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signoradeifiltri.blog (not only book reviews)

Javier Marias, "Domani nella battaglia pensa a me"

9 Novembre 2022 , Scritto da Altea Con tag #altea, #recensioni

 

 

 

 

Tutto in questo libro è ingannevole a partire dal titolo, tratto da una citazione di Shakespeare che recita "Domani nella battaglia pensa a me, cada la tua spada, dispera e muori". Quello che pareva un romantico arrivederci di una sposina lasciata a casa dal suo guerriero, si tramuta in una spaventosa maledizione di un fantasma: pensa a me, al male che mi hai fatto, che la tua forza ti abbandoni e che tu possa morire soffrendo. La storia è abbastanza nota: Marta invita Victor a casa sua in assenza del marito, a Londra per lavoro, per una cenetta e una possibile avventura extraconiugale che non verrà mai consumata perché la donna, seminuda dopo i primi approcci, ha un malore e dopo poco muore. Victor nell'agitazione della consapevolezza che chiunque troverá il cadavere capirà che la donna era in gentile compagnia, i sensi di colpa per lasciare il bimbo che dorme nella cameretta a fianco insieme alla madre morta, dopo alcuni goffi tentativi di rintracciare il marito per avvertirlo, fugge. Ma poi cerca un contatto con la famiglia di lei: troppa è la curiosità di sapere chi e come hanno trovato il corpo, cosa hanno capito e se sono riusciti a risalire a lui, se hanno scoperto che la donna aveva in realtà anche un amante fisso, dettaglio che Victor conosce ma per il quale si è portato via le prove. In realtà come spesso accade nei libri di Marías non succede molto: tante riflessioni, minuziose descrizioni del quotidiano, conversazioni, congetture, ricordi e digressioni che ampliano il tema principale e che devono condurci al fatto finale, totalmente inatteso e che rovescia tutto quanto sapevamo dall'inizio. Victor è un uomo comune messo di fronte a un fatto eccezionale, sgradevole, di cui si rifiuta di accettare la responsabilità, per non uscirne in maniera ancora più miserabile, perché teme l'ira dei familiari della donna e del marito. Ma Victor, come tutti noi, si arroga il diritto di conoscere tutta la realtà quando ne immagina uno spicchio corrispondente a ciò che lui con i suoi limitati strumenti può limitarsi a percepire e al massimo immaginare, dimenticandosi che quasi mai le cose sono come ce le prefiguriamo. Troppe sono le variabili in gioco: le nostre motivazioni, fatti che ci vengono nascosti, i moti dell'animo altrui. Come viene ripetuto in più punti del romanzo, viviamo nell'inganno e non dobbiamo dolercene o sentirci stupidi per questo, essendo la nostra condizione normale. Come dice un antico adagio "la vita è una tragedia vista da vicino e una commedia vista da lontano". Se per ogni nostro pensiero, desiderio, progetto o interazione ce ne ricordassimo e ci prendessimo con più leggerezza e ironia, riusciremmo a ridere degli inganni che subiamo e di quelli che più o meno volontariamente causiamo negli altri, e riusciremmo ad amare di più il prossimo, consci del fatto che siamo tutti attori e spettatori nel medesimo teatro. E forse tutti vittime e carnefici allo stesso modo.

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