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Annibale e Scipione, due grandi condottieri a confronto

19 Agosto 2016 , Scritto da Patrizia Poli Con tag #poli patrizia, #storia

La costituzione romana posava sulla più perfetta organizzazione militare della storia: cittadini ed esercito erano una cosa sola. Una legione era una formazione mista di 4200 fanti, 300 cavalieri e vari gruppi ausiliari, ciascuna legione era divisa in centurie, comandate dai centurioni e aveva il suo vexillum. Ma i Cartaginesi erano ancora molto forti e volevano tornare ad essere i padroni del mare.

Dopo qualche anno, Roma e Cartagine erano di nuovo in guerra fra loro. I Cartaginesi misero a capo del loro esercito un grande generale che si chiamava Annibale Barca (247 - 183 a.c.) e odiava Roma con tutto se stesso. I Romani sorvegliavano il mare fra Cartagine e la Sicilia perché pensavano che i Cartaginesi sarebbero passati di lì per muovere contro Roma. Invece Annibale andò in Spagna e poi, attraverso la Francia, arrivò ai piedi delle Alpi per cogliere di sorpresa i Romani. Attraverso le Alpi non c’erano strade, le montagne erano coperte di boschi, di neve e di ghiaccio ed erano abitate da popolazioni selvagge e pericolose. Per valicarle Annibale dovette aprirsi una nuova strada e combattere i montanari. Riuscì comunque ad attraversarle con tutto il suo esercito, con i carri, i cavalli e persino alcuni elefanti.

Mentre i Romani sorvegliavano il mare, l’esercito di Annibale apparve all’improvviso nella pianura padana. L’esercito romano gli si mosse velocemente incontro ma i soldati di Roma arrivarono stanchi e spaventati e combatterono debolmente. Ci furono battaglie sul Ticino, sul Trebbia, sul Trasimeno e a Canne in Puglia. i Romani persero sempre; perdevano, retrocedevano ma non si arrendevano mai. Il giovane romano era educato alla guerra fin dall’infanzia, studiava l’arte militare e trascorreva molto tempo negli accampamenti. La vigliaccheria era considerata peccato senza perdono, punito con la fustigazione fino alla morte. Ai disertori e ai ladri veniva tagliata la mano destra. Il cibo in guerra era semplice: pane, polenta, verdura, vino agro, raramente carne. Morirono così tanti Romani che Annibale pare abbia fatto raccogliere tre cesti degli anelli che i patrizi portavano al dito.

Annibale vinceva e vinceva ma era chiuso in Italia senza rinforzi dalla madrepatria e ad ogni battaglia le sue scorte di uomini e mezzi sia assottigliavano. Intanto i Romani, guidati dal generale Scipione (236 – 183 a.c.) erano sbarcati in Africa e minacciavano la stessa Cartagine, dopo essersi accordati col re numida Massinissa. A seguito della disastrosa battaglia di Canne, i Romani evitarono altri scontri diretti e gradualmente riconquistarono i territori del sud Italia di cui avevano perso il controllo. Annibale fu richiamato a difesa della patria ma a Zama subì la prima sconfitta che segnò la fine della seconda guerra punica. Allo scopo di terrorizzare i Romani, il condottiero cartaginese schierò i pachidermi dinanzi alle proprie linee ma Scipione ordinò all'intera linea di suonare le trombe e i corni. Dallo schieramento romano si levò così un frastuono tremendo che terrorizzò gli elefanti al punto che molti di essi si voltarono e caricarono le loro stesse truppe.

I romani vinsero la guerra e ottennero tutte le navi cartaginesi. Cartagine rimase senza flotta per il commercio e perse importanza. Annibale si nascose prima in Siria e poi in Bitinia, quando i Romani ne chiesero l’estradizione, preferì suicidarsi.

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