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Federica Cabras, "Finché morte ci separi"

9 Agosto 2024 , Scritto da Patrizia Poli Con tag #poli patrizia, #federica cabras, #recensioni

 

 

 

 

Finché morte ci separi

Federica Cabras

Literary Romance, 2024

 

 

La quadratura del cerchio. O meglio: come far coincidere le due anime di Federica Cabras, quella che scrive frizzanti chick-lit pieni di scambi effervescenti, di battute, di scene piccanti, di batticuori e romanticismo, con l’altra anima, quella cupa, mortuaria, horror. Semplicemente creando il personaggio riuscito di Lucrezia Muscas, in Finché morte ci separi, ragazza dolce, introversa, sognatrice, inconsapevolmente alla ricerca del suo posto nel mondo e dell’anima gemella. Lucrezia di mestiere fa l’estetista. Sì, ma per morti. Lucrezia è una tanatoestetista, trucca le persone decedute per renderle presentabili durante le esequie, per dare quell’impressione di “addormentato” anziché putrefatto, per addomesticare la morte come impongono i parenti affranti. Lei ama il suo lavoro, dal trapasso è sempre stata affascinata. I defunti non giudicano, non deridono, non interrompono nemmeno. Lei coi morti ci parla, racconta loro le sue disavventure, la sua vita semplice, i suoi desideri nascosti.

Fra questi c’è Sebastiano, il fratello del suo capo, che è il contrario di lei: estroverso, sexy, brillante, donnaiolo e un po’ perdigiorno. Gli opposti si attraggono, si sa. Lui la punzecchia, la incalza, la prende in giro in modo pesante, acuendo in lei quel senso di essere sempre e dovunque il pesce fuor d’acqua, la “strana”. Lui la chiama Morty, come Mortisia, o Decessa, perché è dark, le piacciono scheletri e vampiri, si veste sempre di nero, osa accessori e soprammobili funebri. Lo fa per gioco, per esorcizzare la paura che tutti noi inconsciamente proviamo, ma anche perché la morte non l’ha ancora sfiorata davvero. Quando accade, quando a morire è una persona cara, si rende conto che chiudere gli occhi per sempre non è poi così entusiasmante.

Questa che, a tutti gli effetti, è una commedia romantica, offre però diversi spunti di lettura e approfondimento. In primis la difficoltà di diventare se stessi, nonostante la riprovazione altrui, nonostante sia più comodo uniformarsi, stereotiparsi, conformarsi.  Lucrezia cresce, si accetta per quello che è, si batte per ottenere il lavoro che ama e l’uomo che sogna. Prende anche coscienza di non essere sola al mondo, di avere intorno persone che le vogliono bene, che la apprezzano per quello che è, che la supportano nei momenti difficili.

In secondo luogo balza agli occhi il rapporto controverso con la morte, spesso tabù spaventoso e macabro nella nostra società occidentale. Lucrezia ci gioca, ci parla, se ne adorna e circonda, ma, di fronte al dolore, quello vero, deve comunque arrendersi. Perché il dolore non va rimosso, bensì attraversato. Soprattutto perché chi se ne va poi non ricompare. Mai più. E bisogna ricostruire il senso della vita attorno a una assenza.

La sapiente penna dell’autrice sforna, come sempre, riflessioni argute, momenti piccanti o irriverenti, battute fulminee, epigrafi. Sulla scia di serie di successo come Wednesday, non lasciatevi sfuggire questo personaggio nuovo, questa Mercoledì bionda dall’animo tormentato, solitario e, diciamolo, un pochino decadente. Imperdibile.

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