William Dalrymple, "Il ritorno di un re"
3 Febbraio 2025 , Scritto da Valentino Appoloni Con tag #valentino appoloni, #recensioni, #storia
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Il ritorno di un re
William Dalrymple
Adelphi
Il ritorno di un re è un libro di William Dalrymple, edito da Adelphi.
La vicenda storica è molto articolata e si svolge tra India, retta allora dalla Compagnia delle Indie, Russia, Afghanistan e Persia. Ci troviamo quindi nella grande cintura tra Impero Russo e India Britannica e si vivono le grandi tensioni più o meno sotterranee tra Pietroburgo e Londra, con i timori inglesi di un'espansione ulteriore dell'influenza degli zar in particolare verso Kabul. Difficile non pensare alle tensioni che anche oggi restano forti in queste aree.
Chi ha letto Il Grande Gioco di Peter Hopkirk troverà atmosfere simili; spie, intrighi, regolamenti di conti, carrierismi esasperati e competizione sfrenata tra politici e diplomatici soprattutto inglesi. Ma soprattutto, rispetto al libro di Hopkirk qui ci sono sanguinosissime guerre e non solo per procura. Assistiamo all'invasione britannica dell'Afghanistan del 1839 dettata dalla volontà di imporre al paese un re filoinglese; questa grande e costosa invasione avviene in modo irragionevole. L'emiro afghano Dost Mohammed stava resistendo alle pressioni dei russi e intendeva avviare ottimi rapporti con gli inglesi, grazie al grande lavoro dell'ufficiale ed esploratore Burnes, molto apprezzato a Kabul. Ma la linea che passa è quella opposta; nonostante i rapporti di Burnes sottolineino il positivo atteggiamento di Dost verso l'Inghilterra, i suoi superiori in India si convincono che il sovrano stia per cedere ai russi e perciò convincono Londra che si deve agire in modo aggressivo. Viene imposto come sovrano il vecchio Shujah, un re cacciato molti anni prima e che viveva in esilio in India. È l'inizio del disastro. Un capo afghano disse ai generali inglesi: "Avete portato un esercito in Afghanistan, ma come lo farete uscire?".
Infatti, quando il nuovo re si dimostrerà un fantoccio in mano agli stranieri, non in grado di far rispettare le tradizioni e la religione, nascerà una aggressiva opposizione. Complice l'enorme superficialità dei comandi inglesi, inizia la catastrofe che avrà il suo acme lungo le vallate e i passi montani in cui le truppe soprattutto indiane tentano di ritirarsi. Ma questa è solo la prima parte dei fatti prima di una nuova invasione, condotta dalla cosiddetta Armata vendicatrice che compirà enormi stragi e distruzioni per reagire alle umiliazioni subite precedentemente. Nel complesso l'Afghanistan si rivela un paese non occupabile, diviso tra clan e faide, povero ma agevolato da una morfologia che rende quasi impossibile la sua duratura conquista. Eppure i vari statisti ancora una volta saranno sordi davanti alla lezione della storia. Sia nel 1979 da parte dei sovietici, che di recente, da parte statunitense intorno al 2001, saranno avviate lunghe guerre e invasioni del paese, destinate alla fine al fallimento.
Il libro è ricchissimo di personaggi, anche femminili, con sguardi che spaziano dall'India britannica, al Punjab, alla Russia. Indimenticabili soprattutto due figure romantiche in azione sui due fronti opposti, ma con molte similarità tra loro. C'è infatti il già citato Burnes, acuto conoscitore dell'Asia ma con pochi appoggi in alto e l'ufficiale zarista Jan Vitkevič; conoscitore di molte lingue e dialetti locali, aveva sposato la causa russa per uscire dalla difficile situazione legata alle condanne subite come insorto polacco. Ambedue saranno fra le innumerevoli vittime in questi anni tormentati.
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