L'ologramma (parte 2)
31 Gennaio 2017 , Scritto da Lorenzo Campanella Con tag #lorenzo campanella
Non puoi cronometrare un sogno, non puoi registrarlo su supporti, non dovresti morire dentro.
Perché se l’ologramma ha una valenza, una portata enorme, lo si deve alla sua interiore matematica. È un insieme senza tempo di millisecondi. Una narrazione dentro le zanne d’avorio.
Forse dovremmo insegnare ai neonati ad essere folli. Forse follia e felicità sono indivisibili.
Perché un’idea oggi normale una volta è stata folle, fuori da questo mondo.
Ma quando ho scritto di non essere soltanto un ologramma, l’ho fatto di getto. Senza se e senza ma.
Ho letto che l’anima è un fenomeno border e in parte secondo me ha senso.
Come l’inizio di Futura di Dalla. E poi senti: “Qui tutto il mondo sembra fatto di vetro e sta cadendo a pezzi come un vecchio presepio.”
Penso che ci sono persone che annullerebbero l’ologramma. Lo eliminerebbero.
Perché la storia ci spiega che lager e gulag fecero fuori milioni di persone.
L’ologramma è un manifesto blu forte su un muro opaco, è un progetto infinito. È una macchina da scrivere bianca. È l’Aida di Rino Gaetano. Come il mokele-mbembe.
Come le luci nella valle di Hesdalen, in Norvegia. È il satellite Black Knight sempre in orbita.
A Washington, da qualche parte, c’è un Museo dedicato al mondo dello spionaggio. Ed è anche questo il progetto.
Siamo il sogno. Siamo l’ologramma di questo puntino chiamato Terra. Esseri umani.
Siamo un trattato non rispettato. Gli eredi della rivoluzione digitale.
Siamo in cerca di un George Orwell anche se sappiamo che i tempi sono cambiati e che il controllo è massificato, diffuso.
Siamo le righe d’incipit di Cent’anni di solitudine.
Siamo il cervello positronico nato dalla mente di Asimov.
Ecco. L’ologramma è un noi di musica, poesia, letteratura, cinema, follia, arte, altri mondi.
Perché nell’ologramma c’è l’Alfa e l’Omega, come nel mare.
Perché è un panta rei senza padrone. È un geroglifico addormentato. È un pentagramma dove scriverai la tua musica. È urlo dentro. È La metamorfosi di Kafka. È un profeta accecato dal mondo. È Dottor Jekyll e Mr Hyde. È la sentenza di una clown.
Da anni sono affascinato dalle opere del pittore belga Magritte. Al quale accosterei certe idee di Jung. È un giacimento d’oro nel Klondike.
L’ologramma, nostro, ha la vista del Pamukkale in Turchia. Passa da Uluru alla cinese Valle del Jiuzhaigou. È tra i 45 messicani fondatori di Los Angeles.
Siamo, come dice Camus, un popolo di colpevoli che camminerà senza posa verso un’impossibile innocenza, sotto lo sguardo amaro dei grandi inquisitori.
L’ologramma è ubiquo senza materia. È un torrente in mezzo al deserto.
Ma deve generare felicità. Senza di essa non può esistere.
Un’altra condizione d’esistenza del progetto è la matrice della bellezza. Perché senza bellezza nemmeno l’universo può esistere.
L’ologramma è la nave di Comfortably Numb. L’ologramma è un’ombra rossa.
L’ologramma è un sogno che non muore, un vulcano pronto ad esplodere.
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