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LEGGERE STEVENSON, LONDON E CONRAD A SETTANT’ANNI

3 Ottobre 2019 , Scritto da Costantino Delfo Con tag #costantino delfo, #racconto

 

 

L’inverno era stato tanto tiepido, privo di avvenimenti climatici e personali, così io sentivo il bisogno di avventura. Mi rifugiai nella lettura di qualche libro. Rilessi alcuni classici: Dostoevskij, Joyce, Fitzgerald, Camus e altri che ho già dimenticato. Sono vecchio ormai, ho settanta anni, e poche cose ancora mi procurano l’attenzione dovuta.

Nello sgabuzzino pieno di libri e ricordi ho trovato alcuni libri dimenticati su una mensola. La copertina di uno raffigurava dei pirati con un titolo arabescato: L’ISOLA DEL TESORO. Proprio quello che cercavo, un tuffo d’avventura nei Caraibi! Mi sarebbe anche piaciuto andarci, ai Caraibi, ma mi accontentai del libro. Long John e capitan Flint e tutti gli altri erano affascinanti. Vedevo pirati e uomini rudi ovunque, io stesso lo ero diventato, ed era ormai mezzanotte quando finii di leggere il libro.

 

‘Quindici uomini sulla cassa del morto Yo-ho-ho, e una fiasca di rum!’

 

Ma questa prima avventura non mi arrestò, anzi. Inebriato d’esperienza senile, cercai e scovai un’altra avventura tra le macerie di libri nello sgabuzzino: MARTIN EDEN. Mi aspettavo, dalla copertina che raffigurava un veliero, un altro brivido nei mari del Sud, invece era un romanzo d’amore talmente bello che lo lessi d’un fiato per tutta la notte.

La luce dell’alba filtrava dagli scuri della finestra e ancora sognavo ad occhi aperti le visioni dei racconti che avevo letto. Andai in cucina a prepararmi il caffè, ma subito abbandonai la caffettiera sul fuoco per andare di nuovo nello sgabuzzino a cercare un altro romanzo, che trovai sulla mensola dove erano stati gli altri due: LORD JIM. Mi misi a leggerlo, sorseggiando il caffè, dimentico oramai della realtà che mi circondava.

Il battito di pendola mi fece capire che era già la mezza, dovevo scappare a fare la spesa al vicino supermercato. In fretta mi lavai e vestii e con il libro sottobraccio mi avviai. Avevo dormito solo due o tre ore, ma ero pieno di energia e le figure dei personaggi dei romanzi che avevo letto si fondevano nella mia mente: non stavo andando al supermercato, ma sulla tolda di un vascello, stavo solcando il mare dei Caraibi in cerca dell’isola del tesoro dove avrei incontrato una bellissima donna di cui mi sarei perdutamente innamorato. La mia vita era diventata tutta un’avventura mentre lei appariva e scompariva tra i corridoi degli scaffali del super.

 

‘Era una creatura eterea, pallida, aureolata di capelli d’oro, dai grandi occhi immateriali. Non vide com’era vestita; vide soltanto che la sua veste era meravigliosa come lei. E la paragonò a un fiore d’oro pallido, su uno stelo fragile. No! Era uno spirito, una divinità, un idolo!. Una bellezza tanto sublime non era di questa terra.’

 

Non esageriamo Martin, la tua Ruth sarà stata anche bella, ma la mia è una donna vera, di quelle fatte di carne con i muscoli dei polpacci che si gonfiano ad ogni passo su quei tacchi fini e veste avvolta in un tailleur blu, una coda di capelli neri le sobbalza sulla schiena. È una donna massiccia e forte, come piacciono a me. Come avvicinarla? Cosa dirle? Ecco, le avrei detto: “Scelga questo, signora, è di ottima qualità” e le avrei sorriso, proprio io che non sorrido mai. L’impresa sarebbe stata ardua, mi avvicinai e proprio quando lei stava per prendere una scatoletta “Ora o mai più” mi dissi e lei si voltò a fissarmi.

 

‘«Che cicatrice ha sul collo, signor Eden!», esclamò la giovane. «Come se l’è fatta? Certamente in seguito a un’avventura!». «È stato un messicano col suo coltello, signorina!», rispose.’

 

Fissava la cicatrice sulla mia fronte che mi ero fatto da piccolo. Mi venne un groppo in gola, non respiravo. E se mi chiede dei miei amori passati, come ha fatto Ruth, che le dico? Lascia perdere, quella non fa per te, avrà almeno trent’anni di meno. Vuoi finire come Martin?

 

‘Quando i piedi ebbero toccato l’acqua, si lasciò andare. Gli parve di scivolare lungo una china infinita, e in fondo in fondo sprofondò nel buio. Solo questo seppe. Sprofondava nel buio. E nel momento stesso in cui lo seppe, cessò di saperlo.’

 

Ebbi il coraggio di risalire dalla profondità del mare e mi avviai alla cassa. Un cerbero donna stava contando dei soldi. Posai la mia spesa sul banco scorrevole su cui lei s’avventò. Infine disse: “Ventinove e ottantacinque.” Li avevo già preparati e glieli consegnai.

 

‘E cominciò a contare l'ammontare che le doveva il capitano, trasferendo il denaro dalla borsa da marinaio a quella che avevo in mano.’

 

“Mancano dieci centesimi” disse. Cercai furiosamente nelle tasche. “Ci sbrighiamo!” urlò una voce irosa uscita dal fondo della fila. Stavo rischiando la vita.

 

‘«L'ho visto morto con questi miei occhi», disse Morgan. «Billy mi portò dentro e lui stava lì disteso con delle monetine sugli occhi, Pew era morto, morto stecchito».’

 

Consegnai al cerbero i venti euro stropicciati che avevo ritrovato nella tasca. Lei mi ridiede il resto ed io rimasi lì imbambolato. I pirati non restituiscono mai nulla, i pirati rubano!

 

‘«Prendi le ghinee, Pew, e non startene lì a sbraitare».’

 

Con la fronte madida di sudore freddo presi i soldi e mi avviai all’uscita. Il tempo non era cambiato, un sole pallido svaniva tra nuvole grigie di pioggia. Dovevo resistere anche se sapevo che la bufera sarebbe arrivata e il libro mi cadde di mano. Il cielo si fece plumbeo, gli aliti di vento divennero soffi, il veliero si mosse. Saltai d’un balzo sul pennone di gabbia e liberai la scotta. La vela si spiegò, ma poi il vento calò di nuovo e una nuvola di nebbia mi avvolse e il vascello fu di nuovo fermo. La campana suonava a tempo in quella bonaccia. A tratti mi sembrava di scorgere un’ombra tra i buchi grigi della nebbia e poi lo vidi: Jim, Lord Jim. Lo riconobbi subito.

 

‘Il suo aspetto era impeccabile: vestito sempre di un bianco immacolato, dal cappello alle scarpe, era molto popolare nei vari porti d’Oriente in cui si guadagnava da vivere come procacciatore d’affari.’

 

“Jim” sussurrai. “Signore, signore si sente male?” mi chiesero, “No, no sto bene, grazie” risposi. Accanto a Lord Jim c’era Gioiello una ragazza dagli occhi esotici, il suo amore.

 

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