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La scelta sbagliata

30 Maggio 2018 , Scritto da Lorenzo Barbieri Con tag #lorenzo barbieri, #racconto

                                      

 

 

 

 

Partiti dalla lontana Scozia erano arrivati a Londra su una macchina sgangherata. Tutta la famiglia e tutti i beni  degli  ‘O Connor  erano su quella macchina.  Si erano decisi a recarsi nella capitale, causa la necessità di far iscrivere la figlia maggiore all’Università. Il capofamiglia, uomo diffidente e austero, dietro le continue insistenze della figlia spalleggiata dalla moglie, alla fine aveva ceduto e aveva acconsentito a intraprendere quel lungo e faticoso viaggio. Arrivarono di sera inoltrata, un tempo umido e freddo che aveva consigliato parecchi londinesi a restarsene in casa. Nonostante fosse venuto diverse volte in città, il signor ‘O  Connor  non conosceva bene le strade e, nel gelido silenzio di quella sera, si perse in vicoli oscuri. Si aggiravano spaesati in strade deserte e viscide di umidità. La loro meta era un albergo che avevano prenotato via internet, ma che al momento non riuscivano a trovare, unico punto di riferimento che avevano era che si trovava nelle vicinanze della torre sul London Bridge. Lasciarono il carro in un punto centrale, nei pressi di un incrocio dove erano a vista, qualsiasi emergenza poteva essere tenuta sotto controllo. Pensavano che, bene o male, in quell’incrocio qualcuno sarebbe passato. Il figlio maggiore e la madre  rimasero a fare la guardia, mentre il padre e la figlia s’incamminarono verso la torre che avevano avvistata da lontano, perché si stagliava alta nel cielo. Quello era il monumento da tenere presente nella loro ricerca. Sapevano che era al centro della città e, dirigendosi verso quel punto ,speravano di trovare risposte alla loro necessità. Il loro albergo era nelle vicinanze e non sarebbe stato difficile rintracciarlo. Per la cena non si preoccupavano, sul carro avevano tutto il necessario portato da casa, non valeva certo la pena spendere dei soldi per del cibo.  Arrivarono ad un punto dove bisognava attraversare una grande piazza. Per comodità di chi camminava a piedi, per evitare di incorrere in incidenti dovuti al traffico di auto, erano stati istituiti dei sottopassi, bastava scendere pochi scalini e percorrere un corridoio che si sbucava dall’altra parte, un percorso breve che alleviava i disagi di attraversare una piazza in mezzo al traffico. Padre e figlia adesso erano all’imbocco del sottopassaggio indecisi, non tanto la ragazza, ma l’uomo era fortemente propenso a non scendere sotto quel cunicolo oscuro. Erano fermi già da un po’, il timore del silenzio e di quel budello oscuro gelò l’entusiasmo di trovarsi  nella città simbolo della nazione.

"Dai papà scendiamo,  che problema c’è? Sono stati creati appositamente per farci passare le persone, per agevolare il passaggio verso l’altra parte della piazza, non ci può essere niente di male. Allora, cosa hai deciso, andiamo o torniamo  indietro?"

 

"Aspetta un momento figlia mia, non sono mica stupido,  so bene che è un sottopasso e a che cosa serve, ma tieni presente che siamo in una grande metropoli, è sera, il tempo è uno schifo, finora non abbiamo incontrato anima viva, possibile che sia una città deserta? Londra può essere tutto ma non è certo una città fantasma, le persone ci sono e a questa ora delle notte ci deve essere qualcuno per strada, no? Metti che sono là sotto aspettando chi passa per derubarlo? Non sto dicendo fesserie, ho letto molto su questi fenomeni. La sera, quando scende il buio, tutto rientra in una specie di coprifuoco, le persone sono a casa, i poliziotti hanno smesso il loro turno e quelli che delinquono ne approfittano. Senti, io là sotto non ci passo  va bene? Siamo venuti in città per degli impegni che dobbiamo onorare e ho addosso molti soldi, se ci rubano è finita, per me, per te e  per tutti. Visto che non c’è traffico, non dovrebbe essere complicato raggiungere l’altra parte. Perché non attraversiamo la strada, o quello che c’è da attraversare in superficie, così arriviamo lo stesso dove vogliamo?"

 

"Va bene papà, però tieni presente che non sono d’accordo, si poteva scendere tranquillamente.  Allora andiamo?"

I due si avviarono.  C’era una piazza molto grande da passare. Erano lì sul ciglio della strada, davanti a loro l’ampio spazio deserto della piazza, il selciato era lucido come se avesse piovuto e rifletteva la fioca luce dei lampioni.  Non avevano fatto nemmeno due passi verso il centro della piazza che improvvisamente alle loro spalle, provenienti da una via laterale immersa nell’oscurità, apparve un gruppo di uomini dalle facce patibolari. Messi alle strette e sotto la minaccia di coltelli, furono costretti a svuotare le tasche. Rubarono tutti i soldi che  aveva messo da parte per la figlia e se ne andarono soddisfatti del bottino. Ridevano in modo sguaiato  e uno di loro fra una risata e l’altra commentò ad alta voce:

"Ve lo avevo detto che conveniva aspettare qua e non là sotto, la maggior parte delle persone ha paura di entrare nel buio e sceglie di attraversare la piazza sicuri che all’aperto non può succedere niente di male, mentre noi, invece, li aspettiamo proprio qua."

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