Civis romanus
26 Novembre 2016 , Scritto da Patrizia Poli Con tag #poli patrizia, #storia
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Nell’impero romano c’erano tante città, alcune grandi come Roma, Alessandria, Antiochia, con moltissimi abitanti. Erano città commerciali, vi si vendeva, vi si comprava, vi si fabbricava di tutto. Ai loro porti approdavano navi cariche di merci, soprattutto grano, ai loro mercati giungevano carovane da paesi lontani. Le strade erano molte, comode, sicure e ben tenute, si poteva viaggiare con facilità da un capo all’altro dell’impero, tutti pagavano le tasse e c’erano sussidi per i plebei. A Roma ogni giorno affluivano nuovi poveri dalle campagne, poiché gli schiavi sostituivano il lavoro degli uomini liberi che si ritrovavano disoccupati.
Col passare del tempo, però, le spese statali divennero sempre più insostenibili, specialmente quelle per sorvegliare i confini, oltre i quali si trovavano numerose popolazioni barbariche che, sempre più spesso e con maggior forza, cercavano di penetrare nell’impero per saccheggiare. Stringevano, accerchiavano, s’infiltravano ovunque trovassero i confini scoperti.
Più l’apparato statale spendeva per difendersi, più tasse dovevano pagare i cittadini. Chi non pagava diventava schiavo dello stato e doveva lavorare gratis alla costruzione di ponti, strade e palazzi. Questo lavoro si chiamava angaria. Nell’età feudale le angarie diedero luogo ad abusi gravissimi da parte di privati, a carico soprattutto dei lavoratori agricoli; come tali, persistettero fino alla rivoluzione francese e in taluni paesi anche oltre.
Le popolazioni cominciavano a sentirsi oppresse e a non essere più contente di far parte dell’impero. Essere un civis romanus non era più motivo di orgoglio. Fino a quel momento la cittadinanza romana aveva consentito l'accesso alle cariche pubbliche e alle varie magistrature, la possibilità di votare e partecipare alle assemblee politiche, svariati vantaggi sul piano fiscale e il fatto di essere soggetto di diritto privato, ossia di essere giudicato secondo il diritto romano.
Le città presero lentamente a spopolarsi, la gente si rifugiava nelle campagne per sfuggire agli esattori. Molti plebei chiesero protezione ai ricchi e cominciarono lavorare gratis per loro, diventando servi della gleba, impegnati a non abbandonare mai le terre del padrone.
Circondato dai nemici, oppresso dalla povertà, l’impero romano era sul punto di affondare.
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