Sa di sale lo pane altrui
30 Luglio 2017 , Scritto da Patrizia Poli Con tag #poli patrizia, #storia, #personaggi da conoscere

Sconfitto l’impero, i Comuni furono liberi di ingrandirsi a loro piacimento. Dalle città marinare, il commercio passava attraverso la penisola, così la ricchezza cresceva. Furono fondate grandi banche, a Milano e a Firenze, e create ingenti produzioni di tessuti, come la lana di Firenze e la seta di Lucca. Gli artigiani e i commercianti erano riuniti in corporazioni. C’erano gli artigiani della lana e della seta, i banchieri, i macellai, i legnaioli. Le corporazioni controllavano la qualità dei prodotti e calmieravano i prezzi, erano dette Arti e artigiani si chiamavano gli iscritti. Ogni corporazione eleggeva i suoi capi e tra questi si sceglieva chi doveva governare la città, fissare le tasse e distribuire le risorse. Erano le corporazioni, inoltre, a fondare ospedali, scuole, orfanotrofi, ospizi e facevano a gara fra loro per costruire i più begli edifici.
Fra comuni e comuni non avvenivano solo gare a chi innalzava il duomo più bello, ma anche guerre di conquista. Così alcuni comuni riuscirono a radunare, attorno alla città principale, degli stati piuttosto vasti. Nessuno, però, era abbastanza forte da prevalere sugli altri e impadronirsi di tutta l’Italia. Le guerre continue, quindi, risultarono solo in un indebolimento dei comuni stessi, dilaniati anche da contrasti interni fra le varie categorie (proprietari di case e terreni, mercanti, banchieri, operai, artigiani, negozianti) che avevano interessi diversi. A Firenze i ricchi erano chiamati popolo grasso mentre i poveri appartenevano al popolo minuto.
Quando un gruppo vinceva, cacciava dalla città i suoi nemici, finché, vinto a sua volta, doveva abbandonare. Così la vita del Comune era un continuo succedersi di lotte sanguinose e di esili, a riprova che non è mai facile essere uomini liberi.
Fiorentino d’eccellenza fu Dante Alighieri, eletto podestà e fautore dei guelfi bianchi in guerra con Bonifacio VIII, patì l’esilio come nessuno:
Tu lascerai ogne cosa diletta
Più caramente; e questo è quello strale
Che l’arco de lo esilio pria saetta.
Tu proverà sì come sa di sale
Il pane altrui, e com’è duro calle
lo scendere e 'l salir per l'altrui scale.
E quel che più ti graverà le spalle,
sarà la compagnia malvagia e scempia
con la qual tu cadrai in questa valle;
che tutta ingrata, tutta matta ed empia
si farà contr’ a te; ma, poco appresso,
ella, non tu, n’avrà rossa la tempia.
Di sua bestialitate il suo processo
farà la prova; sì ch’a te fia bello
averti fatta parte per te stesso. (Paradiso XVII)
Una curiosità su Dante. Pare che il profilo aquilino sia una caratterizzazione solo psicologica. In realtà, pur non essendo bello, non aveva tratti così marcati e somigliava molto all'immagine che ne dette la scuola giottesca, ricostruita anche da studi del 2007.
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