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Il bullo

7 Gennaio 2020 , Scritto da Giuseppe Scilipoti Con tag #giuseppe scilipoti, #racconto

 

 

 

 

 

Erano trascorsi circa sei mesi da quando avevo finito le superiori lasciandomi alle spalle le materie, i professori, i compagni di scuola nonché l'imperante bullismo perpetrato ai miei danni. A tal proposito, beneficiavo di una meritatissima tranquillità, godendomi i miei diciannove anni senza più percosse fisiche e soprattutto vessazioni psicologiche che avevano reso quel tedioso quinquennio all'I.P.S.I.A. un autentico girone dantesco.

Sia prima che dopo la scuola lavoravo in un negozio di articoli casalinghi, dove parallelamente venivo sfruttato e pagato una miseria, motivi validi per attendere con trepidazione la chiamata alle armi in quanto desideroso di una carriera nell'esercito, mestiere che sognavo fin da bambino.

Non ho alcuna nostalgia delle superiori, se non gli indimenticabili brutti ricordi. I cinque anni mi apparvero lunghissimi, difatti i miei compagni di classe e non, me ne fecero di tutti i colori. L’origine di tutto ciò? Un epiteto, un maledetto epiteto che mi logorava l'anima ogni qualvolta lo udivo: “Prosciutto.”

Lo sgradito soprannome mi venne dato da un coetaneo per via che all'epoca dei fatti avevo la carnagione rosa pallido. Si chiamava Loris Calabrese, un pessimo elemento senza voglia di studiare, che frequentò l’istituto per tre mesi poiché, in seguito a una sospensione per un increscioso comportamento, decise di non ritornare più.

Malgrado siano passati tanti anni, mi viene una gran rabbia al solo pensarci, quell’infelice appellativo ideato da un individuo di passaggio mi condannò per l’intero periodo scolastico. Sono del parere che certa gente viene inviata dal diavolo stesso per scombussolare la vita a chi non merita di essere inquietato.

L’odiato soprannome irreversibilmente si propagò facilmente come un morbo e, in men che non si dica ,persino nelle altre classi.

“Prosciutto! Prosciutto! Prosciutto!...”

Venivo così insultato, spesso e volentieri, da uno o più ragazzi, in classe, nel cortile, nei bagni, nei corridoio, all'uscita della scuola, in qualsiasi luogo insomma, anche per strada coi bulli che sfrecciavano con i loro scooter. In certi contesti, arrivai addirittura alle mani con singoli bravacci, battendomi come un leone a discapito delle dolorose rappresaglie qualora riuscissi a stendere qualcuno. Indubbiamente reagivo per difendermi ma dinanzi ai gruppi non avevo scampo.

A parte Ernesto, il mio compagno di banco anch'egli oggetto di sfottò sebbene in misura minore, non legai con nessuno. I professori non mi furono granché d'aiuto, inoltre, con i miei famigliari non parlavo del gravoso disagio che subivo, vuoi per paura di ritorsioni in caso di adeguati provvedimenti e vuoi perché volevo cavarmela da solo.

Da segnalare che gli insulti non di rado venivano accompagnati da calci nel sedere, sgambetti e vigorose manate al collo. Per ovvi motivi, durante la ricreazione, per evitare problemi, preferivo starmene rintanato in aula, meglio ancora con l'insegnante presente.

Nel 2003 l'incubo finalmente finì, seppur mi diplomai con un modesto punteggio, me ne fregai altamente, d’altro canto l’intento principale era sbarazzarmi di tutti coloro che mi avevano procurato ogni genere di patimenti, tra cui Gaetano Castello, il carnefice dei carnefici.

Capelli biondi a caschetto, occhi azzurri, non molto alto, fisicamente atletico, orecchino e abbigliamento firmato dalla testa ai piedi, il classico primo della classe che eccelleva su tutti e in tutto, anche in educazione fisica, del resto fuori dal contesto scolastico capitanava un'agguerrita squadra locale di calcio, tra l’altro un tipo parecchio fortunato con le ragazze, complice il fatto che era considerato un bel ragazzo. Si distingueva pure a livello caratteriale, inteso in termini negativi, ed è facile immaginare che amava prendersela con i più mansueti, in primis con un certo Giuseppe detto Prosciutto che si divertiva a prendere di mira senza limiti e senza misure.

Arrogante, narcisista, sfacciato, maligno, impietoso, malevole, ostile, perfido... non basterebbero intere pagine per elencare i sinonimi e le parole equivalenti. Posso assicurare e testimoniare che fu piuttosto dura con lui.

Finché, una mattina del terzo anno, preso dall'esasperazione e accecato dall'odio per Gaetano, infilai il mattarello di mia madre dentro il mio Invicta, pronto a malmenare a sangue quel diabolico soggetto. Lo vidi vicino al cancello dell’edificio scolastico, e, come da copione, mi diede fastidio.

«Prosciutto!» esclamò con meschinità, per non parlare delle risate e dei cori crudeli di un gruppo di compagni di “branco.”

Appena si girò di spalle, con le mani tremanti, aprii lo zaino pronto a passare all’attacco, tuttavia, all'atto pratico non feci nulla. Forse la decisione finale scaturì da una questione morale o probabilmente fu l'angelo custode che mi orientò a cambiare idea e, di conseguenza, a desistere dal violento proposito.

In effetti, in classe, immaginai un esito disastroso, con l’elevato rischio di una bella denuncia per lesioni e addio carriera nell'esercito, oltre ad una sospensione che mi avrebbe inesorabilmente pregiudicato l'anno scolastico.

Dopo la maturità, benché la scuola fosse terminata come già detto da sei mesi, Gaetano restò legato al suo “bullistico” malanimo, ovverosia non mancava di offendermi o di mettermi in berlina in qualunque posto mi trovassi. La mia città, non essendo grandissima, incontrarlo non era affatto difficile ed evitarlo o aggirarlo ahimè non sempre possibile. Quella sua condotta impertinente mi rodeva non poco e, nel contempo, trattandosi di casi isolati, preferii non dannarmi, calcolando che presto sarei partito militare.

Successivamente, un episodio degno di nota ribaltò inaspettatamente la situazione a mio favore, un episodio che mi accingo a raccontare attraverso queste righe.

In una tarda mattinata di primavera i miei  datori di lavoro mi mandarono alla posta centrale per spedire una raccomandata. Mentre stavo percorrendo la piazza a piedi, dall'esterno di un negozio di abbigliamento, Gaetano mi apparve davanti assieme a una ragazza bionda di bellissimo aspetto. Entrambi mano nella mano e con due shopper da boutique per ciascuno.

«Dio, fa che almeno stavolta quel bifolco non mi rompa le scatole» pregai mentalmente.

Appena entrai nel suo raggio visivo, Gaetano assunse una mimica maligna, infatti, conoscendolo bene, era palese che mi avrebbe deriso in maniera deplorevole e con la sicurezza di avere manforte dalla sua ragazza. Ad ogni modo mi preparai a incassare l’irrisione, azzeccando in effetti il sicuro pronostico.

«Prosciutto! Prosciutto! Prosciutto!» mi canzonò diverse volte il bullo della malora, con fare spaccone e col chiaro proposito di atteggiarsi con la biondina.

Li ignorai e proseguii a testa alta per la mia destinazione senza dare a vedere in nessun modo l’avvilimento. Fu in quel preciso istante che avvenne una scena altrettanto straordinaria quanto imprevista.

«Perché lo stai insultando? Che ti ha fatto sto ragazzo?» domandò la ragazza, visibilmente scocciata, liberando immediatamente la mano che teneva intrecciata con quella del bifolco in questione.

«Niente, è un povero sfigato, alle superiori veniva preso per il culo da tutti!» si giustificò il grand'uomo ,ridendo nervosamente e sicuramente stupendosi della reazione di colei che non gli aveva fornito un potenziale assist.

«Ti devi solo vergognare!» lo ammonì la biondina sempre più incazzata.

Restai a osservarli. Gaetano non era un tipo cui piacesse venir contraddetto, ragion per cui discusse con la morosa col solito temperamento irascibile.

«Oh, ma che cazzo te ne frega di quel coglione? Non ti permetto di parlarmi così, cretina!» le urlò.

La ragazza gli scagliò addosso le due shopper da boutique e, tra strattoni e gesticolare, la situazione culminò in una sonora litigata. Me ne andai e li lasciai al loro battibecco, dentro di me godevo come un matto, non per cattiveria ma per una senso di giustizia. Per una volta fu lui a cascare male ed io ebbi la concreta dimostrazione che il cosiddetto “karma” esiste davvero.

Il giorno successivo, mentre stavo andando a fare la spesa in un supermercato, udii dietro le mie spalle una brusca frenata, un freno a mano e uno sportello sbattere violentemente. Mi girai d’istinto. Era Gaetano, letteralmente infuriato.

A passo svelto tentai inutilmente di divincolarmi e mi raggiunse stringendomi forte un braccio.

«Prosciutto di merda, per colpa tua la mia ragazza mi ha mollato!» imprecò il buzzurro con un tono iracondo.

Provai a discolparmi con la consapevolezza di non avere nessuna responsabilità in merito.

«Che cavolo stai dicendo? Ero per i cazzi miei, hai cominciato tu a provocare!»

Gaetano mi diede un vigoroso spintone e andai a sbattere in una serranda di un pubblico esercizio chiuso per ferie, rimanendo aderente ad essa.

«Sei passato nel posto sbagliato e nel momento sbagliato!» insistette con gli occhi stralunati e visibilmente arrossati.

Con una mano mi premette il torace mentre l'altra la chiuse per formare un pugno che tenne sospeso a mezz’aria e pronto per sferrarmelo.

«Io ti ammazzo! Hai capito? Io ti ammazzo!» continuò con espressione decisamente minacciosa.

Avevo due scelte: ingaggiare una lotta colpendolo per primo con un cazzotto in faccia oppure risolverla a parole e a convincerlo a lasciarmi in pace. Scelsi la seconda opzione, pur tenendo pronta la mano destra nell'eventualità di attaccarlo per difendermi.

«Se mi tocchi con un dito ti vado a denunciare alla polizia» gli dissi col cuore che pompava a mille.

«A me gli sbirri mi fanno una sega!» gracchiò il mio persecutore con gli occhi arrossati dall’ira.

«Gaetano, lasciami stare, te lo chiedo per favore, non hai idea di quanto male mi hai fatto in tutti questi anni!» lo supplicai e delicatamente gli abbassai il braccio con il quale mi premeva il torace. «Ti prego... basta!» aggiunsi con un fil di voce.

Mi sembrò di scorgere i suoi occhi diventare incredibilmente lucidi, tant’è che li abbassò per svariati secondi. Ebbe un atteggiamento titubante e ipotizzai che l’implorazione presumibilmente l'avesse toccato a livello interiore.

Improvvisamente cacciò un urlo e una bestemmia, scagliando il temutissimo pugno, non per colpire me ma per centrare la saracinesca della ferramenta. Il rimbombo fu particolarmente assordante, tanto da intontirmi facendomi chiudere le palpebre di colpo e stordendomi l’orecchio.

Vidi il mio carnefice allontanarsi, risalire in macchina e infine ripartire sgommando. Non mi picchiò e la cosa mi stupii parecchio.

In Autunno, una settimana prima di partire militare, incontrai nuovamente Gaetano in un bar, in compagnia della solita ragazza dai capelli biondi, intenti a mangiarsi un gelato seduti a un tavolino. Inizialmente valutai se farmi notare o meno però alla fine ritenni opportuno non fare la figura del coniglio che scappava.

«Ciao Giuseppe!» esclamò salutandomi cordialmente, mentre la sua ragazza si limitò semplicemente a un sorriso e a un piccolo accenno.

«Ehilà Tano!»

«Com'è? Come stai?» mi chiese.

«Bene, spero anche tu!» risposi banalmente tanto per dire qualcosa.

«Alla grande. Giuseppe, ti auguro buona domenica!» concluse.

«Altrettanto a voi!» dissi congedandomi.

Ordinai alla barista una granita a un tavolino vicino ai due, per osservare e origliare con discrezione e capire se stavano parlando di me.

Fortunatamente se ne stavano tranquillamente a mangiarsi il proprio gelato, a parlare pacatamente e a scambiarsi dei piccoli baci. Capii che non ero l'oggetto dei loro discorsi.

Gustai con calma una granita caffè con panna e brioche siciliana, mi alzai dalla sedia, pagai il conto e fissai Gaetano di profilo per l’ultima volta.

«Ecco, bravo, mi chiamo Giuseppe, non Prosciutto. Non dimenticarlo!» pensai tra me e me come a volergli trasmettere il messaggio telepaticamente per poi uscire da locale.

Andai in piazza e mi sedetti su una panchina. Ripercorsi mentalmente tutto ciò che il bullo mi aveva fatto patire, realizzando che non si cancellano facilmente cinque anni di soprusi e di angherie, seppur involontariamente credo di avergli dato una bella lezione, una lezione ovviamente correlata dal risolutivo episodio precedente. Chissà, un nuovo litigio avrebbe comportato il lancio del cono gelato in faccia ai danni dello smargiasso da parte della biondina. Ridacchiai un po' nel crearmi tramite fantasia un’eventualità abbastanza prevedibile.

Non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te!

I vecchi proverbi non sbagliano mai.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Ricordo

6 Gennaio 2020 , Scritto da Gordiano Lupi Laura Lupi Con tag #gordiano lupi, #luoghi da conoscere

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Marco Franzoso, "Il bambino indaco"

5 Gennaio 2020 , Scritto da Mariarosaria Conte Con tag #mariarosaria conte, #recensioni

 

 

I libri che preferisco sono quelli che ti tolgono il sonno. Tra i numerosi romanzi letti e riletti, uno che mi è entrato nell’anima, al punto tale da consigliarlo a chiunque mi chieda un testo da leggere, è proprio Il bambino indaco.

Il romanzo di Franzoso comincia con un flash back, che lascia il lettore spiazzato, quasi disorientato, intrappolato nelle parole dello scrittore in maniera ineluttabile.

Una donna è morta, si chiama Isabel, la voce di suo marito Carlo torna indietro per raccontare com’è andata. Ed ecco apparire uno sguardo maschile, che s’inoltra con sensibilità ed intraprendenza nelle emozioni che travolgono una donna in attesa di diventare madre.

La relazione tra Carlo e Isabel è nata grazie ad un appuntamento al buio.

I due, nonostante le diversità, si scoprono subito attratti l’uno dall’altra, vanno a vivere insieme, si sposano per amore e per amore concepiscono un figlio.

A poco a poco, però, Carlo osserva sua moglie Isabel cadere in un abisso di tristezza senza fondo ed apparentemente immotivata. Assiste al dissolversi della famiglia e della passione.

Con una scrittura limpida e diretta, ma anche delicata e tenera, il Franzoso ci racconta che, forse, non è vero che l’istinto materno non sbaglia mai. Nella voce di Carlo, infatti, ritroviamo  la  disperazione  di un padre che deve salvare il suo bambino dalla propria madre. Dalla donna che lui stesso ha creduto perfetta.

… Rivedo proprio su quel divano mia moglie che si spoglia, il neonato sulle ginocchia, infagottato dentro una piccola coperta di lana. Il bambino si agita, vuole liberarsi ma non riesce. Le gambe, il corpo, sono avvolti nell’involucro troppo stretto.
Lei sfila il maglione, sbottona la camicetta e sgancia il reggiseno. La sua magrezza è impressionante, ha raggiunto il traguardo dei quarantadue chili. Tre mesi dopo il parto, anche se i seni rattrappiscono, si ostina ad allattare. Si ostina a somministrargli il proprio latte anche se per questo si disidrata e si sgonfia. È straziante assistere alla sua inutile determinazione.
Il seno è minuto, cascante e grinzoso. La pelle attorno ai capezzoli sembra secca.
Isabel avvicina nostro figlio alla mammella e lui inizia a succhiare. Succhia solo per alcuni secondi, poi agita la testa e boccheggia come un pesce gettato sull’erba.
Si attacca e si stacca ripetutamente, con movimenti nervosi del capo. Scatta sul capezzolo con la bocca spalancata, succhia e poi si allontana di nuovo, deluso. Non capisce perché da quel seno non esca niente, non capisce dove sbaglia. Ma ha fame e subito si riattacca e cerca di succhiare con tutte le forze. Si innervosisce. Inizia un gridolino di smarrimento che mi mette i brividi e che vorrei interrompere subito, in qualunque modo.
Riprova a succhiare, si stacca ancora, osserva il bersaglio del capezzolo e riprende. Potrebbe andare avanti per ore. Tutto inutile.
– Vedi, – dice Isabel. – Vedi che non ha fame?
Io non dico niente.

 

Il Franzoso, attraverso la voce di Carlo, osserva e racconta, con efficace ferocia, piantato nel bel mezzo di una  tempesta familiare, l’inizio del tracollo e la dissoluzione di un grande amore, e lo fa senza mai emettere una sentenza.

 

 

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Concerto dell’Epifania e Bacio del Bambinello

4 Gennaio 2020 , Scritto da Patrizia Poli Con tag #eventi, #musica, #postaunpresepe

 

 

Domenica 5 Gennaio, alle ore 21:00, a Giulianello (LT), presso la Chiesa di San Giovanni Battista, si terrà il Concerto dell’Epifania che vedrà esibirsi la corale polifonica locale “Schola Cantorum”, organizzatrice e promotrice dell’iniziativa, e il Coro polifonico “Armonia Mundi”. L’appuntamento rientra nella 3ª edizione di “PACE TRA I POPOLI – NATALE 2019”, il cartellone di eventi per le festività messo a punto dal Comune di Cori e dalla Pro Loco Cori con il contributo della Regione Lazio – Le Feste delle Meraviglie – e BCC di Roma – Agenzia di Cori.

La “Schola Cantorum” è il coro della Parrocchia di San Giovanni Battista di Giulianello fondato nel 1994 da don Antero Speggiorin per curare il canto nella liturgia. I cantori non sono professionisti, ma portano avanti l’impegno con fede, passione e spirito di comunione, prestando servizio in parrocchia con costanza e dedizione. Per l’occasione proporrà una selezione di brani del repertorio liturgico di grande bellezza e forza, con l’intervento di incantevoli voci soliste.

Il Coro “Armonia Mundi”, formazione a quattro voci miste diretto dal M° Matteo Sartini, nasce in seno alla Parrocchia Santissimo Nome di Maria di Genzano di Roma nel 2003. Il suo repertorio concertistico spazia dalla polifonia pura alla musica sacra classica e lirica e operistica. Domenica presenterà un programma che guarda alla tradizione popolare italiana, francese e americana, con brani sacri di Mozart, Verdi, Adam. Insieme alla Corale ci saranno due voci soliste: il Soprano Angelica Ercolani e il Mezzosoprano Michela Moroni.

L’ingresso ad offerta libera servirà a finanziare le opere della Parrocchia, in particolare la prosecuzione dei lavori di ristrutturazione e restauro della facciata danneggiata della cinquecentesca Chiesa di San Giovanni Battista, luogo sacro di rilevanza storica e architettonica, ma anche simbolica per tutta la comunità, essendo l’unica parrocchia del borgo, intorno alla quale si è sviluppato l’antico Castrum Julianum. Nel parcheggio della Chiesa si potrà inoltre godere del suggestivo Presepe realizzato da giovani parrocchiani, ricco di effetti, statue in movimento, cascata, suoni e musica.

Lunedì 6 Gennaio, sempre a Giulianello, si rinnova la tradizione del Bacio del Bambinello. La statuetta del Bambin Gesù, scolpita nel XVI secolo da un devoto francescano sul legno d’ulivo del Getsemani, è custodita all’interno della sacra cappella della Chiesa di San Giovanni Battista, ed è stata benedetta da Sua Santità Giovanni Paolo II durante l’udienza papale del 2 Dicembre 1998. Come dal 1798, la mattina dell’Epifania, dopo la santa messa delle ore 10:30, la statuetta viene fatta sfilare in processione per le vie del paese, portata in spalla dagli storici “Incollatori”. Alle ore 15:30, avrà luogo il Bacio del Bambinello, un rito che da sempre riesce a coinvolgere tanti cittadini, che trovano tranquillità e conforto nello sguardo rasserenante e fiducioso del Gesù Bambino.

 

 

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Gaglione - Izzo, "Uccidendo il secondo cane"

4 Gennaio 2020 , Scritto da Gordiano Lupi Con tag #gordiano lupi, #recensioni

 

 

 

 

Gaglione – Izzo
Uccidendo il secondo cane

Oblomov – Euro 18 – Pag. 175

 

Varsavia, 1956. Fra le rovine di una Polonia sgretolata, piena zeppa di ubriaconi e reietti, il giovane scrittore Marek Hlasko (1934-1969) osserva e descrive l’individualismo e la disperazione dei sobborghi. Intanto una giovane coppia, Piotr e Agnieszka, vive la propria storia d’amore all’ombra dell'oppressivo regime socialista. Attraverso l’occhio attento del James Dean polacco - la somiglianza con l’attore era impressionante - prende vita un decadente affresco costellato di bettole fumose, alcol e violenza. Voce scomoda in patria (le sue opere furono vietate per 20 anni), Hlasko conduce un’esistenza randagia di cui saprà anche costruire astutamente il mito: ex camionista, scrittore in fuga dalla Francia all’Italia poi pappone a Tel Aviv e sceneggiatore al fianco di Roman Polanski a Hollywood, fino al tragico epilogo nella Germania dell’Ovest.

 

Non è stato inutile aver fondato Il Foglio Letterario nel 1999, visto i talenti che abbiamo scoperto, pure se pochi ce ne riconoscono il merito, quasi nessuno ci cita, finisce che ci tocca dirci bravi da soli. Non abbiamo un buon ufficio stampa, come tanti fanfaroni che poco fanno e molti raccolgono, questo è certo. Fabio Izzo è una mia scoperta di cui vado fiero, più volte presentato al Premio Strega, ha debuttato con Eco a perdere, proseguendo con Balla Juary, Doppio umano, To jest, Il nucleo, Ieri Eilen, tutti romanzi usciti sotto la mia direzione editoriale. Valerio Gaglione, invece, ha esordito con il romanzo grafico Se sapessi come fai - Le cinque prove del’omicidio di Luigi Tenco, scritto da Giusepe Bità, sempre con Il Foglio. Autori di cui vado fiero e che - da lettore onnivoro appassionato pure di fumetto - ritrovo con piacere alla corte di Oblomov, sotto la guida di un maestro come Igort, nel catalogo di un marchio editoriale importante, non solo per dimensioni ma anche per spessore culturale. Uccidendo il secondo cane è un concentrato narrativo dello stile di Izzo, perché con poche e incisive pennellate tratteggia il carattere di uno scrittore maledetto (alla Modigliani), ne descrive le notti a base di alcol e trasgressione, approfondisce la sua lotta politica, il suo essere contro un regime che osteggia il suo lavoro. Lo stile grafico di Gaglione è maturo e superbo, tutto chiaro scuri, in un evocativo bianco e nero che rimanda ai grigi tempi di una Polonia comunista, con un tratto che sembra vergato da un poetico carboncino. Uccidendo il secondo cane è il titolo di un libro di Hlasko, pubblicato nel 1965, inedito in Italia, ed è perfetto per ricollegare due delusioni, due momenti esistenziali in cui lo scrittore tocca il fondo e non riesce a riemergere. Izzo conosce molto bene la Polonia, per apprezzare a fondo la sua scrittura e i suoi personaggi forse sarebbe importante saperne quanto lui, ma basta qualche nozione sui danni prodotti dal regime comunista per capire il senso dell’epigrafe: Giulietta e Romeo non si sarebbero mai incontrati a Varsavia nel 1956. Non era terra per l’amore quella dittatura, era terra per il dolore, per la disillusione, per l’alcol e per notti disperate, per avere soltanto voglia di fuga e di ribellione. I protagonisti del romanzo grafico sono scrittori dissidenti che hanno scelto di non tacere e hanno sacrificato la loro vita per un profondo desiderio di libertà. Un graphic novel da non perdere, se amate il fumetto colto e la letteratura.

Gordiano Lupi
www.infol.it/lupi

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Leggere con i figli: Il Giovane Holden di J.D. Salinger

3 Gennaio 2020 , Scritto da Mariarosaria Conte Con tag #mariarosaria conte, #recensioni

 

 

 

 

Ho trovato il coraggio di pubblicare i miei lavori grazie ai miei figli. Loro mi hanno cambiato la vita. Mi hanno resa più matura, una donna coraggiosa, da ogni punto di vista!

Le mie ragazze furono le prime a chiedermi di scrivere un libro e, quando me lo chiesero, erano due bambine e leggevo con loro sotto l’ombrellone. Quest’abitudine non l’abbiamo ancora persa! Sul mio comodino vi sono in lettura Bella mia di Donatella Di Pietrantonio, che mi ha stregata dopo L’Arminuta e Non avevo capito niente di Diego De Silva. Con calma vi parlerò anche di questi due romanzi, non appena li avrò terminati. Oggi vorrei di raccontarvi de  Il giovane Holden lettura affidata a mia figlia dalla prof d’italiano. Insieme al famoso Holden abbiamo letto anche Il paradiso degli Orchi’, un altro classico che vi lascerò scoprire da soli. Ma Holden e l’odio per l’ipocrisia mi hanno nuovamente incantata, come quando lo lessi la prima volta da ragazza.

Partiamo dalla copertina: bianca con la scritta nera, perché un libro non si giudica dalla copertina! E così è, a mio avviso, per ogni cosa di questo assurdo mondo.

E dal titolo originale: The catcher in the rye (L’acchiappatore nella segale). Colui che salva dal dirupo i bambini che giocano in un campo di segale. Oppure Catcher uno dei giocatori della squadra di baseball, il ‘prenditore’, cioè colui che sta dietro il battitore per cercare di afferrare la palla che quest’ultimo non riesce a respingere con la mazza. Con il nome rye si potrebbe designare il ‘whisky rye’ ottenuto dalla fermentazione di segale, quindi ‘Il terzino nella segale’. Colui che prende l’alcol, che dipende dall’alcol.

In Italiano il titolo originale suonerebbe assurdo, in una parola intraducibile, ma ‘Il giovane Holden’  è ormai qualcosa di più di un titolo.

Il nostro giovane amico, come colui che salva i piccoli dal dirupo, cerca di salvare, con i suoi messaggi, i giovani dal mondo degli adulti, dai risvolti oscuri: ipocrisia, falsità, perversione, menzogna!

O forse è il nostre eroe che, attraverso la sua avventura, cerca disperatamente l’acchiapatore di segale per essere salvato dalle brutture della vita?

O forse, ancora, il suo rifugiarsi nell’alcol perché tutt’intorno è veramente troppo falso (whisky rye’) è la vera chiave di lettura del titolo?

A voi la soluzione, se lo leggerete, ma alla fine ciò che conta è che stiamo parlando di un libro pubblicato nel 1951 e la cosa stupefacente è che ho trovato questo romanzo, ancora una volta, nella forma e nei contenuti, di un’attualità sconvolgente.

Il protagonista del romanzo è Holden Caufield un sedicenne americano, proveniente da una famiglia americana benestante.

Holden, nonostante la sua giovane età, ha già sofferto tanto per la perdita di una persona a lui molto cara (non voglio svelare troppo) e sembra non ancora essersi realmente ripreso. Non riesce a trovare la sua dimensione, vaga di scuola in scuola, di professore in professore, di storia in storia… in balia di se stesso.

A prima vista il Caufield sembra il classico adolescente lavativo e ribelle, che vuole dar noia a familiari, compagni e insegnanti. Lui è irrequieto, come lo sono la maggior parte dei giovani d’oggi, è disperato, soffre.

La trama del romanzo in sé è abbastanza semplice, ma le descrizioni, il sarcasmo, l’analisi dettagliata di ogni singolo stato d’animo con un linguaggio diretto, schietto, a tratti feroce, rendono, a mio avviso, questo libro un capolavoro.

Mia figlia non lo ha apprezzato quanto me. Il continuo contestare tutto e tutti del nostro giovane eroe le dava noia. Ha protestato un po’ durante la lettura, lei come lui voleva polemizzare sul modo di guardare il mondo del protagonista. Ed effettivamente, a volte, la polemica continua di Holden può stancare, ma lui è così critico perché rappresenta un giovane che vive un grande disagio e la sofferenza di questo personaggio del 1951 (forse ideato ancor prima dal Salinger nei suoi racconti per il New Yorker ) è  attualissima. I nostri giovani vivono ancora situazioni più grandi di loro, di cui non riescono a venire a capo, dove non riescono a trovare conforto nel mondo degli adulti. Nel romanzo non c’è un solo compagno disposto ad aiutare Holden, anzi quello che noi oggi chiamiamo bullismo era dilagante allora come ora, un adulto che riesca a mettersi sulla sua stessa lunghezza d’onda, una persona che riesca a guardarlo negli occhi e che riesca a comprenderne il   dolore.

Il povero Holden troverà conforto nella ‘vecchia’ Phoebe, la sorella minore (la fanciullezza non ancora inquinata). E proprio con l’immagine di lei che gira sulla giostra dei  cavalli e il nostro Holden che la guarda felice da una panchina, si conclude il romanzo. Un romanzo di formazione semplice ed efficace, che mi ha permesso, ancora una volta, di andare oltre gli stereotipi e di chiedermi che fine facciano le anatre del laghetto di Central Park durante l’inverno.

E ancora, è cambiato qualcosa per i nostri adolescenti dopo più di sessant’anni? Qualora siano in difficoltà, perché troppo fragili per affrontare da soli la burrasca dell’adolescenza avrebbero punti di riferimento?

La famiglia salva il nostro eroe, ma oggi la famiglia è pronta ad accogliere e comprendere?

Non lo so, a voi le risposte.

Buona lettura!

 

 

 

 

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Mariarosaria Conte, "Mare nell'anima"

2 Gennaio 2020 , Scritto da Patrizia Poli Con tag #poli patrizia, #recensioni, #mariarosaria conte

 

 

 

 

Mare nell’anima

Mariarosaria Conte

 

Book on demand di grafica elettronica, 2015

 

Mare nell’anima, di Mariarosaria Conte, è un romanzo che si tiene volentieri sul comodino e si legge velocemente perché è fresco, scorrevole e scritto con uno stile pulito. Tuttavia non lascia molto. A sua discolpa c’è il fatto che si tratta solo del primo della serie, forse, leggendo gli altri, lo spessore dei personaggi e del tessuto sociale si approfondirà. Così com’è, il primo volume rimanda l’idea di una storia semplice, con un’atmosfera a metà fra Elena Ferrante - di cui non ha però lo stile incisivo - e Antonella Boralevi.

Morena è la classica cenerentola. Di una bellezza inconsapevole, timida, gentile e un poco goffa, trascorre le vacanze al mare a Oti, meta di ricchi borghesi partenopei. Lei, prima di andare in spiaggia, deve fare le faccende domestiche e occuparsi della sorella minore, pigra e svogliata. Va da sé che incontrerà, e conquisterà, il principe azzurro: Davide, il ragazzo più bello e ambito della compagnia.

I cliché della fiaba ci sono tutti, in questa ennesima – forse involontaria – rivisitazione: Morena è timida e solitaria, Morena è costretta a fare i lavori più umili, Morena è poco stimata dalla famiglia, Morena va al ballo con un vestito che piove dal nulla e bacia il suo meraviglioso principe senza macchia e senza paura. Ma se la fiaba in tutte le salse ha ancora fascino, qui i personaggi sono un poco sbiaditi, primo fra tutti Davide, il bello e possibile, che subisce la sua conversione da irraggiungibile playboy a tenero e premuroso innamorato, senza che ci sia un adeguato sviluppo del personaggio.

Certamente l’estate dei sedici anni di Morena segna una svolta, quella che la trasforma da bambina succube a ragazza capace di prendere decisioni autonome, consapevole di sé, delle proprie possibilità, del proprio fascino e dei propri desideri.

Pur fra ricordi di canzoni, trasmissioni televisive e libri, l’ambientazione anni 90 è un poco vaga e sfocata, c’è un tentativo di analisi sociale dei personaggi, con le loro vite patinate che nascondono, però, difficoltà e dolori. I dialoghi risultano a volte artificiali se visti da una prospettiva adolescenziale.

Detto questo, rimane il fatto che alla fine non manca comunque la voglia di andare avanti col secondo volume della serie, per capire se la ragazzina proletaria riuscirà a conquistare il suo posto nel mondo snob e respingente dell’alta borghesia, e se il tenero amore appena sbocciato saprà resistere alla differenza di personalità e status sociale.

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L'inganno del primo dell'anno

1 Gennaio 2020 , Scritto da Costantino Delfo Con tag #costantino delfo, #racconto

 

 

 

 

Aveva settant’anni, ma era ancora un giocherellone. Sua madre aveva cercato il suo nome guardando le stelle in una notte chiara, e aveva deciso per Castore, la stella più splendente. Abbaglio o inganno, Castore non fu così splendente, ma anzi proprio brutto, fin da ragazzino. Era piccolo ed esile come un fuscello ed era difficile dire quale dei singoli attributi del suo viso meritasse la sufficienza: gli occhi erano piccoli e neri come le pelose sopracciglia, il naso sporgeva grosso e adunco. Forse la bocca dalle grandi labbra o i capelli corvini tutti ricci meritavano la sufficienza, ma in un migliore contesto corporale. Di professione faceva il calzolaio: bravo ad aggiustare, lucidare e colorare scarpe, aveva la sua clientela e in città era conosciuto.

Nonostante l’età smanettava sullo smartphone e aveva più di mille amici su Facebook: con tanti chattava e scambiava opinioni, like e aneddoti. Soffriva di cuore e anche i polmoni non erano tanto in salute, ma non era ancora così mal ridotto da cedere alla paura della morte. Dunque, avvicinandosi l’età matura per morire, non era detto che quel termine così vicino dovesse per forza essere imminente, ma l'incertezza di quando, dove e come sarebbe morto gli impediva di vivere serenamente. “Si può morire da un momento all'altro, ma chi è vecchio e malato sa che tra un anno o dieci, forse anche fra un solo mese o un giorno, non ci sarà più. Potrei morire anche adesso se mi venisse un colpo” pensava.

Per il dove e come si era creato delle certezze: “Morirò nel mio letto a causa di un colpo al cuore o di una crisi di respiro” mugugnava. Era il quando che più lo turbava e così, poco a poco, cominciò a delineare un profilo della situazione alla sua morte: senza famiglia, solo al mondo, nessuno l'avrebbe pianto.

Si inventò allora uno stratagemma per eludere l’ora della sua morte e, forse, anche farsi piangere… ogni anno, al primo giorno di gennaio, prese a pubblicare sul diario di Facebook il proprio necrologio: Oggi è venuto a mancare all’affetto dei propri cari... , con tanto di croce nera e fotografia. Molti furono i ‘RIP’ e i commenti commemorativi alla sua anima, ma dopo un giorno o due Castore smentiva l’accaduto e tornava in vita. Durò così per anni, e, anche se molti amici non lo piansero più, altri se ne aggiunsero commossi, così Castore scordò ogni malinconia di morte.

Quell’anno il suo necrologio non fu più cancellato. Gli emoticon con le faccine tristi fioccarono, forse qualcuno lo pianse. Castore era riuscito ad ingannare il giorno e l’ora della sua morte.

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Complimenti di buon anno

31 Dicembre 2019 , Scritto da Pietro Pancamo Con tag #pietro pancamo, #unasettimanamagica, #poesia

 

 

 

Humour nero ed umor nero

son due cose differenti;

lo sa bene il criminale:

l’assassino ancora attivo,

l’assassino dunque in corso

che mi dice quanto segue:

«Complimenti di buon anno

a tutti i miei peccati:

è molto più poetico

uccidere a Natale!».

 

Pietro Pancamo

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Il grande oroscopo del 2020

30 Dicembre 2019 , Scritto da Loredana Galiano Con tag #loredana galiano, #astrologia

 

 

 

 

Qualunque sia il vostro segno zodiacale, la mia ricetta è semplice: prendete un po’ del vostro tempo e leggete il vostro segno a intervalli regolari.  Alcune righe vi regalano sorrisi, altre invece un confronto, ma in ogni caso non siete mai soli nell’Universo: alieni ed extra terrestri vi offrono un prosecco.

 

ARIETE: indossate una tuta spaziale
Non è un anno che invita ai rischi, alla scommessa, poiché le quadrature di Plutone, Giove e Saturno possono creare momentanei rallentamenti o qualche fatica in più.

E’ saggio fermarsi di tanto in tanto, facendo il punto della situazione senza amplificare a dismisura i desideri del vostro Io più ambizioso e baldanzoso.

Siete pronti all’esaltazione, a scaldare i motori, a partire a razzo, ma serve anche una fredda ed essenziale lucidità mentale.

Saturno, Giove e Urano determinano i vostri periodi di cambiamento con fiducia e con grande energia, perché anche con la complicità di Marte, dal canto suo, il pianeta piazza le tende a casa vostra per lungo tempo, regalandovi grinta ed enfasi nel portare a termine i vostri progetti.

 

TORO: siete protetti contro i raggi cosmici

E’ possibile che per tutto il 2020 si avveri un progressivo consolidamento delle posizioni acquisite, senza che ci siano ostacoli durante il cammino.

Non sono per nulla esclusi i grandi cambiamenti come una telefonata attesa o improvvisa, un’occasione che determina la svolta nel vostro lavoro, la conquista di una vita materiale più salda e sicura, per cui il vostro atteggiamento è più leggero e sollevato.

Cominciate a immaginare la vostra vita diversamente da come l’avete sempre sognata, perché il vento di Urano è imprevedibile e insospettabile e stravolge tutti i vostri progetti, cominciando da voi stessi.

 

GEMELLI: avete voglia di evadere

Nei mesi trascorsi avete acquisito una forza di volontà ferrea e lucida e nello stesso tempo siete consapevoli dei vostri limiti.

Ora il vostro atteggiamento è quello dell’umiltà e della concentrazione e questo non vuole dire per nulla rinchiudersi prendendo le distanze dal mondo, ma vuole semplicemente significare come la vostra attenzione è posta su nuovi binari della libertà personale e di pensiero.

Questo nuovo anno sia per voi di buon auspicio ora siete concentrati a recuperare quell’ottimismo che avevate perduto per raggiungere concretamente tutti i vostri obiettivi, perché dalla primavera si vola: benedetto sia il transito di Saturno in Aquario!

 

CANCRO: amate lasciarvi andare come un fiume all’ombra di un salice

Le azioni contrastanti di Saturno, di Giove e di Plutone vi portano avanti tra sentieri difficili e dirupi pericolanti, tra salite faticose e discese ripide.

Certo, è molto stancante, ma scoprite di avere una forza soprattutto interiore, di farcela e di raggiungere quelle cime alte, nonostante il paracadute difettoso.

Il vostro compito prezioso è soprattutto il lavoro in prima persona, dovete essere attenti e scrupolosi in tutti i settori della vostra vita, specie in termini di potere e ambizione.

Il potere, soprattutto per voi, non è quello che si esercita in maniera dura e cinica, ma è essenzialmente capire che dentro di sé esiste una grande forza capace di ottenere quello che vuole.

Servono metodo e costanza, dunque, anche se in qualche occasione voi sognate la calma e il beato isolamento di un orizzonte senza alcune incombenze.

 

LEONE: arrivate da altri mondi con un’astronave di mille luci e bandierine

Il lungo transito di Urano nel segno del Toro è più provocatorio che negativo e trasmette lampi di genio e scosse interessanti, specialmente nell’ambito professionale e nel settore dell’autonomia.

Certo, Saturno in Aquario non facilita il vostro percorso, ma è una fonte essenziale per attingere risorse concrete e utili nei rapporti con i soci e i vostri colleghi, con i vostri collaboratori ma anche con il vostro partner.

Saturno è il grillo parlante che vi mette di fronte alla realtà tirando fuori la polvere da sotto il tappeto e mettendo in chiaro le vostre situazioni, quelle più difficili, impossibili ma salutari.

Alcuni progetti vanno rivisti, dal matrimonio a quello lavorativo.

E’ utile e necessario tagliare tutto ciò che è secco e vuoto per rinvigorire e far germogliare nuovi sentimenti,  -importanti i rapporti personali, lavorativi - e migliorando soprattutto se stessi.

 

VERGINE: siete degli extraterrestri con un quoziente sopra alla media degli abitanti di questo pianeta

Potete contare sui favolosi trigoni di Giove, di Plutone, di Saturno e di Urano che riescono a dare un contrappeso di risposte sempre valide.

Emergono ancor di più le qualità di un carattere che rimane pragmatico, concreto, umile, attivo, concentrato sul lavoro e coscienzioso verso i propri doveri.

Il proprio valore è riconosciuto nell’ambito professionale e in moltissimi casi potete avere avanzamenti di carriera e aumento dei guadagni.

La vita non è sola fatica, ma anche soddisfazione che cresce sul binario di una tranquillità quotidiana ora più solida.

Ora la vita diventa anche emozione e gioia e soprattutto cresce una femminilità o un maschile più sicuro di sé. 

Siete meno rigidi e bloccati, in grado di togliervi qualche soddisfazione seduttiva, ma di puntare a una qualità del vivere i sentimenti finalmente all’altezza del valore del segno.

 

BILANCIA: il cuore torna a battere con pulsazioni più dolci e musicali

Giove, Plutone e parte anche Saturno in aspetto ostile al vostro Sole potrebbero rendervi il compito non facilissimo ma senz’altro avvincente e ricco di novità.

In alcuni casi i successi sono stati paralleli a un aumento di responsabilità e le responsabilità comportano anche una certa fatica.

Ora si tratta di trarre profitto senza esitazioni da tutto quello che avete raggiunto, muovendovi con una certa prudenza e attenzione.

In quest’anno Giove dispettoso v’invita a rivedere le vostre priorità, ad ascoltare i vostri bisogni senza tornare a quelle forme antiche di senso del dovere troppo rigido.

Potrebbe succedere che Giove faccia tornare a galla alcuni difetti sostanziali del vostro carattere, ad esempio quello di non saper pensare troppo a se stessi e di non possedere quel sano egoismo che fa sì che la felicità di tutti passi in primo luogo attraverso la porta della vostra felicità.

 

SCORPIONE: non avete paura di nessuno, grandi spazi e nomadismi liberi

La strada diventa dritta, lineare e, chi in progressione, chi rapidamente e all’improvviso, tutti potete stilare un bilancio di questo anno assolutamente nuovo.

Da un certo punto di vista i successi non dipendono sempre da voi, ma da una serie di connessioni ed eventi oggettivi e fortunati.

E’ l’anno giusto per puntare in alto, per non negarvi i progetti e gli obiettivi più elevati.

Urano vi costringe a trasformarvi da signori del buio, della notte e dell’inconscio, a guerrieri solari che non temono di far vedere quello che sono e quello che pensano.

Mettete con chiarezza sul tavolo le vostre idee e iniziate a costruire, complice un Saturno saggio, che vi ha aiutato a costruire un’impalcatura solidissima che dura già da qualche anno.

E’ l’inizio di una nuova epoca che porta il vostro segno sempre più in alto. Sempre più vicino a quella che si può chiamare felicità.

 

SAGITTARIO: la tua mente cosmica butta via la spazzatura, vi muovete anche quando state fermi

Vi siete sentiti vivi, esuberanti, generosi, sempre ottimisti, specie quando tutto vi andava bene, ottenendo grande gratificazione e ottimi risultati.

Forse vi siete scontrati con l’illusione di Nettuno, che vi ha fatto vedere una realtà diversa da come l’avevate sognata.

Questo 2020 si prospetta come una girandola di emozioni contrastanti ma molto vivaci.

Il lungo trigono di Marte dal segno dell’Ariete vi fa girare tutto l’Universo su una moto con la voglia inesauribile di entusiasmo.

Sempre pieni di energia e di carica vitale progettate di creare grandi opere d’arte, di scrivere tanti libri, di coltivare le vostre passioni, di suonare il vostro flauto sui palcoscenici di tutto il mondo.

Avete voglia di concepire un bimbo, o di adottare un cucciolo abbandonato, di coltivare alberi, di tirar tardi la sera, mentre intonate una vecchia canzone di Domenico Modugno.

 

CAPRICORNO: nella sala di comando esplorate nuovi posti e incontri del terzo tipo

Voi abitate all’ultimo piano del grattacielo e non avete la testa tra le nuvole né i piedi staccati da terra.

Siete concreti e spartani, responsabili e tosti, dignitosi e orgogliosi.

Siete roccia, montagna, pietra dura, eliminate tutto ciò che è vecchio, inutile, anche se è bello, non v’importa la vanità, v’importa la sostanza.

E’ un anno fatto di rivincite, di svolte storiche e inattese, di cambiamenti improvvisi, di ambizioni sfrenate, di grandi energie sul fronte professionale, di benessere quotidiano, di flirt e d’innamoramenti mordi e fuggi.

Giove vi fa visita per tutto l’anno ma non amate fare il passo più lungo della gamba. Anche nelle faccende d’amore e di passione volete viaggiare ma senza rischiare troppo.

Quest’anno investite tutte le vostre energie nell’ambito familiare, nel vostro arredamento, nel cambiare il vostro divano e il lume della vostra scrivania.

 

AQUARIO: siete più flessibili e capaci di alzarvi in volo senza perdere il senso di realtà

Il vostro 2020 è all’insegna di una bella e prolungata sferzata di energia, ma anche di sentimenti allegri e spensierati, di creatività e passione che vi tengono compagnia per lungo tempo.

Vi piace vivere la vita senza costrizioni e in totale libertà, seguendo la moda e i suoi colori. Vi piace essere sciolti e non avere nessun legame fisso.

Amate la spontaneità e l’estrema naturalezza, ecco, è così che vi piace vivere la vostra vita, seguendo i vostri ritmi dettati dalla vostra mente.

Il lungo transito di Venere in Gemelli e di Marte in Ariete vi anticipa un anno da vivere in un safari, dove tutto è avventura dalle mille sorprese, dallo studio all’improvvisazione.

Volete dipingere tutti i colori del cielo e degli spazi infiniti, ma anche di un verde prato o di un blu mare.

Preparate un dolce con essenze di vaniglia e di frutti di bosco, mentre girate fra i mercatini e acquistate foulard da annodare al collo.

 

PESCI: la vostra mente non si dispera nell’infinito, avete bisogno di più spazio per scoprire nuovi orizzonti.

Il vostro si prospetta un anno fantastico grazie a Giove, che ora si pone in aspetto favorevole al vostro Sole, grazie a Marte in Ariete che vi regala un pieno di carica vitale nella vostra seconda casa solare; a Venere in Gemelli, che vi dona vivacità e allegria in famiglia per lunghe settimane.

Il tutto con un contorno squisito di Urano e Plutone, che vi porteranno nuovi contatti di collaborazione, vere amicizie, importanti conoscenze e condivisioni di progetti e idee.

Il vostro viaggio nelle nebbie di Nettuno vi porta a immaginare grandi voli pindarici, a far sì che la vostra immaginazione superi la realtà, che la vostra vita debba essere vissuta con fantasia e stravaganza, con sfumature impercettibili.

Siete il genio per eccellenza, dall’intuito facile e dalle emozioni intense.

Siete il sogno per il vostro vicino di casa, il conforto per una persona ammalata, le cure per un micio randagio, il sostegno per un’amica del cuore.

Risolvete ogni confronto con piglio deciso e con tanta umanità.

Ritrovate la voglia di agire con impeto per poi ridere a crepapelle quando il vostro cane rovescia un vaso di fiori.

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