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signoradeifiltri.blog (not only book reviews)

Un angelo

4 Maggio 2018 , Scritto da Lorenzo Barbieri Con tag #lorenzo barbieri, #racconto

 

 

 

 

 

Mary Ann aveva quindici anni. Una ragazza semplice, obbediente e studiosa. Nel quartiere dove abitava da sempre era conosciuta da tutti, e tutti avevano simpatia per lei. Era sempre sorridente e aveva gesti gentili verso le persone che la circondavano. A differenza delle sue coetanee, che andavano in giro spavalde e provocatrici, ostentando vestiti indecenti, lei non indossava mai abiti vistosi o provocanti, mai una minigonna o dei pantaloni troppo attillati che potessero mettere in mostra le sue curve. Era una bella ragazza, già donna per la sua giovane età, formosa, occhi neri, capelli scuri, un viso delicato che s’illuminava di luce ogni volta che sorrideva. Frequentava la chiesa ed era corista del piccolo coro che accompagnava la messa domenicale. Aveva una voce celestiale, cristallina e, a sentirla cantare, sembrava di ascoltare la voce di un angelo. Il parroco, in breve tempo, da semplice corista la promosse solista del gruppo e, man mano, dalle sole funzioni religiose riuscì ad organizzare delle vere e proprie serate musicali. La gente accorreva per ascoltarla. Erano estasiati da quella voce così pura e meravigliosa. La fama si stava allargando; veniva gente anche da altri quartieri della città. Ogni domenica la messa delle undici era piena di gente, molti non trovavano posto all’interno e aspettavano fuori. Dopo la messa, s’intratteneva nel giardino e nel sagrato della chiesa, proprio per ascoltare il canto della ragazza. Lei non si tirava indietro, era sempre presente. Con il coro cantava le lodi al Signore con un'intensità che riusciva a commuovere i presenti, era un vero angelo.

Venne il periodo di Natale e, nella chiesa, fervevano i preparativi per la cerimonia della vigilia. Quella sera, a mezzanotte, alla nascita di Gesù, era previsto uno spettacolo, una rappresentazione della Natività dove lei, vestita da angelo, doveva benedire la folla e, a seguire, doveva cantare un repertorio di canzoni natalizie. Era stata creata una scenografia molto intrigante dove si vedeva un paesaggio campestre e sullo sfondo una capanna. Tutto un lato della chiesa era stato adibito a questa rappresentazione canora. Tutta la comunità era in fermento, specie il parroco che già prevedeva un pienone. La parrocchia, in genere poco affollata, adesso era sempre piena. Le fortune della piccola chiesa del quartiere erano in rialzo. Lo spettacolo di Natale doveva consentire al pastore di raccogliere soldi a sufficienza per comprare un organo nuovo e, se era possibile, fare qualche restauro all’edificio. L’assidua presenza di persone d'altri quartieri, obbligava il parroco a rendere l’ambiente confortevole, così da aumentare l’interesse e il piacere del pubblico. Quella ragazza era stata la sua fortuna, in tanti anni di sacerdozio non aveva mai incontrato una voce così incantevole in una ragazzina e, inoltre,  era anche una perla di virtù. Devota e timorata di Dio, conduceva una vita irreprensibile, non creava mai problemi, né ai genitori, né a scuola, e tanto meno in chiesa o agli amici. Tutto procedeva come previsto, tutti i giorni, durante questo periodo natalizio, le ragazze del coro e Mary Ann facevano le prove delle canzoni da presentare. I canti si udivano anche all’eterno, nella strada, e tutti a quel suono si fermavano ad ascoltare la voce celestiale di Mary. Un richiamo al quale nessuno sapeva resistere.

Era il ventitré di dicembre e la mattina, come il solito, la ragazza si recò in chiesa per le ultime prove, ormai si era affiatata con  tutte le sue amiche, conoscevano i brani a memoria e formavano un gruppo molto compatto e preparato. Entrò in chiesa e, dopo diverse ore, quando fu tempo di andare a pranzo, lei non era uscita insieme alle altre amiche. Passò ancora del tempo e il prete, preoccupato, si mise a cercarla. Le ragazze del coro erano tutte andate via, la chiesa era deserta, gli addetti alle scene erano a pranzo, di lei nessuna traccia. Il parroco, sempre più in ansia e preoccupato, telefonò a casa della giovane per assicurarsi che fosse tornata a casa, ma ebbe risposta negativa dalla madre, nessuno l’aveva vista. Agitato il parroco convocò altre persone per mettersi alla ricerca della ragazza. Fu un urlo prolungato che mise fine alle ricerche. La trovarono in uno sgabuzzino che era usato come spogliatoio delle ragazze, quando dovevano cambiarsi d’abito. Fu il sagrestano che andò a sbirciare là dentro e la vide per terra. Era distesa a faccia in giù con la schiena scoperta, l’abito da angelo che indossava era calato fino alla cintola, aveva tutta la schiena nuda e, al posto delle scapole, aveva due orrende ferite. Come se qualcuno avesse tentato di tagliare la carne intorno alle spalle, due tagli profondi e slabbrati che avevano provocato un’emorragia inarrestabile. Il suo sangue era sparso per terra e l’abito bianco, sul quel rosso scuro, risaltava sinistramente. La polizia, dopo aver rimosso il cadavere, si mise subito ad indagare per scovare il colpevole. Sapeva bene che, se l’avessero trovato prima gli altri, nessuna forza al mondo lo avrebbe salvato dal linciaggio. Durante le indagini, in un cestino degli attrezzi usati per costruire la scena dello spettacolo, furono rinvenute un paio di forbici, quelle grandi da sarta, nonostante i tentativi di ripulirle, le macchie di sangue confermavano che era stata quella l’arma del delitto. Da lì a scoprire l’autore dell’efferato crimine il passo fu breve, infatti, poco dopo si videro due poliziotti che trascinavano una donna scarmigliata e urlante che continuava a scalciare e a urlare. Era  una sarta, una santa donna, dicevano in giro, devota e legata alla chiesa, oltre al suo mestiere di sarta aiutava spesso il parroco, quando questi aveva bisogno di una costumista per le sue recite.

  • “Voi non capite, ho dovuto farlo, non era possibile, lei non è un angelo, era impossibile, non poteva essere un angelo. Non potevo permettere che una come quella rappresentasse un angelo del cielo e dare la benedizione a tutti noi. Lei è solo una sporca negra, era come una macchia d’inchiostro su quell’abito candido da angelo che io stessa avevo confezionato, come osava fare la parte di un angelo di Dio, gli angeli non sono negri,  ho dovuto tagliarle le ali per non farla volare più, è una negra, capite, una negra!" 

Le sue parole ossessive si ripercuotevano per la strada rimbalzando da palazzo a palazzo. La sua furia sembrava non placarsi, continuava a strillare in preda ad un raptus emotivo. Chissà cosa era scattato nella mente di quella donna, forse l’assurda convinzione di essere lei un angelo vendicatore e sostituirsi al Signore che stava permettendo ad una ragazza di colore di interpretare un angelo.

 

   

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