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Arte al bar: Edouard Manet

30 Aprile 2020 , Scritto da Walter Fest Con tag #walter fest, #arte, #pittura, #le interviste pazze di walter fest, #arte al bar

Arte al bar: Edouard Manet
 

 

 
 
 
Amici lettori del blog fra le cui pagine è sempre primavera, oggi avremo nostro ospite un grande protagonista del movimento Impressionista. Ma, prima che vi sveli la sua identità, vi confesso di sentirmi emozionato perché, probabilmente, di tutti gli Impressionisti è stato quello più importante e, se non fosse stato così testardo da respingere tutte le aspirazioni del padre che lo voleva impiegato in ben altro, non avremmo mai avuto l’artista incendiario che sprigionò il fuoco dell’arte moderna. 
Mi sto recando a prenderlo a bordo della nostra 500. Eccolo,  è lui, signore e signori: Edouard Manet.
 
- Ciao Edouard, forza, sali.
 
- Ciao Walter, grazie per avermi invitato, dove andiamo?
 
- Che ne dici di piazza Navona? Ci sediamo davanti a Borromini e ci guardiamo le fontane di Bernini (dopo andiamo da Pasquino).
 
- Accetto, mi fido di te, mi piace questo tuo mezzo di locomozione.
 
- Gradisci un caffè? Un dolcetto? Un prosecchino?
 
- Veramente preferirei un cappuccino.
 
- Allacciati le cinture di sicurezza, arriviamo al bar fra cinque minuti.
 
- Matteo Gentili ha installato un pannello solare da centomila watt e ha messo due pistoni di una Lamborghini Miura, chissà dove li avrà trovati.
 
- Edouard, eccoci arrivati, sai che in questo bar abbiamo avuto altri illustri ospiti?
 
- Mi fa piacere. Forza, non parliamo di artisti del passato, qual è la tua prima domanda?
 
- Che ne pensi dell’arte moderna?
 
- L’arte moderna non esiste, o meglio, sarebbe bene non darle una classificazione. L’arte deve essere in continua evoluzione, il che non vuol dire ignorare la produzione del passato ma lavorare alla ricerca continua di nuovi linguaggi. E i fruitori non devono parteggiare per uno stile o per un altro ma solo godere e assimilare il vento di passione trasmesso da un'opera.
 
Edouard Manet  (Parigi, 23 Gennaio 1832 – Parigi, 30 Aprile 1883)  
 
Da giovane ebbe la fortuna/sfortuna di abitare di fronte all’Accademia di belle arti, fondamentale punto di riferimento per ogni artista. Fortunato perché aveva a portata di mano il suo destino, sfortunato perché in famiglia disapprovavano ostinatamente il suo talento naturale. Solo uno zio materno, che in lui aveva riconosciuto doti innate, lo incoraggiò a perseguire i suoi sogni. Ma il padre lo voleva magistrato, e così Manet, a sedici anni, per ribellione pensò prima di iscriversi all’Accademia navale, dalla quale venne pure respinto, poi d'imbarcarsi come mozzo su una nave commerciale. Il genitore accettò, Manet poteva fare tutto meno che l’artista. 
Ma il padre non aveva considerato la tenacia del figlio. Sia a bordo, sia a terra in Brasile, dopo quattro mesi di navigazione, Edouard riempì taccuini e quaderni di appunti, schizzi e bozzetti.
Al ritorno provò ancora ad iscriversi all’Accademia navale, nuovamente respinto. A questo punto il padre, convinto di avere un figlio fallito, sfiancato dall’ostinazione del futuro principe dell’Impressionismo,  lo lasciò libero di studiare arte.
A questo punto Manet inizia una nuova vita, la sua unica vita, quella nella quale poteva dimostrare il suo valore e la sua vera essenza. Dopo gli studi, sei lunghi anni di apprendistato presso un artista affermato, e dopo aver viaggiato in Olanda e in Italia, tempio dell’arte, nel 1856, insofferente agli schemi del suo mentore, sbattendo la porta, lasciò l’atelier dove era impiegato. Buttandosi nella mischia ricominciò da zero.
Parigi a quel tempo è il paradiso dell’arte, l’arte realista sta soppiantando la pittura legata a schemi classici e mitologici, e Manet riesce ad affinare e personalizzare la propria tecnica.
Condivide la filosofia di Gustave Courbet e viene apprezzato da Delacroix. Pur riconoscendone gli ideali, preferisce tenersi a distanza dal gruppo degli artisti realisti. E' troppo ben educato per frequentare con loro gli abituali luoghi di aggregazione. Manet conosce tutti gli artisti più in voga ma non socializza, seleziona le sue amicizie con attenzione e, probabilmente, grazie a Charles Baudelaire trova la forza e il coraggio di spaziare con il suo estro su tele di grande bellezza che, tuttavia, presentate in pubblico non vengono apprezzate.
Ma ormai è diventato un rivoluzionario.  Colazione sull’erba e Olympia sono il suo biglietto da visita, si sta dimostrando un grande artista ma è inviso al pubblico e a tutta la critica che lo considera pazzo. In questo caso il detto “nel bene o nel male purché se ne parli” è appropriato. Più ne parlano male e più la sua figura è artisticamente sulla bocca di tutti. 
Manet è troppo sensibile. Non reggendo alla pressione parte per  la Spagna, dove non trova l’ispirazione che cerca. Torna in patria ormai etichettato come rompiscatole provocatore e anticonformista. 
Ha l’appoggio di letterati e artisti ma è solo contro tutti, quindi decide di fare squadra con giovani artisti emergenti, ribelli nei confronti della pittura ufficiale, fra i quali, Pizarro, Renoir, Cezanne, Monet, Degas che danno vita al movimento Impressionista.
Manet ne è il leader ma, non avendo le phisique du role, né l’ambizione di mettersi sul petto alcuna medaglia, ne è il teorico distaccato a fari spenti, rimanendo all’ombra del nascente movimento di successo. Intanto è via via scemata l’opposizione alla sua arte così moderna, che ha riacquistato credito sulla scena artistica. Fermo sulle sue teorie, Manet ha pagato un caro prezzo al suo resistere agli attacchi.
Il suo fisico debilitato dall’andare sempre controcorrente, prima contro suo padre e successivamente contro la critica, è indebolito e sfinito. Fra il 1881 e il 1882 realizza la sua opera emblema del suo grande talento e del suo ultimo stato esistenziale: Il bar delle follies Berger.
Si spegne a Parigi il 30 Aprile del 1883, ormai defunto riceve  grandi onori e riconoscimento al suo valore.
E’ così che Edouard Manet si esprime nei confronti di  un suo estimatore ritardatario: "Avrebbe potuto essere lui a decorarmi. Mi avrebbe dato la fortuna, ora è troppo tardi per riparare venti anni di insuccesso”. Inoltre, ironicamente e amaramente, è così che paraò di un critico che non ha avuto il coraggio di dire la verità e ammettere la sua immensa bravura: "Non mi spiacerebbe leggere finalmente, da vivo, l'articolo strabiliante che mi consacrerà dopo morto". 
 
- Edouard, perché non hai mai provato ad essere un artista "genio e sregolatezza"? Ti avrebbe evitato molti dispiaceri.
 
- Walter, sicuramente avrei superato gli ostacoli comportandomi da pazzo, invece sono stato preso per pazzo comportandomi in maniera formale e civile. Dovevo alzare la voce ma non ne ero capace. Perché urlare e prendere per il bavero della giacca i miei oppositori quando la mia arte era così limpida e naturale? Ma, obiettivamente, ero una persona onesta e per bene, ma timida e riservata nei modi, non ero un uomo da marciapiede.
 
- Sicuramente, il mondo in tutte le epoche non è per galantuomini, io credo che non ti vedevano di buon occhio anche per una questione di invidia inconscia, una sorta di gelosia. Tu proponevi la vita reale quando i benpensanti nascondevano le loro marachelle mascherati di perbenismo, una ipocrita doppia faccia.
 
- Eh già, ma per fortuna l’arte cammina, cammina, nei secoli è sempre stato così, l’arte cammina e va avanti superando la barriera temporale dei comuni mortali. I comuni mortali periscono, l’arte sopravvive in eterno.
 
-  Edouard, ma, secondo te, quella cosa che vola che cos'è?
 
- Mi sembra un aeroplanino di carta che si libra nell'aria.
 
- Guarda come piroetta.
 
- Pure il giro della morte.
 
- Viene verso di noi.
 
- Plana dolcemente su questo tavolino.
 
- Ci sono scritte sopra delle parole, Edouard, vuoi leggerle tu?
 
 
Lo sai?
Ci sono silenzi che irrompono
col loro fragore immenso e 
rimbombano nelle pareti vuote
di tacite illusioni.
Lo sai?
Ci sono giorni dove un Sì o
un No sono determinanti per 
una vita intera.
Lo sai?
Ci sono parole che non esprimono nulla
e a volte sarebbe meglio tenerle dentro,
anche a costo di scoppiare, pur di non 
rovinare tutto.
Lo sai?
Ci sono momenti che vorremmo
dimenticare, eppure, sono quelli ai quali non
puoi fare a meno di pensare con una lacrima 
che squarcia il viso.
Lo sai?
Ci sono persone che ci restano nel cuore
per le ferite che gli hanno inflitto e ti ricordi
di loro in ogni crepa che si riapre, provvisoriamente
tappezzata di piastrine di ricordi.
Lo sai?
Si sollevano polveroni nelle esplosioni
che ci rendono ciechi,
ma curano la cateratta dagli occhi
dell'anima, in una visione meno edulcorata
delle cose.
Lo sai?
Ci sono promesse che ti restano impresse
e sensazioni che ti corrodono la pelle 
solo a pensarci,
non per la loro bellezza,
ma per il colpo basso che ti hanno inferto.
Lo sai?
A volte ci sono verità celate da bugie,
che non vorresti sentire, eppure, quando
sveli le loro trame,vorresti non aver saputo
la verità.
Lo sai?
Dicono che l'amore vero è per sempre,
ma i veri amori sono quelli che per sempre
sarai condannato ad odiare.
Lo sai?
Dicono che in ogni lacrima si celi una promessa,
ma sono poche quelle che vengono mantenute,
innumerevoli quelle tradite e soffocate nel pianto.
Lo sai?
Molte son le parole non dette e le paure celate
per timore di esporsi e cadere in volo, eppure,
sarebbero quelle frasi soffocate dal cuore a
salvare dai naufragi...
Lo sai?
A volte ci sono eventi che rimangono
sospesi come domande ...
Passano ore, minuti, secondi, secoli, millenni,
ma prima o poi la vita risponde e ti porta il conto
e chissà se per alcuni sarà salato abbastanza!
 
- Credo che lo abbia fatto volare il destino, sono parole molto intense e scritte con vero amore, chi ne sarà l’autore?
 
- E’ scritto a piè di pagina…
 
"Edoardo corre verso la panchina e riconosce subito il foglietto rosa di un taccuino che gli aveva regalato lui e la sua scrittura, sempre così ordinata e chiara da sembrare stampata, lo accarezza, come se quel foglio potesse trasmettere quella paura e quell'affetto a lei e legge tutto d’un fiato".Firmato Mariateresa Scionti  1+1=1 edizioni Libereria
 
- Quello che abbiamo letto e che ci è arrivato dal cielo è tratto da un libro e l’autrice si chiama Mariateresa.
 
- Walter, penso che questo libro parli di un amore sofferto. Sai che a volte la sofferenza dipende dal troppo amore? Mio padre, ad esempio, mi amava e per me voleva il meglio, questo suo desiderio di amore  era così grande che gli offuscava la vista, non vedeva che io ero attratto dall'arte, mi amava e aveva paura per me. Mio padre sapeva che alla sua dipartita non poteva proteggermi e quindi, secondo i suoi canoni, preferiva per me una vita serena e gratificante. Invece non capiva che mi faceva del male, il suo era troppo amore, non voleva di certo recarmi danno, voleva solo il mio bene ed io non ho fatto in tempo a ringraziarlo e a dirgli che fare l’artista era quello che volevo e che mi rendeva felice. Anche se nella mia carriera sono stato un incompreso, quando dipingevo ero felice e questo mi bastava. Queste parole me le ha inviate il cielo, voglio farle leggere anche a mio padre e gli strapperò un sorriso.
 
- O una lacrima.
 
- L’amore sincero accetta di ridere e anche di piangere, credo che questo sia quello che intende Mariateresa Scionti nel suo 1+1=1. Alla fine è solo la conferma che questo sentimento è una semplice e unica parola…amore… Walter, vado a dirlo a mio padre. Forza, risaliamo in macchina che devo raggiungerlo.
 
- Va bene, sarebbe proprio un bel lieto fine. A proposito, adesso in finale qui al bar ci sarebbe un conticino da pagare.
 
- Andiamo di corsa, non c’è tempo, lascialo al prossimo artista, chi sarà?
 
- Credo un giovanotto squattrinato.
 
- Tranquillo, la sua arte vale oro.
 
- E’ meglio che ce ne andiamo. Tanto, dopo la fuga con Picasso, qui al bar sono rassegnati.
 
Amici lettori della signoradeifiltri io, Edouard Manet e Mariateresa Scionti vi salutiamo e vi aspettiamo al prossimo appuntamento e sarà sempre un piacere.

Rreaders of the blog, whose pages are like spring, today we will have a great protagonist of the Impressionist movement. But before I reveal his identity to you, I confess to feel excited because, probably, of all the Impressionists he was the most important and, if he had not been so stubborn as to reject all the aspirations of the father who wanted him employed in something else, we would never have had an exstraordinary artist.

I'm going to pick him up on our 500. Here he is, ladies and gentlemen: Edouard Manet.

 

- Hi Edouard, come on.

 

- Hi Walter, thanks for inviting me, where are we going?

 

- How about Piazza Navona? We sit in front of Borromini and look at Bernini's fountains (then we go to Pasquino).

 

- I accept, I trust you, I like your means of locomotion.

 

- Would you like a coffee? A sweet treat? A prosecchino?

 

- I'd really prefer a cappuccino.

 

- Fasten your seat belts, we'll be at the bar in five minutes.

 

- Matteo Gentili has installed a one hundred thousand watt solar panel and has put two pistons of a Lamborghini Miura, who knows where he will have found them.

 

- Edouard, here we are, do you know that we had other distinguished guests in this bar?

 

- I am pleased to. Come on, let's not talk about artists of the past, what is your first question?

 

- What do you think of modern art?

 

- Modern art does not exist, or rather, it would be good not to give it a classification. Art must be constantly evolving, which does not mean ignoring the production of the past but working on the continuous search for new languages. And users do not have to side with one style or another but only enjoy and assimilate the wind of passion transmitted by a piece of art.

 

Edouard Manet (Paris, 23 January 1832 - Paris, 30 April 1883)

 

As a young man he had the luck / misfortune of living in front of the Academy of Fine Arts, a fundamental point of reference for every artist. Lucky because he had his destiny at hand, unfortunate because in the family they stubbornly disapproved of his natural talent. Only a maternal uncle, who had recognized innate qualities in him, encouraged him to pursue his dreams. But his father wanted him to be a magistrate, and so Manet, at sixteen, thought of rebellion before enrolling in the Naval Academy, from which he was also rejected, then embarking as a deckhand on a commercial ship. The father accepted, Manet could do anything but the artist.

But the father had not considered the tenacity of the son. On board and on land in Brazil, after four months of sailing, Edouard filled notebooks and notebooks with notes and sketches.

On his return he tried again to enroll in the Naval Academy, rejected again. At this point the father, convinced that he had a failed son, exhausted by the obstinacy of the future prince of Impressionism, left him free to study art.

At this point Manet begins a new life, his only life, the one in which he could demonstrate his value and his true essence. After his studies, six long years of apprenticeship with an established artist, and after traveling to Holland and Italy, temple of art, in 1856, intolerant of his mentor's schemes, slamming the door, he left the atelier where he was employed.  

Paris at that time is the paradise of art, realist art is supplanting painting linked to classical and mythological schemes, and Manet manages to refine and personalize his technique.

He shares the philosophy of Gustave Courbet and is appreciated by Delacroix. While recognizing their ideals, he prefers to keep away from the group of realist artists. He is too well educated to frequent the usual meeting places with them. Manet knows all the most popular artists but does not socialize, selects his friends carefully and, probably, thanks to Charles Baudelaire he finds the strength and courage to wander with his talent on canvases of great beauty which, however, presented in public are not appreciated.

But by now he has become a revolutionary. Breakfast on the grass and Olympia are his calling card, he is proving to be a great artist but he is unpopular with the public and all the critics who consider him mad. In this case the saying "for better or for worse as long as you talk about it" is appropriate. The more they speak ill of it, the more he is artistically on everyone's lips.

Manet is too sensitive. Not resisting the pressure, he leaves for Spain, where he does not find the inspiration he seeks. He returns home, now labeled a provocateur and nonconformist.

He has the support of writers and artists but he is alone against everyone, so he decides to team up with young emerging artists, rebels against official painting, among which, Pizarro, Renoir, Cezanne, Monet, Degas who give life to the Impressionist movement .

Manet is the leader but, having no phisique du role, nor the ambition to put any medal on his chest, he is the theorist detached with the headlights off, remaining in the shadow of the nascent successful movement. In the meantime, opposition to his modern art has gradually diminished, and he has regained credit on the art scene. Stopping on his theories, Manet paid a heavy price for his resisting attacks.

His physique debilitated by always going against the current, first against his father and subsequently against criticism, is weakened and exhausted. Between 1881 and 1882 he made the one piece of art emblem of his great talent and his last existential state: The bar of the follies Berger.

He died in Paris on April 30, 1883, now deceased, he receives great honours and recognition for his value.

This is how Edouard Manet expresses himself towards one of his latecomer admirers: "It could have been he who decorated me. He would have given me luck, now it is too late to repair twenty years of failure." Furthermore, ironically and bitterly, he told a critic who did not have the courage to tell the truth and admit his immense skill: "I would not mind finally reading, alive, the amazing article that will consecrate me after death".

 

- Edouard, why have you never tried to be a "genius and unruly" artist? It would have avoided you many sorrows.

 

- Walter, surely I would have overcome obstacles by acting crazy, instead I was taken for crazy by behaving in a formal and civil way. I had to raise my voice but I wasn't capable of it. Why scream and take my opponents by the collar when my art was so clear and natural? Actually, I was an honest and good person, but shy and reserved.

 

- Of course, the world in all eras is not for gentlemen, I believe that they did not see you favourably for an unconscious envy, a sort of jealousy. You proposed real life when the right-thinking people hid their mikschieves masked with respectability,  double-faced hypocrites.

 

- Yes, but luckily art walks, walks, over the centuries it has always been like this, art walks and goes on overcoming the temporal barrier of ordinary mortals. Common mortals perish, art survives forever.

 

- Edouard, what do you think that flying thing is?

 

- It looks like a paper airplane hovering in the air.

 

- That looks like a pirouette.

 

- The round of death too.

 

-It comes towards us. It glides gently on this table.

 

- There are words written on it, Edouard, do you want to read them?

Lo sai?
Ci sono silenzi che irrompono
col loro fragore immenso e 
rimbombano nelle pareti vuote
di tacite illusioni.
Lo sai?
Ci sono giorni dove un Sì o
un No sono determinanti per 
una vita intera.
Lo sai?
Ci sono parole che non esprimono nulla
e a volte sarebbe meglio tenerle dentro,
anche a costo di scoppiare, pur di non 
rovinare tutto.
Lo sai?
Ci sono momenti che vorremmo
dimenticare, eppure, sono quelli ai quali non
puoi fare a meno di pensare con una lacrima 
che squarcia il viso.
Lo sai?
Ci sono persone che ci restano nel cuore
per le ferite che gli hanno inflitto e ti ricordi
di loro in ogni crepa che si riapre, provvisoriamente
tappezzata di piastrine di ricordi.
Lo sai?
Si sollevano polveroni nelle esplosioni
che ci rendono ciechi,
ma curano la cateratta dagli occhi
dell'anima, in una visione meno edulcorata
delle cose.
Lo sai?
Ci sono promesse che ti restano impresse
e sensazioni che ti corrodono la pelle 
solo a pensarci,
non per la loro bellezza,
ma per il colpo basso che ti hanno inferto.
Lo sai?
A volte ci sono verità celate da bugie,
che non vorresti sentire, eppure, quando
sveli le loro trame,vorresti non aver saputo
la verità.
Lo sai?
Dicono che l'amore vero è per sempre,
ma i veri amori sono quelli che per sempre
sarai condannato ad odiare.
Lo sai?
Dicono che in ogni lacrima si celi una promessa,
ma sono poche quelle che vengono mantenute,
innumerevoli quelle tradite e soffocate nel pianto.
Lo sai?
Molte son le parole non dette e le paure celate
per timore di esporsi e cadere in volo, eppure,
sarebbero quelle frasi soffocate dal cuore a
salvare dai naufragi...
Lo sai?
A volte ci sono eventi che rimangono
sospesi come domande ...
Passano ore, minuti, secondi, secoli, millenni,
ma prima o poi la vita risponde e ti porta il conto
e chissà se per alcuni sarà salato abbastanza!

- I think fate made it fly, they are very intense words and written with true love, who is the author?

 

- It is written at the foot of the page ...

 

"Edward runs towards the bench and immediately recognizes the pink note from a notebook that he had given him and his writing, always so orderly and clear as to seem printed, caresses him, as if that sheet could transmit that fear and that affection, and he reads all in one breath ". Signed Mariateresa Scionti 1 + 1 = 1 Libereria editions

 

- What we have read and what has come to us from heaven is from a book and the author is called Mariateresa.

 

- Walter, I think this book is about a suffered love. Do you know that sometimes suffering depends on too much love? For example, my father loved me and wanted the best for me, his desire for love was so great that it blurred his sight, he didn't see that I was attracted to art, he loved me and he was afraid for me. My father knew that at his departure he could not protect me and therefore, following his standards, he preferred a peaceful and rewarding life for me. Instead he didn't understand that he hurt me, his was too much love, he certainly didn't want to harm me, he just wanted my good and I didn't have time to thank him and tell him that being an artist was what I wanted and that made me happy. Although I was misunderstood in my career, when I was painting I was happy and this was enough for me. Heaven sent these words to me, I want my father to read them too and maybe he will smile.

 

- Or weep.

 

- Sincere love agrees to laugh and also to cry, I think this is what Mariateresa Scionti means in her 1 + 1 = 1. In the end it is only the confirmation that this feeling is a simple and only word ... love ... Walter, I'm going to tell my father. Come on, let's get back in the car I have to reach him.

 

- Okay, that would be a nice happy ending. By the way, now here at the bar there would be a small bill to pay.

 

- Let's run, there is no time, leave it to the next artist, who will he be?

 

- I think a penniless young man.

 

- Don't worry, his art is worth gold.

 

- It is better that we leave. So, after the flight with Picasso, here at the bar they are resigned.

 

Readers of Signoradeifiltri I, Edouard Manet and Mariateresa Scionti greet you and look forward to seeing you at the next appointment and it will always be a pleasure.

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