Carthago delenda est
23 Settembre 2016 , Scritto da Patrizia Poli Con tag #poli patrizia, #storia
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Hannibal ad portas! ("Annibale è alle porte!") era diventata la frase spauracchio per i bambini. I romani avevano avuto paura quando Annibale era entrato in Italia e non ritenevano sufficiente aver sconfitto Cartagine per la seconda volta, volevano che fosse distrutta definitivamente. Carthago delenda est. Famoso l'aneddoto del cestino di fichi che Catone mostrò in Senato al suo ritorno da Cartagine: erano ancora tanto freschi da rendere evidente quanto la città nemica fosse vicina.
E così fu fatta una terza guerra (149-146 a.c.). I Cartaginesi si difesero per due anni ma poi dovettero cedere, per tutto un inverno durò l'agonia della città. Senza più viveri e attaccata perfino da una pestilenza, Cartagine soffrì la fame, vi furono casi di cannibalismo. Pur di non consegnare la loro città ai Romani, i Cartaginesi preferirono darla alle fiamme. Scipione emanò un bando che prometteva salva la vita a chi si arrendeva e usciva disarmato dalla cittadella. Cinquantamila accettarono fra cui Asdrubale Boetarca, comandante dell’esercito cartaginese. Dalle mura della cittadella la moglie, fra sanguinose ingiurie e maledizioni al marito, gridò una preghiera a Scipione di punire il codardo indegno di Cartagine, poi salì al tempio incendiato, sgozzò i figli e, come Didone, si lanciò fra le fiamme.
I Romani distrussero Cartagine, la bruciarono sistematicamente, abbatterono le mura, demolirono il porto. Infine ararono il terreno sul quale sorgeva e vi seminarono sale.
Vinta Cartagine, i Romani riuscirono in poco tempo a impadronirsi delle terre che si affacciavano sul Mediterraneo, divennero padroni di tutti i paesi allora considerati più civili. Vennero a contatto con oro e risorse che saccheggiarono a piene mani, conobbero civiltà evolute come quella greca, di cui apprezzarono le magnificenze, l’arte e la filosofia.
Roma divenne una grande città, cui tutto il mondo conosciuto pagava tributi. Dai territori conquistati giungevano migliaia di schiavi che lavoravano la terra per i patrizi e fabbricavano oggetti. Ai popoli vinti Roma dava in cambio strade, ponti, acquedotti, leggi, pace e protezione dalle invasioni esterne.
Vista l’abbondanza di schiavi, i plebei avevano poco da fare e, spesso, per vivere si arruolavano. In cambio di un’armatura, di uno stipendio e di cibo, tenevano lontani i barbari dai confini. Quando venivano congedati ottenevano un pezzo di terra da coltivare. Il latino si espandeva a macchia d’olio e tutti lo conoscevano e capivano.
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