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liliana comande

Spunti di viaggio: Il Guatemala non è un'appendice del Messico.

30 Gennaio 2015 , Scritto da Liliana Comandè Con tag #liliana comandè, #luoghi da conoscere

Spunti di viaggio: Il Guatemala non è un'appendice del Messico.

Un paese che da solo vale sicuramente un viaggio per andare alla scoperta di tutte le sue biodiversità e le tante bellezze che ne fanno una meta unica e piena di colori.

Ci sono paesi che, spesso, vengono uniti agli altri più vicini se si effettua un viaggio. Questo accade quando si programma il Vietnam e si unisce anche la Cambogia o il Laos o tutti e due.
La stessa cosa accade per il Guatemala, che viene visto come un’estensione del Messico.
Eppure anche questo paese è uno dei più belli, ricco di storia, natura e tradizioni. Per la sua eccezionale posizione geografica, il Guatemala è considerato il centro geografico dell’America Latina, eppure, difficilmente viene proposto o scelto come prima destinazione.
Anni fa, ci furono progetti per migliorare le strutture alberghiere, potenziare i trasporti interni, inclusa la rete autostradale. Molte cose sono state fatte, ma continua a rimanere un po’ la “Cenerentola” dell’America centrale.

Il paese ha affrontato notevoli sforzi per preservare e proteggere l’altissimo grado di diversità biologica presente in una terra che vanta più di 14 zone di vita, alcune delle quali rimaste ancora intatte.
Le 44 aree protette, tra cui Tikal, unico lago al mondo dichiarato dall’Unesco sito di “patrimonio mondiale” e “riserva naturale mondiale”, e le 60 riserve naturali, costituiscono la prova di questo patrimonio dal valore inestimabile.

Va sottolineato che le risorse del Guatemala riguardano principalmente la varietà dei suoi paesaggi e la sopravvivenza di una flora e fauna unica al mondo.

Diciannove ecosistemi diversi; 33 vulcani; le imponenti montagne dalle quali scorrono le acque delle sorgenti termali; le jungle del bassopiano – popolato da più di 300 varietà di uccelli – le scimmie ululanti; i giaguari dalla pelle brillante e stellata; rigogliose foreste tropicali con più di 450 tipi di alberi.

E ancora, laghi e fiumi dalle acque cristalline, la costa del Pacifico con le sue spiagge nere di origine vulcanica, boschi fiabeschi nei quali è facile trovare paesini incantati e dove vive il quetzal, uno degli uccelli più belli del mondo e simbolo nazionale del Guatemala.


Se a tutto ciò ci aggiungiamo che il Guatemala è il fulcro del mondo Maya, dove ancora sopravvivono costumi e tradizioni ancestrali e, incuranti del tempo, si ergono maestosi templi e palazzi di un “Mondo Perduto”, si capisce perché questa nazione dovrebbe diventare una meta turistica di primaria importanza.


E il paese si presta a vari tipi di turismo. Si possono scoprire i rituali e i misteri delle popolazioni indigene. Addentrandosi nelle selve del Rio Dulce, forse sarà possibile ritrovarsi nella leggenda degli uomini-coccodrillo, sapienti guaritori che si rifugiarono nella foresta per sfuggire agli occhi indiscreti, si può seguire il corso del fiume e dormire a cielo aperto.

Si possono scoprire interessanti cittadine, ci si può improvvisare speleologi e visitare grotte e tunnel sotterranei. Si può praticare la pesca d’altura, considerata una delle migliori al mondo. Ma questa è solo una parte di ciò che si può fare e vedere in questo paese ancora da scoprire come gli altri paesi confinanti.

Spunti di viaggio: Il Guatemala non è un'appendice del Messico.
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Reportage: Londra, una città che vale la pena visitare più volte

23 Gennaio 2015 , Scritto da Liliana Comandè Con tag #liliana comandè, #luoghi da conoscere

Reportage: Londra, una città che vale la pena visitare più volte

Londra, la città dei Windsor, è il centro della moda che fa tendenza, delle ultime novità della musica d’avanguardia, è un crogiolo di culture diverse, un melting-pot che trasforma il soggiorno nella città in un viaggio nel mondo.

Il fascino dei suoi contrasti la rende una città cosmopolita. Infatti, alle singolari tradizioni monarchiche, alle sfarzose cerimonie regali, agli innumerevoli edifici storici, si affiancano i numerosi grattaceli, i centri commerciali, le grandi multisala e tutte le altre attrattive del “mondo moderno”.
Chi la visita per la prima volta lo può fare prendendo l’autobus che attraversa la città, giusto per avere una prima impressione e farsi un’idea della sua grandezza, oppure facendo una gita in battello. Ma la scelta è più ampia, perché si può attraversare la città anche in metropolitana, arrivando più velocemente nei luoghi scelti evitando il traffico o con i taxi londinesi, famosi in tutto il mondo, che risultano convenienti se si è in quattro persone a dividere i posti e la spesa.

Londra è una città verde e nel cuore della città si trovano enormi parchi, luoghi di evasione dalla frenesia quotidiana dove gli inglesi abitualmente consumano il loro lunch e riposano per qualche minuto, prima di tornare a lavoro. Il più grande parco al centro di Londra è il noto Hyde Park, lungo circa due chilometri, dotato di una grande varietà di piante ed uno stagno artificiale dove sostano cigni e anatre.

Attraversando un ponte si passa direttamente da Hyde Park a Kensington Gardens, giardino boscoso, dove si possono fare lunghe passeggiate e, se si osserva verso la parte occidentale, si può notare la residenza reale del Principe Carlo.

Anche culturalmente la capitale inglese è molto ricca perché presenta molti luoghi di interesse tra monumenti, strade, ponti e quartieri. Simbolo della città è il Big Ben, la famosissima campana che si trova in una torre e con i suoi rintocchi scandisce le ore.

A Londra non si può fare a meno di visitare il Buckingam Palace, la residenza reale, dove si può assistere al cambio della guardia. L’elenco dei luoghi storici inglesi da visitare continua con l’House of Parlament, palazzo che ospita il Parlamento inglese e “culla della democrazia politica”. Un edificio molto caratteristico è la Torre, che ancora oggi incute soggezione, ed è un’enorme fortezza grigia che deve la sua fama ai numerosi illustri prigionieri che vi furono rinchiusi, come Anna Bolena, moglie di Enrico VIII.
Londra è anche “la città dei ponti”, infatti ne vanta circa 17 e tra i principali da visitare c’è il London Bridge – che è il più antico – e il Tower Bridge, uno dei più famosi ponti d’Europa in stile gotico.
Nessun turista però lascia Londra senza aver visto una delle piazze più conosciute nel mondo, quella di Piccadilly Circus, dove si trova la statua di Eros. Molti la preferiscono di sera quando lampeggiano le insegne luminose ed è tutta un luccichio.

Di fronte ad essa si trova il Trocadero, centro dei divertimenti di Londra, con spettacoli di realtà virtuale, show con proiezioni al laser, tutto avvolto in un’atmosfera di fantascienza. E’ qui che i giovani amano incontrarsi. Trafalgar Square, invece, è sicuramente un’altra piazza amata dai turisti e anche questo ritrovo per la gioventù londinese.

Percorrendo le strade della capitale come Oxford Street e Regent Street si incontrano negozi alla moda, magazzini di buon livello dove fare shopping. Il “tempio” del design è King’s Road, la via in frequentata da attori e artisti non solo per le sue boutique ma per i suoi ristoranti di alto gusto.

Inoltre, non si può non visitare il grande centro commerciale di Harrod’s. I prezzi sono piuttosto elevati per noi italiani, ma vale la pena di andarci solo per vedere la quantità e la qualità dei prodotti che vengono venduti. Una passeggiata per il quartiere di Brixton può essere invece istruttiva ma anche un po’ pericoloso perché è noto come il centro degli immigrati neri e il suo nome è legato alle risse dei giovani di colore. Negli ultimi anni ha cercato di cancellare la sua immagine negativa diventando un importante punto di ritrovo per i giovani che amano il reggae e il rap.

Altro quartiere vivace, che desta curiosità, è Coven Garden nel quale si sono affermati i primi negozi alternativi. E’ il luogo dove tutti i giorni c’è il mercatino che propone oggetti di artigianato, cianfrusaglie varie, stoffe, mentre nei negozi si può trovare quello che vende aquiloni di tutti i tipi.
Proseguendo nel nostro tour è sicuramente da visitare la Tea House, che ha una vastissima scelta di teiere tipiche inglesi e poi, partendo da Piccadilly Street, risalendo verso Great Widmill Street, si arriva al quartiere Soho, una specie di Chinatown dalle forti sfaccettature, patria della popolazione cinese.
Chi viene a Londra e non visita almeno un paio di musei commette un grave errore, primo perché la maggior parte di essi sono gratuiti poi anche perché nei musei londinesi si trovano tesori di tutti i paesi del mondo. Alcuni dei pezzi forti sono i marmi, le sculture e i fregi del Partenone presenti nelle sale del British Museum, uno dei più importanti musei del mondo, che raccoglie anche preziose testimonianze dell’antichità greca, egizia e romana. Un altro museo da vedere è anche lo Science Museum, articolato su cinque piani, dove sono esposte in modo comprensibile le meravigliose scoperte della scienza e della tecnica.
Nella città si può trascorrere qualche ora divertente nella famosa galleria delle cere, “Madame Tussaud’s” dove è possibile fare un viaggio con “il taxi del tempo”, ripercorrendo tanti anni di storia e passando davanti a figure animate, rivestite in cera e a statue dei personaggi famosi anche contemporanei.

Una delle sorprese più piacevoli è la scoperta della nuova cucina britannica. Una volta si pensava ad una cucina scialba e poco varia (cosa vera) o al famoso Fish and Chips, invece Londra è una delle città culinarie più invitanti d’Europa, soprattutto per le tantissime specialità di più di 100 paesi.
La ragione? E’ presto detto. Grazie agli influssi di coloro che si sono trasferiti a Londra negli ultimi cinquant’anni è possibile mangiare di tutto: dai piatti italiani alla cucina etnica, da quella messicana a quella indiana fino a quella giapponese, etc.
Per tutti gli amanti del tè, come da tradizione, alle cinque del pomeriggio scatta “l’afternoon tea” e allora si può gustare in un locale vicino Green Park, che si chiama “Thomas”, e dove si può bere il tè nelle tipiche tazze di porcellana inglesi, accompagnandolo con sandwich e deliziosi pasticcini alla panna, alla crema di fragole o biscotti alla marmellata.
Londra ha tantissimi alberghi di ogni categoria e dai prezzi che possono accontentare ogni esigenza economica. I più giovani possono utilizzare i Bed&Breakfast mentre per gli studenti ci sono molti ostelli della gioventù.
Anche per i visitatori più intraprendenti sarà impossibile riuscire a sperimentare tutte le possibilità di divertimento offerte da Londra. Ogni sera ci sono innumerevoli manifestazioni teatrali, sportive e concerti per tutti i gusti musicali, in quasi ogni angolo della città.
I più mondani possono andare negli accoglienti pub londinesi dove la birra scorre fino alle 23, e per i nottambuli che vogliono scatenarsi nel ballo fino a notte fonda ci sono club e discoteche.
Londra è senza dubbio una città vivace e dalle mille sfaccettature e dove c’è sempre qualcosa da ammirare. E’ una città che non si visita solo una volta perché ha sempre qualcosa di nuovo da offrire ai turisti.

Reportage: Londra, una città che vale la pena visitare più volte
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Reportage: Martin/St. Maarten, l’isola divisa in due

16 Gennaio 2015 , Scritto da Liliana Comandè Con tag #liliana comandè, #luoghi da conoscere

Reportage: Martin/St. Maarten, l’isola divisa in due

Una strana leggenda spiega perché l’isola appartiene alla Francia e all’Olanda.

“L’isola accogliente!" Così viene chiamata questa piccolissima isola divisa in territorio francese e territorio olandese. Ma ciò non è oggetto di battaglie, anzi! I due popoli convivono in amicizia da circa centocinquant’anni in quest’isola, che è la più piccola al mondo suddivisa tra due poteri sovrani. Ovviamente, nel 1493, fu sempre lui, il nostro Colombo a sbarcare per primo sull’isola, popolata da indiani Caribi, ma furono i francesi e gli olandesi a cacciare i legittimi abitanti del luogo, ponendo fine alla civiltà indiana. Gli olandesi, a loro volta, furono “sbattuti” fuori dall’isola dagli spagnoli nel 1640. Ma il Governo olandese decise di non arrendersi e mandò un certo Peter Stuyevsant (sì, proprio quello delle sigarette!) a cercare di riconquistare il forte in cui erano barricati gli spagnoli.
La missione non ebbe alcun esito, se non quello di troncare di netto una gamba al nostro eroe durante un combattimento. Da allora, non passò molto tempo che la Spagna decise di riconsegnare spontaneamente l’isola agli olandesi.
La leggenda che riguarda la divisione del territorio tra francesi e olandesi, invece, è sicuramente molto meno edificante! Pare che un francese ubriaco di vino ed un olandese ubriaco di gin, si misero schiena contro schiena e, al via, cominciarono a camminare in direzione opposta costeggiando il perimetro dell’isola, finché non si ritrovarono sul lato opposto, delimitando il confine tra i due territori.
Tutto questo succedeva nel 1648, data, peraltro, segnata sulla targa che rappresenta l’unico segno di distinzione tra le due zone. La costa dell’isola è estremamente frastagliata – sembra che qualcuno abbia preso a morsi l’intero perimetro) con delle spiagge splendide (nella parte francese ci sono anche per nudisti!) e piena di piccolissime baie che invitano al più assoluto relax.
L’isola è ideale per coloro che amano affittare una macchina e andare alla ricerca di posti particolarmente suggestivi: spiagge completamente “abbaglianti”, altre deserte, abitazioni antiche, vecchi mulini adibiti alla lavorazione dello zucchero che compaiono all’improvviso in suggestive vallate.


La capitale della parte olandese, Philpsburg, dispone di una piazza centrale che, in genere è sempre gremita di gente, di minibus e il traffico fa pensare ad una grande incrocio con il semaforo rotto…
Facendosi largo fra la folla, si passa davanti ad un incredibile numero di negozi, di ristoranti e uffici per arrivare alla “Buncamper House”, puro esempio di architettura tipica delle classi più elevate delle Indie Occidentali.
La capitale della zoan francese, Marigot, è, al contrario, piuttosto tranquilla e sicuramente più facile da visitare. All’estremità meridionale della città, vi è lo sfavillante complesso di “Port La Royale”, pieno di boutique elegantissime, di bistrò e di caffè che, al calar del sole, si riempiono di bella gente e di musica dal vivo.


Assolutamente da non tralasciare è il mercato del mattino, con colori e suoni in tipico stile tropicale e profumato di spezie delle Indie Occidentali. Ci sono, comunque, altri posti che vale la pena di visitare: I pittoreschi villaggi di “Grand Case”, la laguna di “Simpson Bay”, le rovine di “Fort Amsterdam” o il “Grande Lago Salato”.
Trovare l’alloggio è semplice, sia in territorio francese che in quello olandese. Vi sono alberghi, pensioni e mini-appartamenti per tutti i prezzi e per tutti i gusti.

Per quanto riguarda lo sport, St. Martim/St. Marteen, come ogni isola caraibica che si rispetti, ha diversi centri che noleggiano le attrezzature necessarie per le immersioni e le esplorazioni subacquee. Inoltre, vengono praticati: golf, squash, tennis, equitazione, sci nautico e surf.


La vita notturna è fatta di ristoranti e conseguenti discoteche, locali in cui divertirsi con gli spettacoli di cabaret o ascoltare dell’ottima musica dal vivo. Gli amanti del gioco d’azzardo hanno pane per i loro denti. Infatti, e solo in territorio olandese, moltissimi alberghi sono dotati di casinò nei quali tentare la fortuna…che talvolta arriva!

Reportage: Martin/St. Maarten, l’isola divisa in due
Reportage: Martin/St. Maarten, l’isola divisa in due
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Spunti di viaggio: Santo Domingo l’isola del merengue.

13 Gennaio 2015 , Scritto da Liliana Comandè Con tag #liliana comandè, #luoghi da conoscere

Spunti di viaggio: Santo Domingo l’isola del merengue.

L’isola è un cocktail spumeggiante capace di rigenerarti.

Il merengue ti stordisce, ti elettrizza, ti mette allegria e poi ti stanca o ti illanguidisce a seconda dei momenti. Ma non lo puoi comunque evitare perché sarà la colonna sonora per tutta la permanenza nell’isola caraibica. S. Domingo si trova a due passi da Miami, Caracas e Puerto Rico, ma ancora più vicina a Cuba dalla quale dista solo settantacinque chilometri.
Sarà per il ritmo della musica e della danza, per la gioia di vivere, per la bellezza conturbante delle sue ragazze, il clima dolcissimo temperato dagli alisei, certo è che Santo Domingo è un po’ il sogno tropicale per un cocktail spumeggiante capace di rigenerarti.
La capitale è una città coloniale che cerca di darsi un’aria cosmopolita con i suoi grandi alberghi, i frequentatissimi casinò, i night club e le discoteche, ma la sua ricchezza resta il nucleo coloniale, dove rimangono importanti testimonianze dei quattro secoli di dominazione spagnola con l’Alcazar de Colon (Colombo), la Torre dell’omaggio, la Fortezza di Osama.
Divertenti e coloratissimi, stuzzicanti e allegri i mercati locali – da non mancare una visita al mercato Modelo – dove si può trovare di tutto, dal balsamo di tigre ai famosi dipinti creoli, dall’ambra ai coralli.
Lasci la capitale a vai alla scoperta dell’isola a bordo di una vecchia automobile o di un taxi un po’ “sgangherato” con un guidatore chiacchierone, ma simpatico, che ti conduce verso Sud, verso Punta Cana.


Passi davanti a Boca Chica, la spiaggia più frequentata dagli abitanti della capitale, costeggi la bellezza un po’ selvaggia di Juan Dolio e del suo mare verde come le palme di cocco, mentre l’autista “spara” la musica locale a volume un po’ troppo alto per le nostre orecchie.
Punta Cana fa parte della Costa del Cocco, ben 40 chilometri di spiaggia bianchissima impreziosita da complessi alberghieri prestigiosi.

Ma c’è anche una parte più riservata: la Romana, un tempo frequentata anche da qualche nostro famoso industriale, e Casa di Campo, apprezzatissima dagli sportivi.
Ritornando verso nord, sull’altro lato dell’isola, troviamo Samana dalla natura talmente incontaminata da essere meta delle balene durante i mesi di dicembre, gennaio e febbraio.
Si continua poi verso Puerto Plata, sulla costa nord-occidentale, ricca di piccole lagune e acque limpidissime, come Sosua.
Le notti dominicane sono molto lunghe, cominciano nei ristorantini sprofondati nella sabbia, per finire in una discoteca a due passi dal mare dove, tanto per cominciare, al cameriere si potrebbe ordinare un “servicio”.

Lui porterà una bottiglia di rhum ed una di coca da miscelare.
La musica farà il resto in un’atmosfera afro-caraibica-latina tropicale che più non si può e non sai se quel senso di ebrezza che ti prende è per quel rhum che hai bevuto ( e non sei abituato) o per la felicità di ritrovarti in un mondo così lontano dal solito, dove esiste ancora quella semplicità e gioia di vivere che si percepisce appena si scende dall’aere
o.

Spunti di viaggio: Santo Domingo l’isola del merengue.
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Reportage: Myanmar, un paese dove si lascia il cuore

11 Gennaio 2015 , Scritto da Liliana Comandè Con tag #liliana comandè, #luoghi da conoscere

Reportage: Myanmar, un paese dove si lascia il cuore

Yangon, una capitale in bilico fra il moderno e le antiche tradizioni e il resto del paese è un camminare a ritroso nel tempo.

La città ti stupisce subito per quell’aria vagamente familiare, come quando incontri qualcuno che sai di aver conosciuto, ma non ricordi dove e quando. Provi a frugare nella memoria e scovi immagini di luoghi visti direttamente o in vecchi film ambientati in Vietnam, Laos, Cambogia, Thailandia e, finalmente, capisci che Yangon è un po’ di tutto questo insieme ma con un tocco di spiritualità in più.


La struttura della città è fondamentalmente coloniale, a testimonianza di un passato inglese piuttosto recente, ma esistono – senza scossoni e senza disturbare esteticamente – ed esemplarmente integrati tra di loro, i quartieri cinesi, indiani e quelli di oltre 100 razze diverse, ognuna con una propria religione, in una tolleranza non priva di passioni ma non per questo meno civile.
L’arrivo nell’aeroporto di Yangon non è affatto traumatico. Nessun caos e le formalità doganali sono piuttosto veloci rispetto ad altri paesi dell’area asiatica.
Il traffico per le strade è piuttosto scorrevole, anche se un po’ privo di regole, tranne nelle ore di punta quando automobili, tuk tuk, moto e biciclette affollano le strade.
La città, in alcune aree è decadente ma è comunque affascinante. I segni di un passato antico e di uno recente si fondono e, a volte, risultano anche struggenti.
Yangon è una città sempre verde, ricca di alberi tropicali e di grandi parchi con laghi, ma è soprattutto ricca di templi e pagode, la più famosa delle quali è Shewedagon, considerata l’ottava meraviglia del mondo (ma quante sono queste ottave meraviglie del mondo?).
La sua cupola è ricoperta da 14 tonnellate di oro zecchino e domina la città, specialmente di notte quando una sapiente e calda illuminazione la rende ancora più magica.
La pagoda, vecchia di oltre 2500 anni, è la più antica buddista ed è impreziosita da innumerevoli ricchi ornamenti.
La cultura indiana e cinese sono alla base di questa terra baciata dalla fortuna: piena di fiumi e di ricchezze naturali. Ovviamente la ricchezza è solo potenziale, non è distribuita, né distribuita equamente (come accade ovunque), ma ti colpisce l’assenza di una qualsiasi forma di povertà esibita.


La gente è dignitosa e socievole ed è pronta a venirti in aiuto anche con un inglese improbabile. La vita mondana è piuttosto scarsa ma la natura e le bellezze artistiche sono strepitose e ti portano a cogliere altri aspetti.
Andando verso nord, infatti, s’incontra Bago, l’antica capitale del regno Mon, dominata dalla gigantesca statua del Buddha reclinato (55 mt per 16 di altezza), poi ancora Pagan (90 minuti di volo da Yangon), culla della civiltà birmana conosciuta come la città dalle innumerevoli pagode (2.200) a cominciare dall’Ananda, l’edificio più conosciuto, risalente al 1091, con quattro Buddha ricoperti di lamine d’oro e rivolti verso i quattro punti cardinali.


Pagan è la più importante zona archeologica di tutto il sud-est asiatico e tutti i suoi templi e monumenti risalgono al periodo che va dall’undicesimo al tredicesimo secolo.
Il tramonto, visto stando seduti sui gradini di uno dei templi di Pagan, è qualcosa di indimenticabile, ricco di suggestioni e ammaliante.

Sempre più a nord c’è Mandalay, l’ultima capitale del regno Myanmar, culla e centro di tradizioni artistiche. Qui c’è il più famoso centro dove migliaia di monaci vivono e studiano. E’ possibile visitarlo e assistere anche alla cerimonia del loro pranzo (un tempo era possibile aiutare i monaci nella distribuzione del riso nelle ciotole che ognuno di loro possiede!).
Da Mandalay si può tornare in aereo a Yangon, ma esiste un trenino – che impiega ben 14 ore – e che costituisce un osservatorio unico ed entusiasmante per impadronirti del paesaggio e imprimerlo per sempre nella mente e nel cuore.
C’è anche la possibilità di terminare la visita di Myanmar con un soggiorno balneare e Ngapali è una delle località più note.
Le sue spiagge bianchissime e ricoperte di palme sono la degna conclusione di un viaggio che arricchisce l’anima e tutto ciò che si è visto rimane impresso per sempre negli occhi e nella mente. Una cena in uno dei più famosi ristoranti di Yangon, prima di rientrare in Italia, fa apprezzare l’ottima gastronomia locale.

E cosa c’è di meglio se si è seduti su una terrazza davanti ad un panorama superbo di una città illuminata e dorata più che mai dai colori del tramonto.

Reportage: Myanmar, un paese dove si lascia il cuore
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Reportage: Hong Kong, una città poliedrica che affascina sempre

4 Gennaio 2015 , Scritto da Liliana Comandè Con tag #liliana comandè, #luoghi da conoscere

 Reportage: Hong Kong, una città poliedrica che affascina sempre

Modernità e tradizioni antiche si fondono perfettamente. Un paese dove cultura, gastronomia e shopping sono ai massimi livelli.

Avete lavorato sodo e ancora non siete andati in vacanza? Oppure le avete già trascorse ma al mare, in montagna o avete campeggiato da qualche parte perché vi piace il contatto con la natura?
Bene, allora se avete ancora qualche giorno di ferie, siete pronti per qualcosa di diverso. Qualcosa che abbia un che di esotico e ultra moderno, qualcosa di eccitante ed estremamente confortevole. Insomma, un posto unico nel suo genere: Hong Kong.
Perché proprio Hong Kong? Perché è una perfetta miscela di vita tipicamente cinese, con tutto il suo bagaglio di tradizioni, unito a tutti i conforts tipici di una città super moderna occidentale. Ottimi alberghi, buon cibo e boutiques di lusso, tutto perfettamente amalgamato con villaggi rurali, giunche, sampan e Opera cinese.
Se ciò che vi viene in mente, pensando alla cucina cinese, è soltanto “agrodolce e biscotti della fortuna”, si può dire che non l’avete mai assaggiata veramente.
A questo proposito, Hong Kong potrebbe definirsi una vera e propria “cornucopia” piena non solo dei migliori piatti regionali, ma anche di eccellenti cucine internazionali: indiana, giapponese, italiana, messicana, austriaca, ebraica, senza per questo tralasciare i vari “Mac Donald’s” e “ristoranti” simili.

Non a caso, infatti, a marzo di ogni anno, si svolge l’Hong Kong Food Festival”, noto proprio per celebrare, tra folklore e cultura, le delizie gastronomiche cinesi e internazionali.
E a proposito di cultura, un eccellente modo di abbinarlo al cibo è senz’altro da visitare l’Hong Kong Cultural Centre, Potreste, per esempio, vedere le halls e i teatri in cui si svolgono i concerti, o divertirvi a sbirciare dietro le quinte del Grand Theatre, con il suo enorme palcoscenico girevole, oppure godervi le caratteristiche performace degli acrobati, dei giocolieri e dei musicisti, o ancora assistere alle dimostrazioni di arti marziali e, subito dopo, davanti alla spettacolare vista del “Victoria Harbour”, gustare le numerose portate del magnifico banchetto preparato dal ristorante Cantonese del Centro.
Ad Hong Kong l’arte, in tutte le sue espressioni, è tenuta in grande considerazione.
Il calendario, che dura tutto l’anno, comprende una girandola di spettacoli di ogni genere i cui protagonisti, quasi tutti di fama mondiale, hanno contribuito a fare del paese uno dei luoghi artistici più prestigiosi del mondo.
L’annuale “Hong Kong Arts Festivals”, da febbraio a marzo, e il biennale “Festival delle Arti Asiatiche”, sono solo due degli eventi ad altissimo livello di questo calendario.
Ad Hong Kong, un ottimo modo per concludere una bella serata, potrebbe essere un bel giro a piedi, fra lo scintillio di migliaia di luci colorate, fino a raggiungere il mercato notturno di “Temple Street”.
A chi piace fare acquisti e trattare sui prezzi, potrebbe essere divertente farlo con i venditori dei vari articoli esposti sulle bancarelle: portafogli e cinture in pelle, t-shirt, jeans, orologi e chi più ne ha più ne metta.
Gli amanti dello shopping avranno sicuramente di che scatenarsi dal momento che troveranno molti negozi aperti sette giorni alla settimana. I centri commerciali, poi, sono veramente immensi e, soprattutto, fornitissimi. Le boutiques, quasi tutte di lusso, espongono firme a noi ben note, ma con prezzi più abbordabili.
Ma l’acquirente va ben oltre la griffe e il negozio di lusso perché è direttamente nelle fabbriche e nei mercati che il compratore può dimostrare tutta la sua abilità nel contrattare. I migliori affari, infatti, si fanno nei negozi dislocati nelle grandi fabbriche. Si potrà trovare di tutto, dalla seta alla pelle, ai tessuti di angora a prezzi davvero vantaggiosi.

Hong Kong è uno dei pochi posti al mondo in cui fare il sarto è considerata una professione. Metro al collo, i sarti esaudiscono le richieste delle persone confezionando su misura vestiti e anche scarpe, presso Happy Valley. Ma i vestiti non sono gli unici ad essere fatti su misura.

Anche i gioielli, infatti, possono essere “confezionati” con le pietre scelte dai clienti. Se poi lo shopping incomincia ad annoiare, si può prendere una boccata di aria pura, lontani dal frenetico centro della città, si può prenotare una gita campestre molto interessante: “il Land Between Tour”.

Un bus dotato di ogni confort condurrà attraverso verdi colline, villaggi rurali, allevamenti di oche e templi. La prima fermata è a “Cheuk Lam Sim Yuen”, uno dei monasteri buddisti più belli di Hong Kong.

Poi, attraverso le piantagioni di banane, si arriva in un tradizionale mercato, con i suoi magazzini pieni di frutta, verdura, fiori e pesce essiccato.Si può vedere il confine cinese ed il “Plover Cove Country Park”.

Sulla strada di ritorno, si trova la famosa “Amah’s Rock” una roccia a forma di donna con un bambino sulle spalle, e la “Lion Rock” a forma di Leone.

Il tour passa anche vicino al campo da golf “Fan Ling”. Ad Hong Kong ci sono svariati Clubs, molti dei quali di grande prestigio. Ma uno dei più eccitanti e coinvolgenti spettacoli di Hong Kong si svolge, senza dubbio, all’ippodromo. La stagione delle corse dei cavalli inizia a settembre e dura fino a maggio-giugno dell’anno seguente.
Tutto qui quello che si può fare a Hong Kong? No, c’è anche la parte antica da vedere…ma di questo parleremo un’altra volta.

 Reportage: Hong Kong, una città poliedrica che affascina sempre
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Reportage: Martinica e Guadalupa, la Francia d'oltremare

2 Gennaio 2015 , Scritto da Liliana Comandè Con tag #liliana comandè, #luoghi da conoscere

Due isole molto belle dove si va anche solo con la carta d’identità

Mi rendo conto di essere una persona fortunata perché ho avuto la fortuna di visitare tanti paesi e tante isole, fra le quali quelle caraibiche, non sempre note agli italiani. Come ho già scritto, i Caraibi non sono solo Cuba e Santo Domingo, ma ce ne sono tante altre e tutte meritevoli di un viaggio, magari unendone alcune quando è possibile. In questo caso Martinica e Guadalupa possono essere raggiunte con un volo interno ed è interessante scoprire queste due “Terre d’Oltremare” per le quali non è necessario avere il passaporto ma basta una carta d’identità in quanto è come se si andasse in Francia. Interessante vero?

MARTINICA

Inizierei proprio da questa, dicendo subito agli amanti del mare e delle spiagge più belle, che Club Med, tantissimi anni fa, ha posizionato i suoi villaggi proprio nelle parti più belle di quest’isola, come in quella di Guadalupa.
Ma iniziamo raccontandone un po’ la storia. Sì, perché queste isole (come le altre caraibiche) hanno alle spalle una lunga storia di dominazioni e, come al solito, ci arrivò il “nostro” Cristoforo Colombo nel 1493 il quale, non ci è dato sapere il motivo, decise di non sbarcarvi.


Lo fece solo alcuni anni dopo, nel 1502, ricevendo, dagli indiani Carubi che abitavano l’isola, una “calorosa” accoglienza a base di frecce infuocate. La fuga fu immediata e la tranquillità della “Terra dei Fiori” fu salva.
Soltanto un secolo più tardi ebbe inizio la colonizzazione dell’isola, ad opera di un gruppo di francesi condotti da un nobile avventuriero: tale Pierre Belain D’Esnanbuc.

Nel 1762, la Martinica fu conquistata dagli inglesi, che la abbandonarono appena un anno dopo, in seguito al trattato di Parigi. Da quel momento in poi, il territorio è rimasto sempre sotto il dominio francese.
Si parla, infatti, della Martinica come “un angolo di Francia nei Caraibi”, anche se geograficamente di francese ha ben poco, dal punto di vista politico fa parte della madre patria e i martinicani dispongono degli stessi diritti e degli stessi privilegi dei cittadini francesi.


La parte settentrionale dell’isola è ricoperta da foreste tropicali e da montagne verdeggianti, spesso molto alte, mentre la costa occidentale è formata per lo più da spiagge rocciose intervallate da qualche spiaggia bianca, circondata da paesini di pescatori, meta preferita dei turisti.
Uno dei luoghi più belli dell’isola è senz’altro “Pointe du Bout”, un agglomerato di alberghi e appartamentini disposti attorno a suggestivi porticcioli.
Ma anche i resti di “St. Pierre”, la città che fu sepolta dalla lava del Mont Peleè, durante l’eruzione del 1902, ha un fascino incredibile.
O ancora “Carbet”, piccolo villaggio di pescatori, dove sbarcò Colombo e dove visse qualche mese il pittore Gauguin. Oppure “La Trace”, la strada di montagna che attraversa la foresta tropicale della Martinica, offrendo un panorama mozzafiato.


Se si decide di fare dello sport – e ve ne è ampia scelta – bisogna tener presente che, per i martinicani, lo sport viene praticato quasi esclusivamente per puro divertimento. Un esempio? Il combattimento tra galli, che viene considerato uno sport-spettacolo. Esistono delle vere e proprie arene in cui la domenica si svolgono i combattimenti, con relative scommesse.


Invece, per godersi gli splendidi scenari in tutta tranquillità, basta noleggiare un cavallo (per chi ci sa andare…) e percorrere i sentieri di collina che costeggiano le piantagioni di banane, attraversare le distese di canna da zucchero, arrampicarsi sulle montagne, o fare una galoppata su una spiaggia isolata.


Le escursioni nella riserva di “Presqu’ile de la Caravelle”, invece, sono consigliate a chi ama camminare. Per gli esperti delle escursioni in montagna, in questo caso al seguito di una guida, c’è il Mont Peleè, un vulcano che, sebbene da moltissimi anni inattivo, non dorme di un sonno eccessivamente profondo; infatti, viene costantemente tenuto sotto controllo da un team di esperti.


Anche qui, come in altre isole caraibiche, la festa più bella che si svolge è il carnevale. Viene celebrato prima della Quaresima con giorni e giorni di travestimenti in maschera e festeggiamenti vari, terminando il mercoledì delle Ceneri, fra scatenatissime danze intorno al fuoco, eseguite da uomini e donne mascherati da diavoli e diavolesse, e accompagnate da fiumi di rum. In quell’occasione se ne vedono davvero di tutti i colori!

GUADALUPA

L’isola di Guadalupa si può definire “sorella” dell’isola di Martinica. Una “sorella maggiore” se si pensa che, nel 1493, sempre lui, sì, il solito Cristoforo Colombo vi approdò per puro caso, nove anni prima di scoprire la Martinica.

L’antico nome dato all’isola era “Karukera” – isola di acque meravigliose – nome che non piacque a Colombo, il quale approfittò dell’occasione per ribattezzarla Guadalupa, mantenendo così fede ad un’antica promessa fatta ai monaci dell’omonimo Monastero spagnolo.

L’isola è a forma di farfalla, le cui ali – Grand Terre e Basse Terre – sono separate dallo stretto di Rivière Saleè, ma ben collegate tra di loro da un ponte levatoio. Il loro passaggio è incredibilmente diverso: montagne e costa scoscese, piuttosto povere di insenature nella Basse Terre.

Nella Grand Terre, invece, immense distese di campi coltivati a canna da zucchero, circondati da splendide spiagge. Quest’ultima è, naturalmente, la meta preferita dai turisti. E’ qui, infatti, che si trovano i grandi alberghi, le pensioncine e il Club Med. Ed è anche qui che si trova Pointe a Pitre, principale città e il porto della Guadalupa.


Gli amanti della natura potranno attraversare la foresta tropicale per fare un tuffo nei laghetti di montagna o sotto le cascate del Parco Naturale di Basse Terre, uno dei migliori dei Caraibi, oppure fare una visitina agli animali del Parco zoologico e botanico, sempre a Basse Terre.

I più temerari troveranno pane per i loro denti arrampicandosi fino alla cima de “La Soufrière”, un vulcano non del tutto dormiglione, dal quale ammirare uno splendido panorama di Basse Terre.
La vita notturna si svolge all’insegna della danza. Gli abitanti di Guadalupa giurano che la musica “beguine” è nata nella loro isola e la possono ballare tutti molto bene, non disdegnando però il calipso, merengue, reggae, boogie. Insomma, tutto ciò che abbia un minimo di ritmo. La compagnia folkloristica locale, che si esibisce nei vari alberghi nelle antiche danze dell’isola, è assolutamente da non perdere.

Reportage: Martinica e Guadalupa, la Francia d'oltremare
Reportage: Martinica e Guadalupa, la Francia d'oltremare
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Reportage: Bangkok e Koh Samui, un assaggio della Thailandia

12 Dicembre 2014 , Scritto da Liliana Comandè Con tag #liliana comandè, #luoghi da conoscere

Reportage: Bangkok e Koh Samui, un assaggio della Thailandia

Fra le bellezze antiche e moderne di Bangkok e le splendide spiagge di Koh Samui.

La Thailandia riceve ogni anno più visitatori di ogni altro paese dell’Asia sud-orientale. La sua popolarità tra i viaggiatori di tutto il mondo è dovuta ad una combinazione di fattori: la bellezza delle sue spiagge, la natura incontaminata, le testimonianze archeologiche e artistiche di antiche civiltà, la cultura del sorriso e dell’ospitalità che caratterizza il popolo tailandese, una cucina particolare e, non ultimo, il costo contenuto del viaggio rispetto ad altre mete lontane.

Dalle spiagge bianche di Phuket e Koh Samui ai templi buddisti, dai sontuosi parchi nazionali ai suggestivi siti archeologici, dalle culture più tradizionali sino al fascino postmoderno di Bangkok, metropoli multiculturale in continua trasformazione. Un viaggio in Tailandia offre molte possibilità.

Il nostro viaggio inizia dalla capitale Bangkok, una delle città più cosmopolite e dinamiche di tutta l’Asia ed espressione della moderna metropoli d’oriente.

La parola Bangkok significa “città delle olive selvagge”, ma molti tailandesi chiamano affettuosamente la loro capitale “città degli angeli”, la grande città degli immortali, la magnifica città delle nove gemme, la sede della dinastia Reale.

Fondata come capitale della Thailandia nel 1782 per volontà e ad opera della dinastia Chakri, Bangkok è sede di un grande patrimonio nazionale ed è il centro spirituale, culturale, politico, commerciale, didattico e diplomatico della Nazione.

Tra le principali attrazioni turistiche della città ricordiamo gli sfarzosi templi buddisti, i palazzi, la sua rete di canali e corsi d’acqua da cui l’appellativo di “Venezia dell’Est”. Bangkok è molto orgogliosa degli oltre 400 affascinanti e luccicanti templi buddisti sparsi per la città.

Le danze tradizionali, infiniti centri commerciali e mercatini all’aperto dove si può acquistare ogni tipologia di merce, dai manufatti in seta tradizionale thai, alle pietre preziose di pregevole qualità.

Tra le attrazioni della città meritano una visita il Palazzo Reale, uno dei più antichi di Bangkok, che fu residenza reale fino al 1946 ed oggi, cornice fastosa di cerimonie ufficiali, è stato trasformato in una sorta di museo da ammirare. Da non perdere poi Wat Po il monastero più antico della città e sede della più prestigiosa scuola di massaggio e di medicina tradizionale della Thailandia, con il bel soffitto a travi intrecciate ed e la statua del Buddha.

Lo splendido complesso del Grand Palace racchiude molti templi ed edifici decorati con diversi stili architettonici. Dappertutto si possono ammirare lamine d’oro, tegole luccicanti e immagini di Buddha.

Il tempio Phra Kaeo, che si trova nel cuore dello stesso complesso, è un tesoro dell’arte tailandese e custodisce il Buddha di Smeraldo, che è la statua più venerata del Paese. Ma vi sono altre molte cose interessanti da vedere all’interno del complesso, come il Padiglione delle decorazioni e delle monete reali.

Wat Arun (tempio dell’alba) è un suggestivo tempio buddista sul fiume Chao Phraya, o Fiume dei re, che si insinua attraverso la città. La pagoda del tempio domina, con i suoi 79 metri d’altezza, un lungo tratto del panorama fluviale di Bangkok. Ogni centimetro della sua superficie e ricoperto da porcellane colorate provenienti dalla Cina, che scintillano al sole, soprattutto al tramonto. Alla base, a fare da guardiani, si trovano statue di antichi guerrieri cinesi e animali. Quando il cielo dietro il tempio si tinge di rosso.

Se però cercate il Buddha più grande del mondo allora il vostro quartiere è Chinatown, quartiere cinese fatto di stradoni ma anche di viuzze caratteristiche, dove si trova il Wat Traimitir: il tempio dove è conservata una statua di un Buddha d’oro alta tre metri e pesante cinque tonnellate e mezzo. La città nel XIX secolo era collegata tramite una complessa rete di canali che fungevano da principale via di comunicazione.

La popolazione di avvicinava al fiume Chao Phraya e ai suoi canali per gli spostamenti, ma anche per abitarvi e svolgere attività commerciali con le case erette su palafitte ammassate sulle rive. Per questa ragione la città era nota come “la Venezia dell’est”. Il fiume e i canali possono essere comodamente attraversati con i mezzi pubblici e offrono ai visitatori indimenticabili scorci di quel tradizionale stile di vita “galleggiante”, rimasto essenzialmente immutato nei secoli.

L’ISOLA DI SAMUI

Dopo la grande metropoli è ora di scoprire la grande attrattiva turistica della Thailandia: le sue splendide spiagge. Per questo abbiamo scelto di trascorrere qualche giorno all’isola di Samui, al largo della costa orientale, nel golfo di Tailandia.

Samui si contende il primato con Phuket del luogo di villeggiatura più bello e popolare della Thailandia.

Al tempo stesso, quest’isola si distingue per aver mantenuto la sua naturale e intatta semplicità tropicale, con le sue spiagge di sabbia soffice, ombreggiate da alte palme, con le deliziose specialità di pesce fresco e l’esuberante vita notturna.

L’isola è caratterizzata da spiagge di finissima sabbia bianca, piccole baie deserte, acque cristalline e di un ricco entroterra con piantagioni di cocco e foreste tropicali.

Una vegetazione estremamente pittoresca e intatta che offre la possibilità di escursioni, trekking, passeggiate con gli elefanti, giardini botanici e acquari marini in alternativa al sole mare e sabbia.

Questo è il posto giusto,un paradiso isolato dove rilassarsi al sole senza più prestare attenzione a ciò che accade nel resto del mondo. Samui ha una formula per tutte le esigenze.

A molti turisti piace trascorrere le giornate pigramente sulla spiaggia, ma anche gli amanti del movimento hanno l’imbarazzo della scelta tra le immersioni, lo snorkelling, windsurf e altro.

L’isola è percorribile con jeep o motociclette che permettono di raggiungere piccole calette, spiagge solitarie e qualche monastero nell’interno oppure arrivare fino a Hin Ta e Hin Yai (la roccia nonno e la roccia nonna).

Un celebre tempio si trova vicino alla spiaggia di Hat Phra Yai e custodisce un colossale Buddha alto 20 metri. Con pochi minuti d’auto o meno di un’ora a piedi gli appassionati possono visitare le belle cascate di Hin Lat e di Na Muang.

Da Samui è facile partire per escursioni in barca verso isole più piccole e selvagge, circondate da un mare cristallino. L’isola di Tao (tartaruga) ha preso il nome dalla sua forma collinosa vista dall’alto.

L’isola è particolarmente amata dai subacquei ed è famosa per alcuni dei più suggestivi siti per le immersioni di tutto il Golfo.

Sull’arcipelago di Nang Yuan si può ammirare un fenomeno geologico piuttosto unico: incredibili strade di sabbia rialzate collegano le isole, offrendo ai turisti l’opportunità di nuotare in due mari.

Reportage: Bangkok e Koh Samui, un assaggio della Thailandia
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Spunti di viaggio: Caraibi, Barbados e Monserrat

7 Dicembre 2014 , Scritto da Liliana Comandè Con tag #liliana comandè, #luoghi da conoscere

Spunti di viaggio: Caraibi, Barbados e Monserrat

Altre due isole, soprattutto la seconda, semi-sconosciute al mercato italiano. Peccato veramente!

Vorrei proseguire con dei piccoli reportage sulle isole che non hanno un grosso mercato presso gli italiani. Sulla prima, tanti anni fa, un operatore aveva tentato una operazione charter che, purtroppo, non ha dato i risultati sperati. Così, Barbados, come tante altre isole caraibiche, possono essere raggiunte solo con i voli di linea. Ma anche se non esistono voli no-stop, vale sempre la pena di conoscere anche queste altre isole che sanno offrire molto ai turisti. Soprattutto a quelli che cercano il mare dai colori cristallini e la sabbia bianca, unita alla possibilità di visitare i piccoli centri più importanti e, non ultimo, l’allegria e la vivacità delle popolazioni che le abitano.

BARBADOS

E’ indubbiamente l’isola più orientale del Mar dei Caraibi, ed anche una delle pochissime a non essere stata scoperta da Cristoforo Colombo.

La paternità di Barbados, infatti, è da attribuirsi al portoghese Pedro a Campos che, diretto con la sua nave in Brasile, andò improvvisamente alla deriva sulla costa, appunto, di Barbados.

Nel 1625, l’isola fu occupata dagli inglesi, che l’hanno lasciata alla propria indipendenza soltanto tre secoli e mezzo più tardi, nel 1966. Lo stile di vita dell’isola, perciò, è tipicamente inglese e lo si nota in tutti i suoi aspetti.

L’architettura, sia della capitale Bridgetown, che degli altri centri abitati, ha molto a che vedere con il neoclassicismo e gli eleganti edifici sono in netto contrasto con le baracche di legno che le affiancano. Questo vale anche per i raffinati negozi che si alternano con i minuscoli chioschi in cui si può vendere e comprare un po’ di tutto.

Persino nello sport lo stile inglese regna sovrano. A chi verrebbe in mente di volare fino ai Caribi per giocare a Polo o a Cricket? Eppure di campi ce ne sono e molto belli anche.

L’attrezzatura alberghiera è di alto livello: il Sam Lord’s Castle, per esempio, è una splendida residenza fatta costruire nel 1820 da tale Sam Lord, famoso e ovviamente ricchissimo pirata.

Si può dedurre che Barbados è un’isola decisamente ricca: il reddito pro- capite, infatti, è il più alto di tutti i Caraibi e la popolazione che la abita è un particolarissimo miscuglio di razze molto diverse fra loro: americani, indù, europei di vari stati e perfino ebrei e arabi (per lo più siriani e libanesi).

Non bisogna però pensare di arrivare a Barbados e ritrovarsi in una copia della vecchia Inghilterra. Nonostante tutto ciò che di inglese esiste, l’isola conserva un suo volto tipicamente tropicale.

Per chi vuole godersi il relax assoluto, all’ombra di una palma o di un tamarindo, vi sono lunghe spiagge coralline oppure deliziose baiette lungo la costa, rinfrescate da un perenne venticello, mentre i più temerari potrebbero dare un’occhiata – e sarebbe meglio limitarsi a quello – alla scogliera su cui si infrangono le onde di un oceano molto furioso…

Tutto ciò in uno scenario dai colori incredibilmente vivaci e con un sottofondo di musica incessante, che va dal calipso ai ritmi africani.

Gli amanti della buona cucina, a Barbados, avranno di che deliziarsi. Molti sono infatti i ristoranti italiani, francesi, cinesi, così come le steack houses inglesi, ma la cucina barbadiana è senz’altro la più particolare.

Gli appassionati di pesce – un tantino diverso da quello nostrano!!! – potranno gustare il “flying fish” (pesce volante che è anche il simbolo di Barbados), oppure ricci di mare, gamberi e aragoste a volontà.

E ancora, patate dolci, melanzane, papaia, mango, frutti dell’albero del pane, banane e noci di cocco. E per finire, il cocktail “Olive Blossom”, fatto con succo di arancia, rhum bianco prodotto localmente e bianco d’uovo, che prende il nome dalla nave con cui arrivarono gli inglesi nel fatidico 1625.

MONSERRAT

L’Isola di smeraldo; così venne soprannominata dagli irlandesi che, per primi, approdarono sull’isola per sfuggire alla persecuzione degli inglesi. In effetti, Monserrat, geograficamente somiglia davvero all’Irlanda, terra verde per eccellenza.

La sola differenza con il verde di quest’isola caraibica è il tipo di vegetazione. Puramente irlandese, invece, è la festa nazionale di San Patrizio, il 17 marzo. Monserrat fu scoperta (indovinate da chi?) nel 1493 da Cristoforo Colombo, durante il suo secondo viaggio, che la battezzò così in omaggio alle montagne che circondano il monastero di Monserrat, nei dintorni di Barcellona.

Gli abitanti dell’isola sono famosi per la loro ospitalità, nonché per essere nemici acerrimi dello stress.

A questo proposito, chiunque avesse voglia di farsi contagiare piacevolmente dalla filosofia anti-stress, che regna sovrana nell’isola, potrà dedicarsi esclusivamente alla vita di mare e, la sera, fare una passeggiata (magari romantica) lungo la minuscola via principale di Plymouth, la capitale, o assistere ad una sfrenata gara di corsa fra i granchi.

Le spiagge di Monserrat sono per la maggior parte nere, data la sua origine vulcanica. Gli amanti di spiaggia tradizionale non devono far altro che noleggiare una barca e, godendosi uno splendido panorama, approdare nel nord dell’isola, alla “Rendez-Vous Bay”.

Gli appassionati dell’avventura, invece, troveranno pane per i per i loro denti di fronte ad un vulcano da scalare (Galway Soufriere), o ad una cascata da risalire (Great Alps Waterfall).

Spunti di viaggio: Caraibi, Barbados e Monserrat
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Spunti di viaggio: Caraibi, la semisconosciuta isola di Santa Lucia

5 Dicembre 2014 , Scritto da Liliana Comandè Con tag #liliana comandè, #luoghi da conoscere

Spunti di viaggio: Caraibi, la semisconosciuta isola di Santa Lucia

Isola caraibica fra le più belle ma ancora poco conosciuta dagli italiani.

Se pensiamo ai Caraibi ci vengono subito in mente Cuba, Santo Domingo e Jamaica, tre isole da sempre pubblicizzate e vendute dai Tour operator italiani che la collegano al nostro paese anche con i voli charter. Isole molto belle e con molta storia alle spalle, ancora visibile nelle capitali, ma che non compongono quel grande “arcipelago” formato da tantissime isole che vale sempre la pena di visitare, anche se si devono raggiungere con voli di linea e con qualche scalo.

Fra le tante, Santa Lucia è, senza dubbio, una delle isole più belle dei Caraibi e la sua forma ha un che di nostalgico; ricorda, infatti, una grossa lacrima. L’isola è una delle poche a non essere stata scoperta dal nostro eroe scopritore di nuove terre (Cristoforo Colombo, naturalmente!) e, a dire il vero, sono ormai svariati secoli che i francesi e gli spagnoli si contendono la paternità della scoperta dell’isola, tanto da modificarne il nome nelle rispettive cartine (Sainte Alouise per la Francia. S. Luzia per la Spagna).

A contendersi invece il dominio dell’isola, sono stati per quasi quattrocento anni gli inglesi e i francesi, continuamente in guerra fra di loro fino al 1967, anno in cui, finalmente, l’isola divenne uno Stato indipendente associato alla Gran Bretagna e, nel 1979, le venne concessa la piena sovranità, diventando, così, un membro del Commonwealth britannico a tutti gli effetti.

La bellezza di quest’isola ha spinto molte persone ad affrontare grossi sacrifici pur di vivere in luoghi come Marigot Bay o l’Anse Chastanet, fra foreste di bamboo e felci giganti, in totale semplicità e a contatto con la natura, e che natura!

La vegetazione è particolarmente rigogliosa, i pappagalli splendidamente colorati, le alture e le pianure singolarmente suggestive. Sembra quasi un’isola tutta da scoprire.

Anche Castries, capitale e porto principale dell’isola, è un posto speciale; sorge, infatti, su un’insenatura all’interno di un cratere sommerso di un vulcano ormai estinto.

Purtroppo, però, gli antichi edifici inglesi e francesi, i più belli, sono andati distrutti nei due gravi incendi che colpirono St. Lucia ne’48 e nel ’51.

L’attuale architettura, infatti, è moderna, ma nulla toglie al fascino della città e ai suoi tipici mercatini, frequentati da chiunque abbia qualcosa da vendere.

Una delle spiagge più belle di tutti i Caraibi è Marigot Bay, disseminata di piccolissimi villaggi di pescatori.

Verso l’entroterra, invece, vi sono due delle maggiori piantagioni di banane, aperte al pubblico.

I pressi della città di Sufriere, il cui aspetto ricorda un paesaggio lunare, sono ricchi di pozzi e crateri aperti da cui è possibile veder ribollire del fango giallastro.

Uno spettacolo unico nel suo genere! La maggior parte della vita notturna di St. Lucia si svolge all’interno degli alberghi, specializzati in spettacoli e intrattenimenti.

Gli eventi più “colorati”, sono senza dubbio il “Capodanno” e il 2 gennaio, quando gli abitanti dell’isola fanno rivivere, mediante canti, balli e pic nic “Le Jour de l’An", antichissima festa francese.

La più grande occasione di festa, però, è il “Carnevale”, celebrato generalmente a febbraio, durante il quale si balla, si sfila in parata e si incorona “la Regina del carnevale”

A fare da sfondo al tutto, gli incredibili colori del mare, della vegetazione e l’allegria tipicamente caraibiche!

Spunti di viaggio: Caraibi, la semisconosciuta isola di Santa Lucia
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