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Risveglio

9 Maggio 2018 , Scritto da Lorenzo Barbieri Con tag #lorenzo barbieri, #racconto

                                           

 

 

 

Sono nervoso e infuriato a causa di una lettera anonima che mi hanno recapitato a mano. L’ho trovata questa mattina sulla mia scrivania in ufficio. Dopo averla letta il sangue mi è affluito alla testa, stavo per esplodere, poi mi sono messo a pensare chi poteva essere tra i miei colleghi l’autore di quella missiva, qualcuno che ha del risentimento verso di me. Deve essere per forza uno di loro, uno che è nella cerchia dei miei cosiddetti amici. Nessuno estraneo poteva avere la possibilità di entrare e mettere la lettera proprio sulla mia scrivania. Li ho ripassati nella mia mente, uno alla volta e, analizzando i loro comportamenti, tutti sono compatibili con questa azione infame che è stata compiuta.

Sono in macchina sulla tangenziale e corro come un pazzo. Non vedo l’ora di arrivare a casa per parlare con mia moglie su quanto riportato nella lettera. E’ scritto che mi tradisce, con un tale che non conosco, un dentista. Come può essere accaduto, lei non è mai andata dal dentista, ha i denti in ordine e anche tutto il resto.

È giovane, bionda, bella da togliere il respiro, io sono fortunato che abbia scelto proprio me come suo compagno di vita. La sua bellezza certo mi ha fatto penare, ma devo dire che fino ad oggi non ho avuto motivo di dubitare di lei.

Il traffico è scarso e spingo sull’accelleratore.  

Ad un tratto, davanti vedo come un velo bianco che m'impedisce la visuale, lascio il volante per schiarirmi gli occhi, ma il bianco non se ne va, diventa ancora più intenso, quasi abbagliante. Ogni rumore è scomparso, non sento più il motore della macchina, solo un silenzio irreale, volteggio come un uccello, ma non vedo l’azzurro di un cielo dove potrei volare. Solo bianco e silenzio, sono come sospeso nel vuoto, non sono seduto, né sono in piedi, come faccio a mantenermi, non ho nessun riferimento di dove mi trovo.

Non ho la sensazione del tempo che passa, questo bianco che mi avvolge è l’unica cosa che riesco a percepire. Sto ancora cercando di capire qualcosa, quando, improvvisamente, nel bianco si crea una specie di fessura, uno squarcio come lo strappo in un lenzuolo; attratto da quel buco, che si presenta nero, mi avvicino con lo sguardo che entra in quel nero,  man  mano si allarga, si allarga fino ad inghiottirmi. Ora sono nel buio più completo, sono passato dal bianco al nero totale, mi preoccupa non poco questo cambiamento, sembra che il nero aiuti la mia memoria, sono cosciente e ho una vaga sensazione di sapere chi sono. Il nero mi aiuta a pensare e nella mia mente ritorno ad un momento prima dell’apparizione del bianco in cui sono stato avvolto. Il tempo trascorso fra i due colori è stato, a mio giudizio, di pochi minuti e anche adesso, che sono al buio, penso che non siano passati che pochi secondi e già un bagliore si fa strada nell’oscurità, un barlume di luce normale, chiara, calda come quella di un raggio di sole. Da quella parte entrano anche dei suoni indistinti, sembrano parole, dei lievi sussurri come di gente che parlotta sottovoce, i miei occhi si abituano alla luce e riesco a distinguere delle ombre, sagome di persone, chi sono!

Come possono trovarsi davanti a me che sono in macchina sulla tangenziale? Il ricordo si fa sempre più nitido, sono io, Giorgio, e sto correndo verso casa, come faccio a vedere delle persone invece della strada? Ho la mente confusa. Una delle ombre si avvicina al mio viso, quasi mi sfiora con la punta delle dita, avverto una scossa, la mano è fredda, mentre io sono caldo, volgo lo sguardo intorno e il cerchio di luce si apre ancora di più. Altre sagome mi circondano, non vedo bene i visi, ma capisco che tutti guardano me, le voci si alzano, il rumore delle parole si amplifica nella testa, nel mio campo visivo appare una mano, la vedo muoversi verso le ombre, è la mia che cerca di zittire quei rumori assordanti. Capisco finalmente che sono a letto, vedo le coperte sul mio corpo. Quella seduta vicino al letto sembra mia moglie, ma Silvana è bionda, giovane e bella, questa le assomiglia molto, ma è più matura, i capelli non sono d’oro, ma spenti e avvizziti e molte rughe, adesso riesco a vedere, le solcano il viso. Le somiglia molto, chi è questa? Non l’ho mai vista e, mentre m’interrogo sulla persona, mi ricordo del perché stavo correndo, mia moglie mi tradisce e io sono arrabbiato. La donna si alza e viene a parlarmi vicino al viso, un'ondata di panico s’impossessa di me, cosa vuole? Lei comincia a parlare e la voce è uguale a quella di Silvana, che succede? Perché invece di essere in macchina mi ritrovo in un letto bianco e con una donna che vuole farsi passare per mia moglie'

 

"Ciao caro," sussurra lei "finalmente, mio Dio quanto ci hai fatto penare, quanto tempo ancora volevi restare lontano da me?"

 

Io sento le sue parole e realizzo che in un modo o nell’altro deve essere mia moglie, quello che non mi spiego è perché sia invecchiata così. Cosa è successo?  Presumo di essere in ospedale, forse ho avuto un incidente, questo lo posso capire, quello che vedo lo giustifica, ma non capisco come mai la donna vicino a me è così cambiata, invecchiata, non sarà stata colpa mia, le ho fatto qualcosa per punirla del suo tradimento? Non mi ricordo. Accidenti, i ricordi non mi aiutano, è tutto così confuso. Adesso la donna esce dal mio campo visivo e vi entra un uomo in camice bianco, un dottore, che si avvicina e mi prende il polso, poi mi guarda negli occhi con una piccola pila luminosa, mi dà fastidio, continua a tastarmi, a verificare le mie condizioni, mi solleva dal letto e ora, seduto, posso vedere chiaramente intorno a me, alcuni visi sono noti, altri meno. Mia moglie o, almeno, quella che le somiglia, piange in silenzio, guardo meglio e in un angolo vedo mio padre che se ne sta da solo, non parla, mi guarda e ogni volta che lo fa s’incupisce in volto, ma nello stesso tempo gli occhi mandano sprazzi di luce e di felicità. Le altre ombre che vedevo si sono materializzate tutte intorno al mio letto, sono persone venute per me.

Arrivano altri medici e dai discorsi che fanno tra loro intuisco la verità, una verità che piano piano,  riempie la mia testa dolorante. 

Il dottore mi parla, con voce normale,

 

"Buongiorno,  allora, come ti senti? Riesci a capire dove ti trovi  e...   ricordi  qualcosa  prima di adesso?"

 

Lo guardo e provo a parlare, ho difficoltà ad emettere suoni, però, dopo alcuni tentativi la voce esce flebile ma chiara:

 

"Sì dottore, la sento e sono molto felice di poterla ascoltare. Sono tornato e… solo una domanda; quanto tempo?"

 

"Cinque anni. Caro Giorgio, sei stato assente tanto tempo, ora devi stare solo calmo, tutto riprenderà come prima. Ci vorrà un po’ di tempo, ma il peggio è passato."

 

Mi rimetto sdraiato perché mi gira la testa, richiudo gli occhi e penso di essere stato fortunato, mia moglie è ancora qui vicino a me, non può avermi tradito ed è questa la cosa più importante.

 

 

 

 

 

 

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