Shadowhunters
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In questo periodo ho fatto una scorpacciata dell’universo Shadowhunters. Ho visto il film di Harald Swart del 2013, seguito tutte le stagioni della serie tv (2016-2019), e letto il primo libro, City of Bones, scritto benissimo da Cassandra Clare nel 2007. Se i libri della Clare sono belli e circostanziati, il film è gradevole, mentre la serie Tv non brilla – poiché si è puntato più sull’aspetto fisico dei protagonisti che sulle loro doti recitative – anche se finisci per affezionarti comunque ai personaggi.
Shadowhunters raccoglie e mescola tutti i miti dell’urban fantasy moderno: i vampiri buoni e i lupi mannari – mutuati dalla saga immortale di Stephanie Meyer– gli stregoni, e, per finire, gli angeli e demoni in stile Fallen (2009).
Gli shadowhunters sono cacciatori di demoni con il corpo tatuato di rune magiche. Nella loro missione vengono coadiuvati, oppure ostacolati, dalle creature del mondo nascosto. Il più famoso degli shadowhunters, Valentine Morgenstern (Morningstar come in Lucifer!) è diventato il signore del male, sorta di Voldemort o Sauron, per tornare alle origini letterarie. Alla stregua di Dart Fener in Star Wars, incrocia il suo destino con quello dei figli perduti.
Dentro ognuno di noi c’è una parte buia e inquietante, il famoso “lato oscuro della forza”. Esperimenti condotti da Valentine prima della nascita hanno fatto sì che alcuni shadowhunters abbiano sangue di demone, altri di angelo. E durante le tre stagioni della saga tutti sperimentano, in modo un po’ ripetitivo e prevedibile, momenti in cui passano dalla parte del male.
Simon, l’amico del cuore, brevemente fidanzato della protagonista Clary Fray, vampirizzato per salvargli la vita, risulta il più solare dei personaggi, ne è un simbolo il suo essere un “daylighter”, un diurno, l’unico vampiro capace di circolare alla luce del sole senza incenerirsi. Per contrasto, Jace Erondale, con il suo alto lignaggio e il suo puro sangue angelico, appare cupo, tenebroso e perciò attraente. Di lui s’innamora Clary e qui scatta l’inghippo perché, per un notevole numero di puntate, si pensa che i due siano fratelli, preda di una passione incestuosa. Ma non lo sono, per fortuna loro, e quello che poteva essere un forbidden love diventa un tira e molla adolescenziale nel down world delle creature fatate. Jace è biondo, bello come il sole ma cupo e tormentato da un passato doloroso e da un padre che lo ha cresciuto con la violenza, cercando di soffocare in lui ogni debolezza. Clary è la figlia del cattivo ma è coraggiosa, compassionevole e determinata a seguire gli impulsi del cuore più di quelli della ragione.
Di tutti i personaggi, i meno caratterizzati, e forse meno simpatici, sono proprio Clary e Jace, probabilmente per la non eccessiva bravura degli attori che li impersonano, almeno nella serie tv. Il finale della loro storia d’amore è inaspettato e straziante. Strappa senz’altro qualche lacrima, sebbene lasci aperta la porta alla speranza
Il motivo dell’incesto è ripreso dall’attrazione perversa che Jonathan Morgenstern, effettivo fratello di Clary, prova per la bella sorella. Shadowhunters è una storia inclusiva che più di così non si può, fra omosessualità maschile e femminile, differenze di colore e nazionalità, interconnessioni fra mondani (cioè umani) e creature della notte, amori fra vampiri e lupi mannari, fra elfi e cacciatori di demoni, fra stregoni e umani, fra umani e vampiri e chi più ne ha più ne metta.
Un legame particolare è quello che si crea fra Rafael, il capo dei vampiri, e Isabel. Il loro rapporto malato ha tutto l’aspetto di una dipendenza. Lui non fa sesso con lei ma beve il suo sangue. Lei ha bisogno del veleno di lui al pari di una droga, con tanto di crisi di astinenza.
Come in tutte le serie a partire da Beverly Hills 90210, il gioco delle coppie è infinito e non si sa chi sta con chi. Simon ha una storia con Clary, poi con Maia, la lupa mannara, e infine con Isabel. A spiccare sono Alec, omosessuale innamorato dello stregone Magnus – storia, la loro, complicata anche dall’immortalità di uno dei due – e, appunto, Simon, il più amabile, estroverso e altruista dei vampiri.
È interessante capire come, con gli anni, il mito si stratifichi. Per gli adolescenti di oggi già i moderni vampiri di Twilight (2005) appartengono al passato. Nessuno più ormai penserebbe al blood sucker come alla creatura solo diabolica di Polidori o di Stoker. L’umanizzazione del vampiro è cominciata nel 1976 con Anne Rice e i suoi Louis e Lestat. Insomma, il mito si crea da una mescolanza, un sincretismo di tutto ciò che è stato detto, scritto e filmato in passato.
Concludendo, una come me, che da sessanta anni si nutre di pensiero fantastico, con gli shadowhunters - sebbene non costituiscano la migliore saga mai vista - ci va comunque a nozze.