L'ultimo ballo
29 Febbraio 2024 , Scritto da Giuseppe Scilipoti Con tag #giuseppe scilipoti, #racconto
«Sei ebrea?»
Angela non rispose e rimase a fissare un punto indefinito del pavimento di quel rifugio, una piccola casa composta da una stanza scarsamente arredata. Uno strano silenzio regnò incontrastato per alcuni istanti poi spezzato dai bombardamenti sempre più vicini.
«Immagino sia riuscita a nascondere le tue origini grazie a qualche scappatoia» riprese a parlare Horst Kleine, capitano delle SS, che, assieme alla giovane infermiera erano gli unici due sopravvissuti del decimo battaglione, spazzato via dalle forze aeree alleate.
L'ufficiale dalla grigia uniforme respirò profondamente ed estrasse la Luger dalla fondina, puntandola verso il basso.
Angela trasalì, indietreggiando d'istinto.
«Kommandant, non occorre, tanto siamo entrambi spacciati.»
Horst sorrise e appoggiò la pistola sul tavolo in legno massello, accanto a del pane raffermo e a una brocca piena d'acqua con due bicchieri.
«Volevo alleggerirmi di questa inutile ferraglia. In verità non ho mai ucciso nessuno, la divisa che indosso è dovuta alla costrizione di mio padre. Prima di entrare tra le file del Reich, ero un bravo ballerino, pensa che mi esibivo nei teatri più famosi della Germania» le raccontò con una voce calda e gentile, ma intrisa di malinconia.
Angela si riavvicinò. Realizzò che in quell'uomo alto dai lineamenti fini e distesi, dai cortissimi capelli biondi e dagli occhi azzurri come il cielo terso, non vi era alcuna traccia di ostilità.
A ridosso del muro scrostato era presente uno sgabello con sopra un grammofono con un disco inserito. Il militare ruotò la manovella dell'apparecchio da cui seguì l'accensione. Nel giro di mezzo minuto in quella casetta cominciarono a propagarsi le armoniose note di Tannhäuser, di Richard Wagner.
«Balliamo!» esclamò Horst, mettendo la mano destra sul fianco sinistro di Angela.
«Mi dispiace, non so ballare.»
«Ti guido io. Lasciati andare.»
«Non credo che abbiamo abbastanza tempo» disse la ragazza lacrimando copiosamente. «Senti il sibilo? Una bomba sta quasi per colpirci»
«Ti prego» insistette Horst con dolcezza «Non voglio ballare da solo.»
Fecero una decina passi, accompagnati dalla musica di una delle opere più belle di tutti i tempi, finché si abbracciarono. Poi il boato.
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