Tarquinio il Superbo
25 Giugno 2016 , Scritto da Franca Poli Con tag #franca poli, #storia, #personaggi da conoscere
Alla morte di Servio Tullio i senatori trassero un sospiro di sollievo credendo che Lucio Tarquinio, con cui si erano accordati, rispettasse i patti, ma egli si sedette sul trono ancora caldo del suo predecessore senza chiedere il loro permesso. Appena preso il potere, si mostrò un vero tiranno e per questo fu soprannominato “il superbo”, proprio per distinguerlo dal primo Tarquinio della sua dinastia.
Era un uomo violento e aggressivo, negò la sepoltura di Servio Tullio, perseguitò i senatori, oppresse il popolo e con la forza mantenne il controllo della città durante il suo regno. Creò un regime autoritario e fu despota a tal punto da unire, per la prima volta, nell'odio verso la sua figura, patrizi e plebei.
La maggior parte del suo tempo la trascorse a fare guerre, avvalendosi di un esercito ormai molto numeroso, composto da qualche decina di migliaia di uomini, soggiogò tutta l'Etruria e le sue colonie meridionali fino a Gaeta. Roma aveva conquistato tutto il versante tirrenico della penisola, mantenne il primato sugli Etruschi e sugli Equi, e, sotto il regno del Superbo, fu terminata la costruzione del tempio di Giove Capitolino.
Il suo regno ebbe termine in seguito all'offesa arrecata da suo figlio Sesto a Lucrezia, moglie di Lucio Tarquinio Collatino. La leggenda narra che il figlio del re volle conquistare la moglie di Collatino per una sorta di scommessa tra i due a chi avesse la moglie più fedele. Un'altra versione vuole che, invece, vedendola così pudica e riservata a tessere la tela in attesa del marito, fosse preso dal desiderio di possederla e la violentò. In entrambi i casi la storia termina con Lucrezia che si trafigge il cuore con un pugnale dopo aver raccontato il fatto. Narra allora Tito Livio che Lucio Giunio Bruto, nipote del re, estratto il pugnale dalle sue carni, esclamò: «Per questo sangue, purissimo prima del regio oltraggio, giuro, e vi chiamo come testimoni, che perseguiterò Lucio Tarquinio Superbo, la sua scellerata sposa e tutta la stirpe dei suoi figli con ferro, fuoco e con qualunque forza possibile, né a loro né ad altri consentirò di regnare a Roma» (I 59). Poi, esortò il senato ad abbattere la monarchia. È evidente che la leggenda di Lucrezia che tesse la tela richiama quella di Penelope che aspettava Ulisse, però la storia dice che per un motivo o per un altro fu proprio Giunio Bruto l’artefice della rivolta che portò alla nascita del regime di libertà (libertas) e del consolato (consolatus). In un primo momento, Tarquinio il Superbo si precipitò a Roma, deciso a difendere il potere, ma alla fine fu costretto a fuggire in esilio.
Rifugiatosi per qualche tempo a Tuscolo, morì a Cuma nel 495.
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