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Fabio Izzo, "Doppio umano"

12 Aprile 2013 , Scritto da Patrizia Poli Con tag #poli patrizia, #recensioni

Fabio Izzo, "Doppio umano"

Doppio umano

Fabio Izzo

Edizioni Il Foglio, 2012
pp 164
14,00


“Come può un poeta fare del male?”
Si riassume così, “Doppio umano” di Fabio Izzo. Bisogna porsi al di fuori della morale per raccontare da autore, e accettare da lettore, questo romanzo.
Il protagonista è un poeta africano, perseguitato politico nel suo paese di origine, il Camerun. Sulla scia dei passi già compiuti da Nazim Hikmet (costretto a lasciare la Turchia per aver denunciato il genocidio armeno) egli si rifugia in Polonia, sempre chiamata Qui, a indicare la presenza di un Là magmatico e ancestrale. Chiesto asilo politico, vive di un misero sussidio, di espedienti e di qualche scritto che gli pagano. Fin qui niente che non possa suscitare la nostra pietà o, almeno, la nostra indifferenza. Se non fosse che quest’uomo, di cui non conosciamo il vero nome perché ha assunto un’altra identità con documenti falsi - e perché il nome dà troppo potere a chi lo apprende - se non fosse che quest’uomo, dicevamo, durante la sua permanenza in occidente, fa sesso con sedici donne, contagiandole consapevolmente del virus HIV di cui sa di essere affetto. Finirà per questo condannato in un tribunale e morirà in ospedale rifiutando le cure.
Perché lo faccia, non si sa, forse per ripicca, per rivalsa contro il sentirsi umiliato, fuoriuscito, additato in terra straniera, solo contro un razzismo che contrappone bianco e nero individuando in quest’ultimo tutto il male. Da notare la copertina del libro, nera, con solo uno spiraglio di bianco e una metà grigia, colore principe della sfumatura, del “doppio umano”, del bene che diventa male.
“Sono forse nato di notte, rimuginava, se la notte è la miseria, il razzismo, l’odio e la guerra… sì … “ (pag 157)
Il mistero di quest’uomo sta in due parole: poesia e magia. Può un poeta essere malvagio, ci chiediamo? In realtà dovremmo chiederci quanto la poesia abbia a che fare con l’etica o ne sia, forse nietzschianamente, al di fuori.
Se usare un profilattico, e avvisare le proprie partner occasionali dell’essere affetti da Aids, corrisponde all’ordine regolare delle cose, tacere e contagiarle fa parte del caos, come caotica, irrazionale, intuitiva ed esplosiva è la poesia.
Simbolo dell’irrazionale è anche la tromba che suona durante il rastrellamento nazista nel bellissimo racconto inserito sul finale del romanzo, racconto che, a nostro avviso, vale da solo tutto il libro.
“La tromba fredda si riscalda e vibra.
L’aria intorno trema.
La notte arriva sempre impreparata a un suono così.
E allora esplode la seconda nota, esplode la memoria delle bande di New Orleans che andavi ad ascoltare la domenica dopo la messa.
Miracolosamente agli occhi di quel bambino il demonio cambia colore: non sarà mai più nero.” (pag 159)
E ancora:
“Questo ti rende uomo perché ti infonde paura e le tua musica appassionata aumenta il ritmo, diventa pazzo e scatenato, pazzo e scatenato.”
L’altro termine da tenere in considerazione è magia. Sarà a causa della magia se il cerchio, che racchiude la trama di questo romanzo atipico, si avvolgerà su se stesso come un uroboro. Per preservare dal male il protagonista bambino, suo padre, moderno impiegato imbevuto però di tradizionalismi tribali, lo porta da uno sciamano che lo taglia con un rasoio arrugginito. È da lì che la malattia probabilmente penetra nel sangue del bambino. Il sangue che in Africa “è tutto”. E sarà attraverso il sangue/sperma che il poeta contagerà le sue vittime, procurando a loro e a se stesso proprio quel male da cui il rito avrebbe dovuto preservarlo.
Il personaggio si rivela doppio, diviso fra ciò che è, o meglio sente di essere, cioè un poeta, e le proprie azioni che ne fanno un mostro.
“Queste persone giudicavano me
Non me.
Lui.
Il risultato delle mie azioni.” (pag 146)
All’inizio e alla fine della storia si palesa la sua natura africana, incomprensibile e tribale, mentre per tutta la parte centrale egli ci appare nero solo perché è così che l’autore lo presenta. Somiglia piuttosto a uno di quegli scrittori maledetti che affollano i bar di tanta narrativa americana, proprio la stessa che l’autore (sempre per bocca del suo protagonista) dice di non amare.
“Doppio umano” non è un libro facile né gradevole, è un’opera stridente che, per essere apprezzata, necessita di una lettura capace di enuclearne la struttura ben congegnata, non lasciarsi travolgere dall’andamento poetico (ma non lirico) dello stile, e dalle continue incursioni metanarrative dell’autore.

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Memorie

11 Aprile 2013 , Scritto da Patrizia Poli Con tag #poli patrizia, #poesia

Un salacchino per pranzo
mentre fai gramigna
ISOLA
a casa ti aspetta
il bastone di tuo padre
la promessa di lasciarti
senza un soldo
e dar tutto ai tuoi fratelli.
Meglio seguire
le signorine
a servizio giù in città
col vento di libeccio
e i gabbiani.
Bello
le ghette e i baffi
t’innamora e ti sposa
tuo marito
ti porta con sé
al numero uno
portiera di ebrei
ricchi corallai.
Alle dame sorride
non ha voglia di lavorare
ma è una pasta d’uomo
e i tuoi tre figli devi crescerli da sola.
Ti afferra la caviglia
quando la passione
esplode
ma tu dici no
e i gatti miagolano in soffitta.

IDA

bella e altera
il passo lungo e fiero
le mani di fata alacre
cuci i tuoi merletti
ragazza di Rosachiara
quando arrivano le signore
posa il lavoro
e corri a spogliarti
le spalle nude negli stanzoni ghiacci
la povera biancheria dimessa
le dita bucate dall’ago
sei più bella di loro
più bella di tutte
in quegli abiti che
non saranno mai tuoi
ma indossi come una regina.
Ti vogliono i figli dei notai
degli avvocati
al gran ballo per l’inizio del novecento
e nasce l’amore segreto
proibito
di cui non ci parlavi
e che ancora ti faceva
luccicare di pianto gli occhi
nascosto
negato
diviso dalle convenzioni
perché ognuno deve stare al suo posto
e i gatti miagolano sulle scale.

ADA

Morettina svelta
figlia minore
madre di mia madre
onda di capelli sulle ventitré
occhi di carbone
caratterino aspro
così simile al mio
moglie di camerata
madre di piccola italiana.
Sotto le bombe
sul carro
col gatto in collo
risoluta e forte
tu scricciolo
dalla pelle bianca
e dal profilo delicato
energica e battagliera
a tener testa a quel tuo marito
con gli occhi di mio fratello.
Mi hai insegnato
la misura
molto più di LEI
mi hai cresciuto
amandomi
forse più di quanto
tu abbia amato LEI
e i gatti dormono
sul mio divano.

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Premio Letterario Città di Castello

10 Aprile 2013 , Scritto da Maria Vittoria Masserotti Con tag #maria vittoria masserotti, #redazione

Premio Letterario Città di Castello

L’Associazione culturale “Tracciati Virtuali”, promuove la settima edizione del Premio letterario Città di Castello, che per il 2013 può fregiarsi di un prestigioso riconoscimento: l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica.
Il concorso internazionale è riservato a lavori inediti di poesia, narrativa e saggistica.
Le prime sei edizioni del concorso hanno fatto registrare una straordinaria partecipazione con scrittori provenienti da ogni regione italiana e anche dall’estero.
Questo grazie anche al prestigio e al rigore scientifico della giuria che anche quest’anno è presieduta dal Presidente Alessandro Quasimodo, e completata dalle presenze di Valerio Massimo Manfredi, archeologo e scrittore, della giornalista Barbara Palombelli, di Alessandro Masi, Segretario generale della Società Dante Alighieri, dell’ambasciatore d’Italia Claudio Pacifico, della scrittrice Clara Sereni, di Alberto Stramaccioni docente all’Università per Stranieri di Perugia e della scrittrice e traduttrice Naglaa Waly.

http://www.premioletterariocdc.it/

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Cuore di uomo

10 Aprile 2013 , Scritto da Patrizia Poli Con tag #poli patrizia, #poesia

Mano lieve sulla porta
sorriso imbarazzato.
Come tutti i piccoli uomini
cammini sulle punte
in un’angosciata simpatia
che sprizza triste dagli occhi umidi
di cane malizioso.
Un fremito di nervi incontrollato
contro l’allegria degli occhi
e il sommo della bocca
a contrastare il moto di anni
che scendono giù
dove non ci sarà più fremito
né occhi, né bocca
dove il mio amore ti cercherà
sfondando le barriere fra i mondi.
Succhia col palato
i sapori della terra
pane, vino e odori di donna.
Pedina della dama, carta, tg2,
figura degli scacchi, mago Zurlì
così io ti vedo.
Brucio di gelosia fuori di te.
Ma se pungessi
con le mie maledette antenne
il tuo concreto cuore di uomo
forse non troverei quello che cerco.

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A caccia

9 Aprile 2013 , Scritto da Impronte d'Arte Con tag #Impronte d'Arte, #fabio marcaccini, #fotografia

Fotografia di Fabio Marcaccini

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Pulizia

9 Aprile 2013 , Scritto da Impronte d'Arte Con tag #Impronte d'Arte, #fabio marcaccini, #fotografia

Fotografia Fabio Marcaccini

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Finzione

9 Aprile 2013 , Scritto da Impronte d'Arte Con tag #Impronte d'Arte, #fabio marcaccini, #fotografia

Fotografia di Fabio Marcaccini

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Primo piano a destra

9 Aprile 2013 , Scritto da Impronte d'Arte Con tag #Impronte d'Arte, #fabio marcaccini, #fotografia

Fotografia di Fabio Marcaccini

Fotografia di Fabio Marcaccini

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Piove

9 Aprile 2013 , Scritto da Impronte d'Arte Con tag #Impronte d'Arte, #fabio marcaccini, #fotografia

Fotografia di Fabio Marcaccini

Fotografia di Fabio Marcaccini

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Incontro ravvicinato

9 Aprile 2013 , Scritto da Impronte d'Arte Con tag #Impronte d'Arte, #fabio marcaccini, #fotografia

Fotografia di Fabio Marcaccini

Fotografia di Fabio Marcaccini

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