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Valentina Casadei, "Il passo dell'inerzia"

6 Ottobre 2020 , Scritto da Patrizia Poli Con tag #poli patrizia, #recensioni, #poesia

 

 

 

 

Il passo dell’inerzia

Valentina Casadei

 

SaMa Edizioni, 2020

pp 60

8,00

 

Una silloge di piccole poesie che hanno come base la dualità. L’autrice, Valentina Casadei,  è giovane e interloquisce, quasi in ogni poesia, con un tu che è, di volta in volta, l’altro da sé ma anche lei stessa. È un dialogo fitto verso l’interno e l’esterno,  - quasi una sceneggiatura - nella speranza che qualcuno ascolti parole che non sono solo per lei. C’è anche, forse, un interlocutore maschile, c’è, comunque, un bisogno irrefrenabile e irrisolto di comunicazione.

È giovane, la Casadei, - e si farà perché parte da buone basi – ma è anche vecchia, perché a volte ha “solo ventisei anni” e a volte “ha già ventisei anni”, ha già nostalgia “della bambina” che fu. Si sente impreparata, smarrita. Ma anche emozionata, in una insistita ricerca personale, in un viaggio dentro e fuori di sé che già rimembra il passato ma con occhio sempre teso al futuro.

Una delle poesie più belle è quella in prima persona, scevra da ogni confronto con l’esterno e che scava dentro la propria anima. Il primo verso mi ricorda - quasi come contaminazione di mezzi espressivi – quello di una canzone di Noemi: “sono un peso per me stessa, sono un vuoto a perdere.”

 

Sono un disastro sbiadito

un errore dall’alto

un dito puntato

Sono un enorme rimpianto

Sono un fiume nel mare

il fluttuare dell’onda

l’annegare del sordo

Sono un navigante disperso

 

 

La vita non è facile e la Casadei non è pronta, per questo indugia, rimane nell’inerzia. Ma non si è mai veramente fermi, il fango ci trascina comunque e perciò, anche nell’“inerzia” c’è “un passo”, c’è l’ossimoro del titolo.

 

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