recensione
Midnight Mass
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In una piccola isola di pescatori in crisi economica da anni giunge un giovane prete a sostituire temporaneamente l'anziano reverendo che è stato ricoverato in ospedale durante un pellegrinaggio. La comunità è inevitabilmente autoreferenziale, cattolica, affamata di fede, poco collegata col continente. Pochi sono i non praticanti o di fede diversa ma convivono serenamente. L'unica bigotta invasata sopravvive nonostante sia antipatica anche alla sua immagine riflessa. Ma subito è palese che qualcosa è arrivato insieme al parroco: un'entità oscura che scatena eventi latori di funesti presagi. E, subito dopo, il primo miracolo durante la messa, davanti a tutti, agognato e inspiegabile, come tutti i miracoli. Come prevedibile la gente rinnova il fervore verso la chiesa ma alcuni strani comportamenti del religioso e misteriose sparizioni notturne ci fanno intuire che la distinzione tra bene e male non è così evidente. Questa miniserie in 7 puntate, che mi ha ricordato il romanzo "Hex" ma che di horror ha poco e nulla, ha molteplici piani di lettura che si svelano in un bellissimo dialogo sulla morte tra due ex che si rivedono, e un bellissimo monologo finale su cosa sia la vita, con riflessioni che molto devono a certa psicoanalisi di Hillman e filosofia orientale. Il prete, che come un pappagallo ripete il mantra dell'accettazione all'ex alcolista, è il primo che la infrange sconvolgendo la comunità con un miracolo, inteso come un vero e proprio atto devastante che avrà ricadute sulla vita di tutti. I miracoli non sono desideri. I miracoli, di qualunque natura siano, vanno contro le leggi della fisica o dell'etica, e i vantaggi che essi comportano ricadono per forza sulla comunità con costi spesso insostenibili. Sia che invertiamo il processo dell'entropia, sia che godiamo di vantaggi economici, sociali o sanitari, da un'altra parte paghiamo noi o i nostri simili. E se rincorriamo ciecamente questi sogni, se ci facciamo condurre da persone che celano uno spirito corrotto dietro la rispettabile patina di costrutti sociali accettati dalla maggioranza, sanciremo in breve tempo la nostra distruzione. Il mondo si può sicuramente cambiare ma solo dopo averlo accettato per ciò che è, riconoscendo nella nostra vita non un vuoto simulacro da proteggere egoisticamente, bensì un dono molto meno materiale da offrire alla bellezza a cui viene continuamente esposto. Ma anche quella va prima trovata, e la serenità, la non appartenenza a nessuno degli schieramenti in gioco, di qualunque gioco si parli, l'eresia in senso etimologico, sono l'unico modo efficace.
Giovanna Strano ci parla del suo ultimo libro
Giovanna Strano, già autrice de La Diva Simonetta, ci presenta il suo ultimo romanzo.
Il sogno, la realtà. Una dimensione a mezz’aria crea appagamento. Il romanzo fantasy Il bianco gelsomino di Giovanna Strano, Delos Digital, ha un sottotitolo che ne riassume la sostanza: non esistono amori impossibili.
Emozionante e denso di magia, narra una storia fantastica in bilico tra realtà e sogno. La protagonista è Maria Luce, una giovane donna imbrigliata in una vicenda surreale, che la coinvolgerà profondamente nei sentimenti e nel suo stesso modo di essere.
Luce acquista una vecchia casa per andarvi a vivere da sola, conquistando l’indipendenza dai genitori. Al primo accostamento con l’abitazione, ancora da ristrutturare, ha una visione che le riporta alla mente un episodio, senza spiegazione, avvenuto quando era bambina.
All’interno della casa la donna riscopre una nuova dimensione di appagamento. Ma presto accadono eventi inspiegabili, in quanto Luce avverte una presenza estranea che la notte, durante il sonno, le sta vicino.
Da sfondo alla narrazione vi è la bellissima isola di Ortigia, a Siracusa, gioiello pulsante del territorio siciliano, ricca di spunti artistici e culturali che coronano lo svolgimento. Si susseguono momenti straordinari di trasposizione nel passato e l’accostamento con un’entità impalpabile scatena l’amore, la passione.
Eppure qualcosa di estremamente insidioso si aggira tra le mura antiche della casa. La narrazione trascinante conduce il lettore nei meandri dell’inconscio e dell’onirico, ponendo domande cruciali insite nella fragilità dell’esistenza.
La giovane donna ne resta imbrigliata senza via di scampo. Sceglierà di vivere o di vagare eterea nell’aria? Ma qualcun altro deciderà per lei. Indissolubilmente.
Samuel Stern, "Il nuovo incubo"

È certamente tra i fumetti l’uscita più importante dell’anno. I motivi per piacere sono molti: Samuel Stern lavora in una libreria, dove restaura testi antichi, è scozzese, e ha per comprimario un prete irlandese molto poco ortodosso. L’epicentro geografico del fumetto è Edimburgo, poi da lì e per i prossimi molti anni - ci si augura - la sua azione si snoderà ovunque. Il suo passato è misterioso come il suo presente. Ha una figlia. Indaga sui casi dell’ignoto, possessioni o infestazioni paranormali che si intersecano nella vita degli individui, che per lui diventano casi da risolvere in quanto demonologo. La caratterizzazione, anche fisiognomica, del personaggio sembra forte, ben studiata, così come le tavole e i dialoghi. Nel corso dei numeri scopriremo di più, anche sulla sua storia.
Domanda di prammatica: cos’ha o cosa può avere di diverso questo personaggio rispetto a Dylan Dog? Fumetto che, assieme ad altro, ha contrassegnato fortemente per più di tre decenni una certa area tematica. È presto per affermarlo, ma Samuel Stern sembra essere più profondo come personaggio, più capace di condurci alle ragioni degli incubi, alle cause e ai rimedi per essi. Gli incubi non sono una pura materializzazione delle paure ma l’espressione di qualcosa che esiste, di reale, traslata anche su piani metaforici. Samuel Stern conosce la letteratura che si occupa di magia, lo sciamanesimo, i testi sacri e molto altro. In tal senso la sua caratterizzazione sembra essere più specifica rispetto ai suoi predecessori, alcuni dei quali godono di ottima salute. È prematuro, ma potrebbe essere anche riduttivo costringere Samuel in un terreno delimitato alle sole infestazioni e possessioni. Ritengo che proprio il fatto che si parli di un personaggio in qualche modo colto, possa aprire nuove prospettive. I cosiddetti ‘spiegoni’, se ben calibrati e misurati, sono importantissimi in un fumetto, come in questo primo numero.
Samuel Stern è il Dylan Dog del nuovo decennio? Ha tutte le carte in regola per affermarsi come tale nell’immaginario, ma è anche una figura che se ne distacca. È altro.
Il personaggio è creato da Gianmarco Fumasoli e Massimiliano Filadoro, con gli ottimi disegni di Luigi Formisano, all’interno di una delle realtà più dinamiche del panorama editoriale dei fumetti, cioè la Bugs Comics di Roma, in continua espansione. Bella la copertina di Maurizio Di Vincenzo.
Lo scozzese rosso è l’eroe e antieroe che si confronta con i propri demoni e combatte contro quelli degli altri. Dove ci condurrà?
Shannon Hale e LeUyen Pham, "Amiche vere".

Shannon Hale e LeUyen Pham
Amiche vere
Il Castoro – pag. 230 – euro 15,50
Il Castoro ha una collana di libri per ragazzi che definire eccellente non rende bene l’idea, soprattutto i romanzi a fumetti che provengono dagli States sono un vero fiore all’occhiello. Il mio ultimo libro in ordine di lettura è Amiche vere, scritto dall’autrice di best-seller Shannon Hale, ispirandosi alla propria adolescenza. I disegni - semplici ma efficaci - sono dell’altrettanto valida LeUyen Pham, che vanno a completare una storia scritta per emozionare ragazzine di terza media, ma che può piacere a tutti, anche a uno come me che (quasi sessantenne) l’adolescenza l’ho passata da un pezzo. I ricordi sono le storie che raccontiamo a noi stessi, mai come in questo caso l’affermazione è vera, ché il libro narra la visione dell’autrice attorno ai suoi anni di scuola elementare e media ed è una storia molto personale, parziale ma genuina e fresca, proprio perché vissuta. Certo, l’autrice romanza la storia di un’amicizia, le difficoltà di inserimento, i rapporti familiari, la vocazione da scrittrice, inventa pure (non di sana pianta), come è lecito fare quando si affronta la materia narrativa. In ogni caso niente suona falso, perché anche quando un fatto non è vero resta verosimile e sarebbe potuto accadere. L’autrice si guarda bene dal raccontare fatti personali limitati al suo immaginario di ragazzina, ma scrive una storia che coinvolge e interessa chiunque sia stato adolescente. E ottiene un risultato mica da poco. Chi non ha un’amica del cuore? Chi non ha avuto problemi di inserimento in un gruppo scolastico? Chi non si è mai sentito escluso, confinato, emarginato, persino evitato dagli altri? Shannon Hale strizza l’occhio a tutti gli adolescenti problematici (ma geniali), scrive una storia tutta per loro, che poi è il ricordo delle sue sofferenze scolastiche, dei suoi rapporti complessi con gli amici che con il tempo sono andati migliorando. I disegni rendono giustizia alla bellezza delle parole, alla semplicità dei dialoghi, ai flashback intensi e ispirati, alle parti oniriche evocative e metaforiche. Scoprite il catalogo de Il Castoro. Ne vale la pena. I fumetti sono ancora un media vitale ed espressivo, utile per raccontare storie importanti e per emozionare.
Reminiscing

Deia era in grado di comprendere Crispin. Sapeva cosa significava aggrapparsi a speranze immaginarie. Ed era stata sufficientemente fortunata da poter sperimentare il sollievo del vedere e percepire quella speranza immaginaria assumere concretezza reale. Babbo l'aveva difesa quel giorno: era apparso nell'orfanotrofio in costume per festeggiare il Natale e rallegrare i ragazzini. E non sparì. Tornava. Tornava regolarmente a trovarla e portarle dolciumi, videolibri, film intracerebrali - e attenzione. Ma non poteva adottarla. Non erano contemplate adozioni per scapoli. E lui era un partito orrido che non aveva attratto alcuna potenziale signora Naziale, e/o lui stesso non sembrava propenso a dedicare parte della propria vita a una donna. Voleva il proprio appartamento tutto per sé. Poter lasciare calzini sporchi in ogni stanza, sistematicamente, come simbolo/vessilli di libertà. Inoltre era pecuniariamente poco abbiente. Ma si configurò comunque come una presenza che lei poteva investire di un affetto vero e, a suo modo, ricambiato. Quella stessa presenza regolare indusse i vari monelli privi di famiglia ad avere più rispetto per lei, per quanto non di rado accompagnato da rodenti invidia e gelosia – giacché lei aveva, in parte, ciò che loro speravano solamente. Aveva sconfitto quindi l'introversione autistica, e le sue capacità empatiche erano fiorite ulteriormente. Sentiva, percepiva, capiva.
Crescendo, il loro rapporto maturava, e le comunicazioni si approfondivano, nozioni trapelavano.
Emergeva che Babbo era coinvolto con i Ribelli. E Deia aveva certo le sue profonde motivazioni per apprezzare quell'appartenenza. Rabbia impotente la scuoteva quando pensava all'Impero e a come la CSK fosse compenetrata con esso – a come fosse corresponsabile del Principio Fondante Inoculare, elemento imprescindibile di Civiltà: e a come essa fosse colpevole di aver ucciso i suoi quattordici compagni di giochi, tra cui il piccolo Saro, di cui lei si prendeva cura, di cui era particolarmente amica, a cui era specialmente legata. Il fatto di non averlo protetto dalla CSK faceva sì che lei stessa, nei suoi pensieri, fosse in qualche modo colpevole. Era quindi stata costretta a fare qualcosa. L'acronimo della CSK, dove abitava, era stato ritradotto in Cosmic Serial Killers.
Scoprì di avere anche lei un Potere, con lo svilupparsi della sua femminilità. Concepì quindi come metterlo al servizio della Causa. Si iscrisse alle eliminatorie regionali per diventare Miss Vaccino. Vinse diverse selezioni. Fu adocchiata da Orrido Porchinstein. E il resto fu trasmesso in diretta galattica su tutti i pianeti del circondario.
Molti abitanti della galassia sentirono pungolati, o confermati, i dubbi che nutrivano sul Sistema – ma che fino ad allora non avevano osato menzionare in pubblico, per timore delle ritorsioni.
Lo scontento si diffondeva, come un nuovo tipo di contagio.
Continua...