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scienza

Omaggio a Darwin

17 Agosto 2016 , Scritto da Lidia Santoro Con tag #lidia santoro, #scienza, #filosofia

Omaggio a Darwin

Mi propongo di dare qui un breve compendio del progresso delle idee sull'origine delle specie. Fino a poco tempo fa, la grande maggioranza dei naturalisti credeva che le specie fossero immutabili e che fossero state create l'una indipendentemente dall'altra. Numerosi autori hanno abilmente sostenuto questo punto di vista. Alcuni naturalisti, invece, erano convinti che le specie subissero modificazioni, e che le attuali forme di vita discendessero per generazione regolare da forme preesistenti. (Darwin L'origine delle specie, 1859).

La vita della teoria di Darwin non è mai stata facile: l’evoluzionismo è un’importante teoria scientifica che ci ha permesso di risolvere tanti interrogativi fisici, ma offre anche tante tematiche interessanti su cui meditare e sperimentare per provarne la validità. Scomodiamo Popper e la sua concezione epistemologica della scienza: egli paragona la storia della scienza alla teoria dell’evoluzione di Darwin. Tutte le teorie scientifiche devono riuscire a superare una revisione empirica per poter sopravvivere ed essere accettate. La ricerca quindi non ha mai fine e la teoria sopravvive fino a quando non si possa dimostrare la non validità della teoria stessa.

E una teoria scientifica ha tanti nemici, politici, religiosi, filosofici. Nel pubblicizzare le sue idee Darwin temeva le conseguenze, anche se non prevedeva una tale rivoluzione del pensiero imperante.

Egli individuò il motore dei cambiamenti nella selezione naturale, motore che esprime la differenza esistente tra gli individui di una popolazione e regola la loro possibilità di sopravvivenza e di riproduzione; ma non fu facile poter dimostrare ciò che aveva visto con i propri occhi nei luoghi visitati, né bastarono l’attento e minuzioso diario, né gli schizzi con cui corredava ogni scoperta. La comunità scientifica gli contestava la non trasmissibilità delle variazioni che lui sosteneva di aver scoperto; solo con Mendel e le sue leggi e poi con gli studi sulla genetica, i suoi risultati furono giustamente valutati, ma la teoria sull’evoluzione delle specie continua a non aver vita agevole, né nell’ambiente scientifico, né in quello religioso.
Mettere a tacere definitivamente le controversie che, ancora oggi, periodicamente affiorano e offendono il suo pensiero, è forse l’omaggio che Darwin gradirebbe di più, per i 200 e più anni passati dalla sua nascita.
La negazione della teoria dell’evoluzione deriva in primo luogo dalla mancanza di cultura e di nozioni biologiche: è più comodo credere l’uomo al centro degli esseri viventi, anzi al vertice della piramide, senza porsi problemi sull’evoluzione e le trasformazioni che comunque sono anche sotto i nostri occhi (basta dare uno sguardo ai numerosi reperti fossili, orme del passato che, come le vecchie foto denunciano i cambiamenti dei costumi e delle abitudini così essi evidenziano le trasformazioni degli esseri viventi). E alla opposizione culturale si affianca quella di natura religiosa.
Le religioni si basano su dogmi o miti inoppugnabili: solo la fede e non la ragione rivela la verità. La fede è qualcosa di più che indimostrato, è indimostrabile, è qualcosa di assurdo. Questo atteggiamento raggiunge la massima espressione con Tertulliano e può essere sintetizzato nel concetto che gli viene attribuito “credo quia absurdum “, una verità è tanto più vera, quanto più appare assurda. Nel corso dei secoli la Chiesa, anzi le Chiese, sono rimaste saldamente ferme nei propri steccati, rigidi e inamovibili. L’evoluzione e la scienza in generale sono invece una continua, ininterrotta ricerca.
Quasi sempre i due credo sono in antitesi, e l’uno non accetta il divenire dell’altro. Le regole di comportamento, di ricerca, di insegnamento dovrebbero essere chiaramente secolari e democratiche, indipendenti da lingua, cultura, religione; le eredità scientifiche sono patrimonio dell’umanità e come tali protette e svincolate da qualsiasi forma di integralismo, sia esso religioso, politico o anche culturale.
Le religioni monoteistiche, sempre molto distanti tra loro, e solo recentemente più tolleranti, sembrano invece molto unite, rispetto a questo problema.
Giovanni Paolo II, attraverso l’Accademia Pontificia delle Scienze dice “le scoperte recenti portano a credere che la teoria dell’evoluzione è qualcosa più di una ipotesi”.
Viene da pensare che, da un pensiero stridente, trascendente e mistico, estraneo a un reale contatto con la storia e la realtà, possa derivare appena un piccolo spiraglio che non compromette molto, né prende posizioni nette e indubbie: quale teoria dell’evoluzione? Perché Darwin non viene nominato?
Per la chiesa di Roma insomma l’uomo è opera dell’atto della creazione, così come tutti gli esseri viventi e l’universo intero. Se pure ci fosse l’evoluzione, sarebbe comunque sotto il controllo divino.
La chiesa protestante è, di norma, rigida osservatrice dei testi sacri, inoppugnabili come i fondamenti della cristianità; negli ambienti del liberalismo protestante, invece, si affida a ogni credente la possibilità di scegliere criticamente e responsabilmente le proprie verità, derivanti sempre, però, da una lettura minuziosa e attenta della Bibbia.
Nelle chiese ortodosse, russa e greca, le autorità religiose, molto autonome, non sono vincolate alla chiesa di Roma, ma rimangono comunque legate ai concetti biblici della creazione in sei giorni, anche se, generosamente, i giorni vengono intesi come periodi storici.

Per il giudaismo, l’assenza di un’autorità centrale, che dia indirizzi precisi e univoci, consente, atteggiamenti molteplici ma pur sempre critici.
Per l’Islam, infine, tutto ciò che abita e popola la terra è stato voluto da Allah, negazione della teoria dell’evoluzione. Si possono accettare solo le mutazioni, come errori sfuggiti all’opera perfetta di Dio.
Negare la validità delle teorie darwiniane, è un passo indietro nella storia, nella religione e nella cultura dei popoli. Oggi, paradossalmente, prima ancora che le stesse teorie siano state totalmente e definitivamente accettate, si parla di un traguardo finale a cui sarebbe giunta l’evoluzione: le migliori condizioni di vita, le scoperte scientifiche, i progressi della medicina e della chirurgia avrebbero provocato una battuta di arresto al processo evolutivo Dopo duecento e più anni, Darwin ancora divide e unisce, infiamma e allontana.

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Il silenzio: maneggiare con cura...

11 Febbraio 2013 , Scritto da Maria Vittoria Masserotti Con tag #maria vittoria masserotti, #scienza

Camera anecoica

di Federica Vitale

Forse non tutti la conoscono, ma la camera anecoica è un vero prodigio che può indurre persino alla pazzia. E se c’è chi cerca il volume e il frastuono di cui la nostra vita è spesso contraddistinta, ci sono anche quanti si avviano, al contrario, alla ricerca quasi introspettiva dell’impareggiabile suono del silenzio.

Ebbene, quest’ultima necessità è stata finalmente esaudita dagli Orfield Laboratories, una società di Minneapolis, che è riuscita a costruire la più avanzata camera anecoica al 99,99% fonoassorbente. Ma di cosa si tratta di precisamente? Dal greco “priva di eco”, la camera anecoica è una delle invenzioni umane che, grazie alle componenti di cui è caratterizzata, la sua forma, le dimensioni ed i materiali fonoassorbenti e fonoisolanti, al suo interno è davvero impossibile sentire qualsiasi tipo di rumore.

Lo scopo di questo tipo di camera e le sue funzioni sono molteplici ed essenzialmente fanno parte dell’ambito scientifico-industriale. In particolare, la camera anecoica è servita per misurare livelli di rumore minimi, altrimenti difficilmente calcolabili. Inoltre, ci si è serviti della particolare camera per la sua capacità di prevenire rumori ed interferenze provenienti da qualsiasi tipo di elettrodomestici, orologi o automobili e da qualunque altro tipo di prodotto che potrebbe provocare inquinamento acustico o superare i decibel massimi stabiliti dalla legge.

Ma non solo. La camera anecoica si è rivelata persino uno strumento fondamentale per compiere ricerche cliniche sulla sordità e, addirittura, per sottoporre a test gli astronauti della Nasa. Ma le sue applicazioni non si limitano solo a questo: chi meglio di un musicista potrebbe, infatti, apprezzare una stanza del genere? Fu John Milton Cage il primo musicista a rimanerne totalmente assuefatto dalle incredibili possibilità della camera. Erano gli anni ’50 quando il grande compositore, dopo essere entrato nella camera anecoica di Harvard, compose uno dei suoi più grandi successi. Si trattava di ben 273 secondi di assoluto silenzio in cui l’uomo, nel suo essere fatto di battiti, respiri, sbadigli, divenne lui stesso musica.

Tuttavia, la camera è nota anche per indurre l'uomo a spazientirsi dell'assordante silenzio che vi impera. Nessun uomo, infatti, è mai riuscito a trascorrervi all’interno un lungo periodo di tempo. Si aggira ad un massimo di 45 minuti il record di resistenza all'assoluta assenza di rumori che, per fastidio, può eguagliare il chiasso irritante del martello pneumatico.

Ciò accade perché il generale silenzio provoca nell’uomo perdita d’equilibrio fisico e psicologico, senso di smarrimento e allucinazioni. Lo stesso Steven Orfield, il responsabile della struttura, spiega come all'interno della sua camera anecoica, una volta spente le luci, sia possibile sperimentare la più completa privazione sensoriale alla quale l’uomo difficilmente riesce a resistere.

Ultima curiosità. La stanza è rientrata nel 2008 a far parte del Guinness dei Primati come luogo più silenzioso del mondo. Chi si offre volontario per sperimentare il vuoto più silenzioso al limite della follia?

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