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L’eco e il narciso

24 Novembre 2018 , Scritto da Laura Nuti Con tag #laura nuti, #sezione primavera, #miti e leggende

 

 

 

 

Narciso, a quindici anni, faceva innamorare chiunque lo guardasse. Era un giovane di una bellezza irresistibile e tut­te le fanciulle lo desideravano, ma Narciso non si curava di lo­ro e disprezzava quelle attenzioni. Amava soltanto cacciare e vivere libero in mezzo ai boschi.

Quando era nato, sua madre aveva chiesto a Tiresia, un famoso indovino, di rivelarle il destino del figlio.

Narciso avrà una vita lunga e felice, se non conoscerà se stesso! - fu la risposta di Tiresia.

Per molto tempo quelle misteriose parole rimasero senza spiegazione, poi ciò che accadde le rese chiare a tutti ...

Narciso passava il tempo nelle selve e le ninfe accorrevano per guardarlo e cantavano la sua bellezza.

Le ninfe erano fanciulle stupende; non vivevano eterna­mente, ma la loro esistenza durava molti secoli, e anche la loro giovinezza. Abitavano nelle grotte più ombrose, negli alberi più antichi, nelle fonti più chiare, nei fiumi più freschi, nel mare più calmo. Dove la natura era bella e intatta, lì stavano le ninfe e passavano il tempo filando, cantando e nuotando nelle acque

Un giorno una di loro, di nome Eco, vide il bellissimo cac­ciatore mentre inseguiva i cervi nel folto di una selva e si inna­morò perdutamente di lui.

Eco aveva uno strano destino: non poteva mai parlare per prima ma doveva sempre ripetere le ultime parole che veniva­no dette dagli altri.

Un tempo era stata una ninfa molto loquace, che sapeva narrare bellissime storie. I suoi racconti erano così piacevoli che incantavano chiunque li ascoltasse.

Spesso Giove, quando si innamorava di qualche bella fanciulla, pregava Eco di intrattenere sua moglie Giunone con lunghe favole e la regina dell’Olimpo, affascinata dalle parole della ninfa, non si accorgeva dell’assenza dei marito.

Ma un giorno Giunone si rese conto della trappola. Allora andò su tutte le furie e, rivolta alla fanciulla, le disse:

Sei riuscita a ingannare me, la regina dell’Olimpo, con le tue parole! Da ora in poi non potrai più usarle secondo la tua volontà -

Da allora Eco può solo ripetere suoni e parole create dagli  altri

Quando la ninfa si innamorò di Narciso, aveva ormai per­duto la sua bella voce, perciò si mise a seguirlo in silenzio, ovunque andasse. Avrebbe voluto chiamarlo, dirgli ciò che sentiva per lui, esprimergli tutto il suo amore, ma non poteva: la maledizione le impediva di parlare per prima; però stava al­l’erta, pronta ad afferrare le parole degli altri!

Un giorno d’estate, durante la caccia, Narciso si allontana dai suoi compagni per inseguire un grande cervo. Dopo una lunga corsa, il giovane si ferma e si guarda intorno: è rimasto solo! Allora chiama a gran voce i compagni: C’è qualcuno? -

Ed Eco, pronta, gli risponde:

Qualcuno ... -

Narciso, pieno di meraviglia, cerca con gli occhi, ma quel luogo è deserto; allora grida: Chiunque tu sia, vieni qui! –

Vieni qui ... - risponde la voce, ma nessuno compare.

Perché mi sfuggi? Ti prego, stai con me!- prega il gio­vane.

Stai con me ... - ripete Eco.

Poi si fa coraggio: esce dal bosco e abbraccia Narciso! Il bel cacciatore fugge via gridando: Che cosa cerchi? Vattene! Amo la vita libera, in mezzo ai boschi e alle selve, non voglio te!  -

Voglio te ... - risponde all’infinito la voce della ninfa.

Eco ha perso la sua battaglia: piena di vergogna, si nascon­de fra gli alberi e nelle grotte. Non vuole più vedere nessuno, sta sola con il suo dolore; piange, piange e questo tormento la consuma, la distrugge ogni giorno di più, finché di lei non ri­mane che la voce!

Ora nei boschi e sui monti non si vede più correre la bella ninfa, ma si sente ovunque la sua presenza: il suono attraverso il quale Eco vive per sempre ...

Intanto Narciso continuava a farsi amare da tutti senza ri­cambiare mai nessuno, finché un giorno una delle fanciulle che egli aveva disprezzato, si rivolse agli dèi dicendo: Punitelo! Fate in modo che anche lui si innamori di qualcuno che non possa corrisponderlo! -

E questa giusta preghiera fu accolta.

Nel bosco dove Narciso cacciava, c’era una fonte dalle ac­que limpide e trasparenti, circondata da erbe freschissime e da fitti rami che la proteggevano dal sole. Era una fonte pura: nessun animale o uccello o essere umano l’aveva mai toccata ...

Narciso, stanco e accaldato, giunge alla fonte e si china per dissetarsi. Ed ecco, mentre beve, vede nell’acqua un'immagi­ne meravigliosa, un volto che lo attrae, che gli fa battere il cuore in modo strano e sconosciuto!

Il bel cacciatore si stende per terra e si avvicina a quel volto bellissimo: gli occhi sono due stelle, i capelli morbidi e biondi, il collo candido, la bocca e le guance sembrano i petali di un fiore.

«Ecco chi aspettavo da sempre! Ecco perché non potevo amare nessuno: solo questa immagine è degna del mio amore!»

Così pensa Narciso, e tuffa le mani nell’acqua per toccare quell’essere bellissimo, ma non ci riesce ... Prova ancora, ma tutto è vano ... Eppure sono così vicini, così uniti: quando Narciso sorride, anche quel volto sorride; quando Narciso piange, quegli occhi bellissimi si riempiono di lacrime; quando Narciso stende la mano, dall’acqua un’altra mano si protende verso di lui …

Il giovane soffre, si dispera ... e alla fine capisce l’inganno!

Ma questo sono io! - grida, mentre guarda ancora una volta l’immagine nascosta nell'acqua - Quello che vedo è il mio viso! Che cosa devo fare? Come sono infelice: non potrò mai essere amato da quella bella immagine perché ... sono io! E io non posso vivere senza il suo amore!

E mentre parla, guarda nell’acqua e piange, piange senza darsi pace: le sue lacrime cadono nella fonte e cancellano l’im­magine! Allora Narciso si lamenta ancora più tristemente.

Eco lo vede soffrire come lei soffriva, ma non è felice della punizione e prova un gran dolore per lui. Così, ogni volta che il giovane si lamenta: Ahimè, come sono infelice!- anche Eco piange:

Sono infelice … - e rimanda il suo dolore per tutta la selva.

Il tempo passa e Narciso è ormai allo stremo delle forze.

Mia dolce immagine tanto amata, addio!- dice con un filo di voce, guardando per l’ultima volta nell’acqua.

Addio ... - risponde Eco.

Poi il bel cacciatore reclina il capo sull’erba verde, stanco, senza più voglia di vivere.

Allora gli dèi ebbero pietà di lui e, quando le ninfe dei fiu­mi e dei laghi, sue sorelle, vennero a prenderlo per preparargli il rogo funebre, non trovarono il corpo di Narciso, ma un fiore giallo in mezzo, con i petali candidi e la corolla rivolta verso lo specchio dell’ acqua ...

 

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