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3 Dicembre 2019 , Scritto da Costantino Delfo Con tag #costantino delfo, #racconto, #fantascienza

 

 

 

 

 

Viviamo solo nel presente… la memoria vacilla... ci affidiamo alla rete per ricordare... Come sarà il nostro futuro? La tecnologia offuscherà le nostre menti? Scorderemo tutto?


Stava volando sopra l’oceano azzurro con il suo deltaplano e sentiva l’aria fresca che gli scompigliava i capelli.. era successo cinque anni prima durante una vacanza in Kenya: riprovava la medesima sensazione di frizzante libertà di allora, ma non riuscì a finire il sogno. Improvvisamente comparve la sigla ‘File not found’ accompagnata da un acuto e continuo segnale acustico, poi la visione si oscurò e Fenton si svegliò con una sensazione di smarrimento. Non sapeva dove si trovava e nemmeno che ci faceva in quel letto di una stanza sconosciuta. Schiacciò ripetutamente il pulsante sottocutaneo sul palmo della mano, click, click, click.

Era un meccanismo ideato nei tempi antichi e molto utilizzato negli apparecchi: strumento di precisione indispensabile di cui era fornito ogni utensile, meccanismo, congegno, apparecchio, arnese, serviva ad attivare o a disattivare la macchina. Spesso sul pulsante era indicato il verso: ON-OFF. Solo le macchine ne erano fornite, gli umani non si spegnevano o accendevano con un click, ma ancora seguivano l’antico rito del sole e della luna. A quei tempi ognuno regolava il suo ciclo vitale a piacimento e si sarebbe potuto anche continuare così, ma le scoperte scientifiche nel campo della medicina e della scienza sbalordirono. Furono introdotti nuovi farmaci e droghe, che rivoluzionarono i vecchi concetti di veglia e sonno, e fu il caos. Moltitudini di umani dormivano, rubavano e uccidevano alla luce del sole e altre moltitudini continuavano a dormire, rubare e uccidere nelle tenebre della notte.

Nell’anno del Giubileo 2115, proclamato dal Papa illegittimo Pio XXV, fu Jeremy Theodore Furfiack a vincere il premio Nobel Unificato per la Chimica, la Fisica, la Medicina, la Pace, l’Economia e la Letteratura, con la sua ricerca intitolata Un click per tutti. Pubblicò anche un libro di 100.223 pagine che andò a ruba e di cui furono rifatte 3456 edizioni; dieci film furono tratti da quelle pagine, con attori e registi di successo, uno di questi film vinse l’Oscar e seguirono ben sei serie televisive con circa 50000 puntate ciascuna. La gente impazziva. Tutti volevano farsi impiantare il nuovo congegno. Si racconta che, ai tempi di Furfiack, i capi di stato di USA, CINA e RUSSIA si fossero riuniti a Kyoto per parlare del nuovo mondo: tutti discussero e alla fine prepararono una bozza di comunicato della conferenza tramite una delle maggiori agenzie di stampa mondiali, la ‘Incorporated Agency for Public Affairs and Worldwide Olympic Games. I.A.P.A. & W.O, che così recitava: ‘Vedremo’.

Quell’unica parola lasciò spazio a varie interpretazioni e ognuno la intese come meglio credette. Vi fu ancora qualche calamità o disgrazia, qualche sventura, qualche disastro o tragedia, flagello o cataclisma, ma furono poca cosa e il mondo andò avanti, addirittura migliorando, lo sostenevano statistiche e sondaggi. Così miliardi di umani si fecero impiantare il nuovo dispositivo: con un semplice click si potevano fare sonni tranquilli di otto ore, per poi riprendere l’attività al mattino con un altro click, freschi e riposati. Alcuni modelli fornivano, con un modesto supplemento di spesa, sogni piacevoli e garantiti, ripescati nella memoria del singolo individuo. Si poteva dire che l’umanità vivesse al comando di un click. La App dei sogni era sicura e garantita dal contratto, scritto fitto fitto (Times New Roman 4) e composto di 100 pagine.

Però bisognava andarci cauti, perché ciò avrebbe implicato l’intrusione da parte del Server Mondiale nella memoria di ogni individuo e sarebbe stato un sopruso alla privacy. Ci furono infatti molti ricorsi alla Corte Suprema. Ma quando, dopo altri trent’anni, il presidente mondiale Jim Rudolph Theodore Furfliack, nipote di quel Jeremy che vinse il Nobel, emanò il decreto favorevole alla liberalizzazione dei sogni, vi fu comunque un’incredibile corsa all’acquisto della App, ormai legittimata alla archiviazione dei sogni e della memoria di ciascun individuo. Inutile dire che John Sebastian Click e Muhamed Alì della Columbia University, ideatori dell’App, diventarono ricchissimi.

Quella mattina, Fenton non capiva che cosa gli fosse accaduto, né riconobbe la donna che gli dormiva accanto nel letto. Si alzò e camminò nel buio tastando il muro, trovò la porta, uscì nel corridoio e si avviò alla scoperta della sua casa. La tenue luce dell’alba penetrava l’ampio salone e Fenton, avvicinatosi alla finestra panoramica, osservò dall’alto dei trenta piani la via sconosciuta che vedeva là sotto, l’Hudson e gli alti grattaceli che non riconobbe, poi i quadri, i mobili e gli oggetti della stanza. Nulla, non ricordava nulla, se non che stava volando alto nel cielo con il suo deltaplano. «Buon giorno, ti sei svegliato presto, eh?» disse la donna, stiracchiando le braccia. Lui la guardò e tacque. Lei andò in cucina a preparare la colazione. “Chi sei?” pensò. La seguì e si sedette al tavolo mentre lei era indaffarata. Quando arrivarono in tavola il caffè, i toast e le uova, lui le chiese: «Chi sei»? «Dai, Fenton, non fare lo stupido di mattina presto» gli rispose Ann. Lui non disse niente, continuò a mangiare, scostando i lunghi capelli che gli scendevano sulle uova.

(L’aveva pescato a Las Vegas, dove lei si esibiva in uno di quei locali minori, come ballerina e, dopo una settimana di follie, si erano sposati ad Austin. Lui lavorava come freelancer e copywriter per un giornale locale, e con i pochi soldi che avevano si trasferirono a NY city. Lei diventò una top model: era bella e il suo corpo vendeva bene, viaggiava molto e in tutto il mondo. Lui invece era un tipo schivo, solitario, e a vederlo com’era conciato nessuno gli avrebbe dato credito: portava i capelli lunghi fin sulle spalle, ed erano di un colore mal definito a causa della tinta variabile fra il giallo, il verde e il marrone aveva uno sguardo sornione e un gran nasone, gli occhi erano due brillanti spilli azzurri sotto le sopracciglia chiare. Ma era un punk travestito, dietro le sembianze nascondeva un intuito veloce, sicuro di certezze a cui non era possibile rinunciare. Quando prendeva parola nelle riunioni mattutine della Agenzia pubblicitaria, di cui era il vice, convinceva sempre tutti.)

Ora doveva convincere se stesso che quello che gli stava accadendo non era reale. Pensò di chiedere ancora qualcosa alla sconosciuta che gli stava di fronte, ma non disse niente. Finché lei tornò più bella di prima, truccata e vestita: «Oggi faccio presto, torno per le cinque» disse, e lo baciò prima di andarsene. Fenton riprovò a schiacciare il pulsante, che però non faceva più click. Era consapevole del mondo che lo circondava, ma era totalmente incosciente di sé, non ricordava proprio nulla. Trovò il bagno, si guardò allo specchio senza riconoscersi. Fece la doccia, si vestì con dei jeans sgualciti e una camicia hawaiana dai mille colori che aveva trovato sulla sedia in camera da letto, poi uscì. Prese l’ascensore, che lo depositò nell’atrio. «Buongiorno, signor Fenton, le chiamo un taxi?» gli chiese il portiere. «No, grazie, faccio due passi» rispose Fenton, e si avviò alla porta, sempre più smarrito.

Raggiunse la clinica ‘Ferramenta’ per farsi aggiustare il pulsante. Dopo le analisi il dottore lo ricevette nel suo studio: «Senta Fenton, la situazione è complicata, non è mai accaduto prima: l’esplorazione ha confermato il mal funzionamento del meccanismo, tuttavia non abbiamo potuto risalire alla causa del danno. Potremmo sostituirlo con uno nuovo ultimo modello, ma in questo caso perderebbe tutti i dati in quanto l’estrazione dal suo attuale meccanismo è impossibile. Bisognerà sostituire tutto». «Tutto il mio cervello?» chiese Fenton. «Sì, certo! Come è possibile che lei non abbia mai fatto un back-up del suoi dati? È una routine fortemente raccomandata in tutti i manuali, lo sa vero?». «Sì certo, dottore, lei ha ragione. Me ne sono scordato».

Fenton accettò di cambiare cervello, ma non poté recuperare la sua identità. Ricordi non suoi gli comparivano nei sogni: non erano ricordi della sua vita passata quelli che sognava, ma quelli della vita degli altri, e così non riuscì mai più a ricostruire la sua identità. Viveva le vite altrui.

Quello di Fenton fu il primo incidente, in seguito miliardi di altri meccanismi si guastarono. Il governo mondiale fu costretto a staccare la spina con un semplice click e il mondo rimase al buio, senza una memoria di sé.

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