Amici lettori, bentornati alla signoradeifiltri, siete pronti a salire a bordo della nostra fantasia? Oggi nuovo appuntamento con Tony e Mario per un'eccezionale escursione culturale, tenetevi forte.
- Ciao Tony, allora, sei pronto?
- Diciamo di sì, allora, chi guida oggi?
- Forse è meglio che guidi ancora tu e io ti indico la strada.
- Ma perché hai scelto questa destinazione?
- Tony, non avevamo deciso di visitare tutti i posti di Roma importanti ma meno conosciuti?
- Sì, ma questo mi sembra un po’ tetro, un po’, come dire… io non sono scaramantico, ma certe cose mi mettono un po’ di funerea impressione.
- A parte il fatto che abbiamo ancora un sacco di altri posti bellissimi e interessanti da vedere, tu per oggi cerca di trovare il lato positivo. Andiamo in una strada storica che è stata vissuta e celebrata da tante star del cinema. Quello che vedremo è solo la normalità, non devi avere paura della normalità.
- E vabbè, ma quella cosa mica è così che si chiama e io vorrei che accadesse il più lontano possibile.
- Ma certo, comincia ad andare piano perché chi va piano va lontano.
Tony Mal e Mario er benzinaro oggi si recheranno in via Veneto, una importante via di Roma, piena di fascino e famosa in tutto il mondo, meglio conosciuta come la via “della dolce vita”. I nostri protagonisti, oltre all'aspetto da copertina patinata di questa strada, visiteranno una chiesa che detiene in sé un'altra filosofia di vita.
Salendo via Veneto, sulla destra, troveranno una chiesa, S. Maria della Concezione dei Cappuccini, fatta edificare da Papa Urbano VIII agli inizi del ‘600, per onorare suo fratello Antonio Barberini, all'epoca facente parte dell’ordine dei frati Cappuccini.
Oltre l’aspetto storico/artistico, la chiesa è famosa per il museo dei Cappuccini e, soprattutto, per la cripta “decorata” con teschi e ossa di oltre un migliaio di frati vissuti nel convento nel corso di almeno tre secoli. Non è importante descriverne l’ideatore, perché a mio avviso è più interessante riflettere su questo atipico arredo architettonico, che possiede un particolare alone di mistero.
La disposizione artistica di resti di umanità vissuta porterà il visitatore a scoprire il vero senso della vita.
Tony Mal e Mario er benzinaro parcheggiano la 500 di fronte alla chiesa. E' una giornata di sole e fra qualche minuto entreranno nell’altro mondo.
- Hai fatto il segno della croce?
- Boh? Non mi ricordo, mi sembra di sì, e tu?
- Mario, veramente pensavo soprattutto a te.
- In che senso?
- Se entrando ti fossi raccomandato a nostro Signore di aiutarti a trattenerla qua dentro.
- Ah, capisco, ma no, vedrai che non ci saranno problemi.
- Mario, nella cripta la temperatura potrebbe essere più bassa e la situazione potrebbe precipitare.
- Tony, non mi ci far pensare, forza entriamo. Piuttosto, hai visto che c’è scritto qui all'ingresso?
- “Quello che voi siete noi eravamo, quello che noi siamo voi sarete”.
- Proprio come io e te, io sono vecchio e da giovane ero come te, e tu che ora sei giovane un giorno sarai un vecchio come me.
- Mario, mamma mia che desolazione!
- Tony, questa è la vita, proprio come ti dicevo ieri parlando di normalità. I frati cappuccini che hanno allestito queste sale non volevano mettere paura a nessuno, e neanche prendere in giro il prossimo, ma solo dimostrare che in vita siamo in carne ed ossa, ma una volta trapassati lasciamo a terra tutto, beni materiali ed ego spropositato. Di noi rimarranno probabilmente anima e spirito, finché siamo vivi dobbiamo essere maggiormente più umani (maggiormente più assai!) e rispettosi del creato datoci in affidamento per un tempo relativamente breve. Questo ossario vuole anche dirci che di fronte alla morte siamo tutti uguali.
- Ma questo lo aveva anche detto Totò con “la livella”.
- Eh già, peccato che stupidamente non lo impariamo mai.
- Mario, però ti confesso che tutto ciò non mi fa molta paura.
- E’ naturale, perché tutto è disposto con cura come un'opera d’arte. (Se non aggiungessi tutti gli apostrofi lui continuerebbe a non metterne neppure uno).
- Come la vita stessa.
- Sì, ben detto, la vita è una vera opera d’arte che noi non sappiamo apprezzare, ci pensa poi la morte a rimettere tutte le cose a posto.
- Mario perché balli, per caso hai paura?
- Ah, no, ci risiamo, tu rimani io vado e torno presto.
- Sbrigati, ma dove vai?
Mario, ballando, non gli risponde e scappa via come una saetta.
Tony allora gira da solo per le cinque cappelle, ammirando la disposizione certosina di tutte le reliquie, tutto geometricamente ordinato ma che non sembra statico. I corpi intonacati e mummificati dei frati sembrano accogliere quasi come custodi i visitatori. (Se non metto qualche punto e qualche a capo il lettore muore asfissiato).
Nei piccoli absidi della quarta cappella, invece, i cappuccini sembrano a guardia del luogo, quasi ad ammonire che nessuno tocchi nessuno: tibie, teschi e femori non sono lì per bellezza ma per aiutarci a capire il vero senso della vita.
Oggi siamo presuntuosi esseri di questo mondo, domani solo fredde e inanimate ossa “cui prodest?”. (Cacchio c'entra la citazione in latino adesso?)
Invece a Mario gioverebbe qualcos'altro, per esempio una visita medico/urologica, perché quasi come un ossesso ha girovagato per tutta la chiesa, scrutando e cercando una miracolosa porta con la targhetta w.c..
Sfortunatamente per lui la chiesa è bella ma piccola, e sta per succedere l’apoteosi dell’evacuazione, eppure deve esserci un santo della santa prostata, perché miracolosamente da una porticina vicino alla navata laterale destra una fievole luce apre a Mario uno spiraglio. Lui vola come un jumbo jet, entra senza guardare, non vede nessuno, lo sguardo gli casca a pennello su una bottiglia vuota, la prende, deve sbrigarsi sono momenti drammatici, come potrebbe scusarsi di tale sacrilegio? Non può pensarci, si gira di spalle, ormai ha una tecnica collaudata, la fa, forse non tutta ma sufficiente per tirare un sospiro di sollievo e, con la bottiglia sotto braccio, esce trafelato.
- Mario, tutto ok?
- Quasi. Bene, che facciamo? Usciamo?
- Mi sembri un po’ rosso e sudaticcio, alla tua età queste corse potrebbero farti male.
- Ma chi? A me? Ragazzo, io alla tua età correvo i cento metri come Pietro.
- San Pietro?
- No, Pietro Mennea!
- Ah! Allora è da lui che hai imparato?
- Ma allora la cripta dei Cappuccini non ti ha insegnato nulla? La vita è una ruota, oggi a me e domani a te.
- E vabbè, però quando toccherà a me magari parlerei con un dottore.
- Senti, che ne diresti di un bel caffè in un bel bar di via Veneto?
- D’accordo, ho capito l’antifona, domani dove andiamo?
-Tony, domani ce ne andiamo da Pasquino.
- Il pasticciere?
- Ma no, quello è Pasquale!
-E allora chi?
-L a statua, Tony! La statua parlante!
- Ah! Hai ragione ho avuto un "làpìs"!
- Questa l’hai copiata da Totò!
- Beh! Un doveroso omaggio al principe della risata, non ti viene da ridere?
- E domani ti accontento.
- Che facciamo domani?
- Tony, adesso non dovevamo andare a prendere il caffè?
- Ti scappa, eh!... Ma quella bottiglia che tieni sotto il braccio a che ti serve?
Amici lettori del blog più stellare di questa galassia culturale, non vi sembra di vedere i nostri due protagonisti che sottobraccio entrano come due movie star di Hollywood in un bar di Via Veneto più arzilli che mai, dopo aver visto nella chiesa di fronte la morte in faccia? Anche quella è arte, ci rivediamo nella Roma nascosta alla prossima puntata.