Il monte Atlante

Dopo la trasformazione delle figlie di re Minia, tutti gli abitanti della Grecia temevano e veneravano il dio del vino; solo Acrisio, re di Argo, sosteneva che né Bacco, né Perseo, suo nipote, erano figli di Giove.
Acrisio aveva una grande opinione di sé: si era conquistato da solo il trono e riteneva di essere il più forte e il più astuto fra tutti i re della Grecia; che bisogno aveva degli dèi?
«Forse gli dèi non esistono...» pensava.
Perciò non credeva che sua figlia Danae avesse avuto Perseo proprio dal re dell’Olimpo. Perseo, quel bambino tanto pericoloso, che non doveva nascere.
Infatti un oracolo aveva predetto ad Acrisio che sarebbe stato ucciso da un nipote e il re, per sfuggire al suo destino, aveva fatto rinchiudere la figlia dentro una torre inaccessibile. Ma Giove, innamorato della fanciulla, si trasformò in una pioggia dorata, passò attraverso una fessura aperta nel muro e riuscì ugualmente a raggiungerla ... Così nacque Perseo.
Quando Acrisio seppe dell’accaduto, non ebbe un attimo di esitazione:
- Chiudete la madre e il figlio in una cassa e gettateli in mare! - ordinò.
Ma Giove vegliava sui due naufraghi e, sospinta da un vento leggero, la cassa approdò nell'isola di Serifo. Polidecte, re dell'isola, salvò Danae e Perseo e li accolse nella sua reggia.
Il tempo passò e Perseo divenne un giovane forte e intelligente, Danae una donna bellissima. Polidecte era innamorato di lei e voleva sposarla, ma Danae, che viveva solo per il figlio, lo respingeva.
- Perseo è un ostacolo alla mia felicità, – pensava il re – devo liberarmi di lui!
Infine ebbe un’idea …
Come tutti i giovani, il figlio di Danae amava l’avventura e desiderava dar prova del suo coraggio, perciò un giorno Polidecte gli disse:
- So che non hai paura di nulla, ma certamente non oseresti affrontare la Gorgone Medusa!-
- Se la tua è una sfida, o re - rispose Perseo - l’accetto senza esitare! Prima, però, dimmi: chi è questa donna che dovrebbe farmi tanta paura?-
- Medusa non è più una donna, ma un tempo era una fanciulla bellissima, così bella che Nettuno, dio del mare, si innamorò di lei e subito fu ricambiato con grande passione. I due innamorati, però, scelsero per incontrarsi il tempio di Minerva, che sorgeva in una valle isolata e silenziosa ... Una notte la dea, scrutando la Terra dall’alto dell’Olimpo, si accorse che il suo tempio era stato profanato! Sdegnata, decise di vendicarsi dell'oltraggio subito ... Ma Nettuno era un dio, e lei non poteva punirlo; allora rivolse tutta la sua ira contro Medusa e la trasformò in un terribile mostro, con la lingua penzolante, le zanne enormi, i serpenti al posto dei capelli, gli occhi di fuoco. Chiunque l'avesse guardata, sarebbe diventato di pietra! –
- Anche ora Medusa ha questo potere? - chiese Perseo, affascinato dalla storia - Certo! La sua casa è circondata da statue di roccia, che un tempo furono uomini e animali - esclamò Polidecte. Vuoi forse rinunciare alla sfida? Sapevo che la verità ti avrebbe sconvolto...
- Niente affatto! - rispose il giovane, senza esitare - Voglio partire subito! Non ho paura, anzi: ben presto ti porterò la testa di Medusa!-
Polidecte aveva raggiunto lo scopo: finalmente avrebbe sposato Danae! Quel presuntuoso non sarebbe certo tornato dalla sua folle impresa: nessuno poteva vincere Medusa.
Invece Perseo, con l’aiuto di Mercurio e Minerva, i suoi fratelli divini, realizzò il progetto straordinario e decapitò la Gorgone.
Ma anche recisa, l’orribile testa conservò il potere di pietrificare chi la guardasse e i serpenti continuarono a sibilare e a sputare nero veleno.
Dal collo di quel mostro, però, insieme al sangue, uscì uno splendido cavallo alato: il giovane eroe lo chiamò Pegaso.
Ora, dopo la vittoria su Medusa, Perseo, felice e pieno di orgoglio, tornava a Serifo, volava leggero nell’aria, grazie ai sandali alati che gli aveva donato suo fratello Mercurio, e stringeva fra le mani una bisaccia, che racchiudeva la testa della terribile creatura.
Portato dal vento, Perseo vagò nel cielo immenso e, quando giunse il tramonto, si fermò nella regione dell'Esperia: era troppo pericoloso volare di notte, anche per un giovane eroe!
L’Espero era il regno di Atlante, un uomo gigantesco: aveva mille greggi e sulla sua terra nascevano alberi lucenti, che davano frutti d’oro.
- O re - gli disse Perseo, quando fu davanti a lui - Io sono figlio di Giove e ho compiuto grandi imprese: se onori gli dei e apprezzi il coraggio, ti prego, fammi riposare nella tua casa!
Atlante lo guardò pieno di sospetto e subito la sua mente corse a un’antica profezia, che ammoniva:
«Un giorno giungerà nella terra dell'Espero uno dei figli di Giove e allora il tuo regno avrà fine ... Egli
ti toglierà i frutti degli alberi d'oro, e la vita!»
Per questo il potente re si rifiutò di ospitare Perseo. Ma il giovane, senza esitare, infilò la mano nella bisaccia e trasse fuori la terribile testa di Medusa ...
Ecco, allora, Atlante diventare un’enorme montagna: la barba e i capelli si trasformano in folti boschi, le spalle e le mani sono rupi scoscese, la testa è la cima più alta, le ossa divengono massi.
Ora, ai confini del mondo, non esiste più il gigante padrone di mille greggi: al suo posto c’è una catena di monti, che ne conserva il nome e continua a sbarrare la strada a chi vuol avventurarsi nella terra dove crescono i frutti d'oro...