Davide Staffiero, "Il Programma"
19 Settembre 2018 , Scritto da Patrizia Poli Con tag #poli patrizia, #recensioni

Il Programma
Davide Staffiero
Eclissi Edizioni, 2018
pp 151
Fra Kafka e Gogol, con un pizzico di Stephen King. Ma l’orrore non è dato, come in It, dalle cose minacciose che gorgogliano negli scarichi, si annidano nell’armadio o grattano alla porta, piuttosto dal progressivo, claustrofobico meccanismo che porta il protagonista, il signor Bloch, a rinchiudersi in uno spazio sempre più stretto fino al punto da coincidere con il letto, dal quale non potrà più sporgere neppure una mano per nutrirsi.
Possiamo leggere Il Programma, di Davide Staffiero, in chiave sociologica. Quante volte abbiamo avuto notizia dalla cronaca di anziani abbandonati a se stessi, imputriditi in un giaciglio, denutriti fino alla morte, immersi nelle proprie feci? Quante volte ci siamo chiesti fino a che punto siamo tutti soli se i vicini si accorgono di noi esclusivamente quando puzziamo?
Ma possiamo anche leggere il romanzo in chiave psicologico-esistenziale. Bloch è affetto da un disturbo ossessivo compulsivo, unito a fobia sociale e a tratti autistici. Per lui, come per molti, attenersi a un programma prestabilito è di vitale importanza, è ciò che aiuta ad alzarsi ogni giorno anche se si è soli, a mettere un piede davanti all’altro e compiere una serie di doveri autoimposti ma confortanti. Però tutte queste regole, alle quali non si può derogare, alla fine strangolano. Il cervello di Bloch va in tilt, la sua mente si ribella e gli impedisce di attenersi alla tabella di marcia. Paura e minaccia, tentacoli e artigli, quindi possono essere interpretati come un'insurrezione dell’inconscio contro la troppa regolarità e il dovere fine a se stesso.
Infine possiamo leggere questo testo come un semplice romanzo horror perché nell’ultimo capitolo si resta in sospeso: i graffi sulla porta, sappiamo dal commissario che indaga sul fatto, ci sono veramente e lui stesso forse sta per venire in contatto con qualcosa di strano e pericoloso, qualcosa che può covare nella mente di ognuno, ma anche balzare fuori in carne e ossa, pronto a ghermirci e farci impazzire.
Un romanzo scritto benissimo, dove l’ironia trascolora in incubo, dove il costante ridursi di ogni spazio libero, fino ad un’angosciosa asfissia, è narrato in modo credibile e appassionante.
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