Ferenc Karinthy, "Epepe"
9 Dicembre 2021 , Scritto da Altea Con tag #altea, #recensioni
/image%2F0394939%2F20211209%2Fob_8465c4_9788845929922-0-536-0-75.jpg)
Qualche settimana fa ho letto la notizia di una signora sordomuta che doveva andare a Bologna ed è finita in Polonia. Mi è tornata in mente questa assurda notizia leggendo questo libro di cui sentii parlare qualche anno fa, a seguito della pubblicazione di Adelphi. A Budai, linguista ungherese, accade la stessa cosa, con la differenza che lui finisce in una nazione misteriosa dove si parla un idioma incomprensibile e di cui lui non riesce a cogliere nemmeno i suoni, tanto sono pronunciati in maniera bizzarra, e dove la gente conduce una vita caotica e frenetica, perennemente in coda o occupata ad accapigliarsi, litigare e inveire. Budai usa ogni trucco possibile per cercare di ricostruire l'oscura sintassi facendo ricorso a tutte le sue conoscenze di poliglotta, insegnandoci diverse sottigliezze sullo studio delle lingue e la loro classificazione ma non risolvendo nulla di fatto. Nemmeno i gesti sono un linguaggio universale e ammesso che l'amore, inteso in senso più fisico che mentale, lo sia, non offre che una pausa ristoratrice nella confusione da cui Budai è avvolto. La situazione precipita abbastanza velocemente, il protagonista si accontenta di sopravvivere e Epepe, sempre che si chiami così e non Dede, Eveve o altro, l'unica persona con cui era riuscito ad avere un rapporto emotivo, sparisce dalla sua vita inghiottito dalla Storia di questo strano Paese, dedito a caos e rivoluzioni come pochi altri, tanto che lo stesso Budai inizia a ipotizzare che forse nessuno riesca davvero a comunicare in maniera efficace in quella incomprensibile comunità. Più volte durante la lettura mi sono chiesta se la storia fosse fine a se stessa o ci fosse un secondo livello di lettura, tipo, che so, l'incomunicabilitá nella società dell'individualismo o l'ego che si sente perso quando si scontra con i diversi punti di vista della realtà oppure se, come dice Carrére nella prefazione, Epepe "rientra nella narrativa pura, ammesso che una cosa simile esista: narrativa da orologiaio, ludica, chiusa sul proprio risultato". Non so, certamente è una piacevole lettura che consiglio.
Categorie
- 725 recensioni
- 685 poli patrizia
- 423 racconto
- 326 gordiano lupi
- 283 poesia
- 230 luoghi da conoscere
- 200 personaggi da conoscere
- 195 cinema
- 168 franca poli
- 153 saggi
- 148 storia
- 136 walter fest
- 121 unasettimanamagica
- 98 valentino appoloni
- 97 adriana pedicini
- 94 pittura
- 92 eventi
- 90 interviste
- 87 chiara pugliese
- 85 radioblog
- 82 moda
- 80 fantascienza
- 79 vignette e illustrazioni
- 77 marcello de santis
- 76 arte
- 76 televisione
- 68 fotografia
- 68 musica
- 67 altea
- 67 fabio marcaccini
- 66 ida verrei
- 66 umberto bieco
- 61 liliana comandè
- 57 come eravamo
- 53 giuseppe scilipoti
- 52 Impronte d'Arte
- 48 lorenzo barbieri
- 48 miti e leggende
- 46 concorsi
- 44 federica cabras
- 42 fantasy
- 41 cinzia diddi
- 41 il mondo intorno a noi
- 39 psicologia
- 34 cultura
- 33 laura nuti
- 31 margareta nemo
- 30 claudio fiorentini
- 30 eva pratesi
- 30 luca lapi