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La lista della spesa del boomer
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Aldo Dalla Vecchia, "La consapevolezza di te"
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La consapevolezza di te
Aldo Dalla Vecchia
Isenzatregua Edizioni, 2020
pp 140
12,00
Aldo Dalla Vecchia è sempre Aldo Dalla Vecchia anche quando, con un libro come La consapevolezza di te, spalanca un mondo che la sottoscritta non conosceva. È sempre lui anche quando usa parole oscene e riporta incontri – veri o presunti – scaturiti da chat a scopo sessuale.
A frequentare queste chat erotiche che si concludono a letto sono, ci spiega, non soltanto omosessuali ma molti cosiddetti etero, o meglio maschi sposati, con figli e una vita dall’apparenza banale. Forse è questa tediosa normalità che li spinge a fare sesso con altri maschi, oppure è – come sospetta l’autore – uno stratagemma per non indagare il proprio latente essere gay. Cosa che, invece, l’autore fa con spietatezza e compassione, con lotta e accettazione, con sofferenza ed epifania.
Una serie di quadretti corredati di illustrazione finale – soluzione non nuova all’autore – dove, invece del solito gustoso bozzetto di costume televisivo, c’è l’incontro con un esemplare umano di sesso maschile. Dalla Vecchia colloca ognuno di questi personaggi sotto una lente d’ingrandimento, lo seziona e analizza. In questo procedimento, nonostante l’eccitazione, l’eros, la libido, l’autore rimane distaccato. Così, oltre ai partner erotici, l’autore viviseziona anche se stesso, le proprie reazioni, i propri gusti, accettandosi senza forse piacersi del tutto. Quel narrare in seconda persona è sintomo di un voluto allontanamento, del mancato coraggio di dire “io” e del coinvolgimento di ciascuno di noi, tutti potenziali attori di insospettate trasgressioni porno ma non solo.
Con questo libro Aldo Dalla Vecchia torna indietro di anni, come se sentisse il bisogno di svincolarsi da tutte le sovrastrutture accumulate nel tempo, che pure fanno parte di lui - la cultura, la professionalità, le relazioni affettive e amicali - per mostrarsi nudo nel vero senso della parola, per riscoprire il nocciolo più autentico di se stesso donandogli in questo modo una nuova purezza. Capiamo che, dopo la lunga guerra interiore, egli finisce per recuperare tutte le parti di sé, per voler bene a quel ragazzo timido il quale ha cercato con tutte le sperimentazioni possibili la propria unicità.
Il grande assente di questa narrazione, vuoi per pudore, vuoi perché non è l’oggetto dell’indagine, è l’amore, se non accennato come ricordo infantile. Ciò connota di tristezza un contenuto che sarebbe solo squallido e arido se non fosse, appunto, esposto con freddezza da entomologo, con la solita lucida – e al tempo stesso innocente – ironia di Dalla Vecchia, quel suo rimanere elegantemente perbene anche quando tratta una materia scabra con termini crudi e brutali.
Axis Mundi
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Con grande piacere e orgoglio vi presento il mio nuovo libro, al quale sono particolarmente affezionata. Scritto nel 2020, durante i mesi bui del lockdown duro, mi ha tenuto a galla e aiutato a evadere in un mondo fantastico popolato da cavalieri dall’armatura luccicante, dame belle e appassionate, re che maneggiano prodigiose spade del potere.
A distanza di quaranta anni da Le nebbie di Avalon di Marion Zimmer Bradley e, soprattutto, dal meraviglioso film Excalibur di John Boorman, ho scritto il libro che ho sempre avuto in animo di scrivere: Axis mundi, compiendo un’operazione a ritroso, di recupero delle origini. Sono tornata indietro, alla fiaba, a un Artù molto meno storico e molto più mitico.
Con questo romanzo si conclude la mia ideale “Trilogia della dea”, iniziata con Signora dei filtri e continuata con L’uomo del sorriso. Tre figure femminili forti, che incarnano una religiosità tellurica e matriarcale: dopo Medea di Colchide e Maria Maddalena ecco adesso a voi Morgana di Cornovaglia.
Nato, come dicevo, in un periodo nero per tutti noi, “Axis Mundi” esce in un momento storico altrettanto terribile. Con la speranza che vi aiuti a passare qualche ora serena.
Federica Cabras, "Chi me lo ha fatto fare"
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Chi me lo ha fatto fare
Federica Cabras
Literary Romance, 2022
pp 266
15,00
Chi me lo ha fatto fare, di Federica Cabras, è un romanzo divertente ma, soprattutto, autoironico, una sorta di metanarrativa - con tanto di stralci da un’opera in fieri, di estratti da un blog e appunti per articoli - incentrata sul genere letterario del romance, quello che un tempo si definiva soltanto “rosa” ed è ora declinato in molti sottogeneri: dall’erotico al young adult, dall’urban fantasy all’historical, dal regency al male to male etc etc.
L’autrice ne parla con passione e indulgenza ma anche con scherno, e per questo si cala nei panni maschili (insoliti per lei) del “Denigratore”, ovvero Edoardo Muscas, bello senz’anima, giornalista sciupafemmine che deve scrivere un articolo proprio sul genere che disprezza, quello, appunto, rosa. Il pregiudizio da cui parte Edoardo è che le scrittrici di romance sono tutte gallinelle prive di cervello, incapaci di mettere due parole in fila senza sbagliare. Dall’altra parte c’è, però, Costanza Melis, scrittrice bionda, chiara di pelle, rotondetta, occhialuta. Ma anche intelligente, frizzante, colta. Si muove, come molte delle eroine della Cabras, nell’ambiente caro all’autrice, quello dell’editoria, incarnandone sogni e ambizioni. Poiché l’ultimo libro di Costanza non ha venduto, viene sollecitata dall’editore a rendere più pepato ed erotico il prossimo lavoro. Costanza non ha una vita sessuale, inibita com’è da un padre tutto casa e chiesa. Non si sente bella, non si piace, non si dà da fare con gli uomini. Per scrivere, tuttavia, dovrà avere esperienze di prima mano e quindi decide di trovarsi un tizio da usare solo per il sesso e poi mollare. Edoardo e Costanza s’incontrano per caso, lui decide di sfruttare lei, lei di sfruttare lui. Scocca la scintilla e cosa accade lo lascio immaginare.
La Cabras gioca con i cliché del genere, che dichiaratamente non disdegna. Perché mai dovrebbe farlo, dico io, quando tutte le storie hanno in fondo la stessa trama e l’importante è come le si scrive, oltre all’atmosfera che sanno ammannirci? Gioca, soprattutto, con l’eros, le scene piccanti sono anche divertenti, scanzonate, dissacratorie. Notevole spazio è dato al filone secondario, quello costituito dalle vicende amorose del padre di Costanza, bacchettone solo in apparenza, con la disinibita madre di Edoardo.
Un romanzo allegro e spumeggiante, che forse sacrifica un po’ di emotività sull’altare del divertimento, ma certo riesce, e non è poco in questi momenti bui, a strapparci una sonora risata.
Gianni Macchia, "Bettino ci aspetta"
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Gianni Macchia
Bettino ci aspetta
Amazon 2021 – pag. 110
Gianni Macchia lo conoscevo come attore, sono stato un suo fan nei film scandalo di Fernando di Leo, lavori innovativi come Brucia ragazzo brucia e Amarsi male, ma non sapevo della sua passione letteraria, mentre apprezzavo la feconda vena di pittore. Sante Rodella mi fa conoscere la dimensione di Macchia narratore introducendo un racconto (romanzo è eccessivo, non ci sono sotto trame) erotico, dedicato ad Alberto Moravia (primo lettore dell’opera) e a Marina, musa ispiratrice della storia. L’erotismo è il filo conduttore dell’esistenza di un attore - scrittore, icona sexy degli anni Settanta, simbolo di trasgressione e ispiratore di un nuovo ruolo per la donna nella società. Questo breve racconto è un gioco letterario lieve ed intenso, ricco di personaggi femminili appena abbozzati ma realistici, donne in preda al vortice dei sensi, disponibili e sfuggenti. Macchia ricorda una madre che non ha conosciuto, una zia protettiva, un padre - padrone, poi si abbandona al racconto, una storia d’amore a tratti torbida e malsana, erotica e tragica, profumata di vita vissuta. Bettino ci aspetta è scritto come una storia vera, ambientata nel 1972, quando l’autore faceva il performer di Body Art a Roma, parte con la conoscenza di Fiamma in una villa, diventa la storia di un’attrazione disperata che conduce nel gorgo della passione. Il libro è ricco di particolari erotici descritti con cura, dalla scena dei cani che possiedono la ragazza, passando per sodomizzazioni violente e rapporti sadomasochisti, in una temperie narrativa che a tratti ricorda Salò di Pasolini. Lo stile di Macchia è secco e rapido, senza fronzoli letterari, interessato al puro racconto e alla descrizione di particolari erotici scabrosi, senza compiacimento ma con crudo realismo. Un libro che farà conoscere al lettore un lato meno noto di un attore ricordato per una scarna filmografia, che oltre ai due film di esordio comprende pellicole come Una ragazza di nome Giulio, Morbosità, Lo stallone, Vacanze per un massacro, che in parte riportano alle atmosfere della narrativa erotica. Il libro contiene in appendice alcuni dipinti di Gianni Macchia, oltre a un elenco competo di tutte le sue partecipazioni cinematografiche e teatrali.
Per leggere il libro: https://www.amazon.it/Bettino-ci-Aspetta-Gianni-Macchia-ebook/dp/B08X7GPD54
Gordiano Lupi
www.infol.it/lupi