Francesco Biamonti, "Attesa sul mare"
31 Marzo 2018 , Scritto da Valentino Appoloni Con tag #valentino appoloni, #recensioni
Attesa sul mare
Francesco Biamonti
Einaudi, 1994
Un uomo di mare non più giovane, diviso tra l'amore per i viaggi e l'amore di una donna che lo aspetta con sempre maggiore impazienza. Ecco il protagonista di questo romanzo di Biamonti.
L'uomo è chiamato a fare un ultimo viaggio che gli serve per ragioni economiche; sarà un viaggio pericoloso e illegale, dovendo portare per nave un carico d'armi nell'ex Jugoslavia dove ancora si combatte. La nave è vecchia e l'affidabilità dell'equipaggio non è scontata; potrebbe finire male, oppure bene, ma col rischio che la sua donna si stanchi di attendere ancora una volta il suo ritorno.
Il libro è solcato da varie attese, da propositi più abbozzati che pianificati, da ricordi vecchi e recenti; insomma, la vita stessa con i suoi colori.
Il protagonista ricorda certi personaggi di film che si lanciano in un azzardo per togliersi dai guai e avere le basi per costruire un futuro migliore. Quando il viaggio si fa ingarbugliato, molto fa pensare a un esito tragico; i nodi non risolti del passato si intrecciano con i pericoli del presente, tanto che pare non esserci più avvenire per i compagni di questo viaggio.
Le atmosfere mediterranee, le coste della Liguria e della Francia disegnano un confronto continuo tra terra e mare; il protagonista deve decidersi a lasciare per sempre il mare che non offre sicurezza e accettare la terra dove forse qualcuno lo aspetta ancora. Rimane un libro poetico che si apre alle diversità tra persone e culture, con qualche riferimento alle guerre etniche nell'area slava; quello che piace meno è la secchezza espressiva dell'autore, forse poco interessato ad alimentare la suspense della vicenda che si fa drammaticamente avventurosa nella parte finale. I tanti personaggi provano a parlarsi, ma non riescono a raccontarsi reciprocamente. Si limitano a battute rapide, domande senza risposte, sguardi da interpretare. Anche qui deve essere il paesaggio, ossia il mare, a parlare al loro posto. Forse può bastare.
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