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"le primavere di Vesna" recensione di Paolo Basurto

19 Aprile 2013 , Scritto da Ida Verrei Con tag #ida verrei, #recensioni

"le primavere di Vesna" recensione di Paolo Basurto

"Le Primavere di Vesna"

di Ida Verrei

Fabio Crice Editore

pp.189

Euro 15,00

Recensione di

Paolo Basurto

Tutto sembra una storia vera, in questo bel romanzo di Ida Verrei. La storia di una donna. La parabola della sua vita. Un lungo flash back. Una partenza e un ritorno. Un viaggio nella memoria. Un viaggio nel viaggio vero che la porterà al matrimonio della sua prima figlia.”

"Tra i ricordi, tra le memorie di una vita, per tutti, c’è un motivo ricorrente che ne segna e scandisce le stagioni più significative. Un’immagine un rumore, un profumo, una vaga sensazione di déjà vu. La percezione di un mutamento che sta per segnare la tua esistenza, o di un ineluttabile ritorno al passato.

Per Liana era il rumore del treno. Un treno che transita, un treno che parte, un treno che arriva o che squarcia il silenzio con il suo urlo metallico e canta con il frastuono ritmico del suo sferragliare. Il treno, sempre presente: odori, suoni, rumori, impressi nell’anima e nella mente.”

Ma la storia di Liana è solo in apparenza una storia di donna. Una storia quasi normale di amore, separazione, speranza e delusione. Liana è anche Vesna. Le sue primavere sono la sottile e diffusa simbologia che intride, con pudore al limite della timidezza, il tessuto dell’intera narrazione.

“Le Vesnas sono figure fantastiche legate alla giovinezza e alla primavera. Sono donne belle e sapienti, che vivono in splendidi palazzi in cima alle montagne. Un incantesimo permette loro di uscire e raggiungere la valle solo in un certo periodo dell’anno. Il loro arrivo porta la primavera.”

Dunque è la mitologia di sentimenti elementari che si intrecciano e diventano complessi. La magia delle emozioni che risolve le contraddizioni della curiosità della vita in un ottimismo innocente che sa di meritare la felicità. E’ questa la trama vera del racconto. Il riscatto della voglia di vivere. L’energia semplice e intensa della voglia di libertà e di amore. Il recupero delle occasioni perdute. Il desiderio di non avere rimpianti, il piacere puro di voler bene, di voler il bene dell’altro. La tentazione di castigare la cattiveria e la crudeltà. Lo stupore per l’insensibilità e l’egoismo. La paura delle maledizioni del destino, che ha il viso grinzoso di una strega ma che nonostante la fame che la spinge all’elemosina, non ha il coraggio di mentire nella divinazione del dolore fino alla terza generazione.

I personaggi della storia, non sono mai marginali. Buoni e cattivi allo stesso tempo, sono coinvolti nello scenario sconvolto della guerra e del dopo, alla ricerca delle loro primavere. L’egoismo non manca. Un egoismo umanissimo e quotidiano. Descritto con reticenza, come se lo si volesse scusare; con rammarico. Un marito che inganna se stesso, innanzitutto, per non ammettere la verità del tradimento,del disonore della fuga, della sofferenza che infligge, rompendo la sua famiglia e riducendola in più pezzi doloranti, è pur sempre un uomo che ama, che ha amato, che sa amare, che cerca la sua primavera con le lacrime agli occhi. Qualcuno da compatire, non da condannare. Dopo la protagonista è forse il personaggio più presente anche quando il suo ruolo è implicito. Gli effetti delle sue azioni affiorano in tutta la narrazione. Ma non c’è un genio del male né un colpevole. C’è un uomo che ha paura, che si libera da tutto ciò che gli impedisce di nuotare verso una nuova spiaggia dopo il naufragio che la guerra ha fatto dei suoi ideali giovanili. Anche a lui viene riconosciuto, auspicato, il diritto di ricominciare.

Vesna è il simbolo di questo diritto. Un diritto di tutti. Il suo viaggio nell’incarnazione di Liana, è anche il viaggio di una liberazione silenziosa e lunga, dai condizionamenti culturali, dagli affetti possessivi, dalle oscurità dei ricatti. Il mondo dell’adolescenza si nutre di bellezze naturali, di semplicità familiare. Si esprime in veneto-sloveno e alimenta la fantasia con la sua mitologia. Vesna viene da questo mondo. Suo malgrado, attraverserà l’italia per seguire un destino segnato dalla

profezia di una zingara. Da allora una figura di suocera, subito temuta, dominerà il difficile acclimatarsi al mondo meridionale, delle convenzioni e dei formalismi. Ma anche questo personaggio ha la sua umanità accattivante e sarà l’unico a capire Liana e a cercare di salvarla con prudenti quanto inutili consigli. La luce di Vesna, insomma, si proietta su tutti, ispessendo i chiaroscuri ed evitando la sommarietà dei tratti senza sfumature.

Come nel suo precedente romanzo, Un, due, tre, stella!, Ida Verrei, dipana il racconto con agile continuità. Le descrizioni abbondano, ma la poesia che le ispira le rende leggere e autonome. La narrazione si gode senza sforzi fino a quando la trama avvolge il lettore e lo costringe a scoprire i numerosi messaggi dei simboli che percorrono le parole e le illuminano di novità come gocce di luce.

Il sospetto di una forte ispirazione autobiografica è dovunque presente, ma si trasfigura e si riscatta in una immaginazione creativa che legittima a sperare molte cose buone da un’autrice che ha trovato nello scrivere la sua Vesna.

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