Spazio 1999
25 Agosto 2019 , Scritto da Patrizia Poli Con tag #poli patrizia, #come eravamo, #televisione, #fantascienza
Era il 1976, avevo 15 anni, e la domenica pomeriggio tutta la famiglia, ovunque si trovasse, correva a casa per vedere la puntata di Spazio 1999. A quei tempi non c’era Raiplay, non c’era la tv on demand e non c’erano ancora neppure i videoregistratori. Quello che veniva trasmesso era effimero come le “storie” di Instagram, se lo perdevi era per sempre e, magari, per poterlo rivedere dovevi attendere anni.
Spazio 1999 era una serie televisiva britannica di fantascienza ideata nel 1973 da Gerry e Sylvia Anderson. Narrava le vicende di un gruppo di persone in una base spaziale lunare. A seguito dell'esplosione di un deposito di scorie nucleari, che fa uscire dalla sua orbita la Luna, i protagonisti si ritrovano a vagare alla deriva nello spazio.
Il 9 settembre 1999 John Koenig assume il comando della base lunare Alpha, e da lì si dipana la vicenda che porta i protagonisti in contatto, di episodio in episodio, con civiltà aliene, a volte benevole, altre ostili. Il 1999 sembrava una data futuribile e lontanissima, aperta ad ogni sviluppo e possibilità. Poi è arrivato anche il fatidico 2000, che pareva un'era, appunto, da film di fantascienza, ma, ormai, da quel mitico trapasso di anno, secolo e millennio, ahimè sono già passati quasi quattro lustri.
I contatti con le civiltà extraterrestri, che si concretizzavano nelle varie puntate, inducevano a riflessioni filosofiche sul senso della vita. Proprio quel genere di discussioni che interessavano mio padre, il quale mi ha trasmesso questa curiosità intellettuale per ciò che è fuori della nostra portata mentale, come il concetto d’infinito o di eternità. Ricordo serate estive passate a osservare le stelle, ragionando sul fatto che, grazie alla “lentezza” della luce, ciò che stavamo guardando era, in effetti, il cielo di milioni di anni prima, e che quelle stesse stelle, probabilmente, adesso erano spente.
Le scenografie e gli arredi di Spazio 1999, per l’epoca molto curati e di effetto, risulterebbero ingenui adesso, ma allora ci facevano sognare. Bastava un plancia di comando, qualche pulsante e qualche tutina attillata (ancora in bianco e nero) per farci immaginare a bordo di portentose navi spaziali, lanciati verso un futuro che, purtroppo, si sta rivelando una vera fregatura per il nostro povero pianeta.
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