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signoradeifiltri.blog (not only book reviews)

luciano tarabella

Natale

19 Dicembre 2020 , Scritto da Luciano Tarabella Con tag #luciano tarabella, #poesia, #unasettimanamagica

Natale

 

 

Il Natale è una festa fanciulla,

il Natale è un ricordo lontano,

il Natale è mia madre alla culla che mi segna in ginocchio pian piano,

il Natale è una Grotta un po' tetra

e una Sacra Famiglia di pietra.

E' una notte trascorsa in attesa

che s'avveri chissà quale evento aspettando la bella sorpresa

che con poco mi faccia contento perché allora,

nel troppo bisogno, un pupazzo per me era un sogno.

Il Natale cos'è diventato?

Una corsa a comprare il regalo, un'offerta, uno sconto, un mercato

una gara a chi fa più gran scialo, uno spot che ho visto e rivisto

dove comprano e vendono Cristo.

Ma la Pace, purtroppo, non c'è. Se la guerra la fa da padrone

tu, Signore, mi spieghi perché non proteggi migliaia di persone?

Che vuol dir fratellanza, uguaglianza quando l'odio fa grande mattanza?

Il Natale è un affetto lontano,

il Natale è una casa fanciulla

il Natale è mia madre alla culla

che mi dice il rosario pian piano,

il Natale è un antico rimpianto

e una fiaba bambina soltanto.

 

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Studentello di Via San Nicolao!

5 Aprile 2014 , Scritto da Luciano Tarabella Con tag #luciano tarabella, #poesia, #luoghi da conoscere

Studentello di Via San Nicolao!


O dolce Lucca, quanti bei tramonti,
albe piovose e fredde ho ritrovato
lungo le Chiese, gli angoli, il selciato
ascoltando, rapìto, i tuoi racconti!

Quella dolcezza ha sempre accompagnato
i sogni che portavo giù dai monti
e se ora facessi due confronti
lo cambiere il presente col passato!

E che bimbe a passeggio sulle Mura!
Quanti sorrisi, quanti ricci al vento
e quanti baci dati con paura

che qualcuno spiasse quell'evento!
Un tenero rimpianto mi cattura
p
er questo sogno che si fa sgomento!

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Mentre aspetto di doventà nonno

3 Aprile 2014 , Scritto da Luciano Tarabella Con tag #luciano tarabella, #poesia

Mentre aspetto di doventà nonno



Da cosa lo apisci d'esse anziano?
Vediamo se ci rivi o sei toppone!
Siùro dalla troppa commozione,
da un certo tremolìo della tu mano

che agguanta ma con meno decisione,
o dall'occhi che un vedano lontano
o poco da vicino o che, pian piano
doventi rimbambito e più coglione

un giorno doppo l'artro. Certamente
c'è un calo irreversibile, lo so,
ma ognuno dève fà lo strafottente.

Io sono forte, senza discusssioni,
ar nipote un ci penzo, ma però,
m'asciugo, di nascosto, i luccìoni.

Luciano Tarabella
04/03/14

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Forse e notte

5 Marzo 2014 , Scritto da Luciano Tarabella Con tag #luciano tarabella, #poesia


E' la notte che sfuma i contorni
delle cose e dei fatti terreni;
ti trascina all'indietro a quei giorni
che ricordi felici e sereni.

Quand'è prossima l'ora del nero
e ti chiedi che cosa n'hai fatto
della vita, magari distratto,
ti rispondi fin troppo sincero:

sono stato felice? Non so.
Forse si, forse... se, forse no.


Luciano Tarabella

12/10/13

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La villa abbandonata

4 Marzo 2014 , Scritto da Luciano Tarabella Con tag #luciano tarabella, #poesia



I versi volano come colori
d'una tavolozza. Non si concede
quest'attimo al tramonto ed io sto fuori
in un freddo che quasi non si crede.

Ecco che penso ai miei passati amori
camminando il sentiero ed il mio piede
da sé respinge ciò che i cacciatori
lasciano sul terreno. S'intravede,

fra cipresso e cipresso, un po' di luce
che, mistica, diventa apparizione
a un punto tale che m'inchino pio

senza sapere dove mi conduce
quello che sento. Dentro è confusione
come se ora fossi non più io.

Luciano Tarabella

06/12/13

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#unasettimanamagica Natale

18 Dicembre 2013 , Scritto da Luciano Tarabella Con tag #redazione, #unasettimanamagica, #luciano tarabella, #poesia

#unasettimanamagica Natale

Quella che inizia con oggi è una settimana magica: ogni giorno vi proporremo un contenuto in pieno spirito natalizio, sarà come aprire la finestrella di un nostro specialissimo Calendario dell'Avvento!

Tanti auguri da tutti noi.

Cominciamo con due poesie di Luciano Tarabella, una in italiano e l'altra in vernacolo livornese

Natale

Il Natale è una festa fanciulla,

il Natale è un ricordo lontano,

il Natale è mia madre alla culla che mi segna in ginocchio pian piano,

il Natale è una Grotta un po' tetra

e una Sacra Famiglia di pietra.

E' una notte trascorsa in attesa

che s'avveri chissà quale evento aspettando la bella sorpresa

che con poco mi faccia contento perché allora,

nel troppo bisogno, un pupazzo per me era un sogno.

Il Natale cos'è diventato?

Una corsa a comprare il regalo, un'offerta, uno sconto, un mercato

una gara a chi fa più gran scialo, uno spot che ho visto e rivisto

dove comprano e vendono Cristo.

Ma la Pace, purtroppo, non c'è. Se la guerra la fa da padrone

tu, Signore, mi spieghi perché non proteggi migliaia di persone?

Che vuol dir fratellanza, uguaglianza quando l'odio fa grande mattanza?

Il Natale è un affetto lontano,

il Natale è una casa fanciulla

il Natale è mia madre alla culla

che mi dice il rosario pian piano,

il Natale è un antico rimpianto

e una fiaba bambina soltanto.

Come ti sciagatto Ungaretti

'Un ciò mìa voglia di buttàmmi
in un grovìgliolo di strade
ciò un branco di stanchezza sul groppone.
Lasciatemi vì come un troiaio
arronzato in un cantino e dimetìato.
C'è un calduccino che è una bellezza.
E siccome ir caminetto 'un ce l'ho
m'accontento delle 'vattro capriole
di fumo der cardano.

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Eran tre frati apostoli

28 Novembre 2013 , Scritto da Luciano Tarabella Con tag #luciano tarabella, #poli patrizia, #poesia

Eran tre frati apostoli

PREFAZIONE

Poeta e gentiluomo

I poeti son filosofi rimatori. E quando c’è di mezzo il vernacolo o il dialetto, rimano in sonetti. Come Luciano Tarabella, della prolifica scuola dei poeti popolari toscani. Livornesi, nel suo caso. Che alla tipica acutezza dissacratoria della toscanità uniscono il tipicissimo linguaggio dei Quattro Mori, così spesso intriso di quei termini gastro-ano-genitali che racchiudono un po’ tutta la visione che del mondo hanno i figli di Labrone: mangiare-cacare-trombare, a racchiudere tutto l’arco della parabola esistenziale. Col sesso a far da scena totale sul teatro della vita. E con tante parolacce, come le definiscono gli altri. Quelli che "sannounasega" loro com’è che l’imprecazione antidivina o il vaffanculo antiumano non sono a Livorno mera volgarità ma forma linguistica d’una mentalità ch’è filosofia di vita. Insofferente di perbenismo e d’autorità. Ché a mandà ‘nculo ‘r re il livornese ci mette quanto a mandà ‘n culo anche ‘r papa. Una lingua ch’è filosofia, insomma. O una filosofia parlata.

Senti per esempio il Tarabella, in questo “Testa e lische”:

Si sognava la topa da ragazzi a occhi aperti ma cor pipi ritto e c'era un solo modo d'esse’ sazzi sebbene che l'amore sia un diritto.

Ortre la mano, nun ce n'era spazzi perché la donna, lei, voleva ir citto; a occhi chiusi e a parità di cazzi sceglieva sempre quello cor profitto.

Ora che sono pieno di vaìni cor conto in banca che mi son sudato batto ancora musate. Come sai

la topa viene data ai ragazzini perché l'anziano nun è più caàto: budello cane, un c'indovino mai!

Oddìo, non è più quel Tarabella giovanilmente pimpante che cominciai a pubblicare sul Vernacoliere nei focosi anni ’80, quando l’uccello tirava a lui e lui tirava moccoli agli dei. Sì, qualche ricordo c’è di quei tempi, in questa raccolta di sonetti. Ma ci si respira più che altro la malinconia del tempo andato, degli amori sperati e non vissuti, dei sogni mai realizzati.

Piglia “Ir destino”, per capire: (in corsivo)

La sorte umana è drento un canterale con chissà quanti mai cassetti in fila però è nascosta da una grande pila di passioni diverse e messe male.

Ognuno, per istinto naturale, vorrebbe la migliore e la trafila, la mia, la tua o d'artri centomila, è la stessa per tutti, tale e quale.

Buttate all'aria tutte l'occasioni la ricerca ci lascia inappagati e ci si scopre vecchi con stupore.

Allora si fa ir conto: d’illusioni, magari vattro sogni irrealizzati, eppoi? Mi vien da ride’: eppoi si mòre!

Ma l’animo acceso, la caratterialità ironica e sfottente del livornese non cedono. E neppure nel ricordo malinconico manca la rabbia vitale.

Come in “Ficona”: (in corsivo)

Com'eri bella cinquant'anni fa, solo a guardatti mi mancava ir fiato e quanti... sogni mi ci son tirato perché un me la volevi propio da’!

Io chi ero? Un ragazzo innamorato che un ciaveva più voglia di ampà e che avevi ridotto in uno stato che neanco si pòle immaginà.

Eppure stamattina dar norcino, pagando un etto e mezzo di preciutto, m'hai sorriso iudendo ir borsellino.

Sicché ho pensato: ora ti decidi? Ora che sei cicciona, ma di brutto, mi mostri la dentiera e mi sorridi?

Con quer culo che 'un passa dall'androni con quer naso moccioso fatto a becco con quelle puppe mosce ciondoloni...

speravi di trovammi cèo secco?

E certo manca un vaffanculo, a chiusura del tutto: perché Tarabella è sì poeta, ma è anche un gentiluomo. Malgrado la livornesità.

Mario Cardinali

(Direttore de " IL VERNACOLIERE" di Livorno)

POST FAZIONE

Livorno ha alcuni cantori accaniti e fra questi c’è Luciano Tarabella, che da cinquanta anni scrive le sue poesie in italiano e in vernacolo. Quelle raccolte qui costituiscono una dichiarazione d’amore, innanzi tutto per la sua città, salsa e libera, di cui sa cogliere gli aspetti lirici ma anche il degrado e l’abbandono con un amore totale e senza riserve. “Noiartri ci s'ha il Porto, ir mercatino via Grande, la Sambuca, le Fortezze... “ Lo sguardo è attento, curioso, personale, irriverente come irriverenti sono tutti i livornesi. Persino i famosi 4 Mori, simbolo della città, diventano “quattro vucumprà senz’accendino.” Ma l’amore è anche per la vita in generale, per la famiglia, per il cane, per la moglie, ricordata nei momenti della passione giovanile, quando “s’andava al bubbocine”, ma amata tanto più adesso, nella dolce complicità degli anni che si fanno sentire. Gli argomenti spaziano dalla rievocazione di figure tipiche nostrane come il reietto Cutolo, alla citazione dantesca ironica, alla vita quotidiana, alla politica e al costume, ai fatti di cronaca cittadina, fino addirittura ad un tentativo di cosmogonia filosofica. Tarabella ha una parola per tutto, s’interessa di tutto, senza intellettualismi né orpelli ma anche senza superficialità e con uno sguardo morale. Racconta anche se stesso, la sua vita quotidiana che diventa la vita di ognuno di noi, uomo o donna. Lo stile è sboccato, semplice, arrabbiato con bonarietà, ironico e divertente anche fra le lacrime.

Patrizia Poli

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Sonetto d'amore

26 Novembre 2013 , Scritto da Luciano Tarabella Con tag #luciano tarabella, #poesia

Sonetto d'amore

Corri sonetto, va', non inciampare!
Vola e raggiungi presto l'amor mio
tu sai perché la penso e non scordare
di dirle tutto come fossi io.

Racconta che non faccio che sognare
il suo ritorno da quel triste addio,
che in ogni volto che confronto e spio
un altro come il suo non so trovare.

Dille, magari, tutto il mio tormento
che mi trascino ancora nella vita
più quello che tu sai nel cuore preme.

Descrivile con calma cosa sento
ma se t'accorgi che per lei è finita,
ritorna qui da me: si piange insieme.

Autore: Luciano Tarabella

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