Nizar Qabbani
25 Novembre 2018 , Scritto da Franca Poli Con tag #franca poli, #le suggestioni di franca, #il mondo intorno a noi
Trovo riduttivo per il genere umano che una giornata di non violenza contro le donne debba essere istituita quasi per legge, quando dovrebbe essere insito nell'animo, nel cuore di tutti uomini, l'amore e il rispetto per la donna. È per questo che dedicherò proprio a un uomo il mio giorno della non violenza.
E precisamente a Nizar Qabbani un grande poeta, forse il più grande del mondo arabo, nato in Siria, a Damasco, nel 1923. La sua gioventù fu segnata da un tragico evento che toccò la famiglia di origine, quando la sorella si suicidò per non dover sposare un uomo a lei destinato ma che non amava e non voleva. Da quel momento in lui scattò la molla che lo rese per tutta la vita attento osservatore, instancabile interprete e coraggioso difensore della causa della libertà delle donne, che, soprattutto nei paesi arabi, sono vittime di un controllo sociale, non solo familiare, e di imposizioni autoritarie e patriarcali tendenti ad annullarne la personalità e a soffocarne la libertà.
"Cerco di disegnare una città dell’amore
priva di vincoli
dove le donne non vengano immolate
e il loro corpo addomesticato...”
Qabbani fu poeta della grande semplicità, diretto, spontaneo, amante di un linguaggio usato nel quotidiano che potesse giungere a tutti, anche agli orecchi più umili, i suoi versi cantano la bellezza del corpo femminile e dell’amore, scegliendo un linguaggio vicino a quello parlato nelle case e nelle strade e usando immagini di impatto emotivo.
“...Il tuo amore mi ha insegnato a comportarmi da bambino
a disegnare il tuo viso col gesso sui muri,
sulle vele dei pescherecci...”
Le sue poesie si diffondono a macchia d'olio, venivano e vengono lette da tutti nei caffè, nei parchi, agli angoli delle strade e nelle case.
Nel 1981 un altro terribile evento luttuoso lo colpì, la moglie perì, coinvolta in un attentato in Libano. Il mondo che ancora una volta si accanisce contro gli esseri più delicati e gentili che lui ama e canta nelle sue poesie. La sua voce divenne eloquente protesta del mondo arabo e delle sue lotte politiche. E’ stato un poeta nazionalista, ma attaccava anche i dittatori arabi e la mancanza di libertà. Ha lasciato poesie, scritti di giornalismo e saggi, notevole anche la bibliografia in italiano.
Qabbani aveva espresso un desiderio: “Voglio che, dopo la mia morte, il mio corpo venga trasportato e sepolto a Damasco, con la mia gente. Damasco è il grembo che mi ha insegnato la poesia, la creatività. Io voglio tornare a casa come un uccello torna a casa e come un bambino torna al seno di sua madre”.
Quando a Londra, il 30 aprile del 1988, morì a 75 anni, il presidente siriano Hafen Al-Assad, che due mesi prima aveva deciso di intitolargli una strada nel quartiere più prestigioso di Damasco, si adoperò per il trasporto del feretro in città. Il suo funerale fu celebrato il 4 maggio, nella Badr Mosque. Una folla numerosa partecipò alle esequie, le cifre ufficiali parlano di oltre diecimila persone, ma la cosa più eclatante fu la partecipazione femminile, poiché alle donne era vietato prendere parte a queste imponenti cerimonie pubbliche. Il grande impegno del poeta nei loro confronti, l'esaltazione della bellezza e dell'amore per loro, diede alle siriane la forza e il coraggio di condividere in mezzo agli uomini, con gli uomini, più forte degli uomini, quel giorno di grande dolore.
LETTERA DA SOTTO ACQUA
Se sei mio amico aiutami
a fuggire da te
Se sei il mio amore
liberami da questa situazione
Se avessi saputo che l'amore è così pericoloso
non mi sarei innamorata
Se avessi saputo che il mare è così profondo
non sarei mai andata a nuotare
Se avessi immaginato la fine
non avrei mai iniziato
Ho nostalgia di te
Insegnami a non averla
Insegnami come estirpare le radici di questo amore profondo
Insegnami come muore la lacrima sul viso
Insegnami come muore il cuore e a uccidere il desiderio di vederti
Se sei un profeta
liberami da questo incantesimo.
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