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signoradeifiltri.blog (not only book reviews)

Giorgia Tribuiani, "Guasti"

2 Marzo 2021 , Scritto da Altea Con tag #altea, #recensioni

 

 

 

 

Guasti

Giorgia Tribuiani

Voland

 

Già a pochi minuti di ascolto di questa storia (ne ho usufruito su Storytel) è evidente, per chiunque abbia un minimo di dimestichezza con i discorsi di co-dipendenza affettiva, che Giada, protagonista di questa storia, ne soffra. Tanto che, all'inizio, si resta un po' perplessi: se il lettore ha già capito il problema della protagonista, vista la brevità della narrazione, perché proseguire? Per diversi motivi. Il primo è che la Tribuiani fa capire la personalità di Giada e il suo enorme e avvolgente problema senza far mai dichiarare apertamente una sola goccia di malessere. Lei, in questa grottesca situazione, pare quasi contenta. Ma le sue parole, pronunciate con apparente contentezza, celano ben altro. Il secondo motivo è che, dietro una storia surreale, originale e certamente bizzarra, io ho visto un sottotesto metaforico svolto in maniera molto credibile e che rappresenta la situazione psicologica della protagonista e la terapia per uscirne. Giada infatti da diverso tempo vive per inseguire le mostre in cui viene esibito il corpo plastinato del suo ex compagno, un noto  fotografo che, per concedersi un post-mortem simile, doveva essere un discreto narciso. In realtà lei dai tempi della convivenza con lui aveva rinunciato alla sua vita che non era certo importante come quella dell'artista reso ora opera d'arte. Lui continua a permeare la sua vita così come il ricordo e l'immagine di ogni oggetto d'amore non abbandona il co-dipendente affettivo che, se da una parte accetta a stento con dolore l'abbandono, non concepisce minimamente che esso finisca tra le braccia di qualcun altro. Immaginate pure la reazione di Giada quando un riccone decide di comprare l'unica immagine che le è rimasta del suo semidio. Rifugiarsi nell'unica toilette guasta del museo (unico luogo affine per una personalità evidentemente rotta sotto il profilo affettivo) e accettare il timido ma determinato aiuto di un vigilante che la guida nel suo percorso terapeutico. È abbastanza indicativo che Giada, proprio mentre inizia a capire il suo dramma interiore, venga invitata a lasciare la mostra da un direttore che le nega di incontrare il suo amico guardiano perché la donna avrebbe fatto scattare degli allarmi in passato con la sua inopportuna presenza. Perché i nostri problemi sono una bellissima zona confortevole che ci siamo creati negli anni e cercare di uscirne fa davvero scattare le sirene protettive della paura di ciò che è ignoto e ostacola il terapeuta. Ma Giada ha deciso: se un vigilante e una ragazza con le pinze argentate nei capelli, incontrati da poco per caso,  le vogliono bene, la capiscono e la guidano verso la salvezza, perché lei non può farlo da sola? Cosa deve fare per ottenere la liberazione? L'unica soluzione immaginabile. E anche qui direi che, se da un punto di vista della verosimiglianza è ridicolo un guardiano che presta il suo consenso al piano di lei, all'interno della metafora ci sta tutto. Perché il vigilante si è sempre preso cura della donna, il compagno è sempre stato un tramite. E Giada, che paradossalmente per tutto il libro si è stizzita a sottolineare che lei non era la moglie (come dire: non ero legata così tanto a lui, ero libera. Certo, come no), ci lascia nelle ultime righe con una risata che emette suoni di libertà. E che gli allarmi suonino, la terapia è finita.

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Filomena Ciavarella, "Versi per l'invisibile"

1 Marzo 2021 , Scritto da Rita Bompadre Con tag #rita bompadre, #recensioni, #poesia

 

 

 

 

Versi per l’invisibile di Filomena Ciavarella (Transeuropa Edizioni, 2020) è una raccolta poetica che segue il destino del filamento indelebile dell’anima, il retaggio celebrativo dei sentimenti, nascosti e protetti nell’impercettibile speranza della comprensione umana, dilatati nel limite dell’inclinazione delicata della poetessa che difende la persuasione di vivere oltre la mediazione delle sconfitte e la consapevolezza dell’angoscia. I versi ricompongono laceranti sofferenze, indicano il senso compiuto e puro di ogni confessione emotiva, analizzano le traiettorie primordiali dell’autobiografia, ispirata e conservata nel giudizio del profondo vissuto, trasportano il bagaglio sentimentale della poetessa alla stabilità dei ricordi e percepiscono la resistenza dei rapporti affettivi. La qualità espressiva della poesia è funzione e proprietà esistenziale, estende pagine diffuse nel prolungato e accorato elogio all’amore, nella generosa consistenza della memoria e nell’istintiva intimità di luoghi, di persone amate e di assenze sofferte. La poetessa destina la sua viva maturità nell’evidenza dei valori smarriti in cammino e in pena per l’allontanamento continuo delle voci partecipi, condanna la freddezza del distacco sostenendo la tenerezza, ripercorre la vicinanza ritrovata con rara poesia. La suggestiva ossessione del sentire e della passione guida i pensieri, allinea la spontanea complicità della presenza amorosa, dona l’interiorità e la corposità di ogni intesa sensibile. Una poesia dedicata al raccoglimento nella concentrazione del silenzio e nella benedizione degli avvenimenti privati, dove la parola diventa la forma di comunione assoluta con i legami vitali più duraturi. Il fine universale e sensoriale delle poesie di Filomena Ciavarella rafforza la percezione della libertà creatrice e mantiene la stabilità delle sensazioni nell’azione immanente dell’agire in nome dei desideri per superare gli ostacoli. Versi per l’invisibile trasforma il passaggio transitorio della causalità dei comportamenti umani adeguando l’analisi delle conseguenze nella loro graduale sparizione dalla regione dell’indifferenza. L’invisibile è la dimensione di ogni lieve sguardo sulla inafferrabile lontananza. La poetessa dedica la natura estetica della sua poetica alla conciliazione del senso, all’insieme strutturato degli intenti di esplorazione, incisivi e contenutistici, incoraggiando l’aspetto della conoscenza e la rappresentazione della realtà. Una poesia naturale, un’esigenza quotidiana di bellezza, in cui la materializzazione delle paure e la manifestazione delle visioni interiori permettono di consumare la parola scritta nell’istinto alla ricorrenza della vita. Nella tormentosa incertezza del futuro l’oscillazione inavvertibile del tempo muove la curva della poesia nello spirito rivelato della memoria, sconfinando la distanza di una consuetudine disincantata nella volontà dei versi e nel continuo attraversamento di ogni ombra, nella superficie di ogni coinvolgimento.

 

Rita Bompadre - Centro di Lettura “Arturo Piatti”

https://www.facebook.com/centroletturaarturopiatti/

 

 

Serraglio d’amore

 

Un lieve serraglio d’amore

mette il laccio al tramonto

come una bella di notte

che nel suo intimo chiude

l’ultimo raggio di luce

E nella sua gemma preziosa

attende,

attende silenziosa

la nascente aurora.

 

 

Incerta bellezza

 

Incerta è la bellezza

È un filo d’erba nella stanza

Non lontana da te

Tenue come piuma al vento

Prima di volare via

Ancor più candida nella memoria

Da quando l’invisibile

l’ha presa con sé

 

 

Lettera d’amore

 

Le voci sonore all’imbrunire

Fanno eco dove si svuota

l’estasi nel lento cadere

della luce

in uno splendido

volo su bianche ali

di cigni nella notte

Si rivelano antiche

danze di tempi andati

nel vento odoroso di menta

sulle scie che primavera

lascia nel suo canto innocente

È la più bella lettera d’amore

che il tramonto consegna

all’oscurità

 

 

Il cerchio fra le dita

 

Tra le dita teniamo

il cerchio

per rendere l’ignoto

al suo arco

Lo accarezziamo,

fino a quando si leverà

in un luogo senza - luogo

e la matassa troverà il filo

come fiore sotto il cielo

E la folgore ardente il senso

sulla vela del sudario

 

 

Fu così che si son piantate le viole

 

Fu così che si son piantate le viole

Sono vive nel deserto della notte

I petali raggiano l’inafferrabile

Sulla soglia tremano

nel giorno

che sempre si smarrisce

 

Ed è così che si son piantate le viole

negli occhi fermano

la notte

arrivano da un fiume millenario

sulle strane pendici

dell’invisibile

 

 

 

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