecamere. 

Improvvisamente da sopra, la zanzara tigrata, iniziò roteare verso il basso, fino ad atterrare esamine sulla pavimentazione incolore. 

Il boato dei presenti si unì ai novantadue minuti di applausi. E fu così che il ninja venne decretato il vincitore, ricevendo la premiazione del Samurai d'Argento dal mitico Tony Brando.

 

 

Nota dell'autore: il racconto presenta tre omaggi cinematografici. Due di essi sono anche letterari.

 

 

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Grazia Marzulli, "Nella carezza del vento, sbocciano fiori"

2 Aprile 2023 , Scritto da Floriano Romboli Con tag #floriano romboli, #recensioni, #poesia

 

 

 

 

Grazia Marzulli pubblica in questa silloge che appare a marzo 2023 presso la Casa Editrice Guido Miano una serie di testi di notevole interesse artistico-culturale, ricavandoli in buona parte dalle varie raccolte di versi composti nell’arco di un decennio, da Il volo di Penelope (1998) a Salsedine (1999) a Selva di dissonanze (2000), da La luce verticale (2001) ad Anfratti fioriti, conchiglie (2003) a Il velo di Maya (2004), con l’aggiunta significativa di componimenti inediti, validi e coerenti con la precedente ricerca, riuniti sotto i titoli di Anemoni e Fiori della Resilienza.

 La poetessa avverte con una sensibilità viva e partecipe il fascino intrigante della vita, la sollecitazione animatrice che pervade l’ordine complessivo delle cose, la realtà naturale e l’esperienza etico-intellettuale degli uomini.

Il ricorso sistematico a una serie di suggestive metafore rappresenta il cuore della sua strategia di formalizzazione del vario materiale figurale ed emozionale connesso all’indagine esplorativa del dinamismo esistenziale; in particolare mi sembra felice quella della “barca”, che fronteggia audacemente i marosi alla ricerca di equilibrio ideale e della realizzazione di un progetto moralmente qualificante: «… Canto la barca a vela che vacilla / nel labile solco / conteso da opposte correnti / eppure osa, / osa sfidare i venti / all’alba imperlata di rugiada / occhi di fuoco al tramonto. // Avvinta a giochi di spume / intreccio ghirlande di pensieri / zaffiri e smeraldi di speranze / nel solco che smeriglia cuori / per mete sconosciute al fato / e lungo rotte refrattarie al caso» (Canto la barca, in Il velo di Maya). A tale immagine si lega l’altro centrale spunto metaforico del “fiore”, evocato del resto fin dal titolo del libro: «…Fra brezze d’illusioni m’imbarcavo / verso gli spazi / dove l’ippogrifo / dispiega fresche ali nell’idea / di reinventare il mondo. // (…) E in acque terse fra spume / ignare di gorghi e bufere / spargeva corolle dal grembo / il limpido errare» (Culla di prodigi, ivi).

I miei corsivi intendono porre in risalto gli effetti della rima e dell’enjambement, che attestano un linguaggio sottilmente elaborato pur nelle generali essenzialità e linearità organizzative.

La primaria energia vitale assume spesso in questi versi  i tratti stimolanti e corroboranti della luce: «… Ma da vestale attende che la fiamma / alta si nutra e calda / nel tempio / alta e calda / ardita gigantesca smisurata / fino a piegare il cielo sulla terra / per inondarla di chiarore» (Ricerca, in La luce verticale, corsivi miei, come in seguito); «Foce del tempo, ascolta / passi ed echi dell’età mia / al pulsare di vena / che vigile tende alla luce // (…) Osserva il volto nella preghiera, / fiducioso al rifiorire di speranze / dal tenero profumo di azalee. // Tempo, tu che ceselli la coscienza / e plasmi e ritocchi gli ultimi sbalzi, / fa’ ch’io sublimi in ascesi il mio pensiero / quale estrema offerta d’amore» (Opera d’arte, in Anemoni).

L’“amore” per la vita e per la varietà delle sue forme («Non fermarti, / asseconda il ritmo del respiro / onda luminosa del pensiero. // Le forme che la vita affastella / chiedono raggi…», Onda d’argento, in Salsedine) determina un descrittivismo puntuale, un’intima adesione ai molteplici aspetti del reale che si obiettivano nella misura ordinativa dell’enumerazione: «Sbiadire lento di caseggiati / e ciminiere color vaniglia / metafisici cubi e bottiglie / nello spazio alienato. // Grigio un sipario cala / sul catrame dei tetti / sul gomito di latta, sul selciato / sul mio viso / schiacciato contro i vetri. // Suoni voci rumori / treni di verità / lungo i binari del tempo / squarciano veli di nebbia. // E dalle ombre / spuntano girasoli / abbozzando sorrisi / verso un lingotto d’oro di finestra» (Lungo i binari del tempo, in La luce verticale, cit.).

Dare armonia, comporre in sintesi feconda i tanti, anche contrastanti, momenti del vivere è l’arduo, quotidiano compito di ognuno; e il richiamo al superiore Disegno divino è per l’autrice invito all’impegno e alla preghiera sinceri: «… Apri un varco, Signore, / verso il luogo d’Assoluto / dove accade che l’alba e il tramonto / il tu e l’io / la parola e la vita / si fondono per noi in armonia», Un varco, ivi) .

Floriano  Romboli

 

 

 

Grazia Marzulli, Nella carezza del vento, sbocciano fiori, prefazione di Michele Miano, Guido Miano Editore, Milano 2023, pp. 96, isbn 978-88-31497-98-5, mianoposta@gmail.com.

 

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