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Racconto di Natale: parte quarta

23 Dicembre 2017 , Scritto da Pee Gee Daniel Con tag #pee gee daniel, #racconto, #unasettimanamagica

 

 

 

 

Sembrava una puntata di quel vecchio telefilm con quel tale vestito di bianco che gestiva un'isola dei desideri, sempre affiancato da un orrendo nanerottolo. Il desiderio espresso da Pasqualo pareva quello di mettersi nei panni del capo-famiglia, giusto per la sera del Santo Genetliaco di Cristo. Per quell'ora aveva ormai assolto a ogni onere. Per chiudere in bellezza la curiosa esperienza gli mancava però un elemento appena.

Infatti, dopo aver scalciato in un angolo Ciruzzo e essersi ricomposto nella giacca, nella camiciola linda e pinta, nell'aplomb irreprensibile di sempre, approcciò il padrone di casa con occhio malandrino: «Di', caro, mò sèmo amici, nòne? Mò sèmo mèjo che fratelli, onnò? Se sèmo spartiti 'n po' de tutto, come dù bboni compari che se vònno bene,» lo circuiva. Natale ciondolava il testone più per esaurimento nevrastenico che per assentire... «Ehmbè Natale mio, come co' tutti l'amici più veri è giunta l'ora che me sbottono...»

«Com'avìte fatto con la signora mia?» si affrettò a chiedere l'altro, con una sincera preoccupazione dipinta sul volto.

«Mannò, ma che hai capito... Vie' qua che te spiego mèjo... Ah coso, senti un po', me servirebbe un po' de liquidi...»

«Tenìte sete?»

«Macché sete... De conquìbbus, ah scemo!... Me sérveno le svanziche… como dite vosotros? Li dindi,... ri sordi, 'nzomma... Vedi, caro, sto un po' a secco. Come hai potuto constatare, stasera sò sortito un po' de prescia e nun ho fatto an tempo a svuotà à cassaforte... A casa mò nun ce posso annà, daa banca nun ce posso passà ché l'amici mia me cerchéno... Vabbeh, per farla concisa, che moo potresti concedere un prestitino? Tanto per levare le tende quer paio de ggiorni, se me sò spiegato...»

A Natale De Dominiccis si fece il volto del peccato mortale. Quella richiesta dovette risuonare alle sue orecchie né più né meno come al dannato l'assegnazione di bolgia del Minosse dantesco. Guardò il capo da sotto a sopra, con due occhioni che avrebbero toccato la sensibilità di chiunque. Tranne quella di Pasqualo, che anzi lo sollecitava: «Facciamo una cosa di giorno, ah Natalì...»

Natale scomparve per il tot tempo necessario a rimestare in chissà quale doppiofondo. Infine riapparve dallo sgabuzzino col libretto di risparmio del primogenito, intonso e ben tenuto come la reliquia del meglio messia.

«È ò libretto al portatore 'e Gaetano mio. L'àmmo mettùto inzieme co' tanti sacrifici...»

E Pasqualo Del Grosso, che non difettava di umanità, dopo averglielo furtivamente sfilato di mano con un esempio di prestidigitazione davvero rimarchevole, se lo strinse al cuore, mormorando commosso: «Lo apprezzo moltissimo!» Dopo di che si sbatté la porta d'uscita alle spalle, salutando tutti quanti con un generico: «Se vedèmooooo!»

Siccome, come ogni novella natalizia che si rispetti, non di meno la nostra può rinunciare al più feerico happy end, il paziente lettore, che abbia avuto la bontà di seguirci sin qua, sappia che appena dopo l'epifania, proprio il giorno dello sfratto esecutivo, mentre già si trovava sbattuta sul marciapiede, tra due valige di cartone e la carogna del cane, che non aveva retto a quell'ulteriore infamità, la famiglia De Dominiccis-Squanquaronzio si vide recapitare una festosa cartolina espressamente giunta dalle isole Cayman.

Ne lessero il retro, incuriositi:

«Ciao cari, grazie alla vostra esigua ma tempestiva elargizione sono infine riuscito a prendere il primo volo che mi ricongiungesse alle mie proprietà off-shore. Qua sono irrintracciabile.

Nella speranza che ve la passiate bene quanto me, un caldo abbraccio,

P. Del G.»

Natale e congiunti stavano ancora rileggendo, a dire il vero un filino amareggiati, quelle poche righe, quando si accorsero che il portalettere era rimasto inspiegabilmente lì accanto a loro, anche a consegna avvenuta. Quando gli rivolsero lo sguardo, il solerte funzionario fu lieto di puntualizzare: «La cartolina non è stata debitamente affrancata. Spiace, ma c'è da pagare la penale, signori miei...»

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